mercoledì 31 agosto 2022

Buongiorno mondo!

Una Parola che risana



Lc 4,38-44


"In quel tempo, Gesù uscito dalla sinagoga entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Chinatosi su di lei, intimò alla febbre, e la febbre la lasciò. Levatasi all'istante, la donna cominciò a servirli(…)”. 



Ho sempre amato questa icona della comunità cristiana così ben dipinta da Luca con queste poche pennellate. E mi sembra che essa lo sia in modo particolare di questi tempi. Una comunità (suocera) in preda a una grande febbre, ossia paralizzata, tremante, quasi costretta più a sopravvivere che a vivere. Ogni volta che la comunità dei credenti dimentica il motivo della sua esistenza, il fatto cioè di essere a servizio dell'umanità tutta intera, senza esclusione alcuna, allora sopravviene la "febbre" che costringe all'immobilità. Tanto è vero che l'incontro con Colui che è la Parola di vita guarisce e rende di nuovo abili al servizio ("cominciò a servirli"). Le nostre comunità hanno bisogno di tornare alla voce del Maestro, hanno necessità di abbeverarsi alla fonte della Sua Parola per poter essere risanate da tante storture, da tante "febbri" che le tengono immobili: la febbre della paura di perdere la propria identità, la febbre del rifiuto dell'incontro, la febbre dell'esclusione, la febbre del dogmatismo che si infila come un tarlo in ogni discussione per impedire qualsiasi dialogo (e come siamo abili a trincerarci dietro espressioni quali: "Lo dice la Chiesa!", "Lo afferma il catechismo!" ma senza mai lasciarci afferrare in profondità dalla persona di Gesù: ricordo che la nostra fede non è in un dogma, ma in una persona e che se manca questo presupposto tutto il resto è carta straccia!). Papa Francesco ci ha offerto indicazioni preziose per trovare rimedio e guarire dalle nostre (spesso insane) "febbri". Il primo passo sarebbe quello di prendere coscienza del nostro bisogno di guarigione confidando senza paura nel potere liberatorio e liberante della Parola che si è fatta carne e chiede di continuare a farlo ancora oggi attraverso di noi. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 30 agosto 2022

Buongiorno mondo!

Esci da questa terra



Lc 4,31-37


“(…) Nella sinagoga c'era un uomo con un demonio immondo e cominciò a gridare forte: «Basta! Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? So bene chi sei: il Santo di Dio!»(…)”. 


Con questa descrizione l'evangelista indica come i discepoli restano attaccati alla visione della "sinagoga"; pur percependo la reale portata della novità contenuta nella proposta di Gesù oppongono resistenza ("gridando forte", ovvero dell'impossibilità di stabilire una comunicazione corretta). Conoscono bene quanto Gesù propone, capiscono quanto sia impegnativo e faticoso affrontare un nuovo esodo per assaporare la libertà del Regno di Dio (e abbandonare di conseguenza la sognata e attesa restaurazione del Regno d'Israele), ma nonostante tutto restano tenacemente attaccati alla loro tradizione e cercano addirittura di tirare Gesù dalla loro parte ("sappiamo che sei il "Santo di Dio", cioè l'atteso, il Messia che deve riportarci all'antico splendore, inaugurando "la vendetta del nostro Dio"). 

Mi pare stia capitando anche oggi, con troppa facilità. Troppe persone "nella sinagoga" gridano come forsennate per imporre la propria ragione; troppi "cristiani" girano per le strade tenendosi un Gesù in tasca fabbricato secondo le loro esigenze e, alla bisogna, pronti a picchiarlo sulla testa di chi non condivide il loro pensiero o il loro modo di intendere la fede. "Troppe sinagoghe urlanti", troppo strepito... l'unica risposta del Maestro è un ordine: "Taci, esci da costui". È  il tema dell'esodo: ascolta e mettiti in cammino, esci dalle tue convinzioni (ad Abramo fu detto: "Esci da casa tua, dalla tua terra..." insomma da tutto ciò in cui ti sei riconosciuto fino ad oggi), lascia quella "sinagoga" incapace di aprirsi al Regno, esci... vai oltre... Il Maestro, mentre noi urliamo, è già avanti, è già passato oltre. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 29 agosto 2022

Buongiorno mondo!

La danza della morte



Mc 6,14-29


“(…) E le fece questo giuramento: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». La ragazza uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista»(…)”. 



Erode è sempre vivo oggi.. È ben vivo e operante ogni volta che alla verità anteponiamo i nostri interessi a tutti i costi. Anche nella Chiesa Erode trova spazio, ogni qualvolta essa cerca a tutti i costi di salvaguardare posizioni di potere, di prestigio; ogni volta che la comunità cristiana dimentica di mettersi il grembiule del servizio e indossa l'armatura del predominio e del potere, essa apre le porte a Erode, essa balla la danza di morte della figlia del re. Ogni volta che alla condivisione la comunità preferisce conservare la propria ricchezza, essa indossa gli abiti della moglie del re e si fa padrona della vita degli altri. Ogni volta che restiamo silenziosi davanti alla brutalità di politiche che mettono in atto scelte anti-umane solo per guadagnare consenso e conservare il potere, ogni volta che spalanchiamo le Chiese per le nostre belle celebrazioni ma poi applaudiamo a chi chiude porti e porte in faccia a chi cerca dignità e lavoro, ebbene, ogni volta che questo accade Erode continua a esercitare il suo potere e noi danziamo con la figlia la danza della morte. Quanta strada ancora perché Erode finalmente sia messo a tacere! Non ci scoraggiamo: la forza del Regno è più forte di qualunque forza di morte attorno o dentro di noi, ma ha comunque bisogno che noi usciamo da quella sala. Sta a noi scegliere, come sempre. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 26 agosto 2022

Buongiorno mondo!

L’olio della “fides formata”



Mt 25,1-13


“(…) Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. 

Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora". 



Al di là del riferimento al ritorno del Cristo (non facciamone un problema distogliendo l'attenzione dal “qui e ora”, come già successe nelle comunità primitive...) Gesù insiste sul fatto che chi lo segue viva sempre "all'erta", in vigilanza continua, attento al più piccolo segno della sua presenza. Per questo occorre tenere rifornite "le lampade" con l'olio della fede. Attenzione: non con l'olio della religione ma della fede, che è autentica solo quando è in-formata, plasmata dalla carità concreta, quella quotidiana, quella invisibile, che non dà gloria né onori, ma che sa riconoscere la presenza del Maestro nel quotidiano. Così ogni semplice fatto diviene evento, un “kairòs”,  luogo teologico in cui riconoscere la sua Presenza. 

Se l'olio delle nostre lampade è fatto di partecipazioni assidue a tutti i riti possibili (mi ricordo di una simpatica vecchietta che un giorno mi disse che cercava di "pigliarsi" più Messe possibili al giorno per "accumulare" in caso di magra!), ma non ha il sapore e il colore della carità, è un olio che ci farà arrivare in ritardo al banchetto, e rischieremo anche noi di sentirci dire: "Non vi conosco". Vegliare è dunque restare bene attenti a che il nostro olio sia genuino e che la sorgente della carità continui a far fluire dentro le nostre lampade il prezioso liquido che ci permetterà di riconoscere lo Sposo anche nei momenti bui della vita e partecipare con Lui al banchetto della vita. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 25 agosto 2022

Buongiorno mondo!

Donne e uomini svegli



Mt 24, 42-51


"Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà". 



Ecco l'invito che il Maestro rivolge ai suoi, a noi, quest'oggi. 

Vegliare è stare attenti, è "esserci" sempre e dovunque. 

Vegliare è non accettare supinamente quelle false verità che cercano in tutti i modi di addormentare la coscienza, di indurre a scelte di comodo, di annacquare il buon vino del Vangelo per renderlo innocuo e accettabile a tutti, svilendolo e impoverendolo, svuotandolo del suo potenziale di liberazione e di progettualità per un'umanità nuova. 

Vegliare è non prestare attenzione al tintinnio tentatore del denaro come unico valore che guida le scelte quotidiane, ma essere attenti al flebile grido di aiuto che arriva a noi dalla porta accanto, che spesso non udiamo perché addormentati e intorpiditi dalle mille voci che ci spingono a consumare nell'illusione di farci stare meglio. 

Vegliare è saper rischiare, rivendicare le scelte della propria coscienza anche quando esse non sono in linea con la Chiesa ma che sentiamo profondamente evangeliche perché aprono alla vita, all'amore, alla giustizia. 

Vegliare è essere attenti a cogliere il più piccolo segno della presenza del Maestro in mezzo a noi, colui che insieme a noi si fa sentinella perché niente e nessuno possa rubarci la dignità di

uomini e donne che cercano insieme una via alla felicità e alla pienezza di vita. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 24 agosto 2022

Buongiorno mondo!

Donne e uomini “sine cera”, veritieri



Gv 1,45-51

“(…) Natanaèle gli disse (a Filippo): «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?»(…)“. 



Nazaret, villaggetto del profondo nord, di quelli essenziali fino all'osso, fatto di gente dura, schiva, rotta alla fatica e abituata a sopravvivere alla stessa fama della propria terra, la Galilea. Nazaret, il luogo del popolo fatto di am ha'aretz, quelli che Silone, in "Fontamara" chiama i "cafoni", tanto per intenderci. Si tratta di quella terra che il finissimo profeta/poeta Isaia ha definito come "Gelil-ha-goym", "il distretto dei pagani", che diventerà semplicemente come il titolo di un film: "Il distretto". Un terra di teste calde e covo di terroristi (gli zeloti); i galilei sono facilmente riconoscibili persino dalla cadenza del loro modo di parlare (le storielle abbondano in questo caso). Da questo mondo variegato, spesso lontano dai dettami ufficiali della religione giudaica, in questo piccolo mondo a sé stante, giudicato dai più perso e maledetto da Dio, Dio ha trovato la possibilità di far nascere "qualcosa di buono", perché Dio non guarda alle apparenze ma guarda al cuore. Bartolomeo/Natanaele avrà il suo bel cammino da fare dietro quel Maestro, venuto dalla Galilea, per imparare a guardare il mondo, la vita, le persone con gli occhi del Dio di Gesù. Avrà il suo bel da fare per smontare i propri tanti pregiudizi in cui è cresciuto e che l'hanno fatto sentire superiore per molti anni ai "cafoni" della Galilea. Eppure, nel Vangelo c'è sempre un "eppure" che sconvolge, di lui Gesù dirà: "Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità": un uomo che non si veste di ipocrisia, un uomo che sa andare oltre. È l'augurio per la giornata di oggi: a te che cerchi di assomigliare ogni giorno al Padre, anche se con fatica e con tutte le tue fragilità arranchi dietro al Maestro, proprio tu possa sentirti dire dal Signore della Vita: "Ecco davvero qualcuno in cui non c'è falsità". 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 23 agosto 2022

Buongiorno mondo!

Vivere in autenticità


Mt 23,23-26

“(…) Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto mentre all'interno sono pieni d’avidità e d'intemperanza (…)”. 



Quel titolo affibbiato da Gesù ai teologi ufficiali (gli scribi) e ai farisei (separati dal resto per non contaminarsi) potremmo tradurlo anche così: "Commedianti" o "Teatranti" (perché tale era il significato del termine ipocrita). L'attore è colui che recita una parte impersonando un volto e dando a quest’ultimo una "maschera di credibilità". Marlon Brando non è il "Padrino", anche se è immenso quando recita in quella parte! La sferzata di Gesù è per tutte e tutti coloro che "giocano" a ritagliarsi il ruolo di cristiano, e soprattutto del cristiano modello perché "fedele a tutte le battute", comprese quelle che contengono evidenti errori. 

Gesù non ha bisogno di attori, per quanto ben preparati, ma di persone autentiche, di persone di cui si possa dire senza tema di smentita: "Ecco un uomo in cui non c'è falsità" come Gesù fermò di Natanaele. In questi tempi in cui ognuno pare avere la verità assoluta in tasca, io tengo il mio sguardo fisso sul vangelo e su Colui che è Lui stesso vangelo, buona notizia di vita, lasciando che la Sua verità si sveli giorno dopo giorno e mi attiri con forza. Non sento il bisogno di gente che urla e strepita perché "la parte glielo impone": di commedianti ne abbiamo già fin troppi; di "lucidatori di sacre stoviglie", "professionisti del sacro" e "funzionari di Dio" non sappiamo che farcene, per non parlare di tutte e tutti coloro che oggi parlano di “bene comune” ma che il bene comune non sanno manco come si scrive e usano tali parole solamente per fingere di essere preoccupati della nazione (che chiamano abilmente “patria”) che sotto sotto considerano una vacca da mungere. Abbiamo bisogno di uomini e donne fragili ma autentici, incalliti cercatori e portatori di vita, amanti perché amati, capaci di perdono perché continuamente perdonati, servi perché serviti dal Dio amante della vita. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 22 agosto 2022

Buongiorno mondo!

Un Dio “fuori dagli schemi”



Lc 1,26-38

"In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria (…)”. 


Cominciamo bene: per la sua "entrata in scena" nel mondo Dio non poteva scegliere di peggio: Nazareth. Villaggio oscuro, nominato forse una volta nell'AT e per di più in quella regione di teste calde, nazionalisti all'estremo, che era la Galilea. Niente Gerusalemme, niente tempio, niente sacerdoti: solo gentaglia che di suo aveva anche un dialetto che li faceva subito riconoscere. Fin dall'inizio Dio ha le idee ben chiare: se passo da Gerusalemme mi "ingabbiano" ancor prima che pronunci una parola, mi mettono nei loro schemi religiosi e addio buona notizia. 

Ma ancor di più, al suo arrivo sceglie una coppia che già aveva fatto i suoi progetti (o quanto meno le famiglie già avevano siglato il patto per le nozze) e sbaraglia tutto infilandoci un figlio, il Figlio, che stravolgerà non solo le loro, ma anche le vite di quanti lo incontreranno e decideranno di seguirlo. Ecco come è fatto il nostro Dio: non parte da persone religiose, perfette, pronte all'uso, ricche di spiritualità e ripiene di santa teologia. Parte da chi noi non potremmo degnare di uno sguardo e da lì apre una storia che si fa sorgente di vita per chi sa accogliere senza pregiudizio il suo messaggio, senza la puzza sotto il naso di chi, dall’alto della sua religiosità, può permettersi di dire: "Cosa può mai venire di buono da Nazareth?". Ecco quello che può venire di buono: un Dio che sceglie di farsi uno di noi per farci come Lui. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 19 agosto 2022

Buongiorno mondo!

Non obbedienti ma assomiglianti



Mt 22,34-40

“(…) Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti". 


Nel dibattito tra i rabbini del tempo si era arrivati a definire l'osservanza del sabato come il comandamento più importante. Gesù nella sua risposta riporta la questione al centro vero e proprio, ribadendo come l'amore a Dio e all'uomo, inscindibili tra loro, costituiscono il nucleo della Legge, mentre tutto il resto non è che un corollario. Perdere di vista tale nucleo significa svuotare di significato anche il più piccolo precetto. 

Non dimentichiamo che Gesù offre questa risposta a un dottore della legge; per chi invece vuole essere suo discepolo, per gli appartenenti alla comunità cristiana, occorre andare oltre. La proposta di Gesù supera anche il concetto tradizionale di obbedienza al precetto sostituendolo con quello dell'assomiglianza. Il credente non è colui che obbedisce, ma colui che in primo luogo assomiglia al Padre praticando un amore simile al suo (un amore che fa sorgere il sole sui giusti e sugli ingiusti indistintamente, al di là degli eventuali meriti, un amore non legato a patenti di appartenenza, un amore che va oltre la codificazione teologica o la sua espressione catechistica e/o rituale, insomma un amore libero e liberante). Per il credente che segue la via di Gesù l'amore all'uomo diventa il criterio di verifica (verum facere: criterio di autenticità) del cosiddetto amore a Dio. Assistiamo oggi a tanti spettacolini, anche liturgici, dove si sbandiera il proprio amore a Dio. Purtroppo tali esternazioni liturgico-spirituali non trovano corrispondenza nell'ascolto del grido di sofferenza del fratello o della sorella che vivono accanto a noi, che fanno parte della nostra storia. Siamo capaci di pregare Dio perché si occupi di tali sofferenze, ma noi non muoviamo un dito per farcene carico. Il nostro "amore a Dio", davanti alla sofferenza del fratello o della sorella si carica di " ma, però, forse, vedremo..." o peggio, di frasi del tipo: "meglio aiutarli a casa loro" (occhio non vede...). Gesù oggi ci riporta al cuore della fede, che non è altro che la carità vissuta nel quotidiano come manifestazione dell'amore del Padre. A noi la scelta. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 18 agosto 2022

Buongiorno mondo!

Portatori sani di gioia



Mt 22,1-14

"Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire (…)”. 



Potrei stare qui ore a spiegare che dietro questa parabola si cela uno schema detto "di sostituzione" tra l'Antico e il Nuovo popolo dell'Alleanza o farvi una testa così sulle differenze tra la versione di Matteo e quella di Luca. Ma questo post non è un bigino di preparazione a un esame di Scrittura, quindi mi limito al solo incipit e alla provocazione che lancia a me e che con voi condivido. 

Il Regno è un come un banchetto di nozze: è una realtà gioiosa, è una proposta di gioia che il Padre offre a tutti, indistintamente, senza esigere eventuali patentini di appartenenza. Capire questo significa accogliere la logica del Regno, il cui centro non sono le mie credenze ma anzitutto l'accoglienza di un dono gratuito che chiede di essere condiviso. È  proprio il dono accolto che mi permetterà di trovare "l'abito" giusto. Ma mi piace porre l'accento sul fatto che Dio invita alla gioia, non alla musoneria. I discepoli del Maestro sono portatori sani di gioia, quella gioia autentica che nasce dalla fraternità solidale, quella gioia che nasce da un perdono sempre accolto e sempre condiviso, quella gioia che nasce da sguardi che comunicano vita. Al contrario, gli zelanti servi del Signore sono sempre in preda alla tristezza, devono sempre correre dietro a chissà quali "affari", impegnati in battaglie durissime per salvare il mondo (dimenticando che il mondo lo salva Dio, e lo fa con noi, almeno con chi vuole lavorare con lui e non con delle immagini distorte di Lui!). Non abbiamo bisogno di zelanti "segnalatori" di eresie, non ci servono "maestri del sospetto", che vedono male ovunque; il Regno non ha bisogno di "buttafuori", ma di "buttadentro" affinché il banchetto possa avere finalmente inizio. 

A tutte e a tutti un abbraccio. Buona vita.

mercoledì 17 agosto 2022

Buongiorno mondo!

Dal merito alla grazia



Mt 20,1-16

"Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?". 



Questo "invidioso" non è del tutto corretto, per quanto ci possa stare. Il padrone chiede se "il tuo occhio è malvagio", che nella Bibbia indica la taccagneria, l'avarizia, il "braccino corto" insomma. La parabola invita ancora un volta, e in maniera forte, ad abbandonare la categoria del merito per entrare in quella della gratuità (detto in altri termini, a passare dalla religione alla fede). Davanti al "padrone della vigna", una volta accettato l'invito a lavorare, non possiamo vantare alcun merito (merito ha la stessa radice di meretricio, e qui la cosa si fa divertente... se penso a tutte le parole udite in questi anni nelle nostre chiese a proposito del "meritarsi" l'amore di Dio!). Il Maestro invita i suoi, cioè noi, a uscire da quella religiosità "do ut des" tanto mortificante e avvilente per la nostra dignità di uomini e donne (come può essere mortificante e avvilente qualsiasi forma di meretricio) e a entrare nella libertà che nasce dalla gratuità e dalla coscienza di lavorare con il Padre alla realizzazione del suo sogno, del suo progetto. Proviamo a cambiare i nostri sguardi, spesso rivelatori dei nostri supposti “meriti”, e chiediamo in dono gli stessi occhi e lo stesso sguardo del Padre sull’umanità che ogni giorno incrocia la nostra storia e i nostri occhi. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 16 agosto 2022

Buongiorno mondo!

Un Regno di Signori, non di ricchi



Mt 19,23-30

“(…) Difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli»(…)”. 



Se Gesù stesso dice "difficilmente", c'è da credergli. Gesù non condanna la ricchezza in se stessa; egli condanna piuttosto il fatto che tu credi di possedere denaro e ricchezza, ma in verità sono denaro e ricchezza a possedere te. Il regno dei cieli è un posto per signori e non per ricchi. Nel vangelo, infatti, il signore è colui che da, a differenza del ricco che è colui che ha e trattiene per se, incurante e indifferente verso tutto e tutti. Nella parabola del povero Lazzaro e del ricco "epulone", questi si autocondanna a causa della sua indifferenza, non per il fatto di essere stato ricco. Il problema è che ha lasciato che la ricchezza si impadronisse del suo cuore, impedendogli di vedere Lazzaro accanto a lui (tanto che anche dopo morto lo considera alla stregua di un cameriere: manda Lazzaro a prendermi dell'acqua!). Papa Francesco ha già speso tante parole a questo proposito, e quindi vi rimando ad un ascolto attento e libero da tutti quei pregiudizi che gli immancabili "maestri del sospetto" onnipresenti riversano su ogni parola del papa (della serie "Non è Francesco"…). La scelta è ancora una volta tra Dio e il denaro (e tutto ciò che il denaro comporta quando viene elevato alla in-dignità di idolo!). E tale scelta non si fa condendo il tutto con una serie di "si, ma, però...". 

Chiediamoci piuttosto se davvero possiamo fare nostre, davanti al Maestro, senza arrossire, le parole di Pietro: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?». 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 12 agosto 2022

Buongiorno mondo!

Discernere


Mt 19,3-12


“(…) Rispose loro: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio»(…)”.  


Non voglio entrare nel merito della questione sulla quale papa Francesco con Amoris Laetitia ha già detto quel che c'era da dire. Voglio sottolineare che Gesù con la sua risposta evita accuratamente di entrare nel gioco della casistica farisaica (dichiarandosi così o per la scuola di Hillel e per quella di Shammai, quasi fosse una semplice questione di appartenenza o di bandiera!) e riporta la questione al cuore: il progetto del Padre che spesso i "padri" hanno perso di vista o si sono rifiutati di seguire. Questo è il punto. Credo che la prima questione cui dare risposta sia quella di fare discernimento insieme  per riproporre all'umanità, in maniera intelligibile e affascinante allo stesso tempo, il senso e il significato del progetto del Padre. Per fare questo non serve ribadire leggi, precetti; non serve ripetere, magari stiracchiandola, una dottrina che TUTTI dicono di conoscere ma che pochi alla fine osservano (soprattutto i "puristi" della cattolicità... fate quello che dicono ma non fate... la conosciamo la storia vero?). Occorre fare discernimento sulla volontà di Dio (e Gesù questa ce l'ha chiarita per bene, ma noi come sempre svicoliamo su altre vie, soprattutto quando Dio stesso non rispetta la santa dottrina cattolica: non lo sapevate, beh fatevene una ragione, ma è così: Dio non è cattolico, è oltre). Occorre ripartire dal cuore del Padre: questo Gesù chiede ai suoi nella sua parola. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 11 agosto 2022

Buongiorno mondo!

Osare il perdono


 

Mt 18,21-19,1

“In quel tempo Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette (…)”. 


 

Pietro ha ascoltato le parabole di Gesù sulla misericordia di Dio. Conosce la sua capacità di comprendere, scusare e perdonare. Anche lui, Pietro, è disposto a perdonare “molte volte”, ma: c’è un limite a queste “volte”?

La risposta di Gesù è chiarissima: “Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette”: devi, cioè, perdonare sempre, in ogni momento, in maniera incondizionata. Insomma, Gesù fa capire che non vi sono limiti al perdono.

Nel corso dei secoli abbiamo cercato mille modi per mitigare la risposta di Gesù: “perdonare sempre è dannoso”; costituisce “un incentivo per l’offensore”; si deve “prima esigere il pentimento”. Tutto questo sembra ragionevole, ma nasconde e sfigura quello che pensava e viveva Gesù.

Quasi sempre, quando ho scritto sul perdono, mi è capitato di ricevere lettere o messaggi in cui mi si accusava di dimenticare la sofferenza delle vittime, di non comprendere l’umiliazione di chi è stato ferito, di “non avere i piedi per terra”, di non “sapere come va il mondo”. 

Non mi è difficile comprendere questa resistenza al perdono. Non posso, in effetti, non intuire la rabbia, l’impotenza e il dolore di chi è stato vittima della violenza. Ma proprio il risentimento e l’aggressività che si avvertono tra le righe di chi mi scrive mi fanno vedere con chiarezza ancora maggiore cosa sarebbe un mondo in cui fosse soppresso il perdono. Quando Gesù invita a non porre limiti al perdono, sta invitando a seguire la via più sana ed efficace per sradicare il male dalla nostra vita. Le sue parole poi acquistano una profondità ancora maggiore per chi crede in Dio come fonte ultima del perdono: “Perdonate e sarete perdonati”. 

Diceva tanto tempo fa Henri Lacordaire: “Vuoi essere felice per un momento? Vendicati. Vuoi essere felice per sempre? Perdona”.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 10 agosto 2022

Buongiorno mondo!

Il dono della vita


Gv 12,24-26

“(…) In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto (…)“. 



Tutti conveniamo sul fatto che per continuare ad esistere occorre nutrirsi; si mangia per vivere... naturalmente (poi magari per qualcuno è il contrario e le tante, troppe, povertà che abitano la nostra storia ne sono un segno eloquente. Per alcuni pochi (ma sono sempre di più) si vive per mangiare… non solo cibo, ma potere, denaro… e via dicendo). 

Il nostro corpo fisico, biologico, per funzionare ha bisogno di quel carburante che chiamiamo cibo. Ma non siamo solo un corpo, un'entità fisica. Siamo molto di più, e io amo definire questo come l’essere spirituale che ciascuno di noi è e che vive storicamente questo “hic et nunc” quotidiano che per noi, credenti nel Risorto, si fa ogni giorno “kairòs”, tempo fuori dal tempo, consapevolezza di un’eternità incarnata che cammina nella storia tracciando sentieri di vita.

Il cibo, il nutrimento che mantiene viva e vitale questa parte “storicamente materiale” di noi é esattamente il nostro farci cibo per gli altri. Come il corpo vive perché nutrito, così la nostra essenza spirituale, il nostro essere spirituali, si mantiene vivo e vitale facendosi nutrimento, facendosi dono, pane, o come si voglia dire. È il senso del seme che morendo permette il proprio realizzarsi in una vita che fruttifica a favore di altri. Il Maestro ce l'ha mostrato di persona, consegnando tutto se stesso per la nostra vita. A noi fare la nostra scelta. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 9 agosto 2022

Buongiorno mondo!

Fides formata



Mt 25,1-13

“(…) Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora”. 



Al di là del riferimento al ritorno del Cristo (non facciamone un problema distogliendo l'attenzione dal “qui e ora”, come già successe nelle comunità primitive...) Gesù insiste sul fatto che chi lo segue vive sempre "all'erta", in vigilanza continua, attento al più piccolo segno della sua presenza. Per questo occorre tenere rifornite "le lampade" con l'olio della fede. Attenzione: non con l'olio della religione ma della fede, che è autentica solo quando è formata, plasmata dalla carità concreta, quella quotidiana, quella invisibile, che non dà gloria né onori, ma che sa riconoscere la presenza del Maestro nel quotidiano. Così ogni semplice fatto diviene evento, un “kairòs”,  luogo teologico in cui riconoscere la sua Presenza. Se l'olio delle nostre lampade è fatto di partecipazioni assidue a tutti i riti possibili (mi ricordo di una simpatica vecchietta che un giorno mi disse che cercava di "pigliarsi" più Messe possibili al giorno per "accumulare" in caso di magra!), ma non ha il sapore e il colore della carità, è un olio che ci farà arrivare in ritardo al banchetto, e rischieremo anche noi di sentirci dire: "Non vi conosco". Vegliare è dunque restare bene attenti a che il nostro olio sia genuino e che la sorgente della carità continui a far fluire dentro le nostre lampade il prezioso liquido che ci permetterà di riconoscere lo Sposo anche nei momenti bui della vita e partecipare con Lui al banchetto della vita. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 8 agosto 2022

Buongiorno mondo!

Poveri ma liberi



Mt 17,22-27

“(…) Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». Rispose: «Sì» (…)”. 



La commistione tra religione e denaro è, a mio avviso, una sorta di campo minato. Potrebbe andare bene nella misura in cui ci si serve del denaro, anche se resto con qualche dubbio. Oppure potrebbe esplodere, causando non pochi danni, come spesso è successo e succede tuttora, quando non ci si serve del denaro ma ci si mette al suo servizio. Non mi illudo: il denaro serve certamente, ma, sempre a mio modesto avviso, dovrebbe passare di mano in mano fino a fermarsi dove c'è veramente bisogno, per poi riprendere la sua corsa. Una volta si diceva che il denaro era lo sterco del demonio: a me pare che qualcuno, anche nella Chiesa, debba avere una diarrea tremenda, vista la quantità di liquidi che ha accumulato! 

Ripeto un'espressione che mi piace e mi aiuta a evitare certe tentazioni: vorrei una chiesa più preoccupata dell'economia della salvezza che della salvezza dell'economia, una chiesa con le mani libere, non preoccupate di correr dietro a ogni potente che le assicuri sicurezza e ricchezza. Una chiesa dove la povertà non è stupida esaltazione della miseria o vana promessa di un paradiso che domani distribuirà premi a gogo (e non confondiamo le Cayman con l'Eden!), ma una povertà che ha il sapore della condivisione e della solidarietà. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 5 agosto 2022

Buongiorno mondo!

Libertà da liberare


Mt 16,24-28


“(…) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.  (..)“. 



La proposta del Maestro si delinea in questo modo: rinnegare se stessi, cioè rinunciare ad ogni ambizione personale, specialmente in ciò che riguarda il potere e il possesso (si tratta di una riformulazione della prima beatitudine). "Prendere la propria croce": la croce non viene data da Dio (come spesso pensiamo davanti alle situazioni difficili o drammatiche della vita: Dio non si diverte a "crocifiggere" i suoi figli). La croce è una scelta del discepolo e significa caricarsi del disprezzo che viene dal seguire il Maestro, lo stesso disprezzo che è stato riversato su di Lui; accettare, in fondo, di essere perseguitati e banditi dalla società e dalle istituzioni che spesso operano in questo modo credendo di "dar gloria a Dio". Anche qui è una riformulazione dell'ultima beatitudine. Queste sono le condizioni irrinunciabili per poter seguire il Maestro lungo le vie del Regno. Un'ultima nota: seguire significa stare dietro. I posti sono ben definiti e nessuno può avere l'ardire di conoscere meglio la strada. Anche questo è rinnegare se stessi e fidarsi/affidarsi totalmente a Lui. Immaginiamo ora una comunità di persone (perché sempre di comunità si tratta, non si è mai cristiani da soli) che vive tutto questo e chiediamoci: da quante ambizioni di potere e possesso occorre ancora liberarci per seguire il Maestro? Da quante "croci" fabbricate "ad hoc" per giustificare le nostre inerzie? La sequela del Maestro esige una profonda e radicale libertà, anche e soprattutto da tutte quelle false immagini che ci siamo fatti di Lui: immagini che rassicurano, che offrono certezze e sicurezze assolute. Rinnegare se stessi non è forse rinunciare anche all'ambizione di rinchiuderlo troppo in fretta nei nostri schemi? 

A tutte e a tutti un abbraccio. Buona vita.

giovedì 4 agosto 2022

Buongiorno mondo!

Domande


Mt 16,13-23

“(…) Voi chi dite che io sia? (…)“.


Questa la domanda che campeggia nella pagina evangelica di oggi. Domanda che ogni giorno deve avere una risposta; domanda che non lascia nella tranquillità di una risposta data una volta per sempre. Domanda che esige profondo coinvolgimento personale, non asettica adesione al dettame esterno di una verità spesso usata più per andare "contro" che non per proporre alternative di vita. Domanda che deve plasmare cuore e mente e generare l'uomo nuovo, l'uomo che finalmente scopre la sua identità di figlio amato capace di assomigliare al Padre. Una domanda che non si accontenta della rispostina facile, imparata negli anni lontani del catechismo. Una domanda che reclama tutta la fatica del crescere quotidiano e che trova la sua risposta nella profondità della vita che si apre all'annuncio del Maestro. Una domanda che invita sempre ad andare oltre, a non accontentarsi, a non presumere mai di sapere, a vincere la farisaica tentazione del “noi sappiamo”.

Una domanda alla quale non devi fornire solamente una risposta ma per la quale devi farti risposta, alla sequela del Maestro. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 3 agosto 2022

Buongiorno mondo!

Chi sta fuori obbliga a uscire



Mt 15,21-28


“(…) Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini» (…)”. 



Ciascuno si rilegga tutto il passo in questione (sempre il vangelo della messa), ma di primo acchito una risposta così mi lascia sconcertato. Ma come, Gesù ha appena rotto in maniera violenta con le istituzioni religiose della sua terra, se ne va in giro in territorio pagano (nei dintorni di Tiro e SIdone) e così si rivolge alla donna disperata per sua figlia? Ma nemmeno con il centurione romano era arrivato a tanto ( e ne avrebbe avuto ben donde)! Dietro la durezza di queste parole (addolcita dai "cagnolini": i pagani erano considerati da tutti semplicemente "cani") scopriamo però l'invito profondo di Gesù alla donna che si ritiene inferiore perché pagana (inferiore all'ebreo). A lei Gesù indica la via: per uscire dal suo stato deve anzitutto essa stesa riscoprirsi "figlia". Una volta accolta questa nuova identità, allora anche la propria figlia troverà vita, salvezza dal male che la tormenta. Insomma: per guarire la figlia deve farsi figlia essa stessa, mettere in atto una conversione profonda che la conduca dalla falsa immagine di Dio che si è fatta (il dio che esclude i pagani, il dio che traccia confini, il dio che esige servile obbedienza) al volto del Dio che Gesù offre. Da Dio al Padre, da madre a figlia. Ed è questa la via che ciascuno deve percorrere nel proprio territorio pagano. Sì, perché ognuno di noi vive la stessa esperienza di quella madre: pensiamo di essere credenti, ma siamo solamente religiosi; crediamo in Dio, ma non ci affidiamo al Padre; celebriamo l'Eucaristia, ma non condividiamo un pane di vita. La strada della conversione è lunga, ma il Maestro non disdegna di passare anche nella nostra "Tiro e Sidone". Ed è Lui a tracciare la strada perché è Lui il primo che “si converte” a quella donna.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 2 agosto 2022

Buongiorno mondo!

Passeggiate… divine



Mt 14,22-36

“(…) Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!» (…)”.


Già con il fatto stesso di camminare sull'acqua Matteo indica che Gesù compie un'azione che era tipica e propria di Dio (come dice bene il libro di Giobbe), quindi apre uno spiraglio alla comprensione dei discepoli circa la persona stessa di Gesù. Proprio per questo arriva la "verifica" da parte di Pietro: "vediamo se è davvero chi dice di essere!". Sappiamo come è andata, sappiamo che la paura in Pietro prende il sopravvento (è il caso di dirlo!) sulla fede, tanto che deve gridare a Gesù perché lo salvi. E qui, insieme alla mano tesa, arriva la risposta di Gesù: "...subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Pietro aveva pensato: "Vediamo quanto è bello giocare a fare Dio, vediamo quanto si sta bene ad assumere un po' quel ruolo, che vista si gode da lassù!". Pietro si fa un'immagine errata della condizione divina di Gesù, e quindi di Dio. Gesù non può essere considerato come una sorta di supereroe che al minimo grido di pericolo accorre e magicamente sistema le cose, i guasti della vita, i "venti contrari". La condizione divina propria di Gesù è offerta a tutti a patto che essa si fondi sul dono totale di sé. Non è una condizione di potere assoluto, ma di servizio totale, di dono totale della propria vita. Per questo Gesù rimprovera Pietro: il suo mondo interiore è ancora intriso di quella visione religiosa in cui basta "essere a posto", in regola con tutte le prescrizioni e osservanze perché si possa avere Dio a propria disposizione nei momenti di difficoltà in modo che Lui possa risolvere tutto. Gesù chiede di stare al suo fianco e di assumere la sua condizione nella maniera in cui Lui la manifesta: è il Dio che non è venuto per farsi servire, ma per servire e far sì che a tutte e a tutti sia data la possibilità di vivere in pienezza fin da ora. Solo così le "acque" torbide del male, dell'ingiustizia, della violenza, del sopruso, dell'esclusione, della chiusura e dell'indifferenza non "inghiottiranno" la nostra fede. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 1 agosto 2022

Buongiorno mondo!

Pane che si fa vita, vita che si fa pane



Mt 14,13-21


“(…) Gesù rispose: «Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare» (…)”. 



Quel "date loro voi stessi da mangiare" potremmo comprenderlo nel senso di "cercate qualcosa per sfamare questa gente" oppure nel senso di "fatevi voi stessi alimento per queste persone". È  l'invito che viene a noi ogni volta che celebriamo l'Eucaristia: accogliamo il Suo Pane per farci pane a nostra volta. Il Maestro, infatti, non fa l'elemosina, non si limita a darci qualcosina, un contentino: egli mette nelle nostre mani la sua vita, si gioca il tutto. E chiede a chi vuole seguirlo di fare la stessa cosa: non offrire cose, ma fare di noi stessi un dono per l'umanità. Questo è il senso autentico dell'Eucaristia. Ridurre l'Eucaristia a un semplice atto di devozione o all'assolvimento di un precetto della Chiesa, significa svuotare dall'interno il significato del sacramento stesso, riducendolo a un mero esercizio di pietà fine a se stesso. Il Signore non vuole atti di culto ma vita che diventa espressione concreta dell'amore del Padre; se la partecipazione all'Eucaristia non fa di noi dei buoni pani fragranti per la vita dell'uomo, allora siamo fuori strada, non stiamo celebrando la "Cena del Signore". "Date loro voi stessi da mangiare": o come direbbero i Padri della Chiesa: "(Quando partecipi all'Eucaristia) diventa ciò che mangi". 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.