mercoledì 30 giugno 2021

Buongiorno mondo!

Liberi dalla furia


Mt 8,28-34

In quel tempo, essendo Gesù giunto all'altra riva del mare di Tiberiade, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli vennero incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva più passare per quella strada.
Cominciarono a gridare: «Che cosa abbiamo noi in comune con te, Figlio di Dio? Sei venuto qui prima del tempo a tormentarci?» (…).




Matteo rielabora il racconto di Marco 5 e lo fa "sdoppiando" l'indemoniato, che nel nostro testo quindi diventano due. Questo fatto mi ha fatto pensare: perché Matteo raddoppia? Perché ritocca il racconto di Marco inserendo un indemoniato in più?

Non so se la risposta sia del tutto corretta e accettabile, ma quella che mi sono dato io è questa. Matteo introduce un secondo personaggio per dire al suo lettore: "Guarda che questo sei tu!".

In effetti, quante volte anche noi, in parole o con i nostri atteggiamenti, non facciamo altro che dire al Maestro: "Cosa abbiamo in comune con te?". Facciamo ciò che ci hanno detto di fare, recitiamo per benino il Credo ogni domenica, andiamo a Messa, se non sempre, ma almeno a Natale e Pasqua, ogni tanto una piccola elemosina. Che vuoi di più?
Ecco quella "falsa" fedeltà da cui dobbiamo essere liberati, ecco quell'ipocrisia che ci fa dire: "Sì, sappiamo che sei il Figlio di Dio, e questo ci basta".

Occorre davvero che ci lasciamo liberare dal Maestro, occorre che buttiamo "a mare" quella "furia" che ci fa calpestare le vite altrui e che impedisce a noi di vivere come e con Lui.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 29 giugno 2021

Buongiorno mondo!

Risposte di fede


Mt 16,13-19

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (…)".




Dal "Cosa dicono di me?" al "Chi sono io per te?". È tutto qui. Gesù chiede di saper andare oltre l'ovvio, anche quello delle definizioni di fede, del catechismo, delle nozioni che ci sono state passate. Chiede di mettersi in gioco personalmente, con la totalità del proprio essere e vivere.

Immaginiamo due persone che si amano e alla domanda dell'una "Chi sono io per te?" l'altra rispondesse con una definizione da dizionario o da codice civile o da chissà quale altra opera letta.

Ecco, Gesù chiede a ciascuno la propria risposta personale che, come quella di Pietro, può anche essere non corretta fino in fondo (Pietro ha un'idea di Messia che non è proprio in linea con quanto Gesù propone di sé), ma che indica la disponibilità totale e totalizzante a mettersi in gioco.

Dunque, "Chi sono io per te?".

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 28 giugno 2021

Buongiorno mondo!

Maestri e discepoli

Mt 8,18-22

In quel tempo, vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva.
Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».




Uno scriba in cerca di un Maestro e un discepolo in cerca del suo Signore. Ecco sintetizzato il testo di oggi.

Lo scriba, lui stesso maestro, intuisce di aver trovato un maestro che può insegnargli qualcosa di nuovo. Ma alla sua richiesta Gesù chiede la disponibilità ad abbandonare il "proprio nido, la propria tana", a uscire fuori e lasciar cadere le proprie sicurezze per entrare con il nuovo Maestro dentro quel Mistero assoluto che va oltre ogni nostra comprensione.

Al discepolo in cerca del suo Signore Gesù chiede di non assolutizzare nessuna relazione perché questa rischia di diventare idolatria. Anche a lui Gesù propone di seguirlo nel Mistero assoluto che apre alla vita nuova e definitiva ("Lascia che i morti…".

A ognuno Gesù propone la Via: camminare dietro a Lui passando dal nostro essere maestri a suoi discepoli, abbandonando tutte le nostre sicurezze, anche quelle su Dio, per lasciarci guidare dentro il respiro del Mistero assoluto da cui proviene ogni energia e vita.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 25 giugno 2021

Buongiorno mondo!

Tocchi di vita


Mt 8,1-4

"Tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio: sii purificato!» (…)".


"Lo toccò": il tatto è uno dei nostri sensi che spesso implica vicinanza, comunione, ma anche quel desiderio che maschera il delirio del possesso. Vi sono tocchi gradevoli e altri di cui si farebbe volentieri a meno; tocchi che esprimono dolcezza e vicinanza e altri che nascondono deliri di quell'onnipotenza che tutto vuol possedere. Vi è anche il tatto del neonato, che impara, conosce, esplora il mondo con mani e bocca.

Vi sono tocchi che aprono e comunicano vita e altri che la vita mortificano.

Gesù, nel suo toccare o nel suo lasciarsi toccare, comunica sempre vita. Mai il tocco di Gesù è per "legare", per "colpire" o "assalire" o "afferrare", secondo le accezioni del verbo greco qui usato. Il suo è sempre un tocco che indica il "mettere mano a una cosa per occuparsene" (sempre secondo le possibili accezioni del verbo) cioè per prendersene cura e ridare libertà e vita alla persona che Lui sta toccando.

Gesù non teme di sporcarsi o di infettarsi con il suo toccare. Non indossa nemmeno quelle "mascherine spirituali" che spesso portiamo con ostentazione per non infettarci con chi consideriamo perso e lontano da Dio (quale Dio, poi?). Gesù non teme le "contaminazioni": tocca per affondare la sua carne nella nostra carne fragile e farla così sentire amata, amabile e chiamata alla piena umanizzazione.

Gesù tocca l'intoccabile e ci invita a fare altrettanto. Non è forse questo uno dei possibili significati del "Fate questo in mia memoria"? Non è forse questo il senso del "toccare" un Pane per farci pane?

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 24 giugno 2021

Buongiorno mondo!

Giovanni è il suo nome


Lc 1, 57-66.80

"Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio (…)".


Oggi la Liturgia propone la solennità della nascita di Giovanni il Battista. Un uomo nato per "vie traverse", potremmo dire, le vie intrise di fiducia di Elisabetta e quelle invece "sospettose" di Zaccaria, che non si fida e cerca segni. Le vie lastricate dal sentimento di meraviglia e di lode di Elisabetta e quelle un po' tristi e opache del mutismo e della sordità di Zaccaria.

La nascita del Battista è ancora posta sotto il segno di Elisabetta che apre una seconda chance per Zaccaria il quale finalmente lascia cadere le sue resistenze e si apre alla promessa. Una promessa che passa attraverso l'uscita dalla via tradizionale dei padri: Giovanni avrà un nome nuovo, un nome che traccia "vie nuove", un nome che esce dai solchi della tradizione per affrontare le incognite di un Regno che si preannuncia all'orizzonte. Giovanni, figlio di un padre muto e sordo alla Parola, diventerà la Voce che annuncia la Parola presente in mezzo al popolo.

Giovanni, un uomo che per il Regno perderà letteralmente la testa. Ma come tutti i profeti veglierà sulla storia e porrà la domanda: "Sei tu colui che deve venire?".

Giovanni, un uomo che non ha mai svenduto il valore della Parola, condivide la sua eredità di profeta autentico nella storia e ci invita a restare dentro la nostra storia aperti al possibile, che è sempre oltre il nostro piccolo pensare.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 23 giugno 2021

Buongiorno mondo!

Travestimenti


Mt 7, 15-20


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete.
Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete».




Gesù, in queste parole, offre un criterio per riconoscere il vero dal falso profeta. Falso profeta non è colui che dice cose false come, al contrario, vero profeta non è colui che dice cose vere. Falso profeta è colui che dice ma non fa, non mette in pratica quanto "predica", le "parole di Dio" che fa cadere dentro il popolo. Ecco il "dai loro frutti li riconoscerete".

Il falso profeta è colui che elegge a sistema di vita questo "scarto", questa incoerenza esistente tra il suo dire e il suo modo di vivere. È colui che dice: io sono cattolico, vado a Messa, frequento il catechismo, sono certo che Dio è con me. Ma allo stesso tempo non trova mai il coraggio di chiedersi in profondità: ma io sono con Dio? Il falso profeta è colui che non manifesta alcun bisogno di conversione quotidiana: Dio è con lui, come il suo mazzo di chiavi, come il suo soprammobile preferito.

Convertirsi sarebbe domandarsi non tanto se Dio è con me (è fuor di dubbio: Dio è con tutte e tutti!), ma se io sono con e come Lui. Se così è, allora possiamo stare tranquilli: "Dai loro frutti li riconoscerete".

In caso contrario, basta togliere la "f" iniziale a questi "frutti" e potremo ascoltare così le voci dei falsi profeti.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 22 giugno 2021

Buongiorno mondo!

Porte


Mt 7,6.12-14

" (…) Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!".




Non credo che il Maestro, con queste parole, abbia voluto qui indicare la via dell'ascesi o addirittura una scelta di tipo monastico. Qui siamo davanti a un appello che è per tutti. È anzitutto un invito a "scavare il proprio pozzo", a entrare nella fatica del quotidiano, ad affrontare la fatica di ogni scelta sudata e faticosa per il Regno. La Via, come era chiamato il cristianesimo agli inizi, non è per quelli che amano la vita comoda e facile, non è per i pantofolai e non è nemmeno per chi vive religiosamente secondo il principio del minimo sindacale. La Via esige la totalità della propria persona e le conseguenti scelte.

Dicevamo pochi giorni fa che i cristiani non vivono in un altro mondo bensì in un altro modo. Ecco: la porta stretta è la dedizione totale al Regno nell'ordinarietà della vita e delle scelte quotidiane. Laddove ci viene proposta la vita facile, la via del "tutto e subito", il principio del "prima io e poi il resto", noi scegliamo di attraversare ogni giorno, ogni momento, la soglia di quella porta stretta che è rappresentata dalla regola aurea: Tutto quanto vuoi che gli altri facciano a te, anche tu fallo a loro. Vuoi vita? Comunica vita. Vuoi misericordia? Offri misericordia. Vuoi perdono? Perdona.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 21 giugno 2021

Buongiorno mondo!

Giudizi benevoli


Mt 7,1-5

"In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi (…)".


Giudicare, nella sua accezione greca krino, ha anche il significato di separare setacciando, vagliare.

Il Maestro mette in guardia proprio su questo tipo di operazione che spesso facciamo. Il nostro giudizio sull'altro è fatto con il setaccio in modo tale che sovente tratteniamo ciò che è da buttare e lasciamo cadere ciò che è da trattenere: lasciamo perdere il bene e ricordiamo il male così da "lapidare" l'altro per i suoi errori.

Il giudizio di Dio invece trattiene il bene e lascia cadere il resto. Il vento poderoso dello Spirito di Dio disperde la pula del nostro male per far brillare il buon grano che ci identifica con Lui stesso.

Ecco allora il discepolo: colei/colui che accorda il proprio giudizio sull'altro con quello stesso del Padre, il cui unico fine è la felicità e la vita dell'umanità.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 18 giugno 2021

Buongiorno mondo!

Tesori in "cielo"

Mt 6, 19-23

" In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore (…)".


Ieri il testo del vangelo ci ha consegnato il testo del Padre Nostro. Oggi ci viene detto cosa significa osare queste parole, cioè scegliere di vivere da figli.

Vivere da figli di Dio non è vivere in un altro mondo, ma vivere in questo mondo in un altro modo. Quindi vivere in un altro modo il rapporto con le cose e con le persone.

Se il nostro sguardo si posa solamente sulle cose da possedere, se il nostro cuore è tutto per il denaro e ciò che esso comporta, allora non vivremo da figli ma saremo degli "accumulatori seriali" che pongono il fine della loro esistenza nel possesso sfrenato: il possesso di beni e cose diventano il dio cui votare la propria esistenza, un "padre" che alla fine si rivelerà padrone.

Se invece vivo da figlio la relazione con le cose, accumulo tesori nel cielo. Cosa vuol dire? Vuol dire che le cose che ho le ricevo in dono come segno dell'amore del Padre, quindi le cose mi mettono in relazione con Dio. Non sono un feticista che si attacca alle cose, ma divengo segno di un amore che ricevo con gratitudine. E non solo ricevo le cose come dono e ringrazio, ma le mantengo come dono e le condivido con i fratelli.

Questo è "farsi tesori in cielo", cioè condividere lo stesso sguardo del Padre che vede prima i fratelli che i beni e non rende gli altri merci da usare e vendere per il proprio benessere.

Allora, sorella, fratello: dov'è il tuo cuore?

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 16 giugno 2021

Buongiorno mondo!

Idoli


Mt 6,1-6.16-18

"In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli (…)".


Oggi il Maestro ci mette in guardia da una di quelle tentazioni oggi vivissime dentro la nostra cultura: quella che in Ef 6,6 viene definita come "ophtalmodoulìa", la schiavitù degli occhi, l'asservimento allo sguardo altrui.

In ogni gesto, in ogni opera che facciamo è sempre presente un certo bisogno di riconoscimento. Se cerco questo negli altri la mia sete non sarà mai colmata, ne avrò bisogno in misura sempre maggiore. In questo modo resto schiavo del giudizio altrui e orienterò i miei sforzi al fine di fornire un'immagine buona di me. Ecco l'idolatria: il culto dell'immagine (eidolon) di me.

Lo sguardo da incrociare è invece quello di Colui che non guarda i meriti ma i bisogni e comunica tutta la sua esistenza affinché la creazione arrivi a compimento e la vita sia vita in abbondanza per tutti. È questo le sguardo che devo cercare, non lo sguardo seducente degli imbonitori che in luogo di vita spacciano morte mediante sguardi che solleticano la nostra sete di apparire per contare, per sentirsi vivi. Siamo disposti a far dipendere la nostra vita da questa schiavitù degli occhi?

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 15 giugno 2021

Buongiorno mondo

Bene per male


Mt 5,43-48

"In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: "Amerai il tuo prossimo" e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti (…) ".



Gesù non si sofferma a precisare se, in qualche circostanza concreta, la violenza possa essere legittima. Piuttosto ci invita ad operare e a lottare perché non lo sia mai. È essenziale dunque cercare tutte le vie che possano condurci alla fraternità e non verso il fratricidio.

Amare il nemico non significa tollerare le ingiustizie e ritirarsi comodamente dalla lotta contro il male. Occorre combattere il male senza per questo voler distruggere le persone. Il male infatti non si può vincere generando altro male. Il male si vince solamente con il bene.

Perché? Beh, la risposta ci è stata data: perché il Padre agisce così. Il suo sole non è un beneficio per pochi buoni, ma un'opportunità per tutti. La sua pioggia non cade solamente su qualcuno perché se la merita per la propria bontà: è per tutti. Il suo amore si riversa su tutta l'umanità senza distinzioni tra buoni e cattivi: sta a noi accoglierlo per costruire percorsi di umanizzazione.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 14 giugno 2021

Buongiorno mondo!

Cordialmente


Mt 5,38-42

"In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: "Occhio per occhio" e "dente per dente". Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle»".




Sempre più sovente ci capita di assistere a fatti o ascoltare racconti in cui la prepotenza la fa da padrona. Basta un nulla, un semplice sguardo mal interpretato, una parola appena sussurrata o anche un gesto di affetto che non è considerato "secondo natura" (a questo siamo giunti!) che subito la reazione violenta si scatena. Sembriamo tutti vivere con i nervi continuamente a fior di pelle: un sorpasso può essere uno sgarro, una mancata precedenza un insulto; un voto basso a un'interrogazione il segno di una persecuzione sistematica del professore, il non rispettare una fila diventa uno scontro di gladiatori all'insegna del proverbiale "Lei non sa chi sono io!". E potrei continuare ancora.

Il Maestro oggi ci ricorda che la storia, il mondo, la vita quotidiana non sono sempre e per forza una teatro di guerra dove mostrare a tutte e a tutti la propria forza. Ci invita a vivere con cordialità. Non con quell'atteggiamento irenico che rinuncia anche alle proprie giuste ragioni pur di evitare il conflitto, ma a costruire relazioni cordiali, relazioni che non si limitano alla superficie, ma nascono nell'intimità del cuore, nel profondo di se stessi, evitando di soffermarsi a quelle apparenze che spesso sono occasione di giudizi e pregiudizi che nutrono la violenza.

Vivere cordialmente significa vivere con la coscienza che tutte e tutti abbiamo un cuore più o meno ferito, pieno di tante cicatrici; questo non può mai essere motivo di prepotenza e sopraffazione, ma deve diventare terreno di d'incontro e di condivisione per costruire relazioni umane, semplicemente umane.

Inutile e teatrale la devozione al Sacro Cuore se poi non si vive cordialmente.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 11 giugno 2021

Buongiorno mondo!

Cuori aperti


Gv 19,31-37

" (…)E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto»".



La Chiesa volge il suo sguardo al "Sacratissimo Cuore di Gesù", così si chiama la solennità di oggi, che sarà seguita domani dalla memoria del "Cuore Immacolato di Maria".

Purtroppo certe sviolinate intrise di quella melassa spirituale che è tutto fuorché evangelica hanno reso questa solennità indigesta e incomprensibile alla luce del Vangelo.

Il cuore, nella spiritualità biblica, contrariamente a quanto pensiamo noi, non è la sede degli affetti, ma è piuttosto ciò che noi oggi potremmo identificare con la coscienza, quella parte più intima di ogni persona nella quale ci si gioca la vita, si fanno le scelte fondamentali, quel santuario inviolabile in cui ognuna e ognuno è solo con se stesso, lì dove sei tu, nudo e crudo. È il posto che puoi anche cercare di evitare, ma al quale comunque non puoi sfuggire per sempre: prima o poi ci torni.

Ecco il cuore di Gesù festeggiato oggi: è la sua coscienza. Il luogo in cui si è giocato le opzioni fondamentali che l'hanno portato ad essere, a vivere e a trasmettere ciò che è stato, ha vissuto, ha trasmesso. Il suo "cuore" è la sua stessa intera vita così come l'ha vissuta, così come l'ha fatta diventare proposta per tutti. Il suo "cuore" è il luogo dove Gesù ha vissuto la sua fatica nel comprendere e far proprio il progetto del Creatore. Non facciamone un "mostro" che sapeva tutto fin dall'inizio: così sarebbe menomata la pienezza della sua umanità.

E questo "cuore" , proprio quello dell'uomo Gesù, diventa così espressione visibile del cuore del Creatore, di Colui che è l'essenza della vita che si comunica come dono che chiede solamente di essere accolto, vissuto e donato a sua volta con gratitudine e gratuità. E il nostro "cuore", la nostra coscienza, la nostra stessa vita, grazie a Lui, può diventare la stessa realtà che fu la sua: un cuore capace di far uscire "sangue ed acqua", cioè, semplicemente, di comunicare vita.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 10 giugno 2021

Buongiorno mondo!

Una giustizia "Vitale"


Mt 5,20-26

"In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli (…)".



Scribi e farisei, per quanto in parte temuti, erano comunque ammirati da buona parte del popolo. La loro "giustizia", cioè il loro essere irreprensibili davanti alle esigenze della Legge, la loro osservanza scrupolosa era un monito ben visibile e tangibile agli occhi del popolo. "Separati" dalla massa dannata dei peccatori si distinguevano per la loro adesione formale ad ogni precetto in risposta alle esigenze dell'Alleanza. Il guaio arriva quando l'adesione alla legge diventa fine a se stessa, anzi, peggio, diventa motivo di vanto agli occhi dell'Altissimo, la cui benevolenza deve prendere atto dei meriti accumulati di queste pie persone.

L'insegnamento di Gesù mette in luce questo pericolo e avverte coloro che vogliono osare l'avventura del Regno. La "giustizia", l'essere giusti davanti al Padre non dipende più dall'osservanza di un precetto esterno, ma dall'assomiglianza all'amore del Padre stesso. Questo è il passaggio da una religione che esige un Dio cui obbedire a una fede che invece apre una relazione di somiglianza con Colui che è datore di Vita. Sì, perché alla fine, questo Dio, o Padre o come lo si voglia chiamare non è altro che la Fonte, l'essenza stessa della Vita, il Principio Vitale in cui tutti siamo immersi. Lo stile di vita suggerito da Gesù per chi lo vuol seguire, ci porta proprio in questa direzione: quella di una Vita continuamente accolta e continuamente ridonata.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 9 giugno 2021

Buongiorno mondo!

Dalla legge al Regno


Mt 5,17-19

"In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento (…)".



Queste parole sono state esaminate, commentate e interpretate da fior fiore di studiosi. Accanto a queste persone serie vi è poi il gruppo dei "saputi del vangelo e dintorni" che arrivano a pontificare sul fatto che Gesù non ha abolito la legge e quindi tutto deve farsi secondo le leggi contenute nella Bibbia (e sono gli stessi che poi se la pigliano con gli integralisti dell'Islam… vai un po' a capire…).

Sebbene profondamente radicato nel meglio della tradizione di Israele in cui è nato e vissuto… (troppo spesso lo dimentichiamo: era ebreo, piaccia o meno ai suprematisti!), tuttavia Gesù, pur non entrando nelle varie dispute legali o legalistiche, offre un insegnamento sovversivo, in quanto mette in questione la religione convenzionale. Annunciando il Regno Gesù invita a non restare inerti. Bisogna passare da una religione convenzionale a una vita imperniata sul regno di Dio. Quel che si sta insegnando in Israele non serve più come punto di partenza per costruire la vita così come Dio la vuole. Occorre imparare a rispondere in maniera nuova alla nuova situazione creata dall'irruzione di Dio. Portare a compimento è passare alla fase successiva, rappresentata dalla "legge" delle Beatitudini.

Questo è il "vino nuovo" che ha bisogno di "otri nuovi"!

Se non noi, dunque, chi altro?

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 8 giugno 2021

Buongiorno mondo

Sale e luce

Mt 5, 13-16

"In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente (…)".



Il Maestro ricorda ai suoi che sono sale, sono luce…

Come esserlo dunque nel nostro tempo dove tutto appare spesso senza sapore o mascherato da "additivi" che danno sapori falsi? In quale modo Dio, o quel che chiamiamo Dio, si presenta come sale e luce e ci invita a condividere questo suo modo di essere?

Non trovo parole migliori di quelle lasciateci da Dietrich Bonhoeffer:

"Dio non si vergogna della bassezza dell’uomo, vi entra dentro (…) Dio è vicino alla bassezza, ama ciò che è perduto, ciò che non è considerato, l’insignificante, ciò che è emarginato, debole e affranto; dove gli uomini dicono “perduto”, lì egli dice “salvato”; dove gli uomini dicono “no”, lì egli dice “sì”. Dove gli uomini distolgono con indifferenza o altezzosamente il loro sguardo, lì egli posa il suo sguardo pieno di amore ardente e incomparabile. Dove gli uomini dicono “spregevole”, lì Dio esclama “beato”. Dove nella nostra vita siamo finiti in una situazione in cui possiamo solo vergognarci davanti a noi stessi e davanti a Dio, dove pensiamo che anche Dio dovrebbe adesso vergognarsi di noi, dove ci sentiamo lontani da Dio come mai nella vita, proprio lì Dio ci è vicino come mai lo era stato prima. Lì egli vuole irrompere nella nostra vita, lì ci fa sentire il suo approssimarsi, affinché comprendiamo il miracolo del suo amore, della sua vicinanza e della sua grazia".

Sale e luce con Lui e come Lui.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 7 giugno 2021

Buongiorno mondo!

Un Dio felice


Mt 5,1-12

"In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli (…)".





Impossibile, in uno spazio come questo, commentare la pagina delle Beatitudini.

Davanti a questo testo che costituisce la carta costituzionale del cristianesimo, mi sono posto una domanda: in quale Dio poteva credere Gesù mentre diceva queste parole?

Gesù credeva in un Dio felice che desidera la felicità per tutta la creazione, il Dio amico della vita e non della morte, il Dio più attento alla sofferenza della gente che ai suoi peccati.

Partendo dalla fede in un Dio così il Maestro rompeva gli abituali schemi sociali e religiosi. Non predicava: "Felici i giusti e i devoti, perché riceveranno il premio di Dio". Non diceva: "Felici i ricchi e i potenti, perché Dio sarà la loro benedizione".
Il suo grido era sconcertante: "Felici i poveri, perché Dio sarà la loro felicità", fin da ora, qui.

Restare in relazione con questo Dio, con il Dio di Gesù, significa operare per un mondo in cui a ognuna e ognuno sia dato di vivere felice. Fin quando questo non sarà realizzato, il progetto della creazione non giungerà a compimento. A ognuna e ognuno di noi è affidato il compito della felicità dell'altro. Scansare questo compito significa tradire il vangelo e il messaggio del Maestro.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

sabato 5 giugno 2021

Buongiorno mondo!

Saper guardare




Mc 12,38-44

" (…) Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo (…)".



Non mi soffermo oggi sul gesto della vedova, che può essere letto da diversi punti di vista. Quest'oggi la Parola mi dice altro.

Marco, narrando l'entrata di Gesù in Gerusalemme, ci ha detto che a un certo punto, alla fine della giornata, Gesù volgeva lo sguardo intorno.

Ora quello sguardo si ferma e mette a fuoco l'unica "invisibile" del racconto: una vedova. Tra le tante persone che vengono a versare offerte al tempio, una "folla", solamente Gesù riesce a vedere quella donna, offrendoci così una lezione sul nostro modo di guardare la storia.

Siamo abituati a posare il nostro sguardo su chi "conta", su chi ha successo, su chi "fa parlare di sé" (anche in male, purché se ne parli). Con troppa facilità non vediamo gli invisibili che fan parte del nostro mondo. E quando ce ne accorgiamo il nostro sguardo diventa lo sguardo di chi si appresta a far pulizia: cerca con attenzione polvere e scarti per buttarli (anche se in verità spesso agiamo come la furba colf che alza il tappeto per infilarci lo sporco). Ecco allora la ricerca attenta di questi disturbatori della nostra bella vita, gli indesiderabili che, con solerzia, "sgomberiamo" perché sporcano le nostre "belle" città.

Lo sguardo di Gesù, invece, si posa proprio su di essi, perché "di essi è il regno dei cieli", cioè perché su di essi, più che su altri, si posa lo sguardo di Colui che comunica vita in primo luogo a chi ne ha più bisogno e non si sente autosufficiente.

Anche oggi dunque siamo invitati a scegliere se far coincidere il nostro sguardo con quello del Maestro o preferiamo tenere chiusi gli occhi e andare via dritti.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 2 giugno 2021

Buongiorno mondo!

Dio è Vita

Mc 12,18-27


" (…) Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: "Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe"? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore»".


Nella controversia con i sadducei, che al contrario dei farisei negano la risurrezione dei morti, il Maestro alla fine fa proprio il maestro con la matita blu: "Voi siete in grave errore".
Il ragionamento di Gesù è limpido. Nel racconto del roveto Dio rivela il suo nome a Mosé, chiamando accanto a lui come testimoni i patriarchi. Chi oserebbe chiamare come testimone un cadavere, un morto? Solamente colui a cui fa comodo che il testimone non parli, non abbia facoltà di parola, come un cadavere appunto. Se Dio convoca Abramo, Isacco e Giacobbe come testimoni, questo significa che essi, in qualche modo, vivono con lui, partecipano della sua vita.
Ecco il punto: qual è il volto di Dio in cui crediamo, al quale diamo fiducia? Il Dio dei morti, il Dio che si nutre della nostra vita per farci morire, o il Dio che nutre di sé la nostra vita per farci vivere con lui, come lui e in lui?
Troppo spesso abbiamo confuso la morte biologica con la fine della vita. Il nostro Dio non è il Dio del Bios, ma di Zoé, della Vita stessa, dell'essenza della vita che non può morire.
Non stiamo a romperci la testa sul come questo avvenga o avverrà. Lasciamo ai ciarlatani di descrivere il paradiso fatto di "persone vestite di vesti quasi grigie, con angioletti che svolazzano cantando" e p. Livio che sommerge di prediche i presenti.
Il nostro fine, non la nostra fine, il nostro fine è lavorare con Colui che è vita e che non vuole che niente e nessuno vada perduto ma che tutte e tutti abbiano vita e vita in abbondanza.
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


martedì 1 giugno 2021

Buongiorno mondo!

A sua immagine

Mc 12,13-17

" (…) Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio».
E rimasero ammirati di lui".



La domanda che Gesù pone è netta: "Di chi è l'immagine? E l'iscrizione?". Quest'ultimo termine, epigraphé, iscrizione, farà di nuovo la sua comparsa sulla croce, il titulus posto sopra il condannato.

Ora, Gesù come sempre, non cade nella trappola ma provoca i suoi avversari a riflettere e a prendere una decisione, smascherando il loro vivere con un piede in due scarpe.

Il Maestro rimanda all'immagine e alla parola: di chi siete figli? In quale immagine vi riconoscete? Di quale parola siete portatori? A quale iscrizione vi rifate?

Per il discepolo, per la chiesa, la risposta dovrebbe essere ovvia: all'immagine del Creatore, di cui siamo figli, e alla parola/iscrizione posta sopra la croce che è l'ultima parola pronunciata dal Creatore a completamento della creazione.

Siamo fatti a immagine del creatore, siamo umani e parliamo il linguaggio del dono totale di sé che apprendiamo volgendo lo sguardo all'Uomo della Croce.

Ora, guardando il nostro mondo e anche a un certo modo di essere chiesa, mi pare che fatichiamo ancora a comprendere e vivere tutto ciò. Forse anche dentro la chiesa esiste chi, senza troppe remore, si porta in tasca e maneggia con troppa disinvoltura quella moneta che porta l'immagine del "Cesare" di ogni tempo, di coloro che si fanno padroni e comprano le vite altrui per arricchirsi. Forse fatichiamo ancora a comprendere che l'immagine che il Creatore ha consegnato a ciascuna e ciascuno è fatta di differenze che non vanno annullate a beneficio di una parte sola ma trasformate in ricchezza per tutti. Che ne abbiamo fatto di queste differenze nella chiesa? Con quale "Cesare" ci siamo alleati pur di difendere le nostre ricchezze e il nostro potere?

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.