L'unità nella diversità
Gv 17,20-26
"Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato (…)".
Trovo molto bello che Giovanni ci racconti, a modo suo, la preghiera di Gesù. Gesù quando prega si guarda con il Padre e in questo sguardo mette anche ciascuno di noi che ci siamo fidati di quanto i suoi hanno trasmesso.
E qui prega perché osiamo accettare la sfida dell'unità, quell'unità che si compone e affonda le sue radici nel riconoscimento delle differenze. Il Maestro, nell'arco della sua vita, non ha mai lavorato per favorire l'omogeneità, bensì per l'unità.
Noi, oggi, al contrario, sembriamo più propensi a favorire l'omogeneità. Omogeneità che prende la direzione dell'identità, quell'identità che si erge come un muro davanti a chi non è "dei nostri", davanti a chi non fa parte delle nostre tradizioni.
Pensiamo a quanta diversità era presente nel gruppo dei Dodici, scelti dal Maestro, tra l'altro. Dodici che più diversi non si poteva e la lettura al maschile di quell'avventura ha dato uno spazio marginale alle donne che al margine non erano proprio.
Gesù prega perché impariamo ad essere uno con l'Uno in un'unità dove la convivialità delle differenze diventa tratto distintivo e motore di creatività.
Abbiamo ancora tanta strada da fare. Abbiamo ancora tante paure e pregiudizi da superare.
Abbiamo bisogno di quello Spirito che "soffia dove vuole" ed è capace di aprire strade nuove per chi si fida e accetta di respirare la sua aria. Se la pandemia ci ha insegnato quanto sia prezioso quell'ossigeno che troppe volte sprechiamo, il vangelo ci ricorda che abbiamo altrettanto bisogno di quel soffio divino a cui troppo spesso rifiutiamo l'ingresso nelle nostre comunità e nelle nostre vite.
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
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