lunedì 31 gennaio 2022

Buongiorno mondo!

Mc 5,1-20


"I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura.".


Per questioni di tempo oggi sono costretto a recuperare un commento già pubblicato. Domani sarò assente.

L'episodio, narrato da Marco, è ben noto, così come è nota e particolareggiata la descrizione che egli fa dell'uomo definito "indemoniato" (con molta probabilità un uomo con gravissimi disturbi di personalità, ma lascio agli esperti la diagnosi). Quello che mi colpisce, e anche mi sconcerta un po', è la reazione di paura quando la gente vede quell'uomo "seduto, vestito e sano di mente". Penso a quanto stia diventando faticoso essere donne e uomini "seduti, vestiti e sani di mente". "Seduti", cioè non preda di reazioni emotive del momento, sempre esagitati, pronti a dar fuoco alle polveri in ogni momento, contro ogni "altro" che non sia dalla nostra parte. "Vestiti", capaci di relazioni sane e autentiche, che non si fondano sull'apparenza, che non accettano di piegarsi supinamente a ideologie che intruppano e costringono a essere "Legione", orribile divisa intessuta su trama di odio e ordito di esclusione e razzismo. 
"Sani di mente", capaci di intelligenza, ossia di capacità di non parlare alla "pancia" ma di saper leggere in profondità nelle trame della storia per cercare in essa vie di umanizzazione e non invece strade di quel potere fine a se stesso che ha il sapore disgustoso dell'oppressione e dell'ingiustizia. Sembra quasi che di questi tempi essere "Legione" stia diventando una forma di pensiero e di vita molto alla moda. 
Il Maestro ci propone la sua via per renderci "seduti, vestiti e sani di mente". Come sempre a noi la scelta. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 28 gennaio 2022

Buongiorno mondo!

Semi del Regno


Mc 4,26-34

" (…) Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra» (…)".



L'attenzione di Gesù, in questa parabola, si concentra su ciò che non si vede, o si vede a fatica, su ciò che non appare: un piccolissimo seme di senape. Il Regno di Dio, Dio stesso, si identifica con questo piccolissimo seme. Certo, diventerà un albero, crescerà, ma anzitutto Dio non si impone: è un granello di senape. Gesù ci svela la caratteristica dell'amore di Dio: la piccolezza di chi non invade, di chi lascia spazio all'altro. Non è forse lo stesso volto del Creatore già mostrato nel Genesi? Il Creatore crea ritirandosi, lasciando spazio al creato e all'umano, invitando ogni realtà a entrare nel processo della creazione alla stessa maniera del Creatore, ossia facendo spazio all'altro senza volersi estendere su tutti e tutto.

È esattamente il contrario della proposta ricevuta da Gesù nel deserto alla quale Lui ha opposto il suo netto rifiuto.

Ecco allora che siamo in grado di comprendere quale sarà l'albero che nascerà da quel piccolissimo granello: è l'albero della croce che tutti accoglie e a tutti fa sperimentare l'amore del Padre. È vero, l’albero è enorme, ma è l’albero della croce, e questa, paradossalmente, è la grandezza di Dio, è la grandezza dell’amore, che è la piccolezza somma.

In queste parabole Gesù ci invita ad una grande fiducia nella forza del seme della Parola, perché quel seme è Lui stesso, il suo stile di vita. Se accolto è capace, "che vegliamo o dormiamo", di produrre quel frutto che "si consegna" (nella traduzione letterale) come dono dentro il terreno della nostra storia quotidiana.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 27 gennaio 2022

Buongiorno mondo!

Un ascolto da guardare.


Mc 4,21-25

"(…) Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha»".



Letteralmente il testo suonerebbe così: "Guardate a quello che ascoltate". Potrebbe suonare strano: come si può guardare a ciò che si ascolta? Ma se la Parola è Luce, allora possiamo guardarla, fissare il nostro sguardo su questa luce capace di illuminare le nostre tenebre.

La misura del nostro ascolto ci sarà rimisurato: cioè, nella misura in cui ascoltiamo la Parola, noi riceviamo. Più ascoltiamo, più riceviamo! Che cosa? La nostra identità, che è essere come Dio. Tornare e ritornare, ascoltare e riascoltare anche la stessa Parola ci si accorge che essa è sempre più ampia e, allo stesso tempo, amplia, amplifica la tua capacità di ascoltare e di amare, perché quella che ascolti è una Parola d'amore.

«A chi ha sarà dato». Se non hai ascolto e non hai fiducia, se ti chiudi, non ricevi niente. L’ascolto è come un secchio: se piove e lo giri a testa in giù non riceve niente. Se lo metti girato, riceve tutto.

Il nostro ascolto è questo “essere girati”: se ti giri, con l’ascolto della Parola di Dio, davvero ne ricevi senza misura perché ciò che ascolti ti allarga la capacità di ascoltare. Ascolti una parola
d’amore. Ascoltando, aumenta la tua capacità d’amare, e quindi di ricevere e di dare: e questo senza fine.

Coraggio, giorno dopo giorno, parola dopo parola.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 26 gennaio 2022

Buongiorno mondo!

 

Servitori del Regno


Lc 10,1-9

"Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: "È vicino a voi il regno di Dio".


Gesù non è un imbonitore che presenta e decanta la sua merce per poterla vendere al maggior numero di acquirenti. Non è un venditore di padelle o materassi che ti offre una gita in autobus per venderti i suoi prodotti.
Quando dice "È vicino a voi il regno di Dio", ossia, Dio ti è vicino, si fa prossimo a te, non ti sta vendendo un prodotto in esclusiva che non troverai da nessun'altra parte.
Quando parla così ti dice: il Regno, la presenza di Dio nella storia passa attraverso al tua carne, la tua vita. Non è che Dio si manifesta con chissà quali segni: se lo accogli sei tu che ti fai segno della sua presenza.
Se uno va verso il fratello in povertà e il fratello lo accoglie, il regno di Dio è semplicemente il fatto che accoglie il fratello: accoglie l'altro come suo fratello, quindi diventa figlio. Il regno di Dio è accogliere l'uomo come fratello, che vuol dire che è figlio dello stesso padre.
Se tu ti presenti all'altro con una pistola, lui andrà a prendere il suo fucile. Se tu ci vai, da povero, con le mani aperte, in segno di dono, sarai accolto come fratello.
Non siamo padroni del Regno: siamo solo servitori. La nostra gioia e la bellezza della nostra vita sta proprio nel porgere questo dono perché tutti stiano bene e siano felici.
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


martedì 25 gennaio 2022

Buongiorno mondo!

Essere annunciatori


Mc 16,15-18

"In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura (…)".


Sappiamo che questi versetti non appartengono propriamente all'opera dell'autore che conosciamo come Marco. Sono stati aggiunti in un secondo tempo forse perché pareva brutto che il Vangelo terminasse con la paura che aveva preso le donne al sepolcro.

Tuttavia anche queste parole fanno parte del Felice Annuncio e sottolineo solamente una cosa. "Proclamate il Vangelo a ogni creatura": il compito affidato alla comunità è quello di farsi portatrice del Felice Annuncio. Non si tratta tanto di comunicare chissà quali contenuti, norme , leggi e via dicendo. Il Felice Annuncio è tale quando passa attraverso la carne di chi ha osato seguire il Maestro e ne ha assunto lo stile di vita. Non si tratta dunque di consegnare qualcosa, ma di essere un dono. Il Vangelo non è un che di esterno che si passa di mano in mano: è la vita di ciascuno "informata", cioè modellata sulla vita di Gesù di Nazareth. L'annuncio è quello dunque di manifestare il volto di quel Dio che Gesù ha rivelato Padre che desidera la felicità e il bene dei suoi figli. Non distribuiamo dunque certificati di appartenenza, ma condividiamo la nostra vita nella creazione di relazioni fraterne, come e con Lui.

Questo è l'annuncio che ci è affidato.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 24 gennaio 2022

Buongiorno mondo!

Un Dio posseduto


Mc 3,22-30

"In quel tempo, gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni» (…)
In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna». Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro»".



Possiamo chiuderci dentro le nostre certezze trasformandole in verità assolute (gli esempi di questi tempi sono lampanti e innumerevoli: è tutto un complotto … ci inoculano cose strane per controllarci ... La terra è piatta!). Questo meccanismo genera delle comode poltrone mentali sulle quali ci sediamo regalmente rifiutando anche il minimo sforzo di pensiero e guardando gli altri dall'alto, ritenendoci possessori di verità assolute e intoccabili.

Così è stato anche per Gesù con le autorità religiose del suo tempo: pur di non interrogarsi, pur di non dare risposta alle interpellanze del Maestro, han preferito liquidare la questione con un laconico e quanto mai imbarazzante: "È posseduto da uno spirito impuro". Poco prima la famiglia era venuta a cercarlo perché considerato pazzo ("È fuori di sé").
Eppure quella definizione data dalla famiglia è la migliore definizione che si potesse dare di Dio: uno "fuori di sé", che esce da se stesso per incontrare noi; uno che si fa (e diamo ragione agli scribi) "impuro" per entrare nella nostra impurità e trarcene fuori, con Lui.

Quanto di questi scribi dimora ancora in noi! Ogni volta che la sua parola mette a nudo le nostre meschinità religiose, ogni volta che il suo stile di vita mette in crisi il nostro, ogni volta che le sue scelte diventano sferzate alle nostre comode e benpensanti pratiche religiose, ecco che anche per noi "È posseduto da uno spirito impuro"; ogni volta che mette in discussione l'immagine di Dio che pretendiamo di possedere, allora lui, LUI!, è il "posseduto da uno spirito impuro".

Il Felice Annuncio è tale per chi si decide a uscire da se stesso per seguire le strade di questo Dio folle. Per chi, invece, rifiuta di mettersi in cammino è solo una serie di parole vacue pronunciate da un idealista folle che propone strade impercorribili che guastano il piacere di una vita vissuta sulla pelle altrui.

A buon intenditor…

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 21 gennaio 2022

Buongiorno mondo!

Dono prima che compito


Mc 3,13-19

"In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici - che chiamò apostoli -, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni (…)".


Dal mare alla montagna: Gesù è una persona in movimento, non sta mai fermo, e questo già sarebbe materiale di riflessione per una comunità, la chiesa, spesso ferma, con lo sguardo più al passato che al futuro. Una comunità affetta dalla sindrome della pantofola facile.

Il passaggio che Marco descrive è significativo anche per un altro motivo: il monte è il luogo simbolico per antonomasia della presenza di Dio. Gesù, dopo aver compiuto quell'esodo di cui parlavamo ieri, sale sul monte, luogo dell'incontro tra Dio e il nuovo popolo.
Qui, letteralmente "fece dodici" ("ne costituì" è una traduzione dal sapore troppo "clericale"fatta per giustificare cariche, potere e prebende), cioè crea una comunità di persone che

1. stanno con lui: condividono il suo stile di vita. Non è uno "stare" chiusi nella mistica misticheggiante del "Oh Gesù, Gesù Gesù…". È uno stare che indica il fare proprie le sue scelte, fino alla fine, fino alla fine di quella salita che qui inizia e terminerà sul Golgota a Gerusalemme.

2. per condividere la sua missione di prendersi cura dell'umanità ferita e fragile (i "demoni" rappresentano tutto ciò che si oppone, in un modo o nell'altro, al bene, alla felicità della persona).

Ciò che mi impressiona in tutto questo è che l'iniziativa è del Maestro, solamente sua. Si tratta, dunque, in primo luogo di un dono prima che un compito. E su questo dovremmo ragionarci un po'. Non è che forse noi siamo andati oltre? Non è che abbiamo scordato che il nostro essere discepoli è anzitutto un dono e che se perdiamo di vista il donatore mandiamo tutto a remengo, chiesa e Felice Annuncio compresi? Non è che ci siamo fatti padroni di qualcosa che non è nostro? 
Chiedo per un amico…


Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita

giovedì 20 gennaio 2022

Buongiorno mondo!

Exodus


Mc 3,7-12

"In quel tempo, Gesù, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall'Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidòne, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui (…)".


I farisei e gli erodiani si propongono di uccidere Gesù e Lui cosa fa? Il testo di Marco lascia intravvedere una sorta di Esodo verso la libertà: Gesù non si occupa né si preoccupa di quelli che vogliono silenziarlo. Dà il via a quell'esodo che porta alla creazione del popolo di Dio, di cui la Chiesa, la piccola barca è un'immagine.
Davanti alla crisi scatenata dalle autorità religiose Gesù non si tira indietro ma, come Parola del Padre, continua a fare ciò per cui è stato mandato, ossia annunciare la prossimità del Regno, di Dio stesso in mezzo alle sofferenze del suo popolo.

È vero. Si tratta di un momento di crisi e occorre dare una risposta a tale difficoltà. È in questo momento che nasce e si sviluppa la chiesa, la piccola barca: a chi vuole ucciderlo Gesù risponde con una comunità, un popolo che vuole essere grembo di vita.
È un monito per noi che oggi continuiamo a lamentarci e a piangere dentro questa crisi in cui si dibatte la chiesa, la comunità cristiana. Ben venga! È dentro tempi come il nostro che si nascondono le tracce per il nuovo: bisogna scavare, cercare senza paura, non restare aggrappati al nostro piccolo mondo per lasciare spazio a quello nuovo.

Siamo pur sempre solamente una piccola barca, ma abbiamo un ottimo timoniere. Basta fidarsi e entrare nell'esodo che Lui ci propone per trovare le nuove vie di annuncio del Vangelo. Una sola attenzione: Gesù può essere toccato ma non schiacciato. Schiacciato dalla presunzione della nostra conoscenza di Lui. Chi dice con troppa facilità "Tu sei il Figlio di Dio" è spesso destinato a non comprendere e a ingrossare le fila di farisei ed erodiani

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 19 gennaio 2022

Buongiorno mondo!

Mani… manipolatorie o liberanti?


Mc 3,1-6

"In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano essiccata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo (…)".



Siamo ancora di sabato, nel luogo sacro e c’è lì un uomo con la mano secca. La mano indica il potere e una mano essiccata, rattrappita non può fare nulla. Questa mano essiccata rappresenta l’unico potere che ha l’uomo, quello di prendere e resta lì nella sua presa, come la mano di un morto chiusa nel rigor mortis. Non ha la capacità di ricevere, di lavorare e di dare.

Invece di ricevere noi vogliamo possedere le cose, le persone e Dio stesso. Possedere è distruggere. Il dono non si può possedere: il dono lo ricevi e se è un dono che può fruttare, la capacità lavorativa o intellettuale, la metti a frutti e serve per donare. Il tuo potere diventa come quello di Dio, che è onnipotente nel dono perché dona se stesso.

Quella mano disseccata, "arida" traduce la Vulgata, è il segno dei cuori di coloro che stanno attorno. Interessante anche questo. L'uomo viene messo "in mezzo", la posizione del Risorto, dell'Uomo nuovo, gli altri stanno fuori dal cerchio, non entrano nella relazione vitale capace di riaprire le mani in atteggiamento di ricezione e non più in posizione di presa possessiva.

Dove stiamo noi? Come sono le nostre mani? Chiuse nel possesso o aperte nel ricevere un dono che insegna a farsi dono? Domande… domande che esigono risposte.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 18 gennaio 2022

Buongiorno mondo!

Dio per l'uomo


Mc 2,23-28

" (…) E diceva loro: "Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato".


"E diceva …": interessante questa forma verbale. È all'imper-fetto. Indica un'azione che si svolge e si prolunga nel tempo. "E diceva" arriva fino a noi perché anche oggi continua a dire. A dire che cosa? A dire che il sabato, la legge è per l'uomo e non l'uomo per la legge. Leggiamo spesso queste parole ma di fatto non ascoltiamo perché continuiamo imperterriti a coltivare pratiche che sono l'esatto contrario: prima la legge poi l'uomo, prima il comandamento poi l'uomo.

Vi invito a fare un esercizio pratico: mettiamo Dio al posto della parola sabato. Il risultato rappresenta la novità del Felice Annuncio: Dio è fatto per l'uomo e non l'uomo per Dio, perché ci ama, nutre una passione smodata per noi fino a farsi dono per noi, perché ci vuole felici come Lui. È ancora in ballo l'immagine che ci siamo fatti di Lui. Lo abbiamo reso un Dio sempre insoddisfatto, attento a che noi seguiamo le regole fin nel dettaglio pena la sua ira. Perché? Perché noi siamo così: chi si considera giusto stabilisce le regole ed esige che tutti si pieghino a queste.

Pensiamo a questo fatto. La maggior parte delle religioni prevede dei sacrifici, conosce degli aspetti sacrificali. Anche noi consideriamo l'Eucaristia un sacrificio in cui offriamo a Dio Padre la vita del Figlio. Quanto ci siamo allontanati da Gesù! Io posso anche considerare sacrificio l'Eucaristia, a patto che questa venga intesa come Gesù l'ha vissuta. L'Eucaristia per noi è un sacrificio, sì, ma non siamo noi ad offrire una vittima a Dio per placare la sua ira, bensì è Lui che si offre a noi e ci chiede semplicemente di accogliere il dono della sua vita per diventare come Lui: donatori di vita.

Allora possiamo rendere attuale il messaggio del Vangelo: "L'Eucaristia è stata fatta per l'uomo e non l'uomo per l'Eucaristia": fino a quando non comprenderemo questo resteremo lontani dalla novità del Regno.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 17 gennaio 2022

Buongiorno mondo!

Vini adulterati ...


Mc 2,18-22

" (…) Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!".



Gesù, nella sua risposta ai mugugnatori di professione (professione che resiste tenacemente nella comunità cristiana), parla di cose quotidiane: vestiti, vino, otri … Non presenta dottrine astruse che solo i "saputi" possono comprendere. Parla attraverso la quotidianissima vita ordinaria. E il suo messaggio è di una chiarezza disarmante, talmente disarmante che anche le prime comunità faticheranno a viverlo (pensiamo alla fatica di Paolo quando ai Galati chiede di decidersi: non potete fare "un po' e un po'", un po' della Legge e un po' della libertà del Regno …).

Gesù non chiede la perfezione del fariseo o il sottile ragionamento del dottore della legge. Non chiede di "essere a posto" per stare con Lui. Gesù siede a mensa con pubblicani e peccatori, fa eucaristia con loro, ma non è che questi ultimi d'incanto cambiano e si trasformano. Continuano a essere peccatori ma, a differenza di chi sta fuori dal cerchio, stanno con Lui, lo ascoltano, cercano di seguirlo e imparano a vestire l'abito nuovo e a bere il vino nuovo del Regno. Se il vino nuovo fosse un premio per il merito (sei stato buono te lo meriti) quale sarebbe la novità? Sarebbe ancora il "vino vecchio" servito da quell'Oste perennemente accigliato che spia ogni tua mossa per controllare se sei nel giusto. Quel vino, dice Gesù, non può essere mescolato col vino nuovo, non lo si può adulterare altrimenti si rischia di perdere vino e contenitori.

O siamo disposti ad accogliere questa novità e farci trasformare da questa oppure va in frantumi il contenitore, ma si perde anche il vino. Non è possibile tenere assieme queste due realtà che sposano due logiche diverse.

Insomma, anche oggi dobbiamo fare delle scelte.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 13 gennaio 2022

Buongiorno mondo!

Trasgressori per la vita


Mc 1,40-45

"In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!» (…)".


Gesù e un lebbroso: l'incontro tra due libertà capaci di trasgredire.
Così potremmo intitolare questo racconto.

Da una parte il lebbroso che si prende la libertà di trasgredire una legge che lo condannava all'esclusione, a una sorte di morte civile sostenuta da una visione religiosa che ne faceva un esempio lampante della giustizia divina: sei lebbroso perché hai peccato e Dio ti ha punito.

Dall'altra Gesù che, a sua volta, acconsente con il lebbroso a trasgredire i confini di una legge che deturpava il volto di Dio trasformandolo in un sadico geloso, incapace di consentire alla felicità delle sue creature.
Il tutto aperto dalle stesse parole che Gesù userà per chi osa camminare dietro a lui seguendo la sua proposta di vita: "Se vuoi".

"Trasgredire", ossia "andare oltre per gradi": andare oltre, oltrepassare non è forse il verbo della Pasqua? Trasgredire con il Maestro significa entrare nella sua Pasqua per rinascere da persone nuove, non più escluse e per questo "inclusive", capaci di giocarsi la propria libertà nell'accogliere un "Se vuoi" che apre spazi e orizzonti densi di umanità.

Trasgredire con il Maestro significa lasciarsi guarire da quella lebbra del cuore che, più che deturpare noi, deturpa il volto di Dio. E per questo deturpa anche la nostra esistenza.

Coraggio! "Per gradi", ognuno con il suo passo, ognuno con le sue fatiche, ma mai soli.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 12 gennaio 2022

Buongiorno mondo!

Sfebbrati


Mc 1,29-39

"In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva (…)".


Gesù esce dalla sinagoga (è un'uscita estremamente carica di significato … è un lasciare …) ed entra in una casa, anzi, in quella che ora sarà "la casa". In effetti c'è uno scivolamento tra la sinagoga e la casa: d'ora innanzi la casa, nel percorso di Gesù, sostituisce la sinagoga, o il Tempio. È la casa, il luogo delle relazioni, dove avviene e si costruisce la relazione con l'Altro e con l'altro.

Per vivere questa relazione occorre farsi guarire dalla febbre primordiale, primitiva, che mi tiene prigioniero: è la febbre del possesso, del farsi padroni di tutto e di tutti, che mi immobilizza e mi costringe nella posizione di chi beve la vita degli altri per mantenere la propria.

Occorre uscire dalla "sinagoga", cioè da un certo modo di intendere la relazione con Dio, costruita sul "do ut des", per avviare una relazione nuova, dove la gratuità si esplicita nel servizio, dove l'unico potere è quello del servire.

Siamo risorti, siamo donne e uomini nuovi se comprendiamo che l'unico potere che condividiamo è quello del servizio e del servizio alla vita.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 11 gennaio 2022

Buongiorno mondo!

Un Maestro che "rompe"


Mc 1,21b-28

"(…) Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui (…)".


È sabato, giorno di riposo e di festa. È il giorno in cui, in sinagoga, ci si reca per ringraziare l'Altissimo e mettersi in ascolto della sua Parola. Ma questa volta l'ordinaria gioia di quel momento è turbata da qualcosa di inatteso, anzi di inaudito. Qualcuno si permette di disturbare quel momento di intimità con Dio. Chi si crede di essere quel tale la cui parola è diversa da quella che si è da sempre udita? Un grido rompe il silenzio: "Cosa tra noi e te, Gesù di Nazareth?". Questa domanda era la formula che dichiarava l'alleanza tra due parti quando l'una doveva correre in soccorso dell'altra. Ecco che "la sinagoga" (rappresentata da quell'uomo urlante) sta prendendo le distanze: tu non fai parte della "nostra alleanza", tu non sei dei nostri. Perché vieni a "rovinare" la nostra religione, le nostre belle immagini di Dio che rispondono ai nostri desideri e che, soprattutto, "addomesticano" Dio confinandolo dentro il piccolo spazio del sacro e non ficchi il naso nei nostri affari?

Ecco, usciamo dalla sinagoga di Cafarnao ed entriamo in una nostra chiesa la domenica. Crediamo di essere differenti da quelli di Cafarnao? Non penso proprio. Ci siamo fatti le nostre teoria su Dio, coltiviamo con cura le nostre immagini su di lui, soprattutto quelle che "rendono", in tutti i sensi.
Siamo figli di quel serpente che ha solleticato la nostra immaginazione quando ci ha presentato l'immagine di un Dio geloso che vuole tutto per sé, anche la nostra felicità e fatichiamo ad accogliere quella parola detta con "autorità" che smonta tutto questo.

Arriva dritto a noi oggi l'ordine perentorio del Maestro di Nazareth, quello che disturba le nostre quiete assemblee tutte dedite a Dio: "Taci! Esci da lui". Per essere e vivere da figli occorre avere il coraggio di far sloggiare quel "figlio abusivo" che abita nei nostri cuori e ci impedisce una relazione autenticamente filiale con Dio.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 10 gennaio 2022

Buongiorno mondo!

Un Dio che si fa prossimo


Mc 1,14-20

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».


Ricominciamo il nostro percorso quotidiano sulle strade del Maestro, che oggi proclama per noi: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo".

Il Felice Annuncio che Gesù rivolge a noi ci dice essenzialmente questo: "Dio si fa prossimo, è vicino a ciascuno di voi (questo è il senso dell'espressione "Il regno di Dio è vicino"); cambiate il vostro modo di pensare a Lui e credete a questa buona notizia".

L'incredibile, perché di incredibile si tratta, annuncio di Gesù cade dentro una cultura religiosa che guardava a Dio come all'Altissimo, l'Irraggiungibile, Colui che è talmente Altro da non "mischiarsi" minimamente con la bassezza umana. Una cultura che non è poi così diversa dal nostro modo di pensare Dio.
Ebbene, l'annuncio, anzi, il Felice Annuncio di Gesù dichiara che non è così: Dio entra nella storia come uno di noi e la "carne" di Gesù ne è il segno più chiaro e, per i benpensanti religiosi del tempo, più assurdo e incredibile.

Convertirsi significa lasciarsi educare da Gesù a comprendere che tutte le nostre idee su Dio sono "da rifare".
Dio non entra nella storia come un "deus ex machina" ma come uno di noi, assumendosi tutte le nostre fragilità e sofferenze, demolendo così i nostri deliri di onnipotenza, mostrando cosa significa essere umani: lo si è solamente nella coscienza di essere figli che vivono da fratelli.
Gesù ci mostrerà in pratica cosa significa questo. Dobbiamo avere la pazienza e il coraggio di seguirlo e ascoltare la sua voce in mezzo alle mille voci che si spacciano per voce del Creatore.

Coraggio: daccapo, sempre.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.