venerdì 29 maggio 2020

Buongiorno


Buongiorno mondo! "Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?" (Gv 21,15-19), questa la domanda che il Maestro pone a Simone prima di invitarlo alla sequela (e siamo alla fine del vangelo di Giovanni! A differenza dei Sinottici l’invito alla sequela è alla fine… non è un caso…). Personalmente credo sia l'unica domanda che mi porrà quando ci incontreremo faccia a faccia. Non mi chiederà quanti libri ho letto, quante Messe ho celebrato, quanti Battesimi ho amministrato. Non mi chiederà nemmeno quante lauree ho collezionato, che incarichi ho ricoperto. Non vorrà sapere da me se ho fatto la "sentinella" in nome di chissà cosa. Non mi chiederà se ho rispettato alla lettera le rubriche del Messale o se ho condiviso l’Eucaristia con un divorziato/a risposato/a. Non mi chiederà se sono stato ubbidiente e rispettoso verso i miei superiori maggiori (avete mai incontrato voi un superiore minore?). Mi chiederà solamente se sono stato capace di amarLo, come Lui ha amato me. Mi chiederà di vedere se tra i miei indumenti indosso un grembiule. Mi chiederà di ricordarmi tutte le volte che in un certo qual modo ci eravamo già incontrati, mentre Lui stava chino su qualcuno e se per caso io ho tirato dritto. Mi chiederà, in fondo, se sono stato capace di amare, solamente questo e nulla più. Solo allora potrà dirmi di nuovo: "Seguimi". Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 28 maggio 2020

Buongiorno


Buongiorno mondo! "... perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Gv 17,20-26). Spesso ci limitiamo al "perché tutti siano una cosa sola", ma subito dopo il Maestro specifica "siano IN NOI una cosa sola". L'unità dei credenti, o dei testimoni che dir si voglia, non è il risultato di sforzi personali per venirsi incontro, ma il frutto dell'adesione personale al Padre e al suo progetto espresso in Gesù. È quell' "IN NOI" che dona spessore e sostanza all'unità. In questo modo si evita di cadere nel tranello di spacciare per unità quella che è solo omogeneità. La fatica del nostro percorso oggi, come comunità di credenti, sta proprio qui: pensiamo di essere uniti solamente perché facciamo tutti le stesse cose, le celebrazioni domenicali hanno tutte la stessa rigorosa forma (e lo stesso rinsecchito sapore), la catechesi è uno stanco ripetere, magari con qualche attività ludica, una dottrina che pochi ormai capiscono (e infatti spesso, il dopo-Cresima ne è la prova). Vi è poi chi considera l'unità come espressione di potenza: siamo un blocco unito contro il male del mondo, non vi possono essere posizioni differenti tra noi. E da qui a "bastonare" anche papa Francesco perché non è "allineato" con il "blocco unitario" si fa in fretta. A volte ho l'impressione che più che uniti siamo come intruppati. Ma questa, a mio modesto avviso, non è l'unità per la quale il Maestro ha pregato. La sua è l'unità che nasce dal cuore del Padre che si china sul mondo e si prende cura di tutti e di ciascuno. A questa unità occorre aspirare e questa unità occorre far crescere. È l'unità che nasce dalla solidarietà e dalla compassione. Il resto verrà in seguito. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 27 maggio 2020

Buongiorno


Buongiorno mondo! Nella preghiera al Padre che Gesù esprime dopo l'ultima cena, egli chiede: "Consacrali nella verità. La tua parola è verità" (Gv 17,11b-19). Queste parole ci riportano a quanto andavo scrivendo qualche giorno fa a proposito della verità. "La tua parola è verità", è quella parola che si è fatta carne, che si è fatta uno di noi, è il Maestro stesso. Consacrati nella verità significa essere condotti a vivere la vita di figli nel Figlio, adottare il suo stile di vita, essere innestati in quella vigna che offre il frutto della vita a chiunque. Non è una verità statica, ma dinamica, una verità che dal centro (il Memoriale della sua vita e del suo modo di vivere) ci spedisce nella periferia del mondo che incontriamo ogni giorno, fatto di persone concrete, che sono quello che sono e non quello che noi vorremmo che fossero. Se di lotta si tratta, la lotta per la verità non è quella delle campagne pro o contro, non è la lotta che distorce la preghiera elevandola contro qualcuno, non è la lotta di sentinelle che si ergono a bastioni in difesa di chissà quali valori non negoziabili, non è la lotta di chi usa la croce per farci un quotidiano, non è la lotta di chi pensa di misurare la gloria data a Dio con la lunghezza dello strascico dell'abito cardinalizio, non è la lotta di chi si rinchiude nella nostalgia dei "bei tempi della cristianità quando tutto girava intorno alla Chiesa": è la lotta di chi sa che la posizione più autentica del discepolo è chinarsi sui piedi dell'umanità piegata e piagata. La verità nasce dal farsi pane con e come Colui che è Pane di vita. Se abbiamo motivo di orgoglio nell'essere consacrati nella verità, ebbene la verità del servizio è l'unica fonte di tale umile orgoglio! Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 26 maggio 2020

Buongiorno


Buongiorno mondo! Nel testo del Vangelo di oggi Gesù ci offre un'indicazione preziosa e rassicurante: "Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo" (Gv 17,1-11a). La pienezza della vita che Gesù offre a tutti è la relazione intima con il Padre e con Lui. Ci siamo sempre affannati a chiederci: "Ma che ci sarà di là? Come sarà la vita eterna?". E via con la fantasia: cori angelici h24 con le arpe in mano, contemplazione beata di Dio (cosa poi voglia dire questo io non l'ho mai capito...boh, staremo in una sorta di poltroncina a vedere chi o che cosa?), passeggiate sulle nuvole che neanche gli astronauti nello spazio... Gesù non offre anteprime o anticipazioni di ciò che seguirà la morte, ma prega per i suoi perché già fin da ora possano sperimentare la pienezza della vita restando in comunione d'amore con il Padre e con Lui, scegliendo di vivere la propria esistenza seguendo la via del dono tracciata da Gesù stesso. Vivere così già assicura una qualità di vita tale che diventa eterna, superiore alla morte stessa. La nostra preoccupazione è quella di restare uniti alla vite, lasciare che l'Agricoltore faccia il suo lavoro e prestare attenzione a fare frutto. Un frutto che faccia crescere la vita, l'amore, che brilli come luce in mezzo a tante tenebre. Già lo cantava Dante: l'unica nostra cura è quella mantenere lo sguardo su quell' "Amor che move il sole e l'altre stelle". Tutto il resto ci verrà dato in più. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 25 maggio 2020

Buongiorno


Buongiorno mondo! Il Maestro oggi invita a non aver paura, a vivere con la certezza di non essere mai soli: "Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo" (Gv 16,29-33). Vivere seriamente la sua proposta significa anche "scontrarsi" con quella realtà "mondana", con quel sistema di falsi valori che svilisce l'uomo e la sua dignità. Non cerchiamo lo scontro, ma se viviamo seriamente assumendo il suo stile di vita, questo ci porterà a delle scelte che non sempre saranno "gradite e apprezzate" dal sistema di potere-avere-apparire che oggi regge le relazioni tra tante persone. Quello che ci viene chiesto, però, è sempre di preoccuparci in primo luogo di far splendere la luce, non di combattere le tenebre; la nostra unica preoccupazione è di essere tralci che producano un buon frutto, non cesoie ambulanti autoinvestite del compito di "purificare" , tagliare e buttare nel fuoco!. Già troppi in mezzo a noi si sono assunti questo compito, rubandolo al Padre che è l'unico agricoltore. Il nostro obbiettivo non è eliminare il "sistema-mondo", ma offrire la testimonianza serena di una vita che si fa dono e servizio, seguendo in questo modo la via tracciata dal Maestro. In questo modo il “mondo” è vinto. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

sabato 23 maggio 2020

Buongiorno


Buongiorno mondo! Oggi il Maestro ci consegna un'importante verità: "In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà" (Gv 16,23-28). Conosco tante persone che si lamentano perché si rivolgono a Dio per i più svariati motivi ma dicono di non essere mai ascoltati né esauditi. Alcuni vanno direttamente da Lui, altri cercano di far mettere una buona parola a Maria o a qualche santo specializzato nella bisogna del momento; qualcuno alza pure la voce, ricordando ai piani alti che "Io non ho mai perso messa e ho sempre detto le preghiere al mattino e alla sera! Per una volta posso avere qualcosa in cambio?". Quando poi arriva qualche tragedia, allora i vari "questa non me la dovevi fare!" e i "perché proprio a me con tante persone che fanno il male e si meritano questo?" si sprecano. A volte ho come l'impressione che ci si rivolga a Dio come al proprio salumiere di fiducia: "un po' di questo, un po' di quello; riservami quello, tienimi presente per quella cosa che tu sai... tanto lo sai che pago, vero, io sono fedele". La verità che il Maestro ci rivela oggi passa dal cambio di una sola parola: si passa da Dio al Padre, e un Padre conosce ciò di cui i figli abbisognano. Gesù insegna che se finalmente raddrizziamo quell'immagine storta e distorta che abbiamo di Dio e ci apriamo all'esperienza fiduciosa del Padre, cercando di assomigliare a Lui nel nostro modo di amare, potremo chiedere qualunque cosa, ma non servirà nemmeno: il Padre stesso ci precederà. Quanto più la nostra preoccupazione sarà la cura e il servizio all'altro, tanto più sperimenteremo la cura amorevole che il Padre nutre verso ciascuno di noi, e non avremo bisogno di fare la fila allo sportello delle grazie ricevute, perché ogni giorno sarà davvero una grazia continua, una vita completamente avvolta nelle braccia della sua misericordia. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 21 maggio 2020

Buongiorno


Buongiorno mondo! Ecco con quali parole il Maestro apre la nostra giornata: "In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia.” (Gv 16,16-20) I discepoli del Signore non sono delle "vispe terese" che vanno in giro per il mondo con i moscerini sui denti a causa del sorriso perenne stampato in viso! Siamo uomini e donne immersi nelle profondità della vita, nei suoi meandri a volte dolorosi; siamo donne e uomini che credono nella personale fatica quotidiana del crescere; siamo donne e uomini non "a prescindere" ma che guardano al Figlio dell'Uomo come al modello di quell'umanità da sempre pensata e voluta dal Padre. Siamo donne e uomini che non si accontentano di una fede detta da altri, ma che cercano in profondità, non sono appagati, pongono e si pongono domande, in un travaglio quotidiano per purificare continuamente l'immagine del volto di Dio, per liberarla da storture e deviazioni, da paure e proiezioni magiche. Siamo donne e uomini che scelgono di appoggiare la fede nelle profondità della vita, anzi di appoggiarsi alle profondità della vita per dare spessore a una fede troppo spesso maltrattata, poche volte formata dall'amore. È un "parto" continuo, spesso doloroso, quotidiano: il parto che genera l'uomo nuovo, colui che davvero può cantare un canto nuovo alla vita, al Signore della Vita, al Padre della vita, Colui è fonte della nostra gioia. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 20 maggio 2020

Buongiorno


Buongiorno mondo! Ecco la parola del Maestro per oggi: "Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera" (Gv 16,12-15). Viviamo immersi in un sistema tale per cui fatichiamo a riconoscere la verità. Ognuno propone la sua, come può, quando può. Se poi questa passa attraverso i differenti media, allora possiamo stare allegri: basta osservare i vari talk show o il mondo dei social per rendersi conto delle "differenti verità" urlate a destra e a manca, tanto che alla fine uno non sa più con quale orecchio ascoltare o se per caso si trova catapultato nel bel mezzo di un suk arabo. Recita il detto: "Quando fuori piove, anche in Chiesa quanto meno pioviggina". Già, anche in “ditta” le cose non sempre vanno per il verso giusto: chi tira di qua, chi spinge di là; chi va in giro sbattendo sulla testa della gente tomi di tradizione secolare da difendere a tutti i costi, chi invece liquida tutto all'insegna del "mi piace, non mi piace" come i bambini. Io oso solo affermare che per me la verità è sempre riferita all'uomo, all'umanità, ed è una persona, il Cristo Risorto. Il quale invita ad un approccio "guidato" dallo Spirito, cioè dall'amore, alla verità. Non si tratta quindi di un "blocco marmoreo" di concetti da afferrare e mettersi in tasca, ma di un percorso quotidiano in cui la verità (nel senso etimologico di a-letheia) progressivamente si disvela e mi attira verso di essa. Quindi il cambio di prospettiva è essenziale: non sono io a possedere la verità, ma è lei che possiede me e mi si rivela giorno dopo giorno, in un abbraccio che, per l'azione dello Spirito, mi fa avanzare verso la progressiva umanizzazione della mia persona, fino al disvelamento totale, quando assumerò la condizione divina. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 19 maggio 2020

Buongiorno


Buongiorno mondo! Parola densa di significati quella che il Maestro ci offre quest'oggi: "Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. 
Quanto al peccato, perché non credono in me; 
quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più; 
quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato condannato" (Gv 16,5-11).
Il dono dello Spirito che ci rende capaci di amare e trasmettere vita come Gesù ha anche il "compito" di aiutare il "mondo" ( il sistema) a comprendere il male ("circa il peccato") di cui è vittima: non accettare il Figlio, Colui che ci rivela il volto del Padre (in altri termini meno "sacri", Colui che ci mostra come "funziona" Dio). Quello che agli occhi del sistema ha tutte le caratteristiche di un fallimento, per Gesù e coloro che aderiranno a Lui e al suo messaggio diventa invece il segno più alto dell'amore, della passione che il Padre nutre per l'umanità. Quel "circa la giustizia" fa riferimento all'amore fedele e leale del Padre che non viene mai meno, neanche davanti al rifiuto. E la croce, in questo caso, è il segno certo di tale amore. "Circa il giudizio" è il giudizio del Dio che non ha mandato il Figlio per condannare il mondo ma per salvarlo, ossia per aprirgli quella strada di bellezza e amore che consente la realizzazione del progetto del Padre, umanizzare l'umanità fino al punto di permettere a ciascuno di raggiungere la condizione divina come il Figlio. È un "giudizio" che mette paura solamente a chi sceglie volontariamente di stare dalla parte delle tenebre e si ritira davanti alla luce di chi sceglie di vivere nell'amore che umanizza e apre spazi alla presenza amorevole dl Padre. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 18 maggio 2020

Buongiorno


Buongiorno mondo! La parola del Maestro oggi mette in guardia i suoi: "Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me" (Gv 15,26-16,4). La perversione della religione e il rifiuto dell'esodo dalla religione alla fede porta a conseguenze "letali". Lo abbiamo visto nelle nostre Crociate, condotte al grido di "Dio lo vole", così come negli assassinii di donne e uomini non "in linea" con la dottrina della Chiesa al tempo dell'Inquisizione. Lo vediamo oggi nell'efferata violenza di quell'Islam ideologizzato che "in nome di Dio" compie stragi a piè sospinto. Il messaggio, la proposta di Gesù è radicale: occorre cambiare la nostra immagine di Dio. Occorre passare da Dio, in nome del quale si può togliere la vita, al Padre, in nome del quale la vita è sempre e solamente donata. È proprio il potere religioso che desidera mantenere quell'immagine di Dio meno "imbarazzante" dell’immagine proposta da Gesù: è l'immagine del Dio che ama "ordine e disciplina" a tutti i costi, del Dio che ama farsi servire e riverire, del Dio che non si occupa e preoccupa della nostra vita perché vergognosamente attento solo alla sua. Gesù mette in guardia i suoi perché non cadano nella tentazione di costruire la comunità su questa falsa immagine di Dio, ma piuttosto aprano spazi all'immagine del Padre che fa passare il suo amore attraverso il nostro, che spande il suo perdono nel nostro perdono reciproco, che ama senza attendersi nulla in cambio e chiede ai suoi figli di fare altrettanto. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 15 maggio 2020

Buongiorno


Buongiorno mondo! Ogni volta che la proposta del Maestro provoca la nostra libertà, apre spazi nuovi, invita ad andare oltre, tocchiamo con mano la nostra paura di libertà e preferiamo rifugiarci nelle rassicuranti braccia della religione che ci indica con esattezza cosa, come e quanto dobbiamo fare. Sembra quasi che le beatitudini siano talmente da visionari che occorre rivederle alla luce dei comandamenti. È la stessa paura di coloro che hanno condannato Gesù: la paura di lasciarci abbracciare dal Padre, di costruire relazioni fondate sull'amore e sul perdono gratuiti. È la paura della libertà che nasce dall'amore e dal servizio. La paura di dover cambiare quel volto di Dio che ci hanno inculcato e col quale stiamo bene: il Dio che esige da noi, che chiede, che obbliga, che impone, che comanda. È il Dio che amiamo definire Onnipotente (salvo poi scaricare su di Lui tutto quanto non va sulla terra, dai lutti improvvisi alle malattie ai terremoti e così via...). È il Dio del disimpegno: basta il minimo sindacale e sono a posto. È il Dio mercante che offre protezione e benedizione a patto di avere in cambio rispetto; il Dio che gioca con la nostra paura di finire nel nulla assoluto e quindi ci fa balenare davanti occhi un paradiso che assume le forme dei bisogni di ciascuno e per questo è bramato come un premio per la buona condotta. Pur amando i fratelli e le sorelle che vivono tutto questo, senza alzare la voce dico di nuovo: questo non è il Dio di Gesù Cristo e tanto meno il mio. "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Gv 15,12-17): ecco chi è il mio Dio. Un Dio che non si prende le nostre vite ma ci offre la sua perché siamo "suoi amici". Un Dio che non si serve di noi, ma che si mette al nostro servizio e ci invita ad assomigliare a Lui in questa scelta di dono gratuito e totale. Un Dio che non si vergogna di chiamarci amici anche quando noi scegliamo altrove le nostre amicizie: Lui è sempre lì, fuori casa, che guarda lontano per vedere il figlio tornare e fare festa con lui. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 14 maggio 2020

Buongiorno


Buongiorno mondo! "Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena" (Gv 15,9-17). Ribadisco che l'unico comandamento cui fa riferimento Gesù è quello dell'amore reciproco modellato sul Suo, un amore che si esplicita nel servizio concreto reso ai fratelli, un servizio che non si schiera a favore "dei nostri", un servizio che si china su qualunque uomo o donna feriti dalla vita e dall'ingiustizia perpetrata da chi ha scelto di vivere nelle tenebre. La cosa più bella, a mio avviso, è che la vita donata e vissuta in questo modo produce una gioia che va al di là di ogni aspettativa, la stessa gioia che prova il Maestro e che è dato anche a noi di sperimentare. È la gioia di Dio che esplode nei nostri cuori, è la gioia che comunica la vita e che apre lo spazio alla manifestazione dell'amore del Padre. È il progetto di Dio su ciascuno: fare di noi persone felici: felici perché amati, felici perché amanti. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 13 maggio 2020

Buongiorno


Buongiorno mondo! Bellissimo testo oggi quello del Vangelo, che ci propone queste parole di Gesù: "Io sono la vera vite e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto" (Gv 15,1-8). Chiariti i ruoli (Gesù è la vite, il Padre il vignaiolo, e noi i tralci), questo testo infonde serenità. I tralci che "non portano frutto" vengono tolti. Da chi? Sempre e solamente dal Padre. Non da Gesù, non da noi, non da altre istanze. È “l’agricoltore” che si sobbarca questa incombenza (qualcuno abituato "troppo bene" ora comincerà a chiedersi: "E ora che faccio? Non ho più un lavoro!!!".) E quelli che portano frutto, attenzione, non "li pota" ma "li purifica". Non vedo per qual misterioso motivo qui si traduca con "potare" quel che subito dopo si traduce con purificare ("Voi siete già puri per la parola....). Sono proprio queste parole che mi danno serenità. Ci hanno sempre insegnato a "potarci", a migliorare, a fare sforzi per cambiare, a perfezionarci, mentre Gesù non ha mai chiesto tutto questo. Infatti quali risultati abbiamo ottenuto? Nulla o quasi. Anzi, più tendiamo a perfezionarci più siamo scornati e frustrati dalla nostra incapacità (quante volte in confessione ho sentito parole come queste: "Cosa vuole, don, sono ancora qui, sono sempre gli stessi, quelli dell'altra volta e un po' mi vergogno..."). Abituati a impietosi esami di coscienza, abbiamo perso di vista il fine della nostra esistenza: portare frutto. Non ci è richiesto di migliorarci agli occhi di Dio. Per questo ci pensa Lui a purificarci, a togliere dalla nostra vita quelle imperfezioni, quelle impurità che ci impediscono di fare frutto. E non siamo noi a decidere quali sono, ma Lui. Chi ha detto che un mio difetto agli occhi Suoi non sia qualcosa di buono? È come la parabola della zizzania e del grano: non sta a noi strappare, ma è Lui che decide quando e ciò che è grano e ciò che è zizzania. E "portare frutto" cosa significa? Significa diffondere la linfa che riceviamo dalla vite, significa accogliere il dono del Pane per farci pane a nostra volta. E colui che non lo fa? E chi si limita ad accogliere il Pane e a tenerlo per sé? Gesù è chiaro: come il legno della vite, che è l'unico legno inutile, così chi non fa frutto finisce nel nulla. Se "sterilizzi" la forza dell'Eucaristia fermandola a te, sei un tralcio che intralcia, un "parassita" eucaristico che nulla ha da spartire con il Regno. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 12 maggio 2020

Buongiorno


Buongiorno mondo! Oggi il Risorto ci fa dono della sua presenza con queste parole: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace..." (Gv 14,27-31a). Non è un semplice augurio irenico di assenza di guerra (e già sarebbe tanto in questo nostro mondo!), ma molto di più. Lo shalom in cui il Risorto ci invita ad entrare e di cui si è portatore è la pienezza della felicità, la pienezza di tutto ciò che porta a realizzazione la nostra umanità. E tutto questo, proprio perché è il Suo shalom, trova la sua fonte, la sua sorgente, nell'amore che si fa servizio, nell'amore che si inginocchia davanti all'umanità ferita per versarvi "l'olio della compassione e il vino della misericordia". Non è una pace che addormenta, ma uno shalom che tiene ben desti, che non lascia dormire sonni tranquilli fino a quando vi sarà un fratello o una sorella che, al bordo delle nostre trafficatissime vite, dirà: "Io non ho nessuno". È lo shalom di chi condivide il farsi pane del Maestro, lo shalom del pastore che offre la sua vita per le sue pecore, lo shalom di chi dimora nel Padre e nel Figlio per diventare trasparenza di una presenza amorosa che vuole tutti e tutte felici e pieni di vita. Lo shalom di chi sceglie di vivere la propria esistenza non sotto il segno di un "me ne frego" sempre più invadente, ma all'insegna di un "I care" che si traduce in gesti concreti di solidarietà, di accoglienza, di vita condivisa e offerta. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 11 maggio 2020

Buongiorno


Buongiorno mondo! Il Maestro ci ricorda quest'oggi che "...Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama..." (Gv 14,21-26). Ridurre la proposta del Maestro a una semplice continuazione di quanto iniziato da Mosé, cioè un' aggiunta alla Legge mosaica per dare una verniciata di nuovo, significherebbe snaturare e svilire tutto l'annuncio evangelico. I "comandamenti" di cui parla Gesù esulano dal contesto della religione e aprono la via all'esperienza della fede, in cui il "comandamento" non è più una legge esterna cui obbedire, ma l'accoglienza profonda di un amore capace di plasmare e trasformare la mia e l'esistenza altrui. L'esperienza della fede non esige più una pedissequa e impersonale obbedienza -sottomissione (come nel caso della religione), ma propone la categoria della somiglianza come tratto distintivo della persona. In parole: non si tratta più di obbedire a una serie di comandi dati da Dio per metterci a suo servizio, ma si tratta di accogliere l'amore di un Dio che si mette a servizio e ci chiede di assomigliare a Lui nel nostro modo di amare concretamente le persone. Dunque amare Gesù non è imitarlo o vivere in un certo modo "perché l'ha detto Lui" (così facendo non avremmo interiorizzato nulla e saremmo ancora persone immature che attendono da altri le indicazioni per vivere), ma accogliere l'amore del Padre che mi invita, nella creatività della fede, a sviluppare, inventare, mettere in atto modi e stili di vita che lascino trasparire la freschezza e la bellezza di tale amore. Ecco "i comandamenti" di Gesù... Per capirli occorre inginocchiarsi con Lui sui piedi dei fratelli e delle sorelle che incontriamo: solo così potremo guardarlo negli occhi e sussurrargli senza vergogna né timore di essere smentiti: "Ti amo, mio Signore e mio Dio". Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 8 maggio 2020

Buongiorno


Buongiorno mondo! "Io sono la via, la verità e la vita" (Gv 14,1-6), così ha detto Gesù ai suoi. Agli inizi, il cristianesimo era chiamato "la Via", un percorso, uno stile da acquisire che parlasse il linguaggio delle beatitudini. Non era una norma, non era quel complesso di norme e strutture (e sovrastrutture) che poi sarebbe diventato. Anche i nostri vescovi, in un impeto di acume illuminato che riesce a meravigliare ancora oggi, nella presentazione dei Catechismi della CEI hanno scritto "Catechismo per la VITA cristiana", non per la dottrina cristiana. Ce la giochiamo ancora qui, anche oggi, con il Maestro che si propone come Via, come percorso che avvicina a quella Verità che si disvela progressivamente ad ogni donna e ogni uomo che cercano, lottano e si battono perché davvero la Vita sia cosa degna, umana, tanto umana da essere finalmente divina. Non siamo possessori di verità che escludono, ma umili viandanti che cercano, ascoltano, si fanno compagni di strada per arrivare a generare vita dentro e attorno a se. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 7 maggio 2020

Buongiorno


Buongiorno mondo! Giovanni, nel suo evangelo, ci consegna due beatitudini, e oggi ne ascoltiamo una: "...dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù disse loro: "In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica" (Gv 13,16-20). La beatitudine per il Maestro sta non solo nel "sapere, ma soprattutto nel praticare la via del servizio.. Il gesto appena compiuto da Gesù (la lavanda dei piedi) diventa per i suoi discepoli, per noi, fonte di beatitudine. La felicità non sta nel fare qualcosa, ma nell'essere continuamente a servizio, a fianco del Maestro, chinati sui "piedi" sporchi, stanchi, magari feriti, dell'umanità di oggi. Coloro che vogliono tornare a ricevere la "santa comunione" in ginocchio hanno capito ben poco del messaggio del Maestro: non è davanti a Lui che bisogna inginocchiarsi, ma davanti ai fratelli e sorelle che più rappresentano i i "piedi sporchi" dell'umanità. Solo così "saremo davvero beati". Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 6 maggio 2020

Buongiorno


Buongiorno mondo! "Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato." (Gv 12,44-50). Con queste poche parole il Maestro ci svela il senso del nostro essere discepoli: non per fare qualcosa, ma per essere qualcuno. Camminiamo dietro a Lui per imparare a rivelare il volto di Colui chi ci ha mandato non per dare qualcosa, ma per essere buona notizia per donne e uomini che sono ancora prigionieri di false immagini del Padre, per essere testimoni, segni visibili di un dio che non si vergogna di farsi uno di noi per farci diventare come Lui. Il paradiso terrestre non è un luogo da rimpiangere, ma un giardino da costruire con Lui giorno dopo giorno, secondo le “specifiche tecniche” delle Beatitudini. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 5 maggio 2020

Buongiorno


Buongiorno mondo! Gesù sta parlando delle pecore del suo gregge e a un certo momento dice: "Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio" (Gv 10,22-30). Essere coscienti del fatto che il Padre conosce ognuno di noi, si occupa e si preoccupa per ognuno, ci tiene nelle sue mani è consolante e dona forza per proseguire il cammino. Questa presenza paterna/materna di Dio ci aiuta a cambiare la nostra relazione con Lui e, di conseguenza, con gli altri. Non siamo più in presenza di un Dio che ci scruta, ma di Padre/madre che ci guarda con tenerezza; non siamo più davanti a un Dio che pretende la nostra attenzione e il nostro servizio, bensì siamo nelle mani di un Padre/Madre che ci circonda di attenzioni e si mette a nostro servizio. Tanti si diranno: belle parole. Ma come faccio a credere in questa cosa? Beh, per sperimentare questo Dio presente in tal modo c'è un'unica via: smettere di pensare a se stessi e imparare a occuparci e preoccuparci del bene altrui. In questo modo sperimenteremo che quanto più ci prendiamo cura dell'altro, del suo benessere e della sua felicità, tanto più permettiamo a Dio di prendersi cura di noi e sperimenteremo tutto questo nella semplicità del quotidiano. Comprenderemo che davvero "nessuno può rapirci dalla mano del Padre", neanche la morte. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 4 maggio 2020

Buongiorno


Buongiorno mondo! "Il buon pastore offre la vita per le pecore" (Gv 10,11-18). Non entro nella questione del significato di questo "buon pastore" che nulla ha da spartire con la "bontà" di Gesù (Giovanni parla di un "pastore bello", cioè vero, il pastore per eccellenza... e non ha nulla di sdolcinato che lo avvicini a quelle immagini del bel biondo barbuto, occhi azzurri con un agnello sulle spalle). Mi importa sottolineare che la caratteristica che Gesù mette in evidenza per definire il vero pastore è che questi arriva fino al dono di sé, della propria vita per le sue pecore. Non si accontenta, come profetizzava Ezechiele, di prendersi cura del gregge, degli animali più fragili: Gesù va oltre, arriva fino al dono totale, quello della vita. Giusto per ribadire che siamo in presenza di un Dio che non si prende la vita delle pecore, ma offre la sua perché le pecore possano vivere. È un bel passo avanti, dopo Caino! Ora la domanda che resta è: "Sono forse io il pastore di mio fratello?". A seconda di chi avremo scelto come pastore cui assomigliare, avremo la nostra risposta. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

sabato 2 maggio 2020

Buongiorno

Buongiorno mondo! Oggi nella liturgia di rito romano terminiamo la lettura del cap. VI del vangelo di Giovanni. La chiusura è piuttosto drammatica, tanto che porta Gesù a porre una domanda: "Volete andarvene anche voi?” (Gv 6,60-69). Molti dei suoi sono doppiamente delusi dal discorso di Gesù. Da una parte perché egli non interpreta il ruolo di Messia che loro si attendevano da Lui, dall'altra perché la proposta di stare dietro a Lui si fonda sull'adesione totale alla sua Persona e al suo stile di vita: il segno del pane condiviso è il segno della disponibilità a farsi pane con Lui. Molti han capito fin troppo bene che nelle parole di Gesù non vi sono limiti: o tutto o niente. Gesù non chiede ai suoi qualcosa, una sorta di elemosina: un po' di tempo, un'ora di preghiera (magari in riparazione per le presunte “eresie” che “rovinano” la Chiesa oggi), un po' di sacrifici, o meglio, "fioretti" così suona più suadente, la santa Messa come partecipazione al "divin sacrificio" (poi spesso quelli che assistono al "divin sacrificio" sono i primi a sacrificare gli altri sull'altare del loro egoismo e della loro presunzione di giustizia!). Gesù chiede che non vi sia limite: il dono di sé o è totale o non lo è. E la via per verificare questo (verum-facere, rendere vero, autentico) passa attraverso il fratello o la sorella che incrocio nella mia storia, quel volto concreto che diventa epifania del volto di Gesù con il quale condivido la totalità della mia esistenza. "Questo discorso è duro!", dissero molti dei suoi. Già, è vero, è molto duro e smantella tanti nostri modi di tranquillizzare le nostre coscienze, soprattutto là dove abbiamo "addomesticato" Dio per soddisfare le nostre esigenze (pseudo)religiose. Non resta che la parola di Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio". Pietro però si riserva una via d'uscita: la sua professione nel "Santo di Dio" è la stessa che nei vangeli esce dalla bocca dei demoni. Siamo messi in guardia: "Non chi dice Signore, Signore...": non basta mangiare il pane, occorre diventare pane. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 1 maggio 2020

Buongiorno


Buongiorno mondo! Siamo quasi al termine del discorso sul pane di vita e Gesù ribadisce: "...se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita..." (Gv 6,52-59). Il sangue, nella concezione propria dell'uomo della Bibbia, è sacro perché rappresenta la vita stessa e appartiene a Dio solo. Quindi "bere il sangue" di Gesù significa entrare in una intimità molto profonda con Lui, significa entrare nel cuore della vita stessa di Gesù e nella comunione che egli vive col Padre. Per quanto riguarda la carne, occorre anzitutto togliere di mezzo il significato peggiorativo che questo termine ha assunto, specialmente in relazione a ciò che è "spirito". Credo che possiamo intendere per "carne", in questo contesto, la dimensione umana della vita di Gesù, intesa come, per usare un'espressione comprensibile a tutti, stile di vita proprio di Gesù. Dunque la comunione forte e intima con Lui e con il Padre ci conduce ad adottare uno stile di vita simile al suo. Ciò non significa che dobbiamo ripetere tale e quale quello che Lui ha fatto, quanto piuttosto adottare uno stile di vita tale che la freschezza e la potenza liberante della sua Parola torni a echeggiare in mezzo a noi. La nostra dimensione umana si "plasma" su quella del Maestro, prede forma a partire da Lui, dalle sue scelte, dal suo modo di relazionarsi alle persone, dalla sua capacità di mostrarci il volto del Padre. Ecco, credo si possa comprendere così questo testo troppe volte maltrattato. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.