lunedì 30 gennaio 2023

Buongiorno mondo!

Pastori della propria animalità



Mc 5,1-20

 

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro.

Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. (…)



È la descrizione di un uomo completamente tagliato fuori da qualsivoglia tipo di relazione umana. Sembra quasi più la descrizione di un animale ferito che di un essere umano. Vive nei sepolcri, praticamente un morto vivente. È violento con gli altri e verso stessi (si fa del male con delle pietre) e, come un animale, emette versi (grida), cioè non parla, non comunica al modo degli umani. Inoltre anche la sua personalità non è definita: è “Legione”, non sa nemmeno chi è. Dopo l’intervento di Gesù, Marco, secondo il suo solito, fotografa in un lampo la situazione nuova che si è venuta a creare: l’uomo ora è “seduto, vestito e sano di mente”. Il gesto compiuto da Gesù ha “umanizzato” quell’uomo che prima era incapace di stabilire qualsiasi relazione umana. 

Credo sia una grande provocazione per le nostre comunità e per ciascuno di noi: al seguito di Gesù impariamo a “essere pescatori di uomini”, cioè a umanizzare l’umanità secondo il progetto che il Padre da sempre si porta nel cuore. Gesù non permette a quell’uomo di seguirlo, ma lo rimanda “nella sua casa”, quella casa dalla quale era uscito nello stato in cui il Maestro lo aveva incontrato. È lì che deve imparare a “umanizzare” i suoi, a metterli in grado di tessere relazioni nuove, più umane, fatte a “immagine e somiglianza” del Padre. E’ il compito che il Maestro affida a noi oggi: umanizzare quella casa/Chiesa che a volte sembra aver perso il motivo profondo del suo esistere, cioè lavorare giorno dopo giorno all’opera della creazione con il Padre, per rendere umani i suoi figli, per permettere loro di ritrovarsi alla stessa mensa “seduti, vestiti e sani di mente”, o, per dirla con Beauchamp, “pastori della propria animalità”. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 26 gennaio 2023

Buongiorno mondo!

Chiesa in uscita


Lc 10,1-9

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.


Anche se ce ne dimentichiamo, la Chiesa è caratterizzata dall'invio da parte di Gesù. Per questo è pericoloso concepirla come un'istituzione fondata da Gesù per curare e sviluppare la sua religione. Risponde meglio al desiderio originale di Gesù l'immagine di un movimento profetico in cammino per la storia secondo la logica dell'invio: uscendo da se stessa, pensando agli altri, recando al mondo la Buona Notizia. Come già ricordava Benedetto XVI: "La Chiesa non esiste per se stessa, ma per l'umanità".  
Per questo oggi appare tanto pericolosa la tentazione di ripiegarci sui nostri interessi, sul nostro passato, sulle nostre acquisizioni dottrinali, sulle nostre pratiche e abitudini. Ancora più se lo facciamo irrigidendo ulteriormente il rapporto con la cultura attuale. Che cosa è una Chiesa rigida, anchilosata, chiusa in se stessa, senza profeti di Gesù né portatori del Vangelo? Ricordiamo che ogni volta che dalla Chiesa o dagli ambienti ad essa vicini si alimenta l'aggressività e il risentimento, o si lanciano insulti e attacchi che rendono più difficile la comprensione reciproca, stiamo agendo contro lo spirito di Gesù. Ciò che i suoi discepoli devono "prima" comunicare quando entrano in una casa, nel mondo, è: "Pace a questa casa!". La pace, lo shalom, è il primo segno del Regno di Dio. Se la Chiesa non porta pace alla convivenza, noi cristiani stiamo totalmente venendo meno al nostro compito principale. Inoltre ricordiamo che il Vangelo non è solo né soprattutto una dottrina. Il Vangelo è la persona e lo stile di vita di Gesù: l'esperienza di umanizzazione, di salvezza, di liberazione, che ebbe inizio con lui. Per questo evangelizzare non significa solo propagare una dottrina, ma rendere presente nel cuore stesso della società e della vita la forza di salvezza della persona di Gesù Cristo. La formazione dottrinale è importante, ma solo quando alimenta una vita più evangelica. "Non abbiamo bisogno di maestri, ma di testimoni". 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 25 gennaio 2023

Buongiorno mondo!

“Conversione” di Paolo apostolo



Mc 16,15-18

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro:
«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.
Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».



Verso l’anno 9 a.C. i popoli della provincia romana di Asia decisero di cambiare il calendario. Da quel momento la storia dell’umanità non sarebbe più stata raccontata a partire dalla fondazione di Roma, ma dalla nascita di Augusto. Il motivo non era banale: Augusto era stato la “buona notizia” (euanghelion = evangelo) per tutti, poiché aveva portato la pace introducendo nel mondo un nuovo ordine. Egli era il grande “benefattore” e “salvatore”.
I cristiani cominciarono a proclamare un messaggio molto diverso: “La Buona Notizia non è Augusto ma Gesù”. Ecco il senso del mandato finale di Marco, aggiunto ben oltre la data di composizione del testo del redattore.

Ma come proclamare oggi questa Buona Notizia? Possiamo insegnare dottrine sublimi su Gesù: in lui si trova la “salvezza” dell’umanità, la “redenzione” del mondo, la “liberazione” definitiva dalla nostra schiavitù, la “divinizzazione” dell’essere umano. E’ certamente tutto vero questo, ma non basta. Non è la stessa cosa esporre verità il cui contenuto è teoricamente buono per il mondo, e fare in modo che la gente possa sperimentare Gesù come qualcosa di “nuovo” e di “buono” nella propria vita.
Non è difficile capire perché la gente della Galilea sente che Gesù è una “buona notizia”. Quello che Gesù dice fa loro bene: toglie loro la paura di Dio, fa sentire loro tutta la sua misericordia, li aiuta a vivere compresi e perdonati da lui. Il suo modo di essere è qualcosa di buono per tutti: è compassionevole e vicino, accoglie i più dimenticati, abbraccia i più piccoli, benedice i malati, nota gli ultimi. Tutto il suo comportamento introduce nella vita delle persone qualcosa di buono: salute, perdono, verità, forza interiore, speranza. Incontrarsi con lui è una fortuna! Non resta allora che porci una domanda: quali chiamate ci sta facendo Dio per trasformare la nostra maniera tradizionale di pensare, esprimere, celebrare e incarnare la fede cristiana in modo da favorire l’azione di Dio all’interno della cultura moderna? Nessuno sa come sarà la fede cristiana nel mondo nuovo che sta nascendo (perché sta nascendo, nel caso non ce ne fossimo accorti), ma sono certo che non sarà, e non deve esserlo, una “clonazione” del passato. Il vangelo ha in sé la forza di inaugurare un cristianesimo nuovo. Basta solamente essere attenti e pronti all’azione dello Spirito. Essere attente e attenti a non perdere il “treno” della metanoia.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 24 gennaio 2023

Buongiorno mondo!

Tessitori di relazioni evangeliche


Mc 3,31-35

In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo.
Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».



Gesù allarga, o per dirla in termini evangelici, "porta a compimento" il concetto di famiglia invitando a superare i legami, gli intrecci tradizionali, per arrivare a una comunità che si identifica come spazio in cui il divino si manifesta. E tale "epifania" è resa possibile dalla comune ricerca della volontà del Padre, ossia dal fatto che ognuno si occupa e si preoccupa del bene dell'altro, in uno spirito di autentico servizio evangelico. Gesù allarga e invita a spezzare tutti quei legami familiari non autentici che impediscono alla vita di crescere, che non educano e non aprono all'amore; quelle "relazioni" che creano situazioni di esclusione, di marginalizzazione; quegli stili che educano più all'avere che al condividere, più al potere che al servire, più all'apparire che all'essere a servizio della verità. La comunità è costituita dall'insieme di sorelle e fratelli che ricercano e accolgono tale volontà divina, suscitando vita là dove regnano logiche di morte, aprendo vie di giustizia, abbattendo muri di separazione, praticando un amore simile a quello del Dio Padre rivelato da Gesù. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 23 gennaio 2023

Buongiorno mondo!

Diaboliche chiusure


Mc 3,22-30

In quel tempo, gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni».



Non solo bestemmiatore, non solo fuori di testa, noto frequentatore di balordi e gente di malaffare, ora anche al servizio del principe dei demoni. Quando Gesù parla della croce che ognuno deve sollevare nella vita, parla esattamente di questo: il disprezzo e il dileggio che viene quando si vive per il Regno, da figli e fratelli. Mi pare non siamo lontani da quella spazzatura che leggo nei confronti di papa Francesco, spazzatura che esce dal cuore malato di tanti sedicenti "cattolici" e fluisce nelle loro biro per arrivare fino a noi. Sono i colpi di coda di un sistema che ormai ha le ore contate e proprio chi crede di adoperarsi per il meglio al fine di "salvare la santa Chiesa" ne sta decretando la fine. Quando non si vuol capire il cammino che il Padre ci sta proponendo, ci si attacca a tutto, persino a quel "fumo di satana" di montiniana memoria (che tra l'altro viene citato a sproposito, fuori contesto) solo per salvaguardare le proprie posizioni retrograde e ammuffite. Mi sorge la domanda: ma chi davvero sta lavorando per Beelzebùl? Chi cerca e trova nel vangelo la sorgente di acqua fresca per mettersi a servizio dell'umanità, o chi in tutti i modi si adopera per salvaguardare un potere destinato a perire? A volte, guardando dentro le nostre comunità, ho la netta sensazione che si cerchi in tutti i modi di tornare al passato, a quel passato dove la priorità era costituita dall'osservanza rigida e indiscutibile di law & order, fattore che dava quella sicurezza che viene dal sentirsi a posto per aver fatto quel che è stato chiesto di fare. Il vangelo non è fatto per dare sicurezza e tranquillità, ma spinge sempre oltre i confini delle nostre piccole e misere vedute. Francesco ci ha ricordato che Dio non è cattolico. Questa faccenda ai piccoli monarchi di una certa chiesa non piace. Per questo sono pronti a lanciare i loro strali, ricorrendo un'ennesima volta all'accusa: "E' in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni". Noi continuiamo a camminare dietro al Maestro, annunciando il Regno: e per questo siamo disposti a dare la vita, non a prenderci quella degli altri. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 18 gennaio 2023

Buongiorno mondo!

In mezzo!


Mc 3,1-6

In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo.
 Egli disse all'uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?».



Del racconto di oggi, la guarigione dell’uomo dalla mano inaridita, vorrei sottolineare questa espressione: “Egli disse all'uomo che aveva la mano inaridita: «Mettiti nel mezzo!»”. Gesù mette quell’uomo al centro della sinagoga, il luogo della preghiera e quindi dell’incontro con Dio. In questo modo egli fa comprendere quanto sia impossibile distinguere tra il culto dovuto a Dio e la misericordia verso l’altro: non si può rendere culto a Dio e restare indifferenti verso i fratelli e le sorelle che sono nel bisogno o nella sofferenza. Quell’espressione “nel mezzo” è straordinaria: “nel mezzo” solitamente è la posizione propria del Risorto quando appare ai suoi. Il Maestro, chiedendo a quell’uomo di mettersi “nel mezzo”, sembra volersi identificare con Lui, quasi a voler dire che un’esperienza autentica della sua presenza di Risorto passa attraverso la cura e la misericordia che si mettono in atto verso i piccoli, i poveri. Accogliere Gesù “in mezzo” significa mettere al centro della propria esistenza il bene e il benessere delle persone che incrociamo ogni giorno. Proprio come Lui che “passò beneficando e risanando tutti coloro che erano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui”, secondo le parole di Pietro. 

Percorrere la storia “beneficando e risanando”: ecco il compito di chi vuol essere suo discepolo. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 17 gennaio 2023

Buongiorno mondo!

Occuparsi del bene


Mc 2,23-28

E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato».



Credo che il miglior commento che si possa fare a queste parole sia la parabola del Samaritano che si trova nel vangelo di Luca. Leggendo quel testo si capisce bene cosa vuol dire Gesù quando afferma che “il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato”. Ogni volta che la religione aliena dall’uomo essa diventa la migliore via per mettere a tacere Dio e creare “l’inferno” sulla terra. Nelle parole dure di Gesù risentiamo l’eco delle parole pronunciate secoli prima da “quell’anticlericale” ante-litteram che fu il profeta Isaia: “«Che m'importa dei vostri sacrifici senza numero?» dice il Signore. «Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di giovenchi; il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco. Quando venite a presentarvi a me, chi richiede da voi che veniate a calpestare i miei atri? Smettete di presentare offerte inutili, l'incenso è un abominio per me; noviluni, sabati, assemblee sacre, non posso sopportare delitto e solennità. I vostri noviluni e le vostre feste io detesto, sono per me un peso; sono stanco di sopportarli. Quando stendete le mani, io allontano gli occhi da voi. Anche se moltiplicate le preghiere, io non ascolto. Le vostre mani grondano sangue. Lavatevi, purificatevi, togliete il male delle vostre azioni dalla mia vista. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, ricercate la giustizia, soccorrete l'oppresso, rendete giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova». 
La Chiesa dovrebbe essere una chiara testimonianza di come le leggi debbano essere sempre al servizio delle persone. Non sempre è stato così. A volte alcune norme sono state assolutizzate, considerandole provenienti da “un ordine voluto da Dio”, senza domandarci se realmente contribuiscono al bene dei credenti (e che Dio ha a cuore) e promuovono la vita. Non poche volte il cristianesimo è stato praticato come “un carico supplementare di pratiche e di obblighi che rendono più duro e gravoso il peso, di per sé tanto oneroso, della vita sociale” direbbe Teilhard de Chardin. Non è sufficiente sostenere la disciplina della Chiesa se questa disciplina non aiuta, di fatto, a vivere con gioia e generosità il Vangelo. Quel vangelo con cui Gesù ha voluto mostrare, con fermezza e chiarezza, che l’obbedienza a Dio porta sempre e in primo luogo alla ricerca del bene dell’essere umano. Dio non esiste per se stesso, ricercando la propria gloria in una specie di “egoismo metafisico”, come direbbe Maurice Blondel. Dio è Amore, e la sua gloria consiste proprio nel bene delle sue creature. Per questo Gesù non mette la persona davanti a una legge religiosa, ma davanti a un Padre la cui preoccupazione ultima non è l’adempimento della norma, ma la ricerca del bene di ogni essere umano. Obbediamo a Dio quando ascoltiamo la chiamata che lui ci fa in qualunque bisognoso e davanti al quale si manifesta nelle nostre persone. 

Come sempre, a noi la scelta. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 16 gennaio 2023

Buongiorno mondo!

Essere “otri” nuovi



Mc 2,18-22

E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!



La parola del Maestro è particolarmente impegnativa oggi e richiede anche una buona dose di coraggio: "vino nuovo in otri nuovi". La novità del Vangelo, del Regno, mal si adatta a chi fa la scelta delle "pantofole", della tranquillità a tutti i costi, del lasciare le cose come stanno "perché tanto ormai c'è poco da fare". Così come non risponde al tentativo, che ha il sapore dell'accanimento terapeutico, di voler continuare a proporre il messaggio del Maestro con le stesse modalità stantie e ripetitive, nel nome del "si è sempre fatto così", "bisogna rispettare le tradizioni" e via discorrendo. Il vino nuovo del Vangelo non è fatto per gli otri ammuffiti di chi vive nella perenne nostalgia del passato, dei "bei tempi andati in cui tutto era più chiaro e ben definito". Le nostre stesse comunità cristiane spesso sono proprio "parrocchie" (l'etimologia della parola parrocchia nell'antichità indicava lo straniero residente tra i cittadini di un luogo, es. Abramo era "paroikos" in Egitto.): abitiamo vicini all'uomo di oggi, ma come stranieri, quasi incapaci di comunicare la gioia del Vangelo, la parola di speranza, la presenza del Risorto. Forse è davvero tempo di cambiare le nostre modalità di essere discepoli del Signore. Le comunità primitive avevano uno spirito di adattamento ben superiore al nostro: il messaggio era al servizio dell'umanità, e non il contrario! Davvero, è ora di cambiare gli otri: "vino nuovo in otri nuovi"!. Il messaggio evangelico ha bisogno di donne e uomini capaci di stare dietro al passo di Colui che fa nuova ogni cosa giorno dopo giorno: coraggio, in cammino!

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 13 gennaio 2023

Buongiorno mondo!

Prendersi cura


Mc 2,1-12

Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola. Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. (…)



Al paralitico che gli è stato messo davanti, Gesù perdona i peccati, ridona la salute e ordina: "alzati, prendi la tua barella e va' a casa tua". Sembra un invito rivolto a ciascuno di noi: "Alzati", non restare sdraiato, mettiti in piedi, ritrova la tua dignità filiale. "Prendi la tua barella”: è un invito a diventare un soggetto attivo nella vita, senza lasciarsi "agire" dall'esterno, da tutto ciò che al momento sembra offrire soluzioni di vita e di libertà ma che alla fine si rivela essere una prigione dorata che impedisce di vivere, di pensare, di agire. "E va' a casa tua": rientra nella comunità delle sorelle e dei fratelli, non più portato da altri, ma con le tue gambe, non più in situazione di dipendenza ma, cosciente delle tue fragilità guarite dal Maestro, come sorella o fratello capace di comunicare vita, a immagine e somiglianza del Padre che vuole i suoi figli in piedi e ben vivi. È un'immagine forte, piena di speranza, e che soprattutto riesce a strapparci da tutto ciò che ci impedisce di vivere, costringendoci a sopravvivere, compresi anche i tanti, troppi, "scribi e farisei" presenti attorno a noi e che vorrebbero sempre vederci sottomessi e dipendenti. Come sempre, nel Vangelo, il criterio che guida l'azione del Maestro non è l'osservanza di una legge, ma il bene dell'uomo. E questo è un dono/compito affidato a ciascuna e ciascuno di noi. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 12 gennaio 2023

Buongiorno mondo!

Il dio escluso degli esclusi



Mc 1,40-45

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito, la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.


La parola del Vangelo oggi ci racconta la guarigione di un lebbroso da parte di Gesù. Questo piccolo quadro la dice lunga sulla maniera che ha Dio di accostarsi a noi. Non teme la nostra "lebbra", non teme di sporcarsi le mani, di "infettarsi" con noi. Non teme nemmeno la possibile "esclusione" che ne deriva (infatti Marco ci racconta che se il lebbroso guarito ora è reinserito nel contesto vitale della sua comunità, Gesù è "costretto" a restarsene il luoghi deserti).  Farsi carico della fragilità dell'altro comporta il rischio concreto dell'esclusione da parte di tutti coloro che vedono nella sorella o nel fratello "lebbroso" un pericolo, qualche cosa da evitare accuratamente "perché non sai mai dove vai a finire". Così spesso siamo diventati esperti del gioco del lavamani e del chiudi-gli-occhi. Il Maestro ci mostra una strada totalmente diversa: è solo assumendoci reciprocamente le nostre fragilità che sapremo costruire un’umanità in cui non sarà più possibile coniugare il verbo "escludere", un'umanità in cui la "lebbra" dell'altro è la strada da percorrere insieme per diventare più umani, tanto umani da assumere la condizione divina. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 11 gennaio 2023

Buongiorno mondo!

Un Dio per la vita


Mc 1,29-39

Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; (…).



Dove si trova Gesù cresce la vita. Questo è ciò che scopre con gioia chi scorre le pagine del Vangelo. Dove Gesù passa cresce l’amore per la vita, l’interesse per i  sofferenti, la passione per la liberazione da ogni male. Non dovremmo mai dimenticare che la prima immagine che ci offrono gli evangelisti è quella di un Gesù guaritore: un uomo che diffonde la vita e guarisce chi è malato. Per questo motivo intorno a lui troviamo sempre la miseria dell’umanità: posseduti, malati, paralitici, lebbrosi, ciechi, sordi e muti. Uomini cui manca la vita, “quelli che stanno al buio” direbbe Bertold Brecht.
Nella storia dolorosa dell’umanità le guarigioni di Gesù non hanno risolto praticamente nulla. La sua presenza salvifica non ha risolto tutti i problemi. La lotta contro il male e le sue manifestazioni continua nel nostro oggi. Ma il Maestro ci ha rivelato questa verità decisiva: Dio è amico della vita e ama appassionatamente la felicità, la salute, la gioia e la pienezza dei suoi figli e delle sue figlie.
Nell’Enciclica “Deus caritas est”, Benedetto XVI ha esposto il “programma del cristiano” che deriva dal “programma di Gesù”. Secondo la bella espressione del papa il cristiano deve essere, come Gesù, “un cuore che vede ove c’è bisogno di amore e agisce in modo conseguente”. Essere trasparenza del cuore misericordioso di Dio; ecco quanto chiede il Maestro ai suoi. Questo è essenziale, il resto viene dopo. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 10 gennaio 2023


 

Buongiorno mondo!

Non autoritari ma autorevoli



Mc 1,21b-28

 

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafarnao,] insegnava. Ed erano stupìti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.


È l'autorità che viene dalla vita, dall'amore per la vita, dal profondo amore per il bene dell'uomo. È l'autorità del Figlio che trasmette l'amore del Padre e che invita ciascuno non a un percorso di "sottomissione", ma all'apertura confidente, alla relazione filiale, all'incontro gioioso. Per questo gli scribi non hanno autorità: vivono il rapporto con Dio da servi e, automaticamente, si trasformano in padroni esigenti con gli altri. È sempre stato così anche nella storia: quanto più l'immagine di Dio è deformata, tanto più il rapporto con l'altro è fondato sulla disuguaglianza che offusca l'altro fino a renderlo nemico. Lo vediamo, purtroppo, anche nel nostro tempo: da una parte c’è chi tira Dio per la giacchetta al fine di sostenere le proprie posizioni politiche (quasi che Dio fosse il presidente del proprio fans club) e dall’altra troviamo chi usa e deturpa il volto di Dio per propagandare ideologie religiose che sfociano nella violenza gratuita. Il tutto sempre e solo per il potere. 

Gesù, il Maestro, ci chiede di essere uomini e donne non di potere, ma di autorevolezza,  la sola  che viene dalla vita che si apre al dono di sé. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 9 gennaio 2023

Buongiorno mondo!

Conversione evangelica


Mc 1,14-20

 

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».



Queste sono le prime parole che Gesù pronuncia a proposito della sua missione nell’annuncio del Regno. Il Maestro chiede una “conversione”, cioè un cambiamento radicale di atteggiamento: se prima ero preoccupato esclusivamente di me stesso (anche della mia salvezza), ora devo invertire direzione e cominciare a preoccuparmi dei fratelli e delle sorelle che ogni  giorno attraversano la mia storia. Perché? Perché il Padre opera in questo modo, occupandosi e preoccupandosi della vita e della felicità dei suoi figli. La conversione intesa come cammino di perfezionamento personale per “piacere a Dio” non è una richiesta evangelica: Gesù non chiede di convertirsi a Dio, ma alla realtà del Regno e quindi al Padre. La conversione richiesta da Gesù passa attraverso l’amore per il fratello e la sorella, perché i discepoli sono invitati ad assomigliare al Padre amando come e con Lui. Ricordo che nella tradizione biblica la misericordia è un’azione concreta di Dio volta ad eliminare le cause della sofferenza e dell’infelicità dell’uomo (proprio come faceva Gesù). Questa è la conversione cui ci invita il Maestro. Coraggio, “il Regno è alla porta”: una porta da varcare senza timore. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.