mercoledì 30 settembre 2020

Buongiorno mondo!

 

Buongiorno mondo!
Homo viator

Lc 9,57-62
 
In quel tempo, mentre camminavano per la strada, un tale disse a Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».

Luca ci propone oggi tre detti che attribuisce a Gesù. Detti che sono forse nati in circostanze diverse ma che Luca raccoglie in un'unica soluzione e mette sotto un unico tetto, o meglio, sopra un'unica strada. Se dovessimo dare un titolo alla pericope odierna credo che una canzone di Baglioni faccia al caso nostro: "Strada facendo". 
Il Maestro incrocia le strade, le vie, le vite di ciascuno e là coglie un desiderio ("Ti seguirò…), più in là fa una proposta ("Seguimi…", alla fine cerca di educare al discernimento ("Ti seguirò, ma… lascia…).
Il Maestro passa dentro le nostre vite senza nulla imporre, ascoltando, proponendo, educando. Ci prende così, come siamo, sulle nostre strade, senza pretesa alcuna. Il Maestro non ci incontra quando siamo nel tempio, ben composti, assorti nelle nostre preghiere e devozioni. Ci prende lì, nella concreta brutalità della strada, quando siamo inermi, quando non possiamo presentare nessun curriculum, quando stiamo seguendo i nostri piccoli affari, non sempre magari puliti e trasparenti. E proprio in quel momento… zac! Arriva la sua Parola, che spiazza, disordina il nostro ordine, fa intravvedere possibilità e orizzonti diversi.

Sorella, fratello: oggi il Maestro passa sulla tua strada. Che scuse hai per scansare la sua proposta? Che impegni hai perché il suo "oggi" non diventi il tuo adesso? Lascia che il suo sguardo e la sua parola penetrino nelle profondità della tua coscienza. Non ti vuole giudicare, tanto meno accusare. Vuole mostrarti la strada della libertà. Quella impegnativa libertà che forse troppe volte hai rifiutato per paura. Eh già… la libertà fa paura perché ha un prezzo molto alto. A te indica la via, la strada della libertà… lui, intanto,  sta passando.
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


martedì 29 settembre 2020

Buongiorno mondo!

 

Buongiorno mondo
Angeli e scale

Gv 1,47-51
 
In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

Per la festa dei Santi Arcangeli la liturgia propone un testo in cui si parla di angeli (è una festa che mi pone un dilemma: angeli, arcangeli… vescovi, arcivescovi… chi ha copiato da chi? Mah… dilemma irrisolto). Il testo è a chiusura della parte introduttiva del quarto vangelo e l'ultimo versetto di oggi è la prima delle affermazioni solenni cui il Maestro abituerà i suoi: "In verità, in verità vi dico" che potremmo rendere con: "Davvero vi assicuro". L'evangelista fa un riferimento che i suoi ascoltatori recepiscono senza difficoltà (al contrario di noi): la visione di Giacobbe, quella della scala tanto per farla breve, narrata in Gn 28,12ss. Questa scala, percorsa da angeli, indicava la possibilità per Giacobbe/Israele di entrare in relazione con Dio: un'apertura verso il cielo, luogo e frontiera della presenza divina. Ora, quando il Maestro afferma con solennità davanti a un "autentico israelita" come Natanaèle, rappresentante di quell'Israele che è rimasto fedele all'Alleanza senza prostituirsi agli idoli, che Lui è quella scala, il significato è chiaro. Gesù è la porta d'accesso permanente al Padre: per il suo tramite il "cielo" è perennemente aperto. Il Maestro ribadirà poi questo quando si definirà come la Via, la Porta, e via discorrendo. Il luogo della comunicazione tra divino e umano è la carne del Maestro che viene da quella Galilea da tanti ritenuta come abbandonata da Dio stesso, terra di "cafoni ignoranti" religiosamente incolti.

Sorella, fratello: la vita. la parola, lo stile di vita del Maestro sono via d'accesso al divino. Gesù è l'unica "scala" da percorrere per imparare a capire chi è Dio, come funziona, cosa fa, come entra in relazione con noi, quale è il suo progetto fin dalla creazione del mondo. 
Dunque siamo sempre alla solita questione: continuare ad affermare che Gesù è Dio (come facciamo quando recitiamo a pappagallo il Credo domenicale) non ci aiuta a comprendere quello che Lui ha voluto farci capire: e cioè che Dio è Gesù. Nella sua carne si svela a noi il Volto che fino ad allora era impossibile guardare; nella sua parola/stile di vita si rende pronunciabile il Nome che fino ad allora nessuno osava pronunciare. "Vedere il cielo aperto" significa accettare la sfida di accogliere quell'immagine di Dio inedita e per noi spesso inaccettabile che Gesù propone e che l'Israele dei pii osservanti rifiuterà.
A questo punto occorre mettere da parte la paura (e la sicurezza delle proprie convinzioni religiose) e accettare di salire su quella "scala", il Maestro stesso.
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


lunedì 28 settembre 2020

Buongiorno mondo!

 

Buongiorno mondo!
Discernimento dello sguardo

Lc 9,46-50
 
In quel tempo, nacque una discussione tra i discepoli, chi di loro fosse più grande.
Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande».
Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi». Ma Gesù gli rispose: «Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».

Trovo consolante la descrizione, a volte impietosa, che gli evangelisti tracciano del gruppo dei discepoli. Sovente ce li descrivono immersi in discussioni diametralmente opposte al messaggio del Maestro: chi è il più grande, chi conta di più, chi ha più "peso", chi appare meglio, e quando ci farai ministri nel tuo regno… insomma, consolante perché alla luce delle loro fatiche comprendo le nostre (pur non giustificando questa Chiesa di potere che si è creata nei secoli e che ancora si incaponisce e teme di perdere quel potere conquistato di cui l'uso spregiudicato del denaro è un sintomo). A loro, e a noi,  Gesù risponde sempre andando oltre e invitandoli ad allargare lo sguardo e a uscire dai recinti culturali e religiosi in cui stavano comodamente rinchiusi. 
Nella Galilea degli anni trenta essere un bambino equivaleva a essere meno di nulla: una bocca in più da sfamare, una creatura totalmente dipendente dai genitori e se poi avesse avuto la sfortuna di essere femmina… apriti cielo! Gesù prende proprio i bambini come cifra del Regno: gli invisibili dell'epoca, allo stesso modo dei malati, dei peccatori, degli esclusi. Sono loro, come le altre categorie citate, che ci parlano di Colui che si prende cura in modo particolare di loro e invita a rendere manifesta la sua Presenza attraverso la nostra solidarietà misericordiosa e compassionevole. Per questo anche chi non "fa parte dei nostri" ma si prende cura di… fa parte del Regno.

Sorella, fratello: che dire? La questione è sapere verso chi è rivolto il nostro sguardo. Se il modello è il potente di turno allora orienterai la tua vita sull'avere, sul potere e sull'apparire. Se guardi nella stessa direzione del Padre, e Gesù ci ha mostrato questa direzione, allora nella tua vita gli invisibili diventeranno i tuoi compagni di strada e gli esclusi troveranno posto nella tua vita. 
Imparerai anche ad amare e a lottare con chi non condivide il tuo cammino religioso ma che è con te segno del Regno  in questo mondo malato di potere a tutti i costi. 
A chi guardi?

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


venerdì 25 settembre 2020

Buongiorno mondo

 

Buongiorno mondo!
Dall'isolamento alla solitudine

Lc 9,18-22
 
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

"Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. ". Questa traduzione non mi pare corretta. Il testo, quasi letteralmente, dice che "stava pregando da solo e i discepoli erano con lui…". Quindi: il luogo solitario è nella testa del traduttore.
 I nostri Vescovi danno l'ok alla traduzione. 
I nostri Vescovi farebbero bene a trovare quel luogo solitario e a restarci un po' per schiarirsi le idee (visto che da quelle Parole poi traggono gli insegnamenti per il popolo… vabbé, amen!).
Gesù apprezza la solitudine, non l'isolamento. È capace di preghiera pur stando con i suoi. È capace di "restare connesso al Padre" anche quando è circondato dalle voci di coloro che stanno con lui e che forse (questa sì è una mia supposizione) stanno parlando di Lui, come spesso facciamo noi.  Forse stanno chiacchierando di quello che la gente dice di Lui (e di loro… ragassi, stiamo dietro a Lui… che dicono di noi? Ci prendono per matti o per i suoi luogotenenti? Non è poi così astratta l'idea che anche loro, i Dodici, si chiedessero queste cose: ma dove andiamo a finire? Cosa dicono di noi?).  Dicevo che Gesù apprezza quella solitudine che è propria del profeta: è solo ma non isolato. Lui non si tira fuori dalla storia, non fa di se stesso e dei suoi un'isola beata: con gli occhi fissi in quelli del Padre (questa è la solitudine del profeta) resta con i piedi e le mani ben immersi dentro il fango della nostra storia. E chiede, e ci chiede: ma che dicono di me? Vale a dire: che immagine avete comunicato di me?  Come mi avete presentato? Cosa dicono di me (visto che siete voi a parlarne?).

Sorella, fratello: non mi spingo oltre.  La domanda che il Maestro pose ai suoi, la pone a te oggi. E se "le folle" non han capito, forse la responsabilità è anche nostra che non abbiamo correttamente spiegato. Forse abbiamo confuso isolamento e solitudine, facendo della preghiera una realtà per addetti ai lavori e non invece l'incontro tra due sguardi che si cercano per amarsi: il tuo e quello del Padre, dentro la storia fangosa di ogni giorno. Forse abbiamo con troppa facilità fornito una risposta pronta e confezionata, giusto per dimostrare di conoscere q.b. ed entrare a far parte della casta degli eletti: cotto, servito e mangiato, per evitare di pensare, di faticare, di cambiare stile di vita.  What else?
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


giovedì 24 settembre 2020

Buongiorno mondo!

 

Buongiorno mondo!
Sguardi e sguardi...

Lc 9,7-9
 
In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti».
Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.

Luca, nel percorso evangelico che propone ai suoi, indugia a volte sugli sguardi che si posano su Gesù.  Ci racconta lo sguardo pieno di attesa dei suoi compaesani il giorno della "predica fallita" in sinagoga; ci fa percepire lo sguardo ostile di quelli che guardano Gesù sottecchi "per metterlo alla prova". Oggi ci fa guardare dentro gli occhi di Erode, il potente di turno, che "cerca di vedere" questo tipo che suscita ammirazione ma pone anche non pochi grattacapi. 
Lo sguardo di Erode rivela l'intera sua paura che qualcuno possa minare il suo potere e il prestigio presso gli alleati e i suoi dignitari. Se fosse vissuto nel nostro tempo credo che Erode, per mandare un messaggio ben chiaro, non avrebbe esitato a farsi un selfie con il suo bel  faccione accanto alla testa tagliata del Battista. Ma siccome a quel tempo i nostri aggeggi non c'erano (e ne avremmo visto delle belle!), l'unica possibilità era quella di far girare la voce. Ma si sa, il popolo poi inventa, esterna desideri credendo di far bene al capo, arricchisce le narrazioni; poi arrivano quelli che, per un minuto di notorietà, allungano il brodo, e poi… e poi… alla fine: ma di chi cavolo stiamo parlando. Ah, io non lo so, ho perso il filo, però ha ragione lui. Lui chi? Non lo so, ma qualcuno avrà pur ragione…

Sorella, fratello: come è il tuo sguardo su Gesù? Chi o cosa vai cercando di vedere?  
Io mi pongo la domanda ogni mattino, ogni giorno, ogni istante: chi o cosa sto cercando in Gesù di Nazareth? Cosa mi attendo dal Maestro? 
Domande, tante domande, per le  quali, onestamente, non mi sento di dire che ho trovato una risposta definitiva, come si dice oggi. 
Forse quel  "cercare di vederlo" può essere un segnale che dice qualcosa di me. Domande… dubbi… Ogni domanda posta sul Maestro svela l'autentica questione: cosa dice di me questa ricerca del Maestro? Cosa mi svela di me stesso?

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


mercoledì 23 settembre 2020

Buongiorno mondo!

 

Buongiorno mondo! 
Il potere del Servizio

Lc 9,1-6
 
In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.
Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro».
Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.

Annunciare il Regno di Dio e guarire gli infermi sono due realtà strettamente connesse: significa annunciare, proclamare, dire apertamente che Dio si prende cura di chi è in difficoltà, di chi è ferito dalla durezza della vita, di chi è escluso perché altri hanno chiuso porte e costruito muri. Per far risuonare questo annuncio bisogna essere liberi: liberi da qualsivoglia attaccamento al potere, al denaro, all'apparire. Per liberare occorre essere liberati: altrimenti si vende solamente fumo (e non sempre di buona qualità!).

Sorella, fratello: il fatto che "diede loro forza e potere" non significa che li rese potenti e inattaccabili. Non ci ha consegnato il servizio del potere ma il potere del servizio. 
E questo potere oggi lo consegna a te, a te che sei reso liberatore perché liberato, capace di perdono perché perdonato, amante perché amato. 
La nostra vita, il nostro stile di vita non è un'esibizione di forza, ma la voce del "tenue silenzio" che si fa compagno di strada di chi non ha voce, di chi è oggi maltrattato, di chi è messo ai margini perché scomodo, ributtante, di chi "lorda" le nostre belle città con il puzzo della sua presenza, di chi, in fondo, nel suo silenzio fa risuonare l'urlo quotidiano che lacera le nostre coscienze spesso ottuse e chiuse nei loro comodi pregiudizi. Ecco a chi siamo mandati! 
Da servi, non da salvatori!
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


martedì 22 settembre 2020

Buongiorno mondo!

 

Buongiorno mondo!
Donne e uomini di Parola

Lc 8,18-21
 
In quel tempo, andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla.
Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti».
Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».

Luca è il Vangelo della Parola: una Parola in cerca di donne e uomini che sappiano darle carne, le permettano di entrare nel mondo come Felice Annuncio. Gesù identifica i componenti della sua famiglia tra coloro che "ascoltano e mettono in pratica" la Parola di Dio. Ma questa è Lui stesso: Gesù di Nazareth è la parola definitiva che Dio pronuncia per noi. Quel "Sia luce!" pronunciato fin dai primordi ora risplende in tutto il suo fulgore nella vita di questo uomo nel quale Dio si riconosce e del quale si compiace. Ascoltare la Parola e metterla in pratica significa accogliere la persona di Gesù e assumere il suo stile di vita facendolo nostro.

Sorella, fratello: ascoltare la Parola significa, paradossalmente, aprire gli occhi. Aprirli per fissare lo sguardo sul Maestro e sul suo modo di vivere. Ascoltare e mettere in pratica è questo, niente altro.  Dio non cerca dei semplici ripetitori di messaggi che si limitino a dire: "Dio vuole così! Dio ha scritto (sic!) questo!". Dio cerca donne e uomini capaci di far risuonare dentro la storia quella parola che è la vita stessa di Gesù, il suo modo di relazionarsi all'altro e all'Altro, il suo modo di narrare Dio attraverso gesti di misericordia e compassione. La carne dell'uomo di Nazareth è l'ultimo libro che il Padre ci ha affidato: è quello cui tiene di più, quello in cui c'è tutto di Lui e di noi. Non basta tenerlo sullo scaffale  in bella vista: le sue pagine hanno bisogno di farsi carne nella nostra vita di ogni giorno.
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


lunedì 21 settembre 2020

Buongiorno mondo!

 Buongiorno mondo!

La festa della Misericordia


Mt 9,9-13

 In quel tempo, mentre andava via, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Oggi, nella festa di San Matteo, la liturgia ci propone il racconto della "chiamata" dello stesso (narrata da lui, quindi possiamo supporre onesta). Gesù è sempre stupefacente e in grado di stravolgere i nostri schemi: lì dove noi eviteremmo con cura di andare (sai mai le brutte figure), lui ci si getta a capofitto, incurante delle critiche dei benpensanti e dei buoni credenti dell'epoca ( per dire che i criteri di Dio non sono i nostri... ma quando mai la capiremo?). Il Maestro va a mangiare e bere in casa di persone per le quali, a detta del clero dell'epoca, Dio aveva già preparato un bel posto all'inferno (fatta salva una conversione improvvisa e debitamente certificata). 

Non è che da noi oggi le cosa vadano meglio: se non sei nella casta del credenti-praticanti, beh... prima o poi la tegola divina in testa arriva. Eppure il Maestro sceglie proprio queste persone per far risuonare l'annuncio che il Padre si prende cura dei suoi figli, soprattutto dei più fragili e deboli, di quelli che hanno fatto scelte sbagliate e si sono poi trovati tutte le porte chiuse (mentre proprio per loro avrebbero dovuto essere spalancate...). Gesù non ha bisogno di santi, di perfetti, di credenti patentati. Il Maestro non può curarsi di coloro che già si sentono e si propongono "maestri di fatto" per gli altri. Il Maestro non può essere ossigeno per chi è già equipaggiato di bombole (riempite con l'ossigeno rubato ad altri). Il Maestro non chiama a cambiamento chi già si sente pronto e "cambiato".

Sorella, fratello: anche oggi la domanda arriva e resta in attesa della tua risposta: a quale mensa ti vuoi sedere? Alla mensa di chi si sente benedetto e amato da Dio perché si è "meritato" tutto questo o alla mensa di coloro che sanno stupirsi e accolgono un amore gratuito che nulla chiede se non di essere accolto e condiviso? Il Maestro desidera sedere alla tavola della nostra esistenza: sta a noi decidere se sederci a tale tavola da perfetti o da peccatori amati e perdonati. A seconda della scelta comprenderemo se il Maestro fa parte della combriccola o è andato a prendere posto ad altre tavole. A noi la scelta e il menù che ne consegue.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 18 settembre 2020

Buongiorno mondo!

 

Buongiorno mondo!
Un Dio al femminile

Lc 8,1-3
In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

Dopo il testo di ieri, con una donna come protagonista, Luca insiste anche oggi: donne in primo piano dietro a Gesù. Non sappiamo se la donna anonima presentata nel testo di ieri sia entrata a far parte del gruppo delle donne che seguivano Gesù (un papa nel passato ha cercato di mettercela a forza, facendo un puzzle di vari personaggi femminili: un buon lapsus freudiano… forse non sapeva più distinguere le sue amanti o concubine…). Il messaggio è però forte: donne! A quel tempo, in cui le donne anche in sinagoga erano a parte, in cui "piuttosto che insegnare la Torah a una donna sarebbe meglio bruciarla", beh… Gesù ha aperto non pochi "corridoi umanitari" per chi all'epoca contava meno di zero! Gesù, il Maestro, comunica ai suoi lo sguardo femminile di Dio per dire: siete ancora ciechi! Se vi ostinate a guardare il mondo solamente con i vostri occhi maschili, ed esclusivamente virili (accezione amata dalle Madri Badesse dei monasteri wi-fi del nostro oggi), siete deficienti: cioè vi manca un pezzo. La vostra ossessione per il dio-maschio vi ha portato a cancellare l'altra parte del Creatore di cui siamo portatori di immagine.

Sorella, fratello: se nel tuo cuore abita il pregiudizio; la discriminazione; se il tuo sguardo torvo è dedicato a chi non rientra nei tuoi "criteri"; se non sai compitare, sillabare, in maniera rispettosa e corretta le differenze,  allora ti sentirai a disagio "tra quelli che Lo seguono". Viviamo per l'unità, non per l'omogeneità. Lottiamo per la fraternità/sororità come fondamenti della casa del Signore. Viviamo con gioia la convivialità delle differenze, anche se questa ci dovesse costare la vita. Perché questa è la sola via per essere umanità, fatta di diversi ma uguali, dove il piccolo non è schiacciato dal grande, dove il grande non si vergogna di guardare negli occhi il piccolo, dove il più grande è il più piccolo, senza se e senza ma, dove il piccolo si sente grande perché portato sulle spalle altrui. Camminiamo insieme per costruire quell'umanità in cui non vi sarà più né maschio né femmina perché tutti saremo come Lui.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 17 settembre 2020

Buongiorno mondo!

 

Buongiorno mondo!
Un Dio sconvolgente
Lc 7,36-50
 
In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo.
Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».
Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene».
E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco».
Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

Mi piace pensare che quanto successo quella sera a casa di Simone il fariseo, a casa nostra insomma, abbia fatto da trama per la parabola del Padre misericordioso che di lì a poco il Maestro narrerà. È un brano talmente "scandaloso" che, a mio avviso, è forse una delle cose realmente successe nella vita di Gesù e raccontate dai redattori evangelici; talmente fuori da tutti gli schemi che non può che risalire a Gesù. È il racconto che più di altri ci mette in difficoltà sia nel vedere Gesù che si lascia toccare da "una peccatrice" (ossignur! Però pensandoci: dopo una giornata di cammino, trovare chi ti massaggia i piedi… beh… anche il Maestro non disdegna!), sia nel ribaltare la nostra immagine di Dio. Abituati al Dio che esige di sapere: "quante volte? Con chi? Sei disposto ora a cambiare?", Gesù ci "sbatte" in faccia un Dio che non chiede nulla ma che offre un semplice "Va' in pace!" senza richiesta di cambiamento alcuno. È un po' duro da mandare giù. E lo è ancor di più per i fautori della "Misericordia sì, ma…", quelli che: "Sì, certo,  Dio ti ama, ma se non cambi, allora sono guai!" (sentita ieri su l'emittente…).  Sono i propagatori della misericordia condizionata!

Sorella, fratello: ammettiamolo! Quella cena in casa di Simone non ci è ancora andata giù. Stiamo ancora cercando, dopo duemila e passa anni, le righe piccole del contratto dove si cela l'imbroglio. 
Gratis? Il perdono gratis? Mo no, dai! Ci sarà sotto qualcosa, perché c'è sempre sotto qualcosa. Eppure è così. Per come la si voglia mettere, per quanti sottili distinguo vogliamo introdurre, per quanto…: la cena è ancora lì. Non va giù. E pensare che quella Cena al Maestro è costata cara: per dirci che era tutto gratis ha pagato Lui il conto salatissimo. E questo per dirci che il perdono è solamente da accogliere e condividere. Se lo accogli così è lui che cambia te, e ti mette in condizione di pagare la Cena insieme al Maestro. Non c'è maalox spirituale che tenga.
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.




mercoledì 16 settembre 2020

Buongiorno mondo!

 Buongiorno mondo!

Chiamati a discernimento


Lc 7,31-35

 In quel tempo, il Signore disse:«A chi posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così:

“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,

abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”.

È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”.

Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».



"Questa generazione…". Non è che forse siamo proprio noi quella generazione lì? 

Noi che non ci accontentiamo mai di nulla? 

Noi che sempre e comunque abbiamo di meglio da proporre (purché altri lo facciano… noi no, troppo impegnati!)?

 Se qualcuno è contento, anche noi, ma… quello non la racconta giusta.

Se qualcuno è scontento, ma io di più… sapessi cosa è capitato a me…

Insomma, se il metro di riferimento usato da altri esce dall'ultimo millimetro del nostro metro personale, allora non va: nel meglio o nel peggio… io di più!

Entriamo in casa nostra? 

Prima la Chiesa era una cittadella arroccata su se stessa, più preoccupata di sé che del Regno. Non va bene ( e grazie a Dio lo si è capito):  la Chiesa non esiste per se stessa!

Con il Concilio la Chiesa riscopre il senso del suo esistere alla luce del Vangelo (o quanto meno ci ha provato ed oggi stiamo tornando a posizioni più rassicuranti, più "religiose", malgrado papa Francesco si affanni a spingerci fuori dalle nostre ormai vuote chiese e sacrestie): non va bene. Noi dobbiamo difendere i valori tradizionali: siamo aperti al mondo ma i valori non negoziabili non si toccano. 

E potrei andare avanti.


Sorella, Fratello: "La Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli". Questa Sapienza è l'Uomo Gesù di Nazareth. Giusto non per la Legge ma per la capacità di farsi trasparenza di Dio, di quel dio che per secoli abbiamo tirato per la giacchetta affinché potesse dare ragione solo a noi. Già… A Noi! Un grido che fa rabbrividire e che è la negazione di qualsiasi appartenenza al Regno e a qualsiasi sequela del Maestro. 

Anche oggi la domanda arriva come appello estremo alla tua libertà: chi vuoi seguire?

Un abbraccio a tutti e a tutte. Buona vita.

martedì 15 settembre 2020

Buongiorno mondo!

 

Buongiorno mondo!
Addolorata sì, ma con rispetto!

Gv 19,25-27
In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!».
Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!».
E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.

Dopo la Festa dell'Esaltazione della Santa Croce la liturgia propone oggi la memoria di Maria Madre Addolorata (va da sé… quale madre non lo sarebbe davanti alla morte del figlio? A patto che non la si guardi con gli occhi di Mel Gibson…).
Nell'ottica del significato della festa di ieri, l'ultima cosa che il Figlio poteva donarci era sua Madre. Ma non perché facessimo processioni di penitenti che portano una statua in processione e si battono il petto e fa a gara a urlare per distinguersi come modello devoto. Ci fa dono della Madre come modello di credente, di discepolo autentico. Colei che si è fidata della prima Parola, che le ha dato carne, ora si pone sotto la Croce per guardare in faccia il Volto di Colui che nessuno aveva mai visto e nessuno poteva guardare senza poi morire. Eccolo lì il discepolo, la discepola che ha compreso e si è fidata del Maestro: davanti alla Croce non è fuggita, non è scappata a gambe levate come quelli che fino al giorno prima: "Maestro, io per te morirei…". La Madre del Crocifisso è discepola perché accetta di farsi Madre dei Crocifissi, insieme al Figlio.

Sorella, fratello: quella parola, "Ecco tua Madre", è rivolta a te oggi perché tu ti faccia compagna/compagno di Colei che ha abbracciato la durezza della Croce accogliendola come albero per la vita di una nuova umanità. Non è a forza di Rosari, di offerte alle aste di RadioMaria, di ricerca dell'apparizione più appariscente che onori la Madre. È diventando discepola/discepolo con e come Lei che l'accogli in casa tua, facendo di questa la dimora del crocefisso che ogni giorno bussa alla tua porta.
In caso contrario, come direbbe qualcuno: "Sei solo chiacchiere e … rosario".
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


lunedì 14 settembre 2020

Buongiorno mondo!

 

Buongiorno mondo!

La festa del Dio fragile

Gv 3,13-17

 

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:

«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.

Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

 

Oggi la liturgia propone la Festa dell'Esaltazione della Santa Croce. Festa indigesta, oserei dire. Indigesta perché ripropone l'immagine di Dio che sceglie l'estrema fragilità di uno morto come malfattore infame per consegnarsi nelle nostre mani.

In tempi, come i nostri, in cui assistiamo quasi quotidianamente  (e spesso purtroppo in un silenzio che parla di complicità) all'esibizione di aggressività verbale che non riconosce l'alterità e di culto della bieca violenza gratuita che arriva al disprezzo della vita altrui,  Dio si propone nell'Uomo della Croce e in Lui ci mostra l'unica autentica via per diventare pienamente umani: la via del dono totale e del perdono gratuito e incondizionato. La "théoria" della Croce  è l'unico "spettacolo" in cui Colui che nessuno ha mai visto si mostra in tutta la sua maestà: non è il Dio onnipotente amico dei potenti e dei forti, ma il Dio che si identifica con tutte e tutti coloro che oggi abitano la Croce.

 

Sorella, fratello: quale Dio vai cercando? Quale Dio vai pregando? Quello che benedice i tuoi successi? Quello che esibisce la sua potenza con gesti spettacolari? Il Dio che ti attende al varco per "fartela pagare"? Non troverai qui il Dio di Gesù. Semmai troverai l'idolo che soddisfa la tua sete di potere, l'idolo che accompagna le tue azioni di forza. Ma sarà sempre un idolo costruito dalle tue mani che ti svuota della vita da dentro, fino a farti diventare nulla.

Se non hai il coraggio di sostare davanti allo "spettacolo" della Croce, allora non potrai intraprendere il cammino che ti rende umano. È il paradosso evangelico: quanto più la violenza bruta della Croce, supplizio che disumanizza, viene trasfigurata dal dono e dal perdono gratuito e incondizionato, tanto più diventerai umano. Umano come l'Uomo della Croce: talmente umano da essere divino.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 11 settembre 2020

Buongiorno mondo!

 Buongiorno mondo!

Travi e pagliuzze

Lc 6,39-42

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».


Parole piene di buon senso quelle che il Maestro ci consegna oggi! Parole di un significato talmente evidente che ogni commento potrebbe risultare superfluo. Credo che la chiave di lettura di questo testo sia da ricercare nelle parole stesse che il Maestro ci ha consegnato ieri: "Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati…". Mi ricordo un proverbio africano: quando punti il dito contro una persona non dimenticare che vi sono almeno tre dita rivolte verso di te. 

Il Maestro ci chiede una sapiente cautela prima di esprimerci nei confronti di una sorella o di un fratello. Una cautela che affonda le sue radici nella profonda consapevolezza del proprio essere, delle proprie fragilità, delle proprie vulnerabilità.

Sorella, fratello: viviamo un tempo in cui la tentazione di renderci portatori di verità uniche e indiscutibili è grande. In nome di queste presunte "verità" ciascuno vorrebbe sedersi sullo scranno del giudice e distribuire sentenze e giudizi inappellabili verso coloro che pensano e vivono in maniera diversa. Il peccato non è la differenza di pensiero ma esattamente il contrario: giudicare chi non è in linea, chi non sta dalla mia parte. In questi tempi incontriamo sempre più spesso degli esagitati portatori di verità. Il Maestro ci mette in guardia: chi crede di vedere meglio e più degli altri spesso si rivela un piccolo cieco che conduce dritto dentro un fosso. Ricordiamoci: non possediamo delle verità, ma la Verità possiede le nostre vite, le illumina e ogni giorno si svela a noi gradualmente. Volerla possedere a tutti i costi è ucciderla e negarla. Accoglierla nella fatica del vivere quotidiano è principio di discernimento e di sapienza.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.







giovedì 10 settembre 2020

Buongiorno mondo

 

Buongiorno mondo!

La via dell'umanità

Lc 6,27-38

 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.

E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.

Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.

Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

 

Ieri il Maestro ha delineato, con le Beatitudini, la sua proposta di vita, che Lui stesso vive ogni giorno. Davanti alle Beatitudini tutti dicono: "Molto bello, interessante. Ma cosa vuol dire? Come si vivono poi in pratica queste belle parole?". Ecco, oggi viene fornita una risposta.

La pericope evangelica odierna costituisce una sorta di commento che offre indicazioni pratiche su cosa significa vivere le Beatitudini. Intendiamoci bene: non si tratta di una pia esortazione  a fare qualcosa. Il senso ultimo di tali indicazioni pratiche è invitare ad una profonda conversione.

Ecco perché Gesù, quando parla di conversione, non si riferisce alla conversione a Dio ma a un radicale cambiamento delle nostre relazioni. E cosa c'entra Dio? Gesù anche qui offre una risposta ben precisa: il Padre diviene il modello cui guardare per costruire e rinnovare le nostre relazioni. Insomma, Gesù ricorda sempre che a chi intende seguirlo non viene fatta una richiesta di obbedienza a Dio bensì una proposta di "assomiglianza" al Padre: "Siate misericordiosi…". Dunque si tratta di un invito forte ad imparare ad amare come e con Lui perché solo in questo modo realizziamo la nostra chiamata a diventare umani, talmente umani da diventare divini.

 

Sorella, fratello: la via delle Beatitudini non è una via comoda, ma scomoda e scomodante. Se scegli di imboccarla allora troverai su di essa solamente indicazioni per giungere alla meta: essere capace come il Padre (e il Maestro ce lo ha mostrato senza nascondere nulla, senza trucchi né inganni) di dono totale e perdono assoluto. Qui si cela l'essenza della nostra umanità, come il Creatore l'ha da sempre pensata. È una sfida che ha lanciato a Se Stesso: osare la fiducia nel fatto che possiamo farcela. Una sfida che attende una risposta.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

 

mercoledì 9 settembre 2020

Buongiorno mondo!

 

Buongiorno mondo!

Un Dio che ci vuole felici

 

Lc 6,20-26

 

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:

«Beati voi, poveri,

perché vostro è il regno di Dio.

Beati voi, che ora avete fame,

perché sarete saziati.

Beati voi, che ora piangete,

perché riderete.

Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.

Ma guai a voi, ricchi,

perché avete già ricevuto la vostra consolazione.

Guai a voi, che ora siete sazi,

perché avrete fame.

Guai a voi, che ora ridete,

perché sarete nel dolore e piangerete.

Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

 

Matteo enumera 8 beatitudini, tutte sotto il segno del "Beati" che fa da incipit per ciascuna. Luca divide le 8 in due gruppi: 4 Beatitudini e 4 Ahimè  (Gesù non maledice, non usa il termine "Guai" bisogna tradurre "Ahimè" perché questa esclamazione rappresenta il grido di dolore di Gesù per coloro che si rifiutano di comprendere e si chiudono nel loro benessere costruito sulla pelle altrui).

Voglio sottolineare il fatto che i due gruppi sono chiusi da un "beati" e da un "ahimè" che sono contrapposti tra loro ma conseguenti con quanto precede. "Beati quando diranno male di voi perché avete scelto di osare la via del Vangelo", "Ahimé quando diranno bene di voi perché questo significa che fate parte del sistema fondato su potere, avere e apparire".

 

Sorella, fratello: scegliere la via del Maestro significa accettare consapevolmente di diventare spesso e volentieri "persona non gradita" dentro un sistema che fa del potere,  dell'avere e dell'apparire la triade idolatrica cui vendere la propria esistenza. La via delle beatitudini evangeliche è paradossale proprio perché propone uno stile di vita che si pone in alternativa netta al sistema che genera ingiustizia, povertà, oppressione. Lo stesso sistema che porta a scegliere violenza e morte come stile di vita (e i fatti di questi giorni, al netto di tutti i pensieri e retropensieri, ne sono la conferma). Come sempre la scelta è personale: seguire il Maestro è intraprendere la via per l'autentica felicità, a caro prezzo, ma autentica e senza fine. Occorre scegliere tra "Beati" e "Ahimé": ognuno faccia i suoi conti.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 8 settembre 2020

Buongiorno mondo!

 

Buongiorno mondo!

Il Nome dentro una storia di nomi

Mt 1,1-16.18-23

 

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.

Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.

Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Uria, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giosafat, Giosafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.

Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.

Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa Dio con noi.

 

A una prima lettura ai più pare una teoria di nomi per lo più insignificanti. Tolti i soliti noti, il resto forma un punto interrogativo che metà basta. È la storia d'Israele, o almeno una grossa parte, costruita sulle tante storie personali che Matteo offre alla sua comunità, peraltro abituata a raccontare la storia in questo modo. Noi si va per date (la maledizione delle interrogazioni di storia), da quelle parti (e anche Gesù l'avrà fatto), si va per nomi. Nomi che però racchiudono il cuore della storia e delle storie di ciascuno. Matteo non si vergogna di inserire nella storia che conduce al Dio-con-noi (al Dio della nostra storia) persone che noi non avremmo esitato a nascondere, a censurare, a rimuovere dalle storie delle nostre famiglie. Chi troverebbe vanto nell'annoverare tra i propri parenti una prostituta? O chi ancora sarebbe felice di trovarsi tra i propri avi quel serial killer sanguinario che fu Davide (oltre che donnaiolo incallito, per dirla gentilmente)? Eppure la scelta del Dio-con-noi passa proprio da lì. Come dicevano i Padri: "Quod non sumptum, non sanantum", che tradotto in teologese: Cioò che non è assunto non può essere salvato/redento". Dio, in Gesù, ci mostra di non schifarsi della nostra storia.

 

Sorella, fratello: in questa storia di salvezza che continua ancora oggi c'è posto anche per il tuo nome. Il Dio-con-noi non potrà realizzare il suo progetto di vita e di felicità fino a quando i nomi di tutta l'umanità non faranno parte della sua storia. Se non ha provato ribrezzo e rancore Lui della nostra storia, perché mai dovremmo averne noi?

È la nostra storia l'unico luogo in cui si realizza il suo progetto, nel qui e ora, che diventerà un qui e ora con Lui  per sempre.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 7 settembre 2020

Buongiorno mondo!

 

Buongiorno mondo!

Guaritori feriti

Lc 6,6-11

 

Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo.

Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo.

Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita.

Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.

 

Gesù è e resta un ebreo. Marginale, come ha ben scritto Meyer, ma pur sempre un ebreo. E per lui, come per tutti i suoi conterranei e contemporanei, il sabato è il sabato.

Il sabato, certo, ma vissuto secondo le parole dei profeti i quali, con la voce di Isaia, gridavano: " (Dice il Signore) Smettete di presentare offerte inutili, l'incenso è un abominio per me, noviluni, sabati, assemblee sacre, non posso sopportare delitto e solennità. I vostri noviluni e le vostre feste io detesto, sono per me un peso, sono stanco di sopportarli…" (Is 1,13-14). Come se oggi il Padreterno dicesse a noi: "Non ne posso più delle vostre cerimonie, dei vostri riti, delle vostre processioni… togliete di mezzo le strutture di peccato, poi magari se ne riparla".

 

Gesù ha appena detto ai farisei che Lui è Signore del sabato per far comprendere che il sabato è per l'uomo, cioè in suo favore, e non il contrario. Per Gesù non vi può essere espressione religiosa che mortifichi l'uomo; non può sussistere un precetto che  "ad majorem Dei Gloriam" opprima l'uomo e lo umili. Gesù ha ben chiaro che il suo "Dio", il Padre, ha cura di tutti e di ciascuno, in particolare di coloro che la vita, in qualche modo, ha reso fragili e vulnerabili. Non è certo il "Dio" che si complimenta con i pii osservanti, con quelli che "sono a posto" con i precetti. Il suo amore è gratis, va al di là dell'utile e dell'inutile, esce fuori dai confini di una religione prepotente che si fonda sulla pretesa di inquadrare "Dio" e rinchiuderlo nei recinti dell'osservanza formale.

 

Sorella, fratello: il messaggio di Gesù è chiaro. Ti invita a "metterti in mezzo" (il posto abituale del Risorto quando appare ai suoi), a lasciarti "guarire" anche "di sabato". Ti invita a prendere il suo posto, il posto di Colui cha si è caricato, guarendole, delle nostre fragilità per diventare con e come Lui un guaritore ferito. Ferito dalle ferite altri, capace dello sguardo compassionevole e misericordioso del Padre che non si preoccupa se "osservi o meno il sabato", ma che con te "osserva" e si fa carico delle ferite dell'umanità.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 4 settembre 2020

Buongiorno mondo!

 

Buongiorno mondo!

Un vino che inebria ma non stordisce

Lc 5,33-39

 

In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!».

Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».

Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”».

 

Ieri il Maestro invitava ad avere il coraggio di cambiare sguardo, osare nuove prospettive, immaginarsi oltre insieme a Lui.

Oggi torna con lo stesso invito ma con parole diverse: "Osate il vino nuovo".

Già, Maestro, sarai carpentiere, pescatore improvvisato, quello che ha la fortuna del principiante (Pietro sta ancora rimuginando sulla cosa: "Ma che caspita! Come ha fatto?!), ma che adesso tu ti improvvisi sommelier, beh… questa mi sembra un'esagerazione (anche se ammetto che a Cana non sei andato male... ma questa è un'altra storia, raccontata da qualcun altro).

Dunque inviti a fidarci del "novello", del vino nuovo. Inviti ad abbandonare il buon vino che da sempre abbiamo bevuto, di cui conosciamo il sapore, la fragranza, il dolce stordimento che provoca  quello stato di stordimento che addormenta le nostre coscienze in quella pace di chi sa di aver fatto quanto richiesto e nulla più. Il vino vecchio lo conosci e ti conosce: sa bene di soddisfare il tuo desiderio di restare in pace, con un occhio aperto e uno chiuso in nome di quella tranquillità che non disturba nessuna e non muove nulla. "Perché cambiare? Si sta tanto bene così!".

 

Sorella, fratello: sveglia! Il Maestro ti sta offrendo il vino nuovo, un vino che non è "fermo", ma un "mosso che muove". Non è il vino che ti fa restare seduto a tavola ma è il vino della "mensa" che ti spinge fuori, che ti fa alzare. Non è un vino che ti taglia le gambe ma che ti mette in movimento per correre dietro al Maestro e annunciare all'umanità la bellezza e la forza del Regno.

Il Maestro, da autentico intenditore, ti offre una coppa di vino che riscalda il tuo cuore e ti spinge fuori per condividere questo calore: è il calore dell'amore fatto servizio, il calore degli amici dello sposo che escono per chiamare l'umanità alla festa del regno.

Dimenticavo: una Madre del Maestro che invita al digiuno per evitare i castighi del Figlio, a questo punto, non è molto credibile. Preferisco una Madre che mi offre la coppa del vino nuovo e con me cammina per il mondo per dire la gioia del Regno, come ha fatto a Cana.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 3 settembre 2020

Buongiorno mondo!

 

Buongiorno mondo!

Fidarsi dell'Altro per andare oltre

 

Lc 5,1-11

 

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.

Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.

Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».

E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

 

Gli evangelisti ci raccontano un sacco di cose di e su Gesù. Ma in certi momenti ti lasciano lì, imbambolato, a bocca aperta. "Insegnava alle folle dalla barca": e dillo cosa insegnava, no? Ci hai condotti sulla riva per ascoltare l'insegnamento e poi… chiudi con un punto e a capo.

O forse… forse l'insegnamento che Luca ritiene più importante arriva adesso: il figlio del carpentiere che pretende di insegnare al pescatore. Particolare da non dimenticare: il carpentiere si rivolge a un pescatore che con molte probabilità in quel momento stava "sacramentando" (ante litteram…)  "per la barba di Aronne e  tutti i profeti, che te possino…" dopo una nottata di fatica infruttuosa.

Come andrà a finire?

Gesù spiazza, come spesso gli piace fare, e dice al "provetto" pescatore: "Cambia lato", quasi a voler dire, cambia prospettiva, c'è qualcosa di più, di meglio, di altro che va oltre la tua rete e la tua barchetta. E il bello è che il pescatore si fida: figura più, figura meno...

 

Sorella, fratello: lo sta dicendo a noi oggi. Questa parola è per noi, per il nostro tempo, per questa Chiesa che si ostina a gettare reti in nottate infruttuose e le tira su sempre più miserevolmente vuote. Cambia prospettiva, cambia sguardo, vai oltre: lascia andare le tue barche, le tue reti, le tue prospettive e torna dietro a me, dice il Maestro, e impara a ridiventare pescatore di uomini. Impara a ridiventare soffio di vita per l'umanità, impara a stracciare quelle reti capaci solo di soffocare e tira fuori l'umanità da quel mare di morte popolato di leviatani quali ingiustizia, razzismo, discriminazione, corruzione, ipocrisia, idolatria spacciata per fede un tanto al kilo.

In questo modo, può darsi che qualcuno domani, ricordandoci, dica di noi: "lasciarono tutto e lo seguirono" e sia così preso dal desiderio di fare la stessa cosa.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 2 settembre 2020

Buongiorno mondo!

 

Buongiorno mondo!

Un Maestro poco "social"

 

Lc 4,38-44

 

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva.

Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo.

Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato».

E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.

 

Sembra che ci stia, pare che gli piaccia…  "impone le mani a tutti e guarisce"… figata, che ganzo!

Ma alla fine, come d'abitudine,  prende tutti in contropiede.

Il volto di Gesù che emerge dalla pericope evangelica di oggi è un volto che, diremmo noi, non è molto "social". I "like" non gli garbano molto, non va in cerca di notorietà, non ama troppa pubblicità, non vuol essere di tendenza: è un uomo che bada al sodo, un uomo che sente, profuma di autenticità.

Sia detto per inciso,  notorietà pubblicizzata e autenticità non sempre vanno di pari passo.

 

E lui questo lo sa perché lo vive. Vive il contatto con la sofferenza, con il dolore. Lo fa suo, se lo porta dentro, fa suo il tuo dolore, la tua sofferenza  perché tu possa vivere, perché tu possa rimetterti in piedi, come quella suocera che è stata liberata dalla "febbre del sabato sera", la febbre dell'apparire ad ogni costo, la febbre della notorietà a poco prezzo, le febbre del contare anche solo per un secondo.

 

Sorella, fratello: abbi il coraggio di confessare gridando: "Tu sei il Figlio di Dio" quando Lui sarà il maledetto appeso alla croce! Quando comprenderai che nel dono e nel perdono totale, offerto gratuitamente a tutti e a ciascuno senza distinzione di fede, di appartenenza, di nazione, di sesso, di cultura e di quante distinzioni tu vorrai trovare per spaccare religiosamente il capello in quattro, solo allora comprenderai il "per questo sono stato mandato":  affinché ogni donna e ogni uomo possano finalmente dire: Sono felice di far parte di questa umanità.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.