venerdì 30 luglio 2021

Buongiorno mondo!

Chi è costui?


Mt 13,54-58

"In quel tempo, Gesù venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? (…)".




Chi è costui?
Ci risiamo. Ogni volta Gesù "scandalizza", rompe con il nostro modo di vedere, rompe addirittura con la nostra presunta conoscenza di Lui e di Dio stesso.

Mettiamoci per un momento nei panni di quelli di Nazareth: ha vissuto in mezzo a noi per trentanni. Ha vissuto per trentanni quello che noi fatichiamo a vivere, cioè la routine, la quotidianità, la fatica del crescere quotidiano. Ha vissuto in un villaggio anonimo, lavorando ora qui ora lì, condividendo la durezza della vita quotidiana, la fatica del tozzo di pane. Conosciamo la sua famiglia, le sue abitudini, i suoi modi di fare. Possibile che Dio si manifesti attraverso questa "normale quotidianità"? Possibile davvero che Costui sia l'atteso? Uno che è stato in mezzo a noi fino ad oggi e non ci siamo accorti di nulla?

Il punto è questo: riconoscere la potenza e la sapienza di Dio in quel falegname lì, proprio in quello lì che è uno dei nostri. Dio, uno dei nostri? Uno di noi? Ebbene sì: lo scandalo del Vangelo è questo. Distrugge, polverizza tutte le nostre belle immagini aureolate di Dio, manda al macero tutte le nostre "attese" dell'atteso e ci chiede di convertirci all'umanità di Gesù. La carne di questo falegname è l'unica porta di accesso a quel Dio che troppo spesso abbiamo trasformato nell'idolo fatto a nostra immagine. L'Uomo della Croce è la negazione di ogni immagine idolatrica fatta per sostenere la nostra sete di religione: o siamo fedeli o siamo figli. Il falegname di Nazareth è l'unica via per uscire dal labirinto idolatrico che noi stessi ci siamo costruiti e che fino ad oggi ci intrappola.

La religione ha bisogno di miracoli. La fede ci rende segni, come Gesù, della presenza divina.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 29 luglio 2021

Buongiorno mondo!

Religione e fede: diventare la Parola ascoltata


Lc 10,38-42

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t'importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c'è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».



Marta e Maria, ossia il passaggio dalla religione alla fede evangelica.

Dopo duemila anni ancora non abbiamo compreso il messaggio di Gesù: Dio non è un chissà quale essere da servire, al quale far trovare tutto pronto, per il quale darci da fare per attirare il suo favore e la sua benevolenza. Il suo amore non deve essere meritato ma accolto(ricordo ancora una volta che la parola merito condivide la radice con meretricio …).

Marta si mette all'opera perché così facendo crede di far piacere a Dio, di meritarsi la sua attenzione, di conquistarselo. Maria si mette "seduta" in ascolto perché ha compreso che ascoltando si diventa la Parola che si ascolta. E la parola del Figlio è identica a quella del Padre: è una parola che dona vita, che chiama alla vita. Non c'è bisogno di inventarsi chissà cosa: basta ascoltare e diventare ciò che si ascolta. La nostra vita diventa Parola come e con Lui.

Il primo comandamento di Israele è "Shema", "Ascolta"! Sul monte della Trasfigurazione ci verrà detta la stessa e unica cosa: "Ascoltatelo!".
Perché dopo duemila anni ancora non comprendiamo che la fede non è fare cose per Dio ma accogliere ciò che Lui fa per noi? Perché ancora ci ostiniamo a credere in un Dio che esige da noi, che pretende, che obbliga, che castiga se ..., che scaglia la sua ira sui suoi figli se…? Perché ci ostiniamo ancora a credere in un Dio che ci vuole a suo servizio come schiavi e non ci fidiamo di Gesù che ci ha rivelato un Dio che si mette a nostro servizio per renderci figli e insegnarci a servire con Lui e come Lui la vita?

Questa è la conversione se vogliamo far brillare il Vangelo: passare dalla religione (dal ciò che io faccio per Dio) alla fede (ciò che Dio fa per me). Questo è ridare significato al dono della vita di Gesù.

Un abbraccio a tutte e tutti. Buona vita.

mercoledì 28 luglio 2021

Buongiorno mondo!

Tesori e perle


Mt 13,44-46

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».



Gesù si è trovato spesso circondato da persone che nutrivano dubbi su di Lui, sul suo messaggio, su quanto andava proponendo. E anche oggi le cose mi pare stia andando in quella direzione. Vale la pena di impegnarsi, di vivere per quel Suo progetto di umanizzare l'umanità o è più pratico occuparci degli affari nostri e cavarcela così, continuando a lavorare il "nostro" piccolo campo o accontentandoci delle nostra piccola collezione di perle?

Al di là delle differenze (l'uno si trova il tesoro senza cercarlo, l'altro invece è un intenditore che cerca), alla fine i due sono accomunati dal due cose. La prima è che diventano persone gioiose e la seconda è che decidono di investire tutto quanto sulla scoperta (trovata o cercata che sia). Sono felici di investire totalmente, di scommettere tutto quanto, di osare, di lasciar andare tutto quanto per prendersi la sorgente della loro felicità.

Il sogno di Gesù, il suo tesoro (e non è quello di Gollum!) è il Regno, l'annuncio di un Dio che vuol condividere la sua esistenza, il cuore della sua vita con noi. Il tesoro o la perla sono l'esperienza di un Dio che non immaginavo così, di un Dio che mi si rivela completamente differente da come lo immaginavo. Un Dio che si manifesta nella carne di Gesù. Il tesoro, la perla è finalmente la scoperta che non tanto Gesù è Dio, quanto Dio è Gesù. E un Dio così è fonte di gioia. Per un Dio così val la pena di investire davvero tutto.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 27 luglio 2021

Buongiorno mondo!

Zizzanie e grano

Mt 13,36-43

"In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo» (…)".



"Gesù entrò in casa": in casa, nella comunità, nella Chiesa, perché la casa qui, con i discepoli, è l'immagine della comunità. Quindi le parole che Gesù pronuncia sono rivolte specialmente alla comunità.

In effetti, ogni comunità corre il rischio di incappare in due opposti pericoli. Il primo è quello di credersi una comunità di giusti che si ingegna a "strappare" la zizzania. Per questo Gesù mette in guardia: non toccare la zizzania altrimenti diventi tu stesso zizzania: ricordati che ti è stata usata misericordia: non diventare un giudice che esclude secondo i propri parametri e non secondo lo sguardo di Dio.

Il secondo pericolo è l'opposto: diventare una setta di libertini dove, per la misericordia, tutto è concesso.

La parabola insegna proprio a evitare di cadere in questo duplice tranello. Essa descrive una comunità aperta a tutti ma quando si è dentro la condizione è che si viva la coscienza dell'essere figli operando come fratelli. La comunità dei discepoli non si chiude in se stessa, ma non vive nemmeno al grido di una libertà senza responsabilità. La misericordia che mi è stata data mi è affidata perché la viva con gli altri, perché io stesso me ne faccia portatore.

Il campo è il mondo, non il cielo. È la nostra terra, questa umanità, con tutte le sue fragilità, le sue compromissioni col male, le sue incoerenze. In questo terreno, io che seme sono? Sono il seme della figliolanza che si trasforma in fraternità, o sono il seme parassita della zizzania che si nutre della vita altrui?

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 26 luglio 2021

Buongiorno mondo!

Parabole e antenne


Mt 13,31-35

" (…) Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Aprirò la mia bocca con parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo»".


Attraverso le parole dell'antico profeta, nei racconti parabolici Gesù annuncia la novità del Regno.
Le "cose nascoste fin dalla fondazione del mondo" non hanno nulla da spartire con sedicenti "segreti" svelati a presunti veggenti e "pretume" al seguito; non riguardano chissà quali cose che stanno alla base di complotti messi in atto da vattelapesca organizzazioni segrete che tramano nel'ombra.
Le "cose nascoste fin dalla fondazione del mondo" riguardano Dio e la nostra immagine di Lui.

La parabola, infatti, ogni parabola, è una "trappola linguistica" congegnata in maniera tale che l'ascoltatore si ritrova immerso nel quadro che essa dipinge ed è chiamato a dare la sua risposta personale.
In secondo luogo, non meno importante, la parabola offre un'immagine di Dio inedita, inusuale, che va contro tutte le immagini di Lui fino a quel momento ritenute vere e indiscutibili.
La parabola ti mette in crisi e se tu non accetti questa sfida, la parabola resta una parola muta, è come quella storiella edificante che viene spesso usata dai preti alla fine dell'omelia per invitare a fare qualcosa.
Se la parabola viene chiusa da un'interpretazione fine a se stessa, essa muore e con essa anche l'invito del Maestro a cambiare. Cambiare prospettiva, cambiare il proprio modo di relazionarsi con Dio e con l'altro.
La parabola è per persone intelligenti, persone che osano la profondità, che alzano le antenne per essere connessi con la novità del Regno, che non si accontentano della superficie, delle "belle messe", di un catechismo fatto di risposte pronte ma che non toccano la vita e le sue sfide. La parabola, ogni parabola, è fatta per chi vuol seguire il Maestro sulle strade inconsuete del Vangelo. La parabola, va ascoltata, accolta. Non spiegata ad ogni costo.

Piuttosto, è lei che "spiega" te, cioè toglie dal tuo cuore le pieghe dietro le quali ti nascondi perché temi il cambiamento.

Osa. E la parabola ti schiuderà il mondo del Maestro.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 23 luglio 2021

Buongiorno mondo!

Tralci fruttuosi


Gv 15,1-8


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. (…)
In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli»".




Bellissimo testo di Giovanni, commentato a proposito e a sproposito. Mi limito a qualche indicazione.

Rispetto alla tradizione biblica e i suoi riferimenti alla vigna (in particolare Is 5,1-7), Gesù non si definisce "vigna" ma "vite": è Lui il primo dunque a portare frutto e questo frutto è l'amore per tutte le sue sorelle e tutti i suoi fratelli, noi, dunque.

In secondo luogo ci è offerta qui una bellissima definizione di Dio: l'agricoltore, o meglio, il viticoltore. Certo, è padre e madre, ma questa immagine rimanda a genitori che a volte possono anche perdere la pazienza con i figli, arrabbiarsi, essere rudi (e ci sta, a volte). Ma il viticoltore no: lui è sempre paziente. Non sgrida la vite, ma se ne cura all'infinito (provatevi a rovinare una gamba di vite a un contadino: è come se gli amputaste una sua gamba…). Il viticoltore sa che anche se si mette a tirare un tralcio per ottenere frutto non ne otterrà nulla,: deve attendere e prendersi cura. Ecco come fa Dio con ciascuno: ci cura con pazienza affinché possiamo fare frutto.
Ora, se il frutto della vite Gesù, è l'amore, il nostro, da tralci, non potrà essere differente: amiamo con lui e come Lui le nostre sorelle e fratelli.

Lascio la parola a p. Fausti: "Quindi non basta essere cristiani, non basta neanche credere in Gesù davvero e anche amare Gesù, non basta; bisogna produrre frutto e il frutto è l’amore concreto per il prossimo. Se non ami concretamente il prossimo, tu non ami il Signore che è colui che ha dato la vita per i fratelli. Quindi l’unione con Gesù non è semplicemente un’unione mistica, per persone privilegiate che sono brave, hanno tanti affetti, e si sollevano da terra. No, l’unione con Gesù, il Figlio di Dio, è effettiva ed è data dal fatto che fai ciò che fa lui, cioè ami i fratelli. Senza questo amore dei fratelli tu puoi essere battezzato, puoi essere prete, puoi essere papa, puoi essere tutto ed essere ramo secco che va bruciato. Cioè non porti frutto, non osservi il comandamento fondamentale che è quello della vita".

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita (e buona vite, perché no?).

giovedì 22 luglio 2021

Buongiorno mondo!

Vangelo al femminile


Gv 20,1-2.11.18

" (…) Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto".


Interessante notare che il verbo usato da Mariam "Ho visto il Signore!" è in greco al perfetto. Questo indica non una realtà chiusa in se stessa una volta per tutte, ma qualcosa che è successo e continua a succedere: ho visto e continuo a vederlo.

La relazione che si crea tra il Vivente e Mariam, significata dall'essere chiamata per nome, è una relazione che continua nel tempo e affonda le sue radici proprio nel luogo in cui la morte sembrava avere fermato il tempo e ogni cosa.

Mariam diventa così la prima discepola e apostola (ricordiamo che i criteri per essere definiti apostoli, nel nuovo testamento, sono essenzialmente due: aver vissuto con il Maestro ed essere testimoni della sua risurrezione) inviata a coloro che, davanti alla Croce, erano fuggiti. Mariam, una donna, per di più sola, diventa testimone alla quale credere o meno.

È questa donna che oggi torna a noi dal sepolcro vuoto del Vivente per svegliarci, per farci uscire dalle nostre paure, per scuotere le nostre coscienze di credenti, per chiedere a ciascuna e ciascuno di noi: "Che ne è stato del dono della Sua vita? Cosa ne avete fatto di questo Felice Annuncio? È ancora tale o l'avete trasformato in altro? Io Ho visto il Signore, voi chi avete visto?".

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 21 luglio 2021

Buongiorno mondo!

Semi di Parola

Mt 13,1-9

"Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare (…)".



Le parabole che Gesù narra nascono dalla quotidianità, dalla vita ordinaria, quella vita che tutti vivevano e che Gesù stesso conosceva bene. Con la parabola egli invita ad uno sguardo nuovo e più profondo dentro lo scorrere della vita per non vivere alla superficie delle cose ma in profondità, lasciandosi interpellare.

La nostra parabola di oggi è nota.

Qui Gesù si presenta come il "seminatore che esce": è uscito dal Padre come parola di vita per l'umanità, per far risuonare quella parola primordiale che fu all'inizio della creazione.

È seme, interrato dentro la nostra storia e dentro di essa germoglia perché la Parola non "tornerà a me senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata", annunciava già il profeta Isaia.

È anche il "terreno bello" che permette al seme di fruttificare secondo le varie capacità. Il massimo di frutto del Figlio, rappresentato dalla "perdita" sulla Croce, non deve scoraggiare chi arriva al trenta o al sessanta: nessun frutto sarà sprecato. Occorre inventarsi ogni giorno come terreni accoglienti, senza paura, che, come si diceva ieri, raccolgono la sfida dell'ascolto per permettere al seme della Parola di fare frutto.

Gesù è il seme che cade nel terreno delle nostre vite. A noi non resta che accoglierlo o soffocarlo…

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 20 luglio 2021

Buongiorno mondo!

Shema Israel


Mt 12,46-50

"In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli (…) ".




Matteo rivisita l'episodio descritto da Marco in un'ottica diversa. Per Marco la famiglia di Gesù si muove perché dicevano: "È fuori di sé": basta far figure, andiamo a prenderlo e chiudiamolo in casa.

Qui invece la famiglia di Gesù è "fuori" dalla cerchia di coloro che ascoltano il Maestro e, anzi, vogliono parlargli. Non intendono ascoltare: vogliono parlare.

Ecco una bella provocazione per noi. Parliamo tanto di Dio, magari parliamo anche con Dio, ma… lo ascoltiamo?
Ascoltare l'altro è un grande atto d'amore: è accoglierlo, permettergli di entrare nelle profondità del nostro essere. In un antico inno cristiano Maria è definita "la tutta orecchio": la sua maternità nasce dall'orecchio perché solamente ascoltando si può dare carne alla Parola. Israele non è forse ricondotto ogni giorno allo "Shema Israel", all'esperienza dell'ascolto?

Anche per noi è la stessa cosa: se vogliamo che la Parola diventi carne, diventi vita vissuta che permette al Mistero della Vita di manifestarsi per mezzo nostro dobbiamo ripartire dall'ascolto.

Solamente così saremo dentro al cerchio dei discepoli, e non fuori.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 19 luglio 2021

Buongiorno mondo!

Segnaletica divina


Mt 12,38-42

"In quel tempo, alcuni scribi e farisei dissero a Gesù: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno» (…)".



Malgrado tutto ciò che hanno visto e sentito, scribi e farisei continuano a chiedere segni. Per chi non crede, per chi non vuole credere, c'è sempre bisogno di un segno ulteriore, ancora uno, un altro e poi… così all'infinito.

La golosità di segni è segno essa stessa di incredulità. Significa che uno non si fida. È come quel tale o quella tale che davanti all'amata/o continua a chiedere: "Dammi un segno del tuo amore". Anche se si sente continuamente dire "Ti amo" o "Ti voglio bene" allo stesso tempo chiede incessantemente un segno di questo amore.
È per questo motivo che la richiesta di segni è il sintomo della mancanza di fede: non ti fidi, non osi fidarti di Colui che come segno ti dona se stesso.

Davanti a tutti i segni di liberazione e di amore che in Gesù Dio pone, noi continuiamo a chiedere segni. Siamo ossessionati dalla "segnaletica" divina. Siamo come persone che raccolgono i cartelli stradali che indicano Parigi e poi diciamo che siamo a Parigi: confondiamo i segni con Colui che essi indicano. Al posto di attaccarti al Segnalato ti attacchi al cartello che lo segnala e ne fai il tuo idolo.

Dio, il Mistero della Vita, ci dà un solo segno: la vita spezzata e risuscitata del Crocifisso, di Gesù di Nazareth. Lui è l'unico segno che ci "dice" Dio, ci parla di Lui, di come funziona. Il resto sono tutte storie che nascono dalle nostre paranoie e dai nostri desideri inconfessati di onnipotenza.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.




P.S. Ecco perché diffido dei messaggi propagati da gente come, per esempio, Radio Maria. L'attesa spasmodica di "segni" per la conversione non fanno parte del messaggio evangelico. Mi auguro che quanto prima chi di dovere prenda posizione riguardo a queste fandonie corredate di fantomatici segreti e segni che dovranno apparire al fine di provocare la conversione. La risposta di Gesù a scribi e farisei è chiara: nessun segno a chi non vuol comprendere!

venerdì 16 luglio 2021

Buongiorno mondo!

Signori con il Signore


Mt 12,1-8

" (…) Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato".


Con queste parole Gesù come Figlio dell'Uomo, cioè come uomo nella pienezza della sua umanità, si identifica con il sabato e quindi con Dio stesso (considerato il significato profondo che il sabato assumeva nella sua cultura religiosa).

In altre parole Gesù diventa lo spazio e il tempo di Dio, ossia il luogo e il tempo in cui Dio si rende a noi manifesto, ci mostra il suo volto. E ci mostra un volto che si manifesta in quella misericordia che i profeti prima e Gesù qui chiedono a tutte e tutti coloro che entrano in relazione con questo Dio.

Questa misericordia, che non è altro che comunicazione di vita, diventa anche l’indicazione della sua legge e questo è il senso anche della sua trasgressione, del suo passaggio al principio della libertà cristiana. Per cui mangiamo e beviamo del Figlio nostro pane, nostra vita e quindi conosciamo e amiamo il Padre e amiamo le sorelle e i fratelli.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 15 luglio 2021

Buongiorno mondo!

Aggiogati a Lui


Mt 11,28-30

"In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero»".





La prima delle parole di Gesù mi ha ricordato l'elogio della sapienza in Sir 51: "Venite, avvicinatevi voi che…". La carne di Gesù è la sapienza di Dio. Ora, possiamo trovare tante sapienze nella storia, sapienze che ci dicono di un dio lassù nei cieli che comanda tutto, sapienze che ci parlano di un dio quaggiù che è totalmente immanente : tutte cose molto interessanti, per carità, piene di catechismi lodevoli. Ma Dio è un'altra sapienza: è la carne di Gesù di Nazareth. Nessuno ha mai immaginato un Dio così, perché il Dio trascendente o il Dio immanente non cambia nulla. Metti in alto o metti in basso, metti dentro pure le tue idee su Dio: che cambia? Ma un Dio crocifisso, un Dio che si offre totalmente per amore, questo è arduo da immaginare. Allora, contro tutte le immagini di Dio, del teismo, delle religioni o dell'ateismo, del panteismo, c'è questa nuova icona di Dio che è la sua estrema piccolezza, dell'infante rivelata agli infanti, che è data dalla croce, dalla carne di Gesù.

Proprio questo Dio, in Gesù, ci invita a portare con Lui la nostra fatica di essere uomini, la fatica del crescere quotidiano, la fatica dell'imparare ogni giorno l'arte di amare, di voler bene e di cercare il bene dell'altro.

La cosa straordinaria è che Gesù ci chiede di "aggiogarci" con Lui. Il giogo è fatto per due: Lui è già attaccato al giogo della nostra carne, ci chiede di prendere questo giogo con Lui per imparare a respirare all'unisono con Dio, il Dio della vita non più oppressa ma libera e grata.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 14 luglio 2021

Buongiorno mondo!

Dire bene di Dio

Mt 11,25-27

"Ti benedico, Padre, Signore del cielo e della terra… (…)"


Dopo aver denunciato il male del rifiuto, ora Gesù esprime i suoi sentimenti di lode per il bene proprio di chi ha osato incamminarsi nei sentieri della fede.

"Ti benedico, Padre": cioè dico-bene di te, Padre. Questa espressione di Gesù mi fa pensare a quando i genitori sentono per la prima volta balbettare "papà", "mamma": un'esperienza di un'intensità straordinaria. Attraverso questa parola il figlio entra in relazione con il padre e proprio questa parola fa sì che il padre esista come padre e il figlio come figlio.

Il punto culminante del cammino è proprio quello di arrivare a pronunciare la parola Padre che ci schiude sul mistero infinito di Colui che è Vita e per questo anche Madre.
Ogni volta che noi diciamo "Padre", Dio, il Mistero della Vita, è benedetto perché sente che lo riconosciamo come tale, sente di esistere per noi e di vivere per noi e con noi.

Gesù ci insegna ad avere uno sguardo differente su quella realtà che chiamiamo Dio ma che spesso e volentieri non è altro che il prodotto di nostri pensieri e desideri. La paternità/maternità di Dio ci libera dall'idolatria e ci fa entrare un una relazione nuova con Lui. Con Gesù impariamo a liberarci dall'idolatria delle nostre idee su Dio per aprirci alla rivelazione di un volto paterno e materno che supera ogni nostro pensiero e ci immette nella corrente della vita.

"Solo il Figlio conosce il Padre": solo con Lui e come Lui possiamo anche noi riapprendere a balbettare il nostro "Abbà" quotidiano.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 13 luglio 2021

Buongiorno mondo!

Cuori induriti


Mt 11,20-24


"In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite (…)".


In questo frangente Gesù indossa quasi il mantello del profeta Amos, uno che non le mandava a dire (domenica nella prima lettura abbiamo assistito allo scontro tra istituzione e profezia, quando il sacerdote Amasia ordina ad Amos di andarsene "a rompere" altrove e Amos che ribatte dicendo che quel che dice viene proprio da Colui che Amasia crede di servire…).

Anche qui Gesù rimprovera e si intristisce per la durezza dei cuori che si chiudono davanti al felice Annuncio e si oppongono a qualsiasi "conversione", a qualsiasi cambiamento nello stile di vita.

Le persone di quelle città hanno preferito restare dei fedeli obbedienti piuttosto che aprirsi alla novità del vangelo che invita a farsi figli e fratelli.

Non è facile abbandonare la sicura terra della religione costituita per avventurarsi sulla via della fede che invita sempre ad andare oltre, a osare, a rimettersi sempre in cammino.

L'hanno sperimentato i profeti, l'ha sperimentato Gesù.

E noi? Siamo disposti ad osare davanti ai segni del Regno o preferiamo volgere lo sguardo altrove e continuare ad occuparci dei nostri affari religiosi come fossero "cosa nostra"?

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 12 luglio 2021

Buongiorno mondo!

Dietro a Lui, come e con Lui


Mt 10,34-11,1

"(… ) chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me (…)".


Ogni qualvolta un dolore improvviso, una malattia, un evento drammatico entrano nella nostra esistenza e ci lasciano senza parola allora appare sempre qualcuno all'orizzonte che intona il peana: "Coraggio, è la tua croce; il Signore ti chiede di portarla, non rifiutarti…" e via discorrendo.

Non accetto più questa visione delle cose perché non credo in un Dio che "usi" il mio dolore e la mia sofferenza per farmi guadagnare chissà che.

Quando Gesù parla di croce, parla anzitutto delle nostre resistenza, delle nostre rigidità a camminare dietro a Lui; parla del disprezzo che incontrano coloro che osano la via del Vangelo, così come Lui l'ha sperimentato.

Il dolore, la malattia, la morte, sono compagni fedeli della vita quotidiana. Non vi è un Dio che si diletta a mandarci addosso qualcosa per attirare la nostra attenzione su di sé e far volgere verso di Lui il nostro sguardo angosciato e il nostro grido di dolore: Gesù non crede e non annuncia un Dio così.

Ma, vivendo con i suoi discepoli, conosce bene il cuore dell'uomo. Lui sa quanta fatica facciamo e in quanti modi possiamo annacquare il vino del Vangelo quando le critiche ci piovono addosso e persino gli amici cominciano a prendere il largo perché ci ritengono "fuori di sé". C'è passato Gesù, ci passeranno i suoi.

La croce è l'impegno e la fatica quotidiana di vivere con gioia il Felice Annuncio e farcene, malgrado tutto, portatori. E non siamo soli! Gesù chiede di portare la croce dietro a Lui: egli porta la parte più pesante, noi camminiamo dietro di Lui col resto. Qui sta il nostro "essere degni", cioè la nostra dignità umana, talmente umana da essere divina.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 9 luglio 2021

Buongiorno mondo!

Agnelli e lupi


Mt 10,-16-23

"In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe (…)".



A differenza del tempo e dei luoghi in cui Gesù ha vissuto, oggi vediamo raramente degli agnelli, salvo chi ha la fortuna di assistere al passaggio delle greggi che si recano in alpeggio, come dalle mie parti.

In una cultura come quella d'Israele l'agnello è tutto: è l'animale mite che ti offre tutto. Ti offre cibo e vestito quando è in vita e si fa cibo e vestito anche in morte. Trovo stimolante questo fatto: in vita l'agnello ti dà, in morte si dà, realizzando pienamente ciò che è.

Il Maestro lo propone come icona divina ai suoi: l'agnello rappresenta quel Dio tutto dono che Gesù annuncia, un Dio che per fermare il male dei lupi lo trattiene, lo porta su di sé invece che rimandarlo raddoppiato.

Noi oggi condividiamo la stessa missione di Gesù che è l’agnello di Dio che toglie il male del mondo. È la missione dell’amore che si fa carne, è la missione di un amore quotidiano, concreto, che si scontra col male e lo vince, lo vince come fa l’agnello.
Ecco in quale modo oggi siamo presenti in mezzo all'umanità.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 8 luglio 2021

Buongiorno mondo!

Compagni di strada


Mt 10,7-15

"Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino (…)"



"Strada facendo", Baglioni a parte, significa "camminando". Camminare può essere inteso in un senso più estensivo come il vivere, il camminare con gli altri (d'altra parte, come ha vissuto la sua esistenza il Maestro? Sempre in cammino ma sempre con, in mezzo alle persone, trovando tempo per ciascuno). L'invio da parte di Gesù è dunque una realtà dinamica, fatta di annuncio/parola ma soprattutto di vita (sono inviati a prendersi cura della vita).
Quella che chiamiamo salvezza non è una sorta di pacchetto che arriva via internet con la posta! È invece comunicazione, parola che si prende cura della vita, un annuncio che si diffonde con il proprio stile di vita camminando con l'umanità tutta.

E il contenuto ("il regno dei cieli è vicino") indica una realtà che è già qui, ora. Dovremmo poter annunciare con il nostro modo di vivere, con le nostre scelte evangeliche, che il Regno di Dio, il Dio di Gesù, è qui fin da ora e chiede di essere accolto. Non è una realtà passata da commemorare, né un futuro utopico da sperare: è qui, ora, in questo momento in cui tu leggi queste parole.
È lo sguardo della fede che impegna il presente e apre al futuro. Non è lo sguardo della religione che si volge con nostalgia al passato.

Il Regno dei cieli è la sostanza di Dio che si espande nella storia e ci chiede di fare spazio perché fare spazio a Lui è fare spazio alla vita e alla vita in abbondanza.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 7 luglio 2021

Buongiorno mondo!

Storia e storie


Mt 10,1-7

" (…) I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì (…)".


La storia, nella tradizione biblico-ebraica, non si trasmette, come per noi, attraverso date, ma con nomi. Genealogie, liste di nomi per narrare la storia, gli eventi, gli accadimenti che hanno segnato la vita di un popolo.

Così anche Matteo ci consegna una lista di nomi per narrare il messaggio del Maestro. Nomi che noi oggi conosciamo, di cui sappiamo pochissime cose; nomi che sono tracce di storie personali. Storie che hanno incrociato la via del Maestro, storie di uomini e donne (anche se nella lista ufficiale non vengono menzionate: il Maestro è "asceso" e già i primi insegnamenti vengono "scordati"…) che hanno accettato la folle proposta di osare l'annuncio del Regno, ossia di dire Dio in maniera diversa, di annunciare un Dio "fuori dalle righe" rispetto a quanto ricevuto fino ad allora.

Il Maestro ha messo insieme un gruppo dove la convivenza non era una realtà ovvia. Come mettere d'accordo l'odiato esattore con il fanatico zelota? Come far vivere per il Regno i focosi nazionalisti Boanerghes con il sottile Tommaso? Gesù ha faticato non poco stando dentro le loro resistenze, ottusità, chiusure e anche rinnegamenti e tradimenti atroci, quelli che farebbero spegnere ogni speranza e fiducia nell'altro. Eppure la sfida del Regno, quell'osare un Dio altro, quel decidersi per il Dio di Gesù ha dato loro il coraggio di dirsi a noi e di proporci di osare lo stesso.

Il Regno non ha un ufficio anagrafe perché non rilascia patentini di appartenenza. Il Regno narra storie di donne e uomini che con il loro stesso nome/storia annunciano il Dio di Gesù, un Dio altro, un Dio che fa nuova ogni storia.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 6 luglio 2021

Buongiorno mondo!

Compassionevoli

Mt 9,32-38

" (…) Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore (…)".



La compassione, nella realtà biblica, è una delle caratteristiche esclusive di Dio. Avere compassione, infatti, per Dio non è semplicemente confortare, dare una parola di incoraggiamento o una pacca sulle spalle.

La compassione divina nasce nelle viscere materne di Dio stesso e si fa azione concreta per eliminare ciò che causa sofferenza alle sue figlie e ai suoi figli. È come se Dio tirasse a sé, dentro di sé chi è ferito, schiacciato, in cerca di vita e lo curasse con tutta la forza della vita che promana da Lui stesso, per ridare vita a tutte e tutti coloro che sono "stanchi e sfiniti".

Ecco quale volto divino ci sta mostrando oggi Gesù. E invita a suoi a pregare affinché ogni donna e ogni uomo sulla terra diventi capace di tale compassione. Gesù si rende conto che l'umanità ha bisogno di persone che come Lui e con Lui mostrino quella compassione divina capace di sanare e vivificare l'umanità stessa. Il Maestro chiede "compagni" per questo: persone capaci non solo di dare pane, ma di farsi pane, un pane che ha il gusto della compassione divina.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 5 luglio 2021

Buongiorno mondo!

Lembi del Suo mantello


Mt 9,18-26

"(…) Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata (…)".


Mt rende più "spiccio" il racconto che prende da Marco, ma anche lui ci dona questo particolare della donna che tocca il "mantello" di Gesù.

Mi piace pensare che questo "mantello" rappresenti l'umanità di Gesù, è il suo "vestito" da uomo che ci comunica lo sguardo vitale di Dio.

La donna si avvicina "alle spalle" di Gesù. Nella tradizione biblica Dio non poteva essere visto; Mosé stesso godrà del privilegio di vedere Dio "di spalle", perché chi vede Dio è destinato a morte.
Ora invece qui Gesù si volta e dona alla donna lo sguardo del Dio che risana.
In Gesù Dio si lascia toccare e vedere. E questo per ridare vita ai suoi figli che sono nella sofferenza.

Ecco il compito che Gesù lascia ai suoi, a noi oggi: manifestare questo sguardo divino che comunica vita, che si occupa e preoccupa del bene dell'umanità, che si mette all'opera perché ogni donna e ogni uomo siano felici.

Come Elia passò il mantello a Eliseo, Gesù ha passato il suo mantello a noi perché chi ci incontra possa ricevere da noi vita e vita in abbondanza.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 2 luglio 2021

Buongiorno mondo

Il Dio degli "sbagliati"



Mt 9,9-13

(…) Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: "Misericordia io voglio e non sacrifici". Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».



Il testo e il suo significato è noto e non avrebbe bisogno di tante parole per essere commentato (sebbene oggi una certa parte di cristiani cattolici ponga sul testo una serie di "ma", "però", "sebbene", sì, ma, …: va bene: c'è chi oggi è più Gesù di Gesù stesso, quelli e quelle del "noi sappiamo").

Che "cura" propone Gesù a coloro che sono considerati "malati" e quindi esclusi (da tutti e da Dio)?

La prossimità, il restare vicino, il prendersi cura delle parti più fragili e deboli del corpo.

Noi normalmente le "mele marce" le mettiamo fuori dal cesto. Gesù sceglie di stare con loro, senza pregiudizi, senza "indici puntati": così come sono.

In questo modo ci dice qualcosa del suo Dio: non è il Dio dei giusti, non è quello dei perfetti, non è quello della sicurezza della legge e della religione. È il Dio di quelli "sbagliati", di quelli che noi lasciamo volentieri "fuori" e possibilmente "più lontano possibile", a "pascolare i porci".

Che bisogno può avere il giusto, il perfetto, di Dio? Ha bisogno di un Dio che certifichi la sua bontà e la sua perfezione.

Il Dio di Gesù sceglie invece chi ha bisogno di sentirsi amabile e quindi amato. Sceglie colei/colui cui offrire una ennesima possibilità per ricominciare rispetto a chi non ne ha bisogno perché già si sente arrivato ed è in attesa del "giusto premio".

Io ho fatto la mia scelta. Auguri per la vostra.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.