venerdì 31 marzo 2023

Buongiorno mondo!

Dalla schiavitù del potere alla libertà del servizio


Gv 10,31-42


"In quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù” (…). 



Forse le pietre dell'ultima volta non erano delle dimensioni adatte, o forse questa volta volevano davvero mettere la parola fine all'avventura proposta dal Maestro. Di fatto, ogni volta che la bellissima verità di Colui che "bestemmia perché si fa uguale a Dio" cerca di penetrare nel sistema della religione, la reazione è sempre violenta: meglio chiudere subito la falla altrimenti chissà dove andiamo a finire. La libertà dell'essere figli, e quindi di assomigliare al Padre, è una verità scomoda. Scomoda perché scardina alla base il meccanismo di potere proprio della religione, eliminando anzitutto chi occupa il posto di mediatore tra "Dio" e "l'uomo". Come "gestire" un Dio che si presenta come Padre e apre a tutti il suo cuore, gratuitamente, senza condizioni? Che razza di comunità verrebbe fuori senza la guida di coloro che "sanno" esattamente ciò che Dio vuole e per questo chiedono obbedienza? 

Credo che la via proposta dal Maestro sia difficile perché impegna la libertà personale nel dono di sé. Quando questo è chiaro, allora diventa anche chiaro lo stile di vita che nasce e sostiene una comunità nella quale i ruoli non sono più vissuti come "potere" ma come servizio. 

Solamente allora le cave di pietre diventerebbero giardini di vita. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 30 marzo 2023

Buongiorno mondo!

 La via per “conoscere” Dio


Gv 8, 51-59 


(…) “Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!", e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua parola” (…). 



Gesù qui denuncia in maniera aperta il contrasto tra una religione che i capi dei Giudei dichiarano di professare e la loro condotta, accusandoli addirittura di non conoscere Dio. Quando Gesù li accusa di “non conoscere Dio” non intende parlare di una conoscenza razionale ma di quella esperienza di Dio che già i profeti reclamavano e che passa attraverso l’uomo: “…Ma egli praticava il diritto e la giustizia e tutto andava bene, tutelava la causa del povero e del misero e tutto andava bene; non è questo che significa conoscermi? Oracolo del Signore. Invece i tuoi occhi e il tuo cuore non badano che al tuo interesse, a spargere sangue innocente, a commettere violenze e angherie” (Ger 22, 15b-17). O ancora il profeta Osea: “Ascoltate la parola del Signore, o figli d'Israele, perché il Signore è in causa con gli abitanti del paese. Non c'è infatti sincerità né amore, né conoscenza di Dio nel paese. Si spergiura, si dice il falso, si uccide, si ruba, si commette adulterio, tutto questo dilaga e si versa sangue su sangue” (4, 1-2). Insomma, Gesù, nella linea dei profeti, sta dicendo che quanti antepongono il loro interesse al bene dell’uomo non conoscono il vero Dio e non possono nemmeno conoscerlo.
È un’accusa molto pesante, che cade nelle nostre comunità oggi ogni volta che dimentichiamo che il criterio per “conoscere” Dio è il bene dell’uomo. L’unica via per conoscere Dio è quella di assomigliare a Lui che si propone come il Dio che comunica vita continuando l’opera della creazione. Gesù è la “manifestazione della gloria del Padre” non perché ci illumina con dei bei trattati su Dio, ma perché nella sua carne risplende il volto del Padre. E chi vuole “conoscere” questo Padre non deve fare altro che seguire le orme del Figlio. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 29 marzo 2023

Buongiorno mondo!

Da ammiratori a discepoli


Gv 8, 31-42

“In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli;  conoscerete la verità e la verità vi farà liberi»” (…).  



Giovanni narra di alcuni fra i “giudei” che, dopo aver ascoltato il suo messaggio, hanno dato credito a  Gesù. Ma per Gesù non basta la semplice adesione a quanto egli propone: l’accettazione della sua proposta richiede una pratica ben precisa, deve essere leggibile in uno stile di vita concreto. Questo perché Gesù non ha bisogno del sostegno di scodinzolanti ammiratori: egli chiede dei discepoli, donne e uomini capaci di ritradurre nella pratica quotidiana il suo messaggio. Pertanto, chi sceglie di seguirlo non può limitarsi ad annuire, a dire che il Maestro parla bene e che “queste riunioni con Lui sono interessanti”! A chi vuole seguirlo Gesù chiede la rottura con quell’ordine ingiusto che genera tenebra e morte nella vita degli uomini.
Bene, direte voi, ma qual è il messaggio di Gesù? Il suo messaggio è il suo stesso operare. Il suo modo di stare dentro la vita. La verità che Gesù condivide con il Padre è il suo stesso modo di agire: la continuazione dell’opera della creazione perché tutti possano finalmente vivere da figli e non da schiavi. Riemerge qui la “preoccupazione” fondamentale di Gesù: insegnare a vivere non da sottomessi, quindi da schiavi, ma da figli, per questo liberi. E il Figlio è colui che assomiglia al Padre. Allora quella libertà che è propria di Gesù nel suo agire, e che rivela la libertà del Padre, è offerta a ciascuno. La nostra santità consiste proprio nel partecipare alla libertà del Padre. Una libertà che non è fine a se stessa, che non si rinchiude in una “beata solitudo” nella contemplazione di sé, ma una libertà che è appello e comunicazione di vita. Infatti, come il Padre, attraverso Gesù, esprime e mostra la sua libertà nel dono di sé, così è chiamato a fare chi vuol vivere da figlio.
Per i Giudei la verità era la Legge e lo studio di questa era fonte di libertà. Per Gesù la verità è la vita stessa che egli comunica e la condizione di figlio che il suo Spirito crea nell’uomo diventa sorgente di libertà. Solamente chi compie la “Pasqua”, il passaggio che conduce all’essere figlio, può comprendere. Occorre “uscire” da quell’ordinamento ingiusto per arrivare a sperimentare l’amore del Padre attraverso l’amore per l’uomo.
Ancora una volta la scelta si impone: preferiamo restare “ammiratori” o vogliamo diventare discepoli? 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 28 marzo 2023

Buongiorno mondo!

Un “fare” che diventa “essere”


Gv 8,21-30


(…) “Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite" (…). 



Il volto del Dio di Gesù è quello di Colui che si prende cura, che non abbandona mai, che si fa compagno di strada, che sostiene e infonde vita e amore con abbondanza e gratuitamente a coloro che lo accolgono. Solo chi condivide e fa propria questa prospettiva è reso capace di "fare cose che a Lui sono gradite". Gesù non sta parlando di opere generiche, di "fare un qualcosa" per gli altri, ma sta parlando dell'orientamento fondamentale dell'esistenza: "cosa gradita" è praticare un amore simile a quello del Padre, assomigliare a Lui nel nostro stile di vita. È attraversare questa esistenza in un atteggiamento di dono continuo, in tutte le situazioni che la vita stessa ci pone davanti, anche quelle create da persone che con facilità consideriamo perdute. Soprattutto con quelle. L'amore non conosce limiti, si fa prossimo a tutte e a tutti e invita a fare altrettanto, così come siamo, con le nostre fragilità e le nostre paure e resistenze.  

So che tanti sono preoccupati spesso della loro incapacità ad aprirsi al perdono, al dono totale. Ne è cosciente anche Gesù proprio perché si è fatto uno di noi ed ha sperimentato anche Lui le fatiche che sperimentiamo noi: non ci vuole perfetti con uno schiocco di dita; ci vuole amanti, appassionati dell'umanità, capaci di assumerci giorno dopo giorno la fatica gioiosa del crescere in questa prospettiva. È un percorso accidentato, difficile, ma "Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo": per questo osiamo, ci crediamo, scegliamo di vivere così. 

Un abbraccio a tutte e tutti. Buona vita.

lunedì 27 marzo 2023

Buongiorno mondo!

Rolling stones…



Gv 8,1-11

"Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei" 


Frase conosciutissima, forse la più conosciuta tra quelle pronunciate da Gesù. Spesso è stata pronunciata da chi, poi, è corso a raccattare le pietre che altri hanno lasciato cadere e approfittare così per esercitarsi nello sport nazionale preferito: lancia il sasso e nascondi la mano. 

Il grande insegnamento di Gesù ci porta dritti al cuore del Vangelo: il giudizio del Padre è sempre un atto di misericordia. Non vuol dire chiudere gli occhi su quelle situazioni di peccato che sviliscono la persona, annientano la sua dignità imbruttiscono il volto dell'umanità. Gesù il peccato lo guarda in faccia, ma con occhi di misericordia che sanno risanare, riaprire alla vita. È uno sguardo che ridona dignità e libertà, che apre nuovi percorsi e immette aria nuova. Le nostre comunità sono divenute spesso delle cave a buon mercato di pietre pronte all'uso: basta sapere a chi chiedere e trovi tutte li munizioni che vuoi. L'istituzione gerarchica stessa non ne è immune: altro che Chiesa di persone! Spesso ci troviamo immersi in autentiche pietraie che sono il frutto di anni di esclusione, di emarginazione, di abbandono. Sono pietre ben scelte, lucidate dalla rigorosità della legge, levigate dall'aridità di certa teologia che ormai non sa più nemmeno come si scrive la parola “Dio”, per non dire “Padre”. Sono le pietre in cui è incisa la sofferenza di tutte e tutti coloro che aspirano alla bellezza e alla freschezza del Vangelo, che anelano alla vita, che aspirano all'amore ma che per le logiche di una religione fine a se stessa nelle nostre mani diventano pietre che soffocano e silenziano la vita.

Forse è davvero giunto il momento che ognuno guardi dentro le proprie tasche e lasci davvero cadere per sempre le pietre che ancora vi giacciono nascoste in attesa del bersaglio... lasciarle definitivamente rotolare via affinché quel “Nessuno ti ha condannata?” diventi carne nei cuori e nei volti di ognuna e ognuno di noi.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 24 marzo 2023

Buongiorno mondo!

La presunzione della conoscenza


Gv 7,1-2.10.25-30


Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato».



Potremmo titolare queste righe così: la presunzione della conoscenza. Un conto è sapere delle cose sul conto del Maestro, un conto è condividere con lui l'intimità del discepolo amato. A volte ho l'impressione, senza voler per questo giudicare o cadere nello stesso errore di presunzione, che nell'esperienza della comunità ecclesiale si fa mostra di sapere tanto, di essere “saputi”, ma alla prova dei fatti tutto questo si rivela un buon esercizio di studio (necessario, intendiamoci) ma alla prova dei fatti ognuno resta con le sue convinzioni. L'esperienza della condivisione di vita con il Maestro non è fatta di "Noi sappiamo, noi ti conosciamo" perché questo porta spesso a ingabbiare il Maestro nelle nostre categorie e renderlo in questo modo "docile" e facile da manovrare, adattando le durezze della sua proposta alle nostre inerzie, alle nostre paure di perdere tutto, al nostro "onore". Conoscere Lui significa entrare in una relazione di intimità tale da accogliere quella forza che l'ha "spinto" a farsi uno di noi: l'amore del Padre, che chiede di essere accolto e condiviso. I discepoli non sono coloro che "sanno", ma coloro che vivono trasmettendo non saperi di potere, ma scelte di servizio; non saperi di possesso, ma percorsi di condivisione; non saperi di apparenza, ma fatiche quotidiane nel vivere la verità dell'essere figli e fratelli. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 23 marzo 2023

Buongiorno mondo!

 Gesù, esegeta del Padre



Gv 5, 31-47


(…) “Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato” (…). 



Gesù propone come criterio di lettura della sua missione salvifica e divina la sua attività, le “opere” che egli compie. Ricordiamo che questo testo è “a commento” della guarigione del paralitico alla piscina di Betzatà, presso la Porta delle pecore. Egli non si perde in astrusi ragionamenti, non cavilla attorno a un precetto, non si mette sul piano della casistica legale: indica il suo stile di vita come criterio per comprendere la sua missione. In questo caso torna alla ribalta il tema già affrontato nel Prologo: la continuazione dell’opera della creazione ossia comunicare pienezza di vita e di libertà all’uomo, ad ogni uomo. Quello che “in nuce”, se mi si passa l’espressione, era contenuto nell’Antica Alleanza ( e i profeti su questo si sono sgolati), in Gesù diventa pieno e definitivo: Gesù continua il lavoro creatore del Padre rivolgendo la sua attenzione, in particolare, a tutte quelle categorie di persone che le istituzioni regolarmente ignoravano o escludevano in nome di una conoscenza “distorta” del messaggio delle Scritture. I “capi” del popolo avevano assolutizzato quella che era solamente una tappa nella storia della salvezza: ignorando il messaggio liberatore di Dio, avevano ridato vita a quell’Egitto da cui Dio stesso li aveva tratti fuori. Con Gesù il piano di Dio riprende vita. Non sarà facile, e sappiamo tutti come è andata a finire. 
Se ancora pensiamo di “studiare le Scritture” per trovare in esse l’appoggio alle nostre logiche di esclusione, di chiusura, di allontanamento, non siamo lontani da quanto fecero gli oppositori di Gesù. Il Maestro invita chi vuole seguirlo a lavorare all’opera della creazione affinché ogni donna e ogni uomo possano avere accesso a quella dignità e libertà fondamentali che sono le caratteristiche dei figli del Padre. Il Dio “pietoso e misericordioso” già annunciato da Mosè ancora oggi non è alla ricerca di servi obbedienti bensì di figli che lascino trasparire nelle loro “opere” il volto del Padre. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 22 marzo 2023

Buongiorno mondo!

Chiamati alla vita



Gv 5,17-30

(…) In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. (…)




Altro testo interessante quello che propone la liturgia oggi. 

Chi pensiamo che siano questi morti? I defunti? I trapassati? Non credo proprio. 

Ricordiamoci del prologo: "Venne tra i suoi ma i suoi non l'hanno accolto... a quanti però l'hanno accolto ha dato potere di  diventare figli di Dio...". L'offerta del Figlio (in senso inclusivo di proposta e dono di sé) è per tutti coloro che vivono l'esperienza della morte: la morte che viene dal misconoscimento del volto del Padre, la morte procurata dalla sottomissione ad una religione il cui Dio è una sorta di Moloch cui sacrificare tutto per ottenere qualcosina, la tenebra dell'oppressione in nome di Dio (di tutte le oppressioni, comprese quelle derivanti da fanatismi e integralismi vari), la morte di chi vive nel terrore del dio che giudica e condanna, e via dicendo. La voce del Figlio arriva a tutte e tutti costoro e chiama a vita: "quelli che l'avranno ascoltata, vivranno", entreranno cioè in una dimensione nuova in cui la qualità della vita sarà talmente superiore da essere più forte della morte stessa. Occorre però avere il coraggio di abbandonare tutto quanto, seguire il Figlio e avere il fegato di restare con Lui fino alla Croce, cioè imparare giorno dopo giorno a fare del dono di sé lo stile concreto della propria esistenza. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 21 marzo 2023

Buongiorno mondo!

Una fede che libera


Gv 5,1-16

Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.

Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». (…) Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.



Immagino già i vari "soloni" della teologia da quotidiano (abilmente camuffati da mistici mentre in realtà sono solamente abili mistificatori) gridare: "Visto! Avevamo ragione noi! Gesù guarisce quell'uomo e gli chiede di non peccare per non ricadere malato. Quindi se siamo malati è perché siamo castigati per i nostri peccati!". Già, peccato che Gesù avesse chiesto a quell'uomo, guarito in giorno di sabato, di non peccare più intendendo con questo il fatto di non rientrare più nel gioco sporco della religione che opprime e non libera, che da 38 anno lo teneva immobile, quasi un soprammobile a testimonianza che la malattia è frutto del peccato (ossia della non osservanza dei precetti), di quella religione dove il posto di Dio è preso da coloro che dovrebbero facilitare l'incontro con Lui e non impedirlo o seppellirlo sotto tonnellate di leggi, leggine, divieti, prescrizioni, attestati, certificati, timbri, firme, verbali e chi più ne ha più ne metta. Gesù chiede a quell'uomo di starsene lontano da tutto questo: una volta incontrato il Dio che libera, che ridona vita, che ripara la dignità offesa, rende il cuore capace di amare, ebbene, il peccato sta proprio nel tornare dentro il fango della religione costituita e ingabbiare così il cuore del Padre, trasformandolo di nuovo in un dio che chiede incessantemente e non in un Padre che dona senza riserve. 

38 anni... una vita. Quanta strada ancora. 

Un abbraccio a tutte e tutti. Buona vita.

lunedì 20 marzo 2023

Buongiorno mondo!

 Aperti allo Spirito



Mt 1,16.18-21.24

Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.

Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore.



Oggi nella liturgia si festeggia San Giuseppe, che la classica iconografia ha spesso dipinto come un simpatico vecchierello, preso da Dio per dare una famiglia a Gesù, che fa una brevissima comparsa nei vangeli cosiddetti dell'infanzia, e poi, misteriosamente, scompare nel nulla.  Giuseppe era un "giusto", cioè uno stretto osservante della Legge e per questo probabilmente un acceso nazionalista. L'osservanza propria dei giusti si pensava accelerasse l'arrivo del Messia che avrebbe liberato dall'oppressore romano e ricostituito il Regno d'Israele. Quindi Giuseppe, il Giusto secondo la Legge, sceglie di infrangere la Legge stessa (decise di licenziarla in segreto, al posto di denunciarla come la Legge obbligava) per fare spazio a Dio. Giuseppe il Giusto, apre la strada al Figlio del Padre che rinnova il suo rapporto con l'umanità: non più un Dio che governa emanando leggi, ma un Padre che apre la sua casa e invita a entrare nella creazione dell'uomo nuovo. Il "Figlio" di Giuseppe il Giusto sbriciolerà la vecchia religione per aprire la via all'esperienza della fede che offre alla vita di chi osa tale sfida una qualità nuova: la stessa condizione divina. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 17 marzo 2023

Buongiono mondo!

Amare come e con Dio



Mc 12,28-34

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».

Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».

Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocàusti e i sacrifici».

Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.



Oggi uno scriba si avvicina al Maestro per porre la domanda: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?". Era abitudine delle varie scuole rabbiniche confrontarsi su tale questione, e la prevalenza nelle risposte assegnava alla legge sull'osservanza del sabato la preminenza. Gesù nella sua risposta riporta Israele al cuore della sua esperienza, dove l'amore a Dio, (il Dio creatore e liberatore, non il Dio legislatore quello della casistica, il Dio della tradizione profetica), si innesta in quello all'uomo: una professione di fede che si incarna e si verifica (si fa vera, verificare, verum facere) nella dimensione più squisitamente etica. Anche lo scriba riconosce la veridicità di tale affermazione (per quanto nella sua risposta resti sempre ben ancorato all'interno del recinto della sua ortodossia, per esempio guardate come non riesce a personalizzare il rapporto con Dio, lasciandolo all'impersonale...). Gesù lo invita ad andare oltre, a superare la barriera del legalismo, dicendogli che non è lontano dal modo di "regnare" del Padre. Non sappiamo come sia finita. Sappiamo però che tale invito è rivolto a noi oggi: ce la facciamo a superare le esitazioni e a passare la soglia? O preferiamo restare lì, sulla soglia, evitando così troppe compromissioni? 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 16 marzo 2023

Buongiorno mondo!

Sclerocardia!


Lc 11,14-23

"In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate. Ma alcuni dissero: «È in nome di Beelzebùl, capo dei demoni, che egli scaccia i demoni». 



Della serie: quando non si vuol capire....o meglio, quando si capisce fin troppo chiaramente come va a finire! Gesù stava ridando la parola ad un uomo: lo stava liberando dalla condizione infantile per ridargli la sua dignità di  adulto. (Infante, dal greco, è colui che non ha uso di parola, colui che non è in grado di parlare.) È la condizione infantile dell'oppresso, di colui al quale è stata tolta la parola e, di conseguenza, la stessa sua dignità di persona. L'oppressione derivante da una legge che ormai era ridotta a "precetti di uomini" rendeva gli uomini infantili, incapaci di comunicare (tra loro e con Dio) se non in funzione delle esigenze della casta sacerdotale; uomini ridotti a uno stato di pura obbedienza "in nome di Dio". Ecco perché Gesù viene accusato di far parte delle schiere del principe dei demoni: aprire la bocca, ridare la parola, era anche aprire gli occhi, ridare dignità e libertà, e questo andava certamente a cozzare contro lo status di potere della casta sacerdotale. Ogni volta che il potere si sente minacciato, ogni volta che qualcuno smaschera il suo vero volto, stiamo certi che partirà la campagna del fango per ridurre al silenzio chi invece vuol far circolare la parola che fa crescere la vita, la dignità e la libertà interiore. È vero che il racconto della creazione ci dice che siamo nati dal fango... ma non siamo fatti per restarci, tanto meno per fare del fango un'arma "in nome di Dio"! 

Un abbraccio a tutte e a tutti e buona vita.

mercoledì 15 marzo 2023

Buongiorno mondo!

Da “fedeli” a Figli



Mt 5,17-19

"Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli". 



Gesù parla in questo modo subito dopo aver proclamato le Beatitudini e a queste bisogna far riferimento per intendere rettamente quanto vuol dire. In un certo senso è una dedica a tutti i nostalgici di "ordine e disciplina", a tutti coloro che identificano il Dio di Gesù nel Dio legislatore che dai suoi fedeli pretende obbedienza cieca e assoluta, pena la dannazione eterna. "Legge e Profeti" sono compresi e superati dalla proposta che Gesù fa nelle Beatitudini. I "precetti minimi" cui fa riferimento, infatti, son proprio le beatitudini e niente altro. Chi volesse intendere che Gesù faccia riferimento alle minuziose prescrizioni della Legge è completamente fuori strada. L'ostinazione di chi ancora oggi continua a credere in una visione conciliante tra la legge antica e quella proposta da Gesù è antievangelica. Per certi aspetti, anche il Decalogo viene ridimensionato: davanti alle Beatitudini le Dieci Parole impallidiscono. Perché allora continuiamo a proporre "esami di coscienza" fondati sul Decalogo? Noi continuiamo a far esplorare minuziosamente le coscienze, con precisione chirurgica, mentre le Beatitudini invitano ad assumere uno stile di vita ben diverso. Uno stile in cui da "fedeli" si è invitati a diventare "figli"; dove lo stile di vita non è più orientato all'obbedienza, ma all'assomiglianza all'amore del Padre. Eppure Gesù ha pagato con la vita la sua proposta! Noi, no, preferiamo ancora la Legge del Decalogo e lasciamo ai "sognatori" la potenza delle Beatitudini! Mah... 

Un abbraccio a tutte e a tutti e buona vita.

martedì 14 marzo 2023

Buongiorno mondo!

La via del perdono



Mt 18,21-35

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. (…)



A Pietro che chiede fino a che punto si può osare il perdono, il Maestro risponde con queste parole: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette»". 

Inutile stare a far di conto e chiedersi quanto manca al raggiungimento del numero "legale" per essere a posto: l'espressione è un semitismo per dire sempre, cioè: non porre limiti al tuo perdono. Perché? Perché siamo figli di un Padre la cui essenza è il perdono e la misericordia: se vogliamo assomigliare a Lui questa è l'unica via, non ve ne sono altre. Ai più questa potrà anche parere un'assurdità, o un percorso praticabile solo a qualche eccellenza di santo. Ma vorrei ricordare che questa è l'unica via proposta dal Maestro a chi desidera scegliere la Sua via e plasmare la propria vita sul Vangelo, cioè Gesù stesso. E il Maestro non chiede di perdonare perché lo ha detto Lui: se non diventa uno stile personale rischiamo di essere persone ancora guidate dall'esterno. Gesù chiede di assomigliare al Padre mettendo in gioco le proprie caratteristiche personali, se stessi: non vuole degli "stampi" fatti in serie, ma persone che aprono il cuore al perdono secondo modalità loro proprie, nella libertà di figli che, perdonati, amano perdonando. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 13 marzo 2023

Buongiorno mondo!

Ritrovare la profezia



Lc 4,24-30

In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret:] «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».

All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.



Giovanni nel prologo del suo vangelo aveva scritto che "venne tra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto". Luca, nel vangelo odierno, ci fa sapere che a Nazareth, in mezzo ai suoi, non è andata molto bene, tanto che il Maestro se ne esce con queste parole: "In verità vi dico: nessun profeta è bene accetto in patria". 

Già, la tentazione dei suoi compaesani di gestire la faccenda, di utilizzare Gesù (è uno dei nostri!) per ridare lustro al paesello (tu fai i miracoli, noi pensiamo alla gestione) e per rinnovare lo spirito nazionalista contro i Romani era ben presente. È un po' quello che succede anche tra noi, quando tiriamo in ballo il Maestro per giustificare le nostre idee, per portare avanti i nostri progetti. Non si andò alle Crociate gridando a squarciagola "Dio lo vole!"? E anche ai tempi nostri succede che prima si fanno progetti pastorali, si dettano linee programmatiche, ci si inventano programmi "per salvare la fede", poi si piglia il Vangelo e si cerca di metterlo d'accordo con quanto pensato. Ma lo stile di Martini non ci ha insegnato proprio nulla? E se ti azzardi a fare il contrario, sei fuori dal giro: si, arriva quello del vangelo... qui si tratta di lavorare, di tirarsi indietro le maniche, di dire messe, di dare sacramenti. 

Coloro che accettano la via del Maestro, Lui che è l'unica Parola del Padre, incontrerà spesso resistenze che provengono proprio dalle persone religiose. Ma Lui non vuole pia gente religiosa, lui vuole uomini e donne di fede, che sanno osare anche l'opposizione di chi seduto in cattedra sproloquia a proposito e a sproposito per difendere una visione di Chiesa ormai morta e defunta. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 10 marzo 2023

Buongiorno mondo!

Servi, non padroni



Mt 21,33-43.45


In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. (…) Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».



Alla fine della parabola dei vignaioli omicidi il Maestro lancia questo monito: "Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare". Inutile stare a cavillare: sono parole dure rivolte a una comunità che ha perso il significato della sua esistenza. Ogni volta che pensiamo di farci padroni della "vigna", ogni volta che pensiamo di appropriarci della verità perché "noi sappiamo cosa è meglio", ogni volta che agiamo pensando di fare meglio del Padre, allora perdiamo il senso della nostra esistenza: "siamo semplicemente servi" sulle strade del Figlio dell'Uomo che è venuto per servire e non per essere servito. Troppe volte ce ne stiamo a guardare, sconsolati perché le cose "non sono più come una volta", troppe volte alziamo muri e barriere per paura di perdere "il poco che resta". Ma così facendo la vigna va in rovina e non può più produrre il vino nuovo del vangelo e rischia solo di produrre aceto e per di più stantio. Ci è stato fatto il dono di essere portatori della buona notizia che il Padre accoglie tutti, che il suo amore è per tutti: nessuno ci chiede di tagliare noi stessi i rami che consideriamo secchi: questo è un lavoro che farà l'amore del Padre. A noi è chiesto di produrre il buon vino della compassione e della misericordia. Mettiamoci al lavoro, prima che la vigna passi ad altri. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 9 marzo 2023

Buongiorno mondo!

Bisso e piaghe



Lc 16,19-31

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. (…)



Se ieri il Maestro chiedeva ai suoi non di operare dei servizi ma di essere servi al servizio della vita, oggi esemplifica tutto questo con la nota parabola: "C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora …. 

È un bel ritratto della nostra umanità dove i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Ma i grandi scenari, le visioni macroscopiche affondano le loro radici nel microcosmo delle nostre comunità, delle nostre singole scelte. Ogni passo compiuto nell'indifferenza mascherata da false paure dell'altro, intrisa di pensieri del tipo "tanto io cosa posso risolvere?", contribuisce alla creazione di nuovi poveri. Ogni comunità che celebra l'Eucaristia senza rendersi conto del "Lazzaro" che sta alla sua porta è una comunità che non celebra la cena del Signore ma partecipa al lauto banchetto del ricco, troppo impegnato a "riempirsi" per vedere gli altri.  Forse il prezioso bisso che indossa copre le sole vere piaghe presenti in questa parabola: le piaghe dell’egoismo e dell’indifferenza. 

Il ricco è l'esatto contrario del Padre che Gesù è venuto a rivelare: il ricco è talmente preso da se che non si avvede dell'altro; il Padre è talmente preso dall'altro (da noi) che vuole farlo come sé. E noi da che parte stiamo? 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 8 marzo 2023

Buongiorno mondo!

Servire con Dio



Mt 20,17-28

(…) Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti.



Oggi il Maestro ci propone di condividere il sogno di Dio nella costruzione di un mondo nuovo. Mondo caratterizzato da relazioni che si fondano sulla disponibilità a mettersi a servizio.

La proposta  di Gesù non è una semplice e pia esortazione a "fare un po' di bene", ma un invito ben chiaro a dare un orientamento preciso alla propria esistenza: è un invito a giocarsi a fondo la vita nella libertà che nasce dal servizio. E perché non si cada nella trappola di un "semplice fare qualcosa", di "compiere qualche buona azione" o mettere sul registro della suora di turno la stellina per il "fioretto fatto" (ve lo ricordate?), Il Maestro ci ricorda che servire non è dare qualcosa ma offrire se stessi, fare della propria esistenza un dono continuo e quotidiano. Quindi, sorelle e fratelli, facciamo attenzione a non cadere nella tentazione del semplice "fare" per sentirci "a posto": la questione qui è più profonda, perché tocca il nostro essere, la scelta di uno stile di vita decisamente diverso, dove condivisione e servizio, dono di sé e prossimità sono i pilastri fondanti il nostro percorso quotidiano. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 7 marzo 2023

Buongiorno mondo!

Non maestri ma testimoni


Mt 23,1-12

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. (…)



Parole dure quelle del Maestro nel vangelo odierno. Mosé ha cercato di dare al popolo una legge che portasse alla nascita di una nazione in cui giustizia e diritto potessero risplendere come un faro per tutti gli altri popoli. Una volta che la Torah è diventata appannaggio esclusivo di "scribi e  farisei", questi l'hanno ridotta a un puro mezzo per conquistare potere sul popolo, creando così situazioni gravissime di ingiustizia... sempre "in nome di Dio". Nella comunità di Gesù non c'è posto per logiche di questo tipo. Non vi sono "studiati" che impongono e "popolino" che deve solamente ubbidire "perinde ac cadaver" (allo stesso modo di un cadavere). La comunità di Gesù nasce a servizio dell'uomo per aprire spazi al Regno, ossia al modo di essere presente di Dio nella storia, comunicando il suo amore a tutti e a ciascuno. Non abbiamo bisogno di proclamarci maestri, ma come sorelle e fratelli siamo testimoni di tale amore. Come sempre il Vangelo ci chiede di posizionarci: mendichiamo un posticino presso una qualche "cattedra" per un po' di potere, o lavoriamo per il bene dell'uomo comunicando l'amore del Padre che si fa servizio? 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 6 marzo 2023

Buongiorno mondo!

Assomiglianti nella misericordia


Lc 6,36-38

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.

Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati.

Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».



Il nostro percorso quaresimale viene oggi illuminato da un'altra parola del Maestro che ribadisce la necessità di vivere la vita e la fede nella somiglianza al Padre: "Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro". 

È la via della vita, fatta di gesti di misericordia e accoglienza che apre spazi all'azione risanatrice del Padre. 

È la via maestra per quella società nuova che nasce dal cuore amante dell'Uomo della Croce Risorto che vive per sempre con noi e ci accompagna nella realizzazione del sogno di Dio sull'uomo. 

Qualcuno potrebbe pensare che essere misericordiosi sia mostrarsi deboli. È proprio di questa "debolezza" che abbiamo bisogno se vogliamo cantare quel canto nuovo di cui parla il salmista. Ma per cantare il canto nuovo occorre essere donne e uomini nuovi, nel cuore e nella vita. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 3 marzo 2023

Buongiorno mondo!

Figli assomiglianti



Mt 5,20-26

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.

Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.

Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».



Anche oggi non vi è molto da dire sulla Parola che il Maestro ci offre. Il credente, per Gesù, non è colui che obbedisce pedissequamente a un qualche  precetto, segue con scrupolo delle direttive, aderisce assentendo a dei dogmi con la presunzione che tale adesione sia sufficiente per definire la sua identità. 

Il credente è colui che assomiglia al Padre praticando un amore simile al suo. Questo è quanto: per chi vuole seguire il Maestro non c'è altra via. E non stiamo a cavillare, a dire che che è difficile, a fare dei distinguo. O fai del tuo "nemico" un fratello, oppure resti lontano a guardare senza capire l'Uomo della Croce. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 2 marzo 2023

Buongiorno mondo!

Il sapore della vita



Mt 7,7-12

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto.

Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!

Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti».



Mi piace pensare a una comunità di fratelli e sorelle che camminano dietro al Maestro, giorno dopo giorno, nella personale fatica del crescere quotidiano; una comunità dove risuonano e dove le persone fanno risuonare queste parole del Maestro: "Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto". Mi piace immaginare queste parole come se fossero le parole di benvenuto poste all'entrata, un'entrata immaginaria, forse, di questa comunità:  a chi arriva chiedendo, viene dato; chi arriva cercando, sa di poter trovare; e chi bussa sommessamente sa che una porta si aprirà. Ecco una bella proposta di cammino di conversione quaresimale per le nostre comunità cristiane: comunità che sanno aprire spazi in cui mendicanti di vita, cercatori di speranza e "bussatori" in solitudine possano trovare una vita di qualità nuova, diversa; una vita che si cura della vita e non una proposta in cui "devi"... "sei chiamato a...", "questa è la norma....", "i nostri obblighi sono questi..."; una vita che sappia far volgere lo sguardo verso il Maestro non con timore o addirittura noia, ma con la freschezza di una Parola che ha un sapore sempre nuovo: il sapore della vita stessa, e non l'odore di muffa che spesso emanano le nostre comunità stanche e sconsolate. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 1 marzo 2023

Buongiorno mondo!

Dio è Gesù


Lc 11,29-32

“In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione (…).”



Alla continua e ossessiva ricerca di segni spettacolari, di messaggi che provengano direttamente da “lassù”, di “minacce” pronunciate per chiamare a conversione, Gesù propone un solo segno: se stesso. Segno di che? O di chi? Segno della presenza paterna e materna di Dio che desidera il bene e la felicità per  le sue figlie e i suoi figli. Gesù si pone “in mezzo” alla nostra “generazione” come il segno più concreto del reale volto del Padre. Il suo farsi prossimo ad ogni uomo e ogni donna è il segno più bello e immediatamente leggibile di come “funziona” Dio. Gesù pone la sua persona come segno che indica la via, come segno che provoca il cambiamento radicale e “sconvolgente” della prospettiva di fede in cui siamo cresciuti: non tanto Gesù come Dio, quanto piuttosto Dio come Gesù. È questo il segno sconvolgente che Gesù pone nella nostra storia e che spesso noi fatichiamo a cogliere ed accogliere. Se non entriamo in questa nuova prospettiva resteremo ancorati alla nostra disperata ricerca di segni che sostengano il nostro percorso di fede, creando da noi stessi illusorie immagini di Dio costruite a misura dei nostri bisogni e delle nostre esigenze personali. Come sempre, quando ci addentriamo in una pagina evangelica, a noi la scelta. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.