venerdì 26 aprile 2024

Buongiorno mondo!

La Via



Gv 14,1-6


In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: Vado a prepararvi un posto? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».

Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».



"Io sono la via, la verità e la vita", così ha detto Gesù ai suoi. Agli inizi, il cristianesimo era chiamato "la Via", un percorso, uno stile da acquisire che parlasse il linguaggio delle beatitudini. Non era una norma, non era quel complesso di norme e strutture (e sovrastrutture) che poi sarebbe diventato. Anche i nostri vescovi, in un impeto di acume illuminato che riesce a meravigliare ancora oggi, nella presentazione dei Catechismi hanno scritto "Catechismo per la VITA cristiana", non per la dottrina cristiana. Ce la giochiamo ancora qui, anche oggi, con il Maestro che si propone come Via, come percorso che avvicina a quella Verità che si disvela progressivamente ad ogni donna e ogni uomo che cercano, lottano e si battono perché davvero la vita sia cosa degna, umana, tanto umana da essere finalmente divina. Non siamo possessori di verità che escludono, ma umili viandanti che cercano, ascoltano, si fanno compagni di strada per arrivare a generare vita dentro e attorno a noi. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 25 aprile 2024

Buongiorno mondo!

Festa della Liberazione


Oggi il nostro paese celebra la festa della Liberazione. È importante, credo. È stato un po' il nostro "esodo", la nostra uscita da una terra di schiavitù, della quale, come gli Ebrei, rimpiangiamo a volte "cipolle e affini", per entrare in quella terra di libertà che la nostra bellissima Costituzione descrive e invita a creare allo stesso tempo. Sì, perché il processo di liberazione è continuo e i canti suadenti di certe "sirene" a volte riescono a farsi sentire più del mormorio silenzioso di chi ancora crede in valori quali l'onestà, la giustizia, il lavoro, il bene comune. Siamo stati "liberati", ci siamo liberati e ora siamo fautori di una libertà che chiede però di essere ancora liberata perché, ce lo ricordano i maestri d'Israele, è stato più facile per Dio togliere Israele dal cuore dell'Egitto che l'Egitto dal cuore d'Israele.

La libertà conquistata dal nostro Paese allora, infatti, e a prezzo altissimo, quella Libertà che ha portato al concepimento della Costituzione, corre il rischio oggi di essere svilita da quella pseudo-libertà che si fonda solamente sul potere, sull'avere e sull'apparire, a tutti i costi. Il rischio è che quella Libertà conquistata a caro prezzo oggi sia sbeffeggiata da chi parla sì di libertà, ma di una libertà fatta pagare ad altri, di una libertà costruita non più sotto il sole, ma nel buio di antri dove alloggiano i nuovi "faraoni", i detentori di poteri fondati su disonestà e corruzione, che sanno affascinare e attirare con promesse di facili e immediati guadagni. Al mio paese, a chi per esso ha offerto la vita, a chi ancora crede nella possibilità di una Liberazione autentica, a chi desidera davvero il bene comune, buon 25 Aprile. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 24 aprile 2024

Buongiorno mondo!

Gesù narratore della Presenza



Gv 12,44-50


Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. (…)



Con Gesù cadono, sono sbriciolate tutte le immagini di Dio che ci siamo costruiti e che ostinatamente continuiamo a tenere in piedi. Ciò che Gesù ha buttato dalla porta, le “bancarelle spirituali” sulle quali esponiamo con cura il nostro “prodotto” spirituale costruito ad arte sono state rovesciate da Gesù e i “mercanti” sono stati cacciati. 

Ma noi, piano piano, secolo dopo secolo, abbiamo continuato a ingabbiare Dio dentro le nostre idee e pretese spirituali. E ora manifestiamo pure il coraggio di mostrarci afflitti perché Dio “non risponde”, Dio a quanto pare non si preoccupa della situazione che stiamo vivendo, Dio non “manda” più vocazioni.

In tutto questo, però, a nessuno viene in mente di chiedersi, scavando profondamente e con fatica dentro se stesso: non è che per caso ci siamo persi Dio? Non è che per caso abbiamo scordato che l’unica possibilità per capirci qualcosa, per tentare di comprendere “chi è e come “funziona” Dio” passa attraverso l’umanità di Gesù? È la “carne”, cioè lo stile di vita proposto da Gesù lo spazio in cui Dio si rivela; è l’umanità umanissima di Gesù il Luogo dove percepire la Presenza, quella Presenza sempre inafferrabile e irriducibile alle nostre idee. A volte ho come l’impressione che noi veramente non crediamo in Dio ma in un’idea di Dio, quella che fa maggiormente al caso nostro, quella che funziona meglio a seconda delle situazioni che viviamo.

Per favore: lasciamo Dio essere Dio e volgiamo lo sguardo al Figlio perché solo vivendo da figli potremo imparare a balbettare il Nome.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 23 aprile 2024

Buongiorno mondo!

Condividere l’Esserci



Gv 10,22-30


(…) Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola.




Essere coscienti del fatto che siamo immersi in Dio, il suo abbraccio vitale e amante è la forza stessa da cui scaturisce il processo della creazione sempre in atto. Questo “Esserci”, non solamente Essere, ma Esserci, ci aiuta a cambiare la nostra relazione con Lui e, di conseguenza, con gli altri. Non siamo più in presenza di un Dio che ci scruta, ma di uno Sguardo che ci guarda con tenerezza; non siamo più davanti a un Dio che pretende la nostra attenzione e il nostro servizio, bensì siamo nelle mani della Forza della Vita che ci circonda di attenzioni e si mette a nostro servizio. Tanti si diranno: belle parole. Ma come faccio a credere in questa cosa? Beh, per sperimentare questo Dio presente in tal modo c'è un'unica via: smettere di pensare a se stessi e imparare a occuparci e preoccuparci del bene altrui. In questo modo sperimenteremo che quanto più ci prendiamo cura dell'altro, del suo benessere e della sua felicità, tanto più percepiamo come “Dio” si prende cura di noi e sperimenteremo tutto questo nella semplicità del quotidiano. Comprenderemo che davvero "nessuno può strapparci dalla mano del Padre", neanche la morte. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 22 aprile 2024

Buongiorno mondo!

Osare la soglia




Gv 10,1-10


(…) Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».




Oggi il Maestro ci ricorda che è venuto perché potessimo avere "la vita e la vita in abbondanza". Non è venuto per rinchiudere il suo gregge di nuovo nel mortificante recinto di una legge che ci rende sempre colpevoli, ma per aprirci la via della pienezza della vita, che affonda le sue radici nel dono di sé. A differenza di lupi e briganti, che si contendono rabbiosi le nostre vite, allettandoci con ogni mezzo, il Maestro ci offre la sua stessa vita, ossia il pascolo dove trovare quell'amore che rende la vita un dono. “Entrare” passando attraverso la “porta” che è la vita stessa di Gesù, significa condividere con Lui quel processo di umanizzazione che ci condurrà a diventare figli, cioè a realizzare la nostra somiglianza a Colui che è Fondamento e della vita. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 19 aprile 2024

Buongiorno mondo!

Lo stile del Maestro




Gv6,52-59


In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».

Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. (…)




Il sangue, nella concezione propria dell'uomo della Bibbia, è sacro perché rappresenta la vita stessa e appartiene a Dio solo. Quindi "bere il sangue" di Gesù significa entrare in una intimità molto profonda con Lui, significa entrare nel cuore della vita stessa di Gesù e nella comunione che egli vive con Dio. Per quanto riguarda la carne, occorre anzitutto togliere di mezzo il significato peggiorativo che questo termine ha assunto, specialmente in relazione a ciò che è "spirito". Credo che possiamo intendere per "carne", in questo contesto, la dimensione umana della vita di Gesù, intesa come, per usare un'espressione comprensibile a tutti, stile di vita proprio di Gesù. Dunque la comunione forte e intima con Lui ci conduce ad adottare uno stile di vita simile al suo. Ciò non significa che dobbiamo ripetere come pappagalli quello che Lui ha fatto, quanto piuttosto adottare uno stile di vita tale che la freschezza e la potenza liberante della sua Parola torni a echeggiare in mezzo a noi. La nostra dimensione umana si "plasma" su quella del Maestro, prende forma a partire da Lui, dalle sue scelte, dal suo modo di relazionarsi alle persone, dalla sua capacità di narrare Dio. Ecco, credo si possa comprendere così questo testo, troppe volte maltrattato dalla visione di particole sanguinanti o dagli orgasmi mistici di tanti che per il troppo digiuno campano di traveggole spirituali, pretendendo che altri aderiscano a siffatte realtà. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 18 aprile 2024

Buongiorno mondo!

Maestri nel servizio



Gv 6,44-51


(…) “Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio” (…).




“Ammaestrati”…  è un termine un po’ strano per noi. Siamo soliti “ammaestrare” gli animali per indurli a fare ciò che noi vogliamo. Gesù qui usa il termine in senso letterale: “ammaestrare”, farsi maestro. E Lui, per l’appunto, entra nella storia e lo accogliamo come Maestro, un Maestro che ci narra il Nome e dipinge i tratti del volto di Colui che è fondamento della vita stessa nell’amore.

L’unico modo che Gesù ha trovato per narrarci Dio è stato quello di indossare un grembiule e mettersi al nostro servizio perché imparassimo che la beatitudine sta nel far crescere l'umanità, nel sentirsi responsabili del bene dell'altro, nel guardarlo non come concorrente o , peggio, nemico, ma come fratello/sorella, compagno/a di viaggio nella strada della vita. 

Nel rito del Battesimo ci viene consegnata una veste bianca: l’unico modo per tenerla tale è quello di indossare un grembiule reso unto e bisunto dal nostro inginocchiarci per metterci a servizio dell’umanità. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 17 aprile 2024

Buongiorno mondo!

 Perché nessuno resti indietro




Gv 6,35-40


In quel tempo, disse Gesù alla folla:

«Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete.

Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».




Non è uno dei tanti che è venuto cercando di attirarci nella rete e prendersi le nostre vite, non è un imbonitore dalle mille facce ma sempre col medesimo fine, ossia fregarci e fregarsi la nostra vita. No, il Maestro ci offre la sua come fosse pane e in quel pane c'è tutto ciò che serve per rendere l'umanità talmente umana da farla diventare divina. Allora, l'unica via da percorrere è quella di accogliere con gratitudine tale pane, l'unico che ha il potere di trasformare anche noi in un buon pane per la vita degli altri. 

Inoltre Gesù ricorda che Dio gli ha affidato una missione: “non perdere nulla di quanto egli mi ha dato”. Potremmo ritradurre con “affinché nessuno resti indietro”, cioè affinché nessuno, per nessun motivo, si senta escluso da questo amore gratuito.  Ciò che ci blocca è che non siamo più abituati al gratuito: quando qualcuno ci dice che una cosa è gratis, storciamo il naso e ci chiediamo se non ci sia sotto qualcosa. Proviamo a vivere questo giorno dicendo solamente grazie: in questo modo il cuore si allarga e impara a battere all'unisono con quello del Padre. come quello di Gesù di Nazareth.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 16 aprile 2024

Buongiorno mondo!

Condividere il pane per essere pane




Gv 6,30-35


In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”».

Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».

Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».

Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».





La qualità della vita che Gesù propone è talmente alta che così la vita stessa diviene indistruttibile, si dilata oltre il tempo e lo spazio, assumendo quella condizione divina che è promessa a coloro che accolgono il dono dell'essere figli. Mangiare di Lui per vivere di Lui e con Lui per sempre.  E questo avviene fin da ora, fon dal nostro oggi. Come? Se assumiamo il suo stesso stile di vita: facendoci pane. Spesso abbiamo ridotto l'Eucaristia a un mero esercizio di culto religioso. Vado a Messa, sto a posto, Dio è contento che ho osservato il precetto, ora posso farmi in pace gli affar miei. O ancora peggio quando riduciamo l'Eucaristia a un "qualcosa" che dobbiamo offrire a Dio, quasi Lui ne avesse bisogno ( e qui ho tutti i miei dubbi sul senso del "sacrificio" della Messa... è un termine che mi sa troppo di religione e dei suoi apparati sacrificali atti a placare un dio sempre pronto a scagliare i suoi fulmini sull'umanità...). Questa "riduzione eucaristica" che spesso pratichiamo ci ha portato a "sterilizzare" la potenza e la forza liberatrice del sacramento stesso. E così il farsi pane è andato letteralmente a farsi benedire! "Mangiare questo pane" significa far nostra la passione di Gesù per l'uomo, quello ferito, solo, escluso, emarginato. "Mangiare questo pane" significa aprire spazi all'azione liberante del Dio che vuole la nostra felicità e la pienezza della nostra vita. Se così non è, quanto pane sprecato la domenica! 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 15 aprile 2024

Buongiorno mondo!

Vivere nel Figlio



Gv 6,22-29


(…) “Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».




In molti spesso ci si chiede: "Ma che vuole Dio? Qual è la sua volontà? Cosa vuole da me?". Domande lecite alle quali Gesù offre un’indicazione nel Vangelo di oggi: "Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato". 

Fratello o sorella: se tu pensi che Dio ti dica per filo e per segno cosa devi fare nella vita, ti dica dove devi andare, come realizzare la tua esistenza, beh, credo tu abbia sbagliato "dio". Il Dio annunciato da Gesù si preoccupa della nostra felicità, si preoccupa del fatto che possiamo avere una vita di una qualità tale che nemmeno la morte sia capace di scalfirla, di distruggerla, una vita che sia davvero degna di questo nome. La "volontà di Dio" non è un software per far funzionare la nostra esistenza: inserisco dei dati e trovo la mia risposta. Il nostro compito è individuare, nella fatica del crescere quotidiano, la modalità concreta attraverso la quale esplicitare la fiducia accordata al Maestro. “Credere nel Figlio" non significa aderire razionalmente a una dottrina, essere ossequiosi alle leggi, assolvere precetti, collezionare sacramenti in maniera ossessiva e compulsiva (esistono anche i disordini sacramentali, non solo, e so che si tratta di drammi, quelli alimentari!). “Credere nel Figlio" è adottare uno stile di vita che faccia di noi uomini e donne liberi perché liberati, capaci di amore perché amati, capaci di perdono perché continuamente perdonati, accoglienti perché accolti. È lo stile di vita di Gesù Maestro che ognuno cerca di proporre, e non di imporre, affinché l'umanità cresca e abbia accesso a quella "vita eterna" che non comincia di là, ma si dilata e si espande fin dall'oggi, qui, nel nostro mondo così frantumato, diviso, pauroso, violento.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 12 aprile 2024

Buongirno mondo!

Con lo sguardo del Maestro



Gv 6,1-15


In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. (…)




Oggi il vangelo ci racconta che "...una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi", e subito segue il racconto della condivisione dei pani. Mi sono fermato alle prime parole perché mi sembra ci possano fornire un'indicazione preziosa per comprendere meglio come vivere il Vangelo. Gesù si occupa e si preoccupa degli "infermi", ossia di coloro che in qualche modo non sono saldi, sono deboli, quelli che rischiano più di altri di essere lasciati indietro. Il Maestro ha occhi particolari per loro e offre loro la possibilità di uscire dalla situazione di infermità in cui si trovano e quindi di poter camminare con gli altri. Gesù privilegia proprio coloro che noi facilmente lasceremmo in disparte, coloro per i quali non nutriamo particolari simpatie o attenzioni. Nelle nostre comunità spesso è presente un criterio di "efficienza" che rischia di creare situazioni di solitudine e di esclusione. Non si vale se non per quello che si riesce a produrre, a fare, a inventare. Credo che il Maestro ci inviti a educare il nostro sguardo sulla vita e sulla comunità cristiana e a considerarla non come un campo di battaglia o, peggio, una passerella sulla quale esibire capacità alla "talent show"! Nello sguardo ricco di compassione del Figlio percepiamo lo sguardo di Dio che ci invita ad avere occhi nuovi, occhi che sanno scorgere nella pochezza di cinque pani e due pesci la ricchezza del Regno. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 11 aprile 2024

Buongiorno mondo!

Essere parola di Dio



Gv 3,31-36


(…) “Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito”. (…)




Gesù è la parola definitiva del Padre sul mondo. Il Figlio dell'Uomo rappresenta il modello di umanità che realizza perfettamente quella “somiglianza” della cui “Immagine” siamo portatori. Un'umanità che sia riflesso e trasparenza di un Dio che è Fondamento dell’Essere, di un Dio che vuole la nostra felicità. Come disse un monaco belga che ha vissuto nel deserto: "Non posso credere in un Dio che non sia felice  anche quando noi siamo felici senza di Lui". Per giungere a un tale livello l'unica condizione richiesta è accogliere quello Spirito "donato senza misura". Di quale Spirito si tratta? Credo dello stesso che ha condotto Gesù a donare la sua vita per il mondo. Non è uno spirito asettico, impersonale, ma è lo stesso che ha guidato Gesù nella sua opzione fondamentale per il bene dell'uomo: è l'amore e la vita di Dio che scorrono come un fiume verso di noi. Basta solo trovare il coraggio di immergervisi e rinascere come persone nuove. Nuove perché continuamente rinnovate dal suo amore che è Grazia. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 10 aprile 2024

Buongiorno mondo!

Dalla parte di Colui che ama



Gv 3,16-21


In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”. (…)



Con queste parole Gesù ci rivela definitivamente chi è Dio: è amore, semplicemente amore. Un Dio che è amore e che non chiede all'uomo se non di essere accolto. L’accoglienza di tale presenza amante e vitale trasforma le persone e dona loro la possibilità di trasmettere lo stesso amore. Giovanni, nel testo di oggi, riprende ancora uno dei temi presentati nel Prologo: luce e tenebre. Mi piace notare come lo "scontro" (anche se è improprio chiamarlo così) tra queste due realtà è sempre frutto di una scelta personale: scegliamo da che parte stare. Inoltre la luce non ha bisogno di imporsi con forza sulle tenebre: semplicemente dove vi è l'una non possono esistere le altre, perché davanti alla luce le tenebre si ritirano. Non serve partire lancia in resta con crociate contro le tenebre: basta vivere nell’abbraccio amante di Dio, Colui che sorgente della vita, da figli e fratelli, e questo fa sì che le tenebre non trovino più spazio. Le nostre comunità dovrebbero essere proprio gli spazi in cui la luce dell'amore si manifesta e vivifica i rapporti tra le persone, aprendo spazi all'azione di Dio che non è "venuto per giudicare il mondo ma perché il mondo si salvi per mezzo di Lui". È un grande invito alla libertà e alla creatività, perché l'amore è libero e creativo. Non siamo discepole e discepoli per difendere tradizioni, non siamo qui per imporre dottrine; siamo sorelle e fratelli che aprono spazi alla misericordia di Dio che ha bisogno di noi per rendersi visibile oggi. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 9 aprile 2024

Buongiorno mondo!

Alti e bassi…



Gv 3,7-15


(…) “E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”. 




Gesù lascia intendere che il momento "più basso" della sua esistenza, sarà anche quello "più alto". Il momento della massima impossibilità umana, diviene lo spazio della massima possibilità divina: solo il dono offerto diventa generatore di vita per chi vuole accoglierlo. L'incontro con il Risorto nell'Eucaristia domenicale dovrebbe essere il fondamento di tale dinamica: l'Eucaristia celebrata non è un rito fatto per assolvere a un precetto o rendere contento Dio perché abbiamo fatto il nostro dovere "santificando la festa"! È l'incontro vivo ed efficace con Colui che "è stato innalzato" per dare anche a noi una tale possibilità. Ecco perché l'abbassamento della Croce è preceduto dall'abbassarsi di Gesù sui piedi dei discepoli: il gesto della lavanda getta una luce diversa sulla Croce. Non è un sacrificio per salvare l'umanità dall'ira di un Dio arrabbiatissimo, scontento e iroso, ma il modo che il Signore ha scelto per consegnarci il suo Spirito e renderci capaci di vivere con Lui e come Lui nell'amore gratuito e incondizionato. Ecco la vita eterna del Maestro: una vita talmente segnata e impregnata di amore da assumere una qualità divina, eterna, più forte di qualsiasi morte. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 8 aprile 2024

Buongiorno mondo!

Strategie divine



Lc 1,26-38


In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. (…)




La liturgia oggi festeggia l'Annunciazione (per coerenza a questo legalismo liturgista, anche la celebrazione del S. Natale verrà adeguatamente posticipata). 

Cominciamo bene: per la sua "entrata in scena" nel mondo Dio non poteva scegliere di peggio: Nazareth. Villaggio oscuro, nominato forse una volta nell'AT e per di più in quella regione di teste calde, nazionalisti all'estremo, che era la Galilea. Niente Gerusalemme, niente tempio, niente sacerdoti: solo gentaglia che di suo aveva anche un dialetto che li faceva subito riconoscere (mai sentito un bergamasco in tv? Ecco, lo stesso). Fin dall'inizio Dio ha le idee ben chiare: se passo da Gerusalemme mi "ingabbiano" ancor prima che pronunci una parola, mi mettono nei loro schemi religiosi e addio buona notizia. Ma ancor di più, al suo arrivo sceglie una coppia che già aveva fatto i suoi progetti (o quanto meno le famiglie già avevano siglato il patto per le nozze) e sbaraglia tutto infilandoci un figlio, il Figlio, che stravolgerà non solo le loro, ma anche le vite di quanti lo incontreranno e decideranno di seguirlo. Ecco come è fatto il nostro Dio: non parte da persone religiose, perfette, pronte all'uso, ricche di spiritualità e ripiene di santa teologia. Parte da chi noi non degneremmo di uno sguardo e da lì apre una storia che si fa sorgente di vita per chi sa accogliere senza pregiudizio il suo messaggio, senza la puzza sotto il naso di chi, dall'alto della sua religiosità, può permettersi di dire: "Cosa può mai venire di buono da Nazareth?". Ecco quello che può venire di buono: un Dio che sceglie di farsi uno di noi per farci come Lui. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 5 aprile 2024

Buongiorno mondo!

Pane e…



Gv 21, 1-14


In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.

Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». (…)




Gesù chiede ai discepoli, ai sette che sono lì in quel momento (sette… che fa più di dodici… dodici sono le tribù, sette la totalità, tutta l’umanità) se hanno da mangiare. Nel testo di Giovanni si parla più esattamente di “companatico”.

Questa cosa mi fa pensare perché, in effetti, il pane è già lì: è la vita e la presenza stessa del Vivente. Dunque il pane è già dato ed è la vita del Figlio dell’Uomo. Il companatico no: quello dobbiamo mettercelo noi. 

Se desideriamo che l’Eucaristia “funzioni”, se davvero vogliamo fare Eucaristia, occorre che mettiamo insieme Pane e companatico: senza le nostre vite unite a quella del Vivente l’Eucaristia rimane sterile. Quel “No” in risposta alla domanda di Gesù rappresenta tutte le nostre sterilità, i nostri piagnistei continui davanti a questo mondo che pur Dio ha scelto di amare e al quale offre un percorso di pienezza di vita, purché noi si faccia la nostra parte con Lui. 

Occorre smettere di pensare all’Eucaristia in maniera magica: la soluzione è tornare a Messa! No! Questo companatico è esattamente ciò che viene chiesto a noi, i discepoli di oggi,  facendo come Gesù e con Gesù, amando i fratelli come Lui ha amato loro. Se non opereremo questa conversione, le nostre belle Messe avranno solamente il sapore di un pane stantio che non sfama nessuno.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 4 aprile 2024

Buongiorno mondo!

In mezzo




Lc 24,35-48


(…) “Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».” (…)



Nei racconti di apparizione Gesù è sempre descritto come “in mezzo” ai suoi. È questa la più bella icona della chiesa, della comunità radunata nel suo nome: Lui in mezzo e noi attorno. Si tratta della figura di un cerchio: i punti della circonferenza sono equidistanti dal centro. In altre parole: il Vivente è il centro e attorno a lui tutte e tutti hanno la medesima dignità, non c’è chi “conta” di più, chi gode di posizioni privilegiate. Insomma, è ora di ritrovare e ricostruire questa immagine di chiesa abbandonando quella piramidale nella quale siano ancora immersi e dalla quale fatichiamo a staccarci. Stiamo vivendo, è innegabile, una profonda crisi, segno palpabile di questo cambiamento d’epoca che è in atto. Ma abbiamo occhi solamente per la crisi e non accettiamo di cogliere le opportunità che essa porta in sé stessa. Abbiamo avuto un Concilio che ha chiaramente indicato la strada da percorrere. Cosa abbiamo fatto? La stessa cosa che abbiamo fatto con il messaggio dirompente di Gesù: quello che lui ha gettato dalla porta noi l’abbiamo fatto rientrare dalla finestra. Siamo come i discepoli piagnucolanti e paurosi, rinchiusi nelle nostre belle chiese per paura di disturbare…

Il Vivente è in mezzo a noi: che stiamo aspettando?

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 2 aprile 2024

Buongiorno mondo!

Domande




Gv 20,11-18


In quel tempo, Maria stava all'esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto».

Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». (…)



Quante volte è uscita questa domanda nel racconto del Vangelo secondo Giovanni. Fin dall’inizio, ai primi che si avvicinano Gesù chiede: “Chi cercate?”. Al momento dell’arresto, quando Giuda arriva con i soldati, “Chi cercate?”. E alla fine anche a Mariam di Magdala Gesù pone la stessa domanda: “Chi cerchi?”.

È la differenza tra la religione e la fede. La religione offre sempre risposte sicure; a volte non curandosi di ciò che ognuno porta nel cuore, storie spesso dolorose, eventi che fanno sgorgare lacrime, ma la religione non se ne cura, essa ha una risposta sempre pronta e valida per tutte e tutti: non ha bisogno di relazione personale, di chiamare per nome.

La fede, al contrario, non offre risposte ma pone domande, domande anche scomode, quelle che ti graffiano dall’interno, quelle che fanno cadere certezze e sicurezze.

Siamo desiderio e le domande ci dicono che siamo sempre alla ricerca di vita piena, di senso, di significato. Il Vivente, chiamandoci per nome, entra nei nostri desideri e ci fa “voltare indietro”. Per ri-conoscere il Vivente occorre “voltarsi indietro”, avere il coraggio di mettersi in discussione. Occorre ritornare alla prima volta che quella domanda risuonò: “Chi cercate”: cosa vogliamo davvero? Quale Sposo, come Mariam, stiamo cercando?

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

sabato 30 marzo 2024

Buona Pasqua 2024

Pasqua 2024



La morte in croce di Gesù non è un mistero: è il risultato di quella nefasta alleanza tra trono e altare che continua a perpetrare con impunita facilità lo stesso crimine anche nel nostro oggi.

La storia che viviamo è disseminata di “crocifissi”  che sono i “frutti avvelenati” degli attuali criminali saldamente “inchiodati”, loro sì!, ai loro “troni” continuamente incensati da “altari” che invocano maledette benedizioni sui misfatti da questi commessi e, al contempo, foraggiano schiere di “falegnami” pronti a sfornare velocemente croci per colmare il proprio vorace bisogno.

Per la discepola e il discepolo di Gesù lo sguardo all’Uomo della Croce è illuminato dalla Luce del Vivente, da Colui nel quale l’energia dell’amore totale ha sconfitto la violenza della morte stessa.

In Colui che è il Vivente la morte non è più muro invalicabile, barriera insormontabile. Grazie al Vivente la morte si trasforma in soglia, porta che si schiude sull’orizzonte che apre lo sguardo alla visione del Figlio dell’Uomo.

Il Vivente apre la porta sulla pienezza dell’umanità, su quell’umano che ancora deve ancora venire alla luce, quell’umano in cerca di un parto sempre atteso e ancora in via di compimento.

Dentro il caos della nostra storia così ferita, così mutilata, ma assunta, fatta propria,  dal Trasfigurato che nella De-figurazione della Croce ha aperto la via al dono che si fa totale nel perdono, risuona, come all’inizio del tempo, il discreto e non violento: “Sia luce”, che diventa appello per chi sa ascoltare: “Vieni alla luce”, “Esci dal sepolcro”.

Esci dal sepolcro dell’ipocrita religione in cui il formalismo e la sua presunta giustizia, o giustezza, rende arido e sterile il cuore;

esci dal sepolcro della violenza generata dalla bramosia che ti credere di essere Faraone e signore dell’umanità;

esci dal sepolcro dell’indifferenza, abile architetto di muri e barriere, culla dell’illusione di bastare a sé stessi incuranti dell’altro;

esci dal sepolcro che nutre il tuo sentimento di onnipotenza: sei un guaritore ferito: guarisci mentre ti prendi cura dell’altro.

Il Vivente ci attende “in Galilea”, lì dove tutto ha avuto inizio, lì dove le nostre sicurezze e certezze sono state messe in discussione, lì dove il senso della giustizia è stato mescolato con quella misericordia che tutto risana.

Occorre uscire dal “sepolcro imbiancato” che ci siamo costruiti e nel quale continuamente deponiamo il Vivente perché troppo fastidioso per le nostre tranquillità, troppo dirompente per le nostre certezze religiose, troppo umano per la nostra disumanità.

Occorre uscire a cercare i segni della sua Presenza.

Oggi, perché oggi è il Suo Oggi.


Buona Pasqua a tutte e a tutti. Abbraccio.

sabato 23 marzo 2024

Avviso ai naviganti


Il commento al Vangelo del giorno "Buongiorno mondo!", riprenderà Martedì 2 aprile 2024.

Grazie di cuore. Abbraccio a tutte e a tutti.

venerdì 22 marzo 2024

Buongiorno mondo!

La Via del Giardino




Gv 10,31-42


(…) “Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?»”. (…)




Tutta la vita di Gesù, le sue azioni, le sue parole, sono una narrazione, un rivelare l’autentico volto di Dio, del Dio amante e vitale che si umanizza in Gesù per divinizzarci. Questo conduce Gesù ad entrare in conflitto con l’istituzione religiosa, gelosissima custode della prerogativa di porsi come mediazione tra Dio e l’uomo.

Per di più, l’immagine stessa di Dio che Gesù rivela diventa denuncia della perversione idolatrica che nasce dal sentirsi possessori, padroni di Dio stesso, incasellandolo in definizioni che sostengono il sistema religioso.

Ridurre il Padre a una divinità assetata di offerte continue, gelosa della felicità degli uomini, capace di colpire con maledizioni e malattie chi non si sottomette e osserva i precetti stabiliti da quell’autorità da cui si fa rappresentare: ecco cosa denuncia implicitamente Gesù nel suo Felice Annuncio.

Dio vorrebbe continuare a scendere nel giardino della vita a passeggiare con l’uomo. Ma noi abbiamo messo tanti e tali posti di blocco, torri di guardia e fili spinati, che Lui stesso deve chiedere il permesso per potersi prendere una boccata d’aria. 

Gesù ha pagato la sua coerenza con la vita, ha pagato il “mostrarci le molte opere buone del Padre”. Così facendo, nella sua Risurrezione, ci consegna il dono/compito di proseguire lungo questa Via. “Perché guardate in alto?”. Lui è qui, e continua a cercare compagne e compagni di viaggio per riaprire la strada del giardino della vita a tutte e a tutti, Dio compreso.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 21 marzo 2024

Buongiorno mondo!

Dalle pietraie di morte ai giardini di vita




Gv 8,51-59


(…) Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.




Forse le pietre dell'ultima volta, quelle destinate alla donna colta in adulterio, non erano delle dimensioni adatte, o forse questa volta volevano davvero mettere la parola fine all'avventura proposta dal Maestro. 

Di fatto, ogni volta che la bellissima verità di Colui che "bestemmia perché si fa uguale a Dio" cerca di penetrare nel sistema della religione, la reazione è sempre violenta: meglio chiudere subito la falla altrimenti chissà dove andiamo a finire. La libertà dell'essere figli, e quindi di assomigliare al Padre, è una verità scomoda. Scomoda perché scardina alla base il meccanismo di potere proprio della religione, eliminando anzitutto chi occupa il posto di mediatore tra "Dio" e "l'uomo". Come "gestire" un Dio che si presenta come Padre e apre a tutti il suo cuore, gratuitamente, senza condizioni? Che razza di comunità verrebbe fuori senza la guida di coloro che "sanno" esattamente ciò che Dio vuole e per questo chiedono obbedienza? 

Credo che la via proposta dal Maestro sia difficile perché impegna la libertà personale nel dono di sé. Quando questo è chiaro, allora diventa chiaro allo stesso modo lo stile di vita che nasce e sostiene una comunità nella quale i ruoli non sono più vissuti come "potere" ma come servizio. E allora, solamente allora, le cave di pietre diventeranno giardini di vita. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.