venerdì 23 giugno 2023

Buongiorno mondo!

 Aperti al dono



Mt 6,19-23


"La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso". 



L'espressione "occhio cattivo" nella tradizione biblica ha un sapore differente rispetto al nostro modo di intendere (e se non si conosce tale sapore si rischia da far dire al Vangelo quello che non vuol dire, distribuendo "falsi occhi cattivi" a destra e a manca, e in questo sport da noi, nella Chiesa, gli specialisti abbondano!). "Occhio cattivo o maligno" indica precisamente la taccagneria, l'avarizia, il braccino corto. Capiamo ora cosa vuol intendere il Maestro: se vivi di avarizia, se chiudi il tuo cuore alle necessità della sorella o del fratello, per favore, non pregare il Padre nostro, non prendere in giro chi esplicita la sua essenza nella gratuità, nel perdono incondizionato e gratuito. Se scegli la piccineria del cuore, non puoi assomigliare al Padre e quindi non riuscirai a seguire la strada del Figlio. Ecco, in breve quanto il Maestro ci invita a vivere oggi. Rifiutare lo stile di vita che nasce da un "occhio cattivo" significa condividere le scelte di vita del Maestro, vivere la libertà del dono e condividere quella del perdono reciproco. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.



P.S. Questa rubrica, per cause di lavoro, tornerà lunedì 3 luglio. Grazie e abbraccio.

giovedì 22 giugno 2023

Buongiorno mondo!

Parole, parole, parole…


Mt 6,7-15


"Pregando, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole". 



Questo nostro tempo è segnato particolarmente dalla velocità: fretta, novità, sempre di corsa... Anche la comunicazione risente pesantemente di questo, tanto che ci si vanta di vivere nel secolo delle comunicazioni sempre più veloci: non fai a tempo a pensare qualcosa, stai ancora finendo di elaborare che zac!... sei già in rete, o al cellulare. 

Mi pare però, senza voler fare il nostalgico, che, sì, abbiamo reso le comunicazioni più veloci, ma abbiamo perso LA comunicazione, l'uso sapiente della parola, l'ascolto calmo, finanche il silenzio, che fatichiamo a sopportare e riempiamo sempre di qualcosa.

Questo incide anche sull'uso che facciamo della parola nella nostra preghiera: è tutto un parlare, leggere, riempire i vuoti perché altrimenti non si sa che fare. Quando c'è silenzio durante la preghiera si avverte quasi un certo imbarazzo: dai, di' qualcosa... metti qualcosa, leggiamo, cantiamo. "Pregando, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole": ecco la consegna del Maestro oggi. Ritrovare il senso della nostra parola nella sua Parola, imparare ad ascoltare il "mormorio" della voce del Padre, entrare in sintonia con Lui per imparare a parlare in maniera più umana. E questo ci aiuterà a penetrare nel mistero del linguaggio di Dio per far diventare sempre più umana la nostra parola, affinché parli e evochi la vita. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 20 giugno 2023

Buongiorno mondo!

Vivere da figlie e figli



Mt 5,43-48


"Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti". 



Ecco il cuore della proposta di vita di Gesù: non più obbedire a un Dio che impone i suoi comandi e che dispone delle vite degli uomini a proprio piacimento, quasi fossero marionette nelle sue mani, ma assomigliare al Padre, imparando ad amare con Lui e come Lui. Se da una parte Gesù cancella qualsiasi pretesa di violenza in nome di Dio, dall'altra dona un volto ben preciso a tale Dio: quello di un Padre. E vivere da figli suoi significa, per l'appunto, assomigliare a Lui nel suo modo di amare. In questo modo Gesù chiude il cerchio: quella creatura nata a "immagine e somiglianza", scopre la propria dignità di figlia/o nel potenziare quella "somiglianza" in "assomiglianza". 

Gesù ha donato la propria esistenza per comunicare il volto di un Dio che non si prende le vite degli uomini ma offre la sua e invita a fare la stessa cosa per la vita di tutti. Inutile rinchiudere di nuovo Dio dentro le nostre belle caselline mentali: o accogliamo un Padre, o continueremo a costruire idoli muti che soddisfano solamente i nostri desideri di potere. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 19 giugno 2023

Buongiorno mondo!

Donne e uomini dell’altra “guancia”


Mt 5,38-42

"Avete inteso che fu detto: "Occhio per occhio e dente per dente"; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra...". 



Questa è la giustizia del Regno di Dio, la giustizia che supera quella dei farisei e degli scribi. Non si tratta solamente del rifiuto di ogni forma di violenza (ossia il minimo sindacale per un credente), ma di andare oltre: rifiutare la risposta violenta non basta, occorre essere disponibili a donare la vita anche a chi ti vuol male, aprire percorsi di vita invece che seguire e perseguire strade di morte. 

Rifiutare la violenza non significa comunque restare silenziosi, come pecore al macello: la denuncia contro ogni forma di violenza deve levarsi alta, senza però cadere nel medesimo errore di chi la violenza la usa sistematicamente, sia essa fisica, che verbale che psicologica. Il discepolo non è un pacifista irenico: è un profeta ardente che nel nome del Dio della vita denuncia e annuncia allo stesso tempo. Il rifiuto del male è sempre accompagnato dall'annuncio di una via del bene, del buono, del bello, e per questo è disposto a donare anche la propria esistenza, come seme gettato nella terra dell'umanità per generare un frutto di giustizia.

Il tutto superando, andando oltre quella legge del taglione che rischia di produrre un’umanità composta da ciechi e sdentati. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 16 giugno 2023

Buongiorno mondo!

Respirare aria nuova



Mt 11,25-30


In quel tempo Gesù disse:

«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».



Parole sovente applicate alle varie situazioni personali di stanchezza, di depressione, di cose che non vanno come dovrebbero, di situazioni pesanti, ecc... Allora, ecco le parole: vai da Gesù, e lascia fare a Lui. Ma questo non è il discorso di Gesù. Qui il Maestro parla a tutte e tutti coloro che vivevano stanchi e oppressi per via del carico di una legge insostenibile, impossibile da osservare: dottrine, imposizioni, prescrizioni, obblighi, divieti... persone che sono costrette a subire l'umiliazione di sentirsi sempre in debito col Signore. A questi Gesù dice: "Venite a me e io vi darò ristoro". 

Il verbo usato indica il rifiatare, il prendere fiato. Ecco, a tutte e tutti costoro Gesù è come se dicesse: "Io sarò il vostro respiro, sarò per voi aria nuova e fresca". È come se dicesse: "Accogliete me e sarete in grado di nuovo di respirare a pieni polmoni. Perché il mio giogo non è quello della Legge ma delle Beatitudini, è per la felicità, non per la pena". Imparare da Lui che è "mite e umile di cuore" si comprende solo alla luce delle Beatitudini. L'invito non è tanto a rivestirsi di quella falsa umiltà che spesso fa esclamare: "Sono umile e me ne vanto!". L'invito è a lavorare per la piena felicità dell'uomo, situandosi, come Gesù, a livello di coloro che nella storia sono oppressi e umiliati. Quindi l'umiltà non è una virtù che conquistiamo da noi stessi, ma una qualità di vita che ci viene ogni volta che facciamo nostre le scelte del Maestro orientando la nostra vita al servizio degli altri, soprattutto gli umiliati della storia. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 15 giugno 2023

Ritrovare la via

Ritrovare la Via



Non è mia intenzione qui permettermi giudizi sulla persona di Silvio Berlusconi. Il signor “tempo”, si sa, è galantuomo e lascio volentieri a questo signore tale incombenza.


Non mi permetto nemmeno, per quanto mi ponga tanti interrogativi, di esprimere giudizi sul Berlusconi politico: non possiedo i mezzi necessari e propri degli storici per esprimere un giudizio giusto ed equilibrato. Ricordo solamente che un politico di altri tempi, non troppo lontani in verità, Rino Formica, se ne uscì con un'espressione colorita che rendeva bene allora, e continua a farlo oggi, circa l'arte della politica: “La politica è sangue e merda”. Per questo motivo affido a storici ed analisti più competenti di me il compito di attribuire le percentuali dell'una e dell'altra componente all'azione politica di Berlusconi.


Non intendo nemmeno commentare le parole pronunciate da Mons. Delpini durante il cosiddetto “funerale di Stato”. Questo perché al suo posto mi sarei limitato ad un semplice commento alla Parola scelta per l'occasione (a questo proposito avrei utilizzato il racconto della crocifissione di Gesù tra due malfattori: da una parte perché si parlava di uno che amava definirsi “Unto del Signore” e dall'altra per coloro che definivano lo stesso come malfattore. In questo modo Delpini sarebbe stato aiutato nell'operazione di commento dallo squisito “sopire e troncare, troncare e sopire” di manzoniana memoria).

Chiudo qui questa lunga premessa e provo ad esprimere il disagio che mi sento dentro.


Faccio parte dell'Istituzione Chiesa Cattolica e continuo a lottare, dal di dentro, per offrire il mio apporto ai fini di un cambiamento radicale e necessario a questa Istituzione che è, o dovrebbe essere, testimone privilegiata della bellezza e ricchezza del messaggio di Gesù di Nazareth trasmessoci come Evangelo, Felice Annuncio.

Il disagio che avverto, che assume tratti a volte dolorosi altre volte laceranti, nasce dal vedere e constatare come la mia Chiesa abbia perso quello slancio profetico che ha caratterizzato la vita e il messaggio del suo Maestro. Certo, una dimensione profetica che Gesù ha pagato quel caro prezzo che noi, come Chiesa, spesso e volentieri evitiamo cercando aggiustamenti e alleanze con il potere di turno.


Guardando, senza troppa partecipazione in verità, le immagini a “reti unificate” delle esequie di Berlusconi (che, di primo acchito, visti i cori, avrei celebrato non in Duomo ma allo stadio e in una forma più consona al personaggio, cioè con un degnissimo rito civile... ma si sa, ormai una Messa non si nega a nessuno (salvo eccezioni di cui dirò), nemmeno alla Sagra della Porchetta perché serve per dare lustro) dicevo che guardando le immagini mi sono trovato spesso a chiedermi quale fosse il significato di questa celebrazione a confronto con altre situazioni.

Mi sono chiesto come si può celebrare con sicurezza e senza remora alcuna un'Eucaristia come quella di ieri e allo stesso tempo negare la stessa Eucaristia, per esempio, al signor Welby per i ben noti motivi. Vi sono forse figli di primo letto nella Chiesa che vantano più e migliori diritti di altri? Me lo chiedo.

Così come mi chiedo, perché non ne ho affatto memoria, come mai non è stata celebrata una solenne Eucaristia in solidarietà e memoria per e con quanti hanno subito violenza e violenza di Stato al G8 di Genova (mi duole ricordarlo, ma l'allora Premier, noto per la sua maniacale cura del dettaglio che arrivava al posizionamento delle aiuole di fiori, non fu così “maniacale” nel curarsi di quanto avvenne dietro le quinte... non ricordo volutamente chi era Premier all'epoca).

Mi chiedo anche come mai la mia Chiesa alzi la voce su certi temi ritenuti scottanti (gender, GPA, fine vita) ma non riesca ad essere risolutamente contraria a certe scandalose politiche di gestione migratoria affrontate all'insegna del: “Vi paghiamo affinché li teniate lì”.

Malgrado la continua emorragia e la sempre maggiore insignificanza, non riusciamo a trovare il coraggio di porci decisamente in un serio cammino di discernimento che ci aiuti a trovare il modo di ridare freschezza al Vangelo e imparare a mescere il suo vino nuovo. Siamo ormai divenuti come lo Stato italiano: capaci di rispondere alle emergenze ma incapaci di continuità nell'azione, nell'accogliere le nuove istanze, nel cercare risposte adeguate, continue e comprensibili per la cultura attuale.

Usiamo un linguaggio che più nessuno comprende, (a questo proposito il Monsignore che commentava da studio ieri le Esequie, ha fatto uno sproloquio sul “sacrificio espiatorio di Gesù” che anche ai miei gatti, abituati alle mie riflessioni ad alta voce, si è rizzato il pelo).

Utilizziamo riti e paludamenti che risalgono all'epoca dei dignitari di corte dell'imperatore Costantino (rendo l'idea?); abbiamo strutturato ciò che ci ostiniamo a chiamare bellamente “comunità” come una piramide ben solida, una struttura in cui, purtroppo, non é possibile collocare “in mezzo” il Risorto, la sua posizione naturale nella comunità, luogo il cui centro é Lui attorno al quale tutti possiedono medesima dignità in quanto equidistanti dal centro stesso.

Insomma, mi pare che abbiamo scelto di sopravvivere e non di vivere: vivere ci costerebbe troppo in termini economici, di visibilità, di potere, di influenza. Tra i tanti oggetti che fanno la loro comparsa nelle narrazioni evangeliche dovremmo rivalutare la sferza di cordicelle usata da Gesù nel Tempio. Ma non usarla sulle schiene altrui, ma per spennellarla per bene sul nostro groppone, chiedendo al contempo perdono a tanta umanità che abbiamo deluso, schivato, ridotta a serva e il tutto “ad majorem Dei Gloriam”.


È il tempo di rituffarci senza paura nel Vangelo per riapprendere, non di riappropriarci, lo stile del Maestro.

Questo é possibile solamente vivendo nella nostra cultura non come portatori di verità assolute per sottomettere coscienze o silenziare voci scomode ma come “guaritori feriti”, sanati da quella misericordia che rende umani.


Forza! Ritroviamo e facciamo nostro lo stile del Maestro per ridare dignità e forza al messaggio evangelico.

Un'abbraccio a tutte e tutti. Buona vita

Buongiorno mondo!

Vincere il male con il bene



Mt 5,20-26

"Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli"



Il nostro Maestro non si accontenta mai; è l'uomo che va sempre "oltre", e invita a fare altrettanto. È un invito ai suoi, a quelli che si riconoscono nel suo messaggio, a superare la fedeltà (così è da intendere il termine "giustizia") all'Antica Alleanza, quella della legge del taglione, per entrare nell'ottica di quella Nuova, dove non basta astenersi dal fare il male ma occorre essere portatori di vita, persone che si occupano e si preoccupano del bene e del benessere del fratello e della sorella. Anzi, la proposta è ancora più sconvolgente: invita all'amore verso chi mi fa del male, invita ad andare "oltre" la risposta naturale (tu fai questo a me, io faccio faccio questo a te, o reciprocità della risposta violenta) per comunicare vita e amore come Colui "che fa piovere sui giusti e sugli ingiusti...". Non sono parole facili (e chi lo ha mai detto?), ma sono le Sue e sul piatto della scommessa non ci si può giocare solo per una parte: Lui su quel piatto ci ha messo la vita, e noi che ci mettiamo? 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 14 giugno 2023

Buongiorno mondo!

Andare “oltre”


Mt 5,17-19


"Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli". 



Gesù parla in questo modo subito dopo aver proclamato le Beatitudini e a queste bisogna far riferimento per intendere rettamente quanto vuol dire. In un certo senso è una dedica a tutti i nostalgici di "ordine e disciplina", a tutti coloro che identificano il Dio di Gesù nel Dio legislatore che dai suoi fedeli pretende obbedienza cieca e assoluta, pena la dannazione eterna. "Legge e Profeti" sono compresi e superati dalla proposta che Gesù fa nelle Beatitudini. I "precetti minimi" cui fa riferimento, infatti, son proprio le beatitudini e niente altro. Chi volesse intendere che Gesù faccia riferimento alle minuziose prescrizioni della Legge è completamente fuori strada. L'ostinazione di chi ancora oggi continua a credere in una visione conciliante tra la legge antica e quella proposta da Gesù è antievangelica. Per certi aspetti, anche il Decalogo viene ridimensionato: davanti alle Beatitudini le Dieci Parole impallidiscono. Perché allora continuiamo a proporre "esami di coscienza" fondati sul Decalogo? Noi continuiamo a far esplorare minuziosamente le coscienze, con precisione chirurgica, mentre le Beatitudini invitano ad assumere uno stile di vita ben diverso. Uno stile in cui da "fedeli" si è invitati a diventare "figli"; dove lo stile di vita non è più orientato all'obbedienza, ma all'assomiglianza all'amore che si fa servizio proprio dello stile di Gesù. Eppure Gesù ha pagato con la vita la sua proposta! Noi, no, preferiamo ancora la Legge del Decalogo e lasciamo ai "sognatori" la potenza delle Beatitudini! Mah... 

Un abbraccio e buona vita a tutte e a tutti.

martedì 13 giugno 2023

Buongiorno mondo!

Sale e Luce


Mt 5,13-16


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.

Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».




Oggi il Maestro ricorda che una volta accolto il suo messaggio, accettato di vivere secondo il suo stile di vita, ciascuno e ogni comunità sono "Sale della terra e luce del mondo". 

Notiamo il verbo: non viene detto "dovete diventare", "siete chiamati a essere".... no, è un dato di fatto: siete. Come dire che il fatto di essere sale e luce è costitutivo della vita cristiana, dello stile di vita cristiana. Il sale serve non solo a conservare, ma nella giusta dose, serve a esaltare il sapore. Il sale non si sostituisce al cibo, ma ne esalta il sapore: mi pare di capire che il Maestro indichi il compito in maniera precisa. Non si deve annullare l'umanità (=cibo), ma esaltarne il sapore, permettere alle potenzialità di esprimersi fino alla massima espressione, giungendo alla maturità che è la capacità di amare con e come Lui, facendo della propria vita un dono. Lo stesso vale per la luce: dove c'è luce non vi possono essere tenebre. E per questo non c'è bisogno di crociate, lotte, e via discorrendo (e di questi tempi proprio chi vorrebbe una "chiesa chiusa" (una sorta di casa di piacere per lo spirito, insomma un casino spirituale!) in se stessa, arroccata sulle sue posizioni, in difesa di valori non negoziabili, proprio costoro hanno reso il mondo un'arena dove non si fanno prigionieri...): la luce brilla da sé e per questo dove c'è luce la notte non ha motivo di esistere. Essere luce non vuol dire imporsi: semplicemente vivere immersi nel messaggio del Maestro, che invita sempre non a prendere vite, ma a donare vita. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 12 giugno 2023

Buongiorno mondo!

Chiamati alla felicità


Mt 5,1-12


“In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

«Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli (…).”



Quest'oggi il testo del Vangelo ci presenta le Beatitudini nella versione di Matteo. L'unica cosa che vorrei sottolineare, considerato lo spazio e il significato di questo post, è che il messaggio di Gesù invita e spinge continuamente alla felicità. E non una felicità che conseguiremo nel futuro, nell'al di là, ma un felicità possibile fin dal nostro oggi. I vari "profeti di sventura" che vedono nell'oggi solo disastri e perdita della fede, i vari "Soloni della fede" che ne sanno una più e meglio di papa Francesco, tutti coloro che in questi tempi vedono solo nefandezze e miseria spirituale, tutti coloro che versano lacrime amare perché i tempi son cambiati e non sanno vedere la sapienza di Dio all'opera nel mondo, ebbene questi difficilmente avranno parte alla Beatitudine di vita del Maestro. La beatitudine proposta e vissuta da Gesù non è il frutto di sacrifici, di percorsi ascetici di perfezionamento spirituale personale (percorsi che spesso portano al perfezionismo, uno dei più brutti mali da cui si può essere colpiti), ma essa è il frutto dell'accoglienza gioiosa del messaggio di Gesù che invita i suoi ad amare con Lui e come Lui, a vivere la vita come un dono da condividere per creare relazioni autenticamente umane. Questa è la sfida che ci è posta davanti oggi, questa è la nostra beatitudine che nessuno ci può togliere. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 8 giugno 2023

Buongiorno mondo!

Dentro il Regno


Mc 12,28-34

“(…) Non sei lontano dal regno di Dio (…)“. 



Ricevessi io un complimento di tal fatta dal Maestro affogherei nel famoso brodo di giuggiole! 

È un complimento che non deve però trarre in inganno. Gesù infatti sottolinea che "non è lontano", ma non è ancora "dentro" il Regno. 

Identificare la strada dell'amore verso Dio e verso il prossimo è già una buona indicazione, ma non basta. Non basta perché la tentazione di dividere le due realtà, di fare la parte in favore dell'una o dell'altra è sempre molto forte. Lo aveva capito Giovanni nella sua lettera: "Come puoi dire di amare Dio che non vedi se non ami il fratello che vedi?". Le due realtà sono inscindibili, tanto che Dio stesso ha scelto di farsi uno di noi perché potessimo vivere orientando la nostra vita al bene dell'altro. 

In questo modo "si ama" Dio: continuando a collaborare con Lui all'opera della creazione che ancora non è terminata e avrà fine solo quando ognuno finalmente si riconoscerà nel volto dell'unico Padre. Così facendo si sbarra la strada anche alla tentazione di definire "chi è il mio prossimo", evitando la trappola del fissare dei limiti, dei paletti. Il prossimo sono io che amo, sono io che mi faccio prossimo ad ogni uomo e donna perché scelgo di lavorare gomito a gomito con il Padre, grazie al Figlio e nella forza dello Spirito. 

A tutte e tutti un abbraccio. Buona vita.

mercoledì 7 giugno 2023

Buongiorno mondo!

Un Dio “vitale”


Mc 12,18-27

"Non è Dio dei morti, ma dei viventi!”.


Il Dio che la narrazione biblica ci presenta come Colui che ha voluto dar vita all'uomo, che l'ha da sempre cercato, è un Dio che vuole comunicare a ciascuno la sua stessa vita, la sua stessa condizione divina. Par tanti motivi, tra cui non trascurerei la brama del potere, questo Dio è stato seppellito sotto montagne di divieti, di leggi, di obblighi, di tradizioni ritenute sacre e di "diritto divino" tali da deturparne il volto, fino a trasformarlo in quello di un tiranno perennemente arrabbiato, pronto a scagliare la sua ira sul mondo peccatore (naturalmente per il tramite dei suoi amatissimi e addestratissimi ministri che tentano di frapporsi fra l'uomo e "l'ira di Dio" come una sorta di scudo, dietro modico compenso....). 

Il Maestro ci propone invece l'immagine di un Padre che vuole la vita per i suoi figli, la vuole talmente da offrire la sua: non è un Dio che si prende le vite degli uomini, un Dio mortale (nel senso attivo, che comunica morte), ma un Dio vitale, che comunica continuamente la sua vita, un Dio della vita. Come sempre, a noi scegliere da che parte stare e quindi, come ieri, a chi voler assomigliare. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 6 giugno 2023

Buongiorno mondo!

A Sua Immagine



Mc 12,13-17

In quel tempo, mandarono da Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso.

Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?».

Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio».

E rimasero ammirati di lui.



Nel vangelo di oggi troviamo la trappola tesa a Gesù sulla liceità o meno del pagare le tasse all'invasore romano. Da buon ebreo, Gesù risponde alla domanda con un'altra domanda: "Di chi è questa immagine e l'iscrizione?". 

Penso che dietro alla questione contingente delle tasse, il Maestro abbia voluto spingere la riflessione più in profondità, fin dentro il cuore della vita stessa: "A chi vuoi assomigliare?". Al Cesare che, con un sistema di violenza e sopruso, si prende le vite degli altri, o piuttosto al Padre che offre la sua perché tutti possano vivere e vivere bene? A quale di questi due "padri" vuoi assomigliare? Una tradizione racconta (non so quanto sia poi vera) che Galileo, davanti alle accuse che gli erano contestate, abbia detto queste parole: "La Bibbia non insegna come va il cielo, ma come si va in cielo". Ecco, è la stessa cosa qui. Inutile arrampicarci sugli specchi per giustificare elusioni fiscali o pagamenti delle tasse in base al vangelo. Il Maestro va sempre oltre e non sostituisce mai la coscienza personale nel compimento dei propri doveri civili. Ci chiede però una netta posizione nel definire colui al quale vogliamo assomigliare nel nostro modo di vivere. Tutto il resto verrà di conseguenza. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 5 giugno 2023

Buongiorno mondo!

A servizio della “vigna”



Mc 12,1-12


“Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. (…)”.


La liturgia di oggi ci offre la pagina della parabola chiamata solitamente dei "vignaioli omicidi". 

La parabola è costruita su uno schema detto di "sostituzione" e si intuisce facilmente il perché. Ma essa ripropone tutta la sua vitalità e forza proprio perché riesce a superare la barriera del tempo e a parlare al nostro oggi. Troppo facile sarebbe relegarla nel tempo e dire che essa ha parlato allora per giustificare la nostra presenza oggi. Il rischio, o meglio, la tentazione è sempre ben presente: impossessarsi della vigna del Signore per usufruirne a nostro vantaggio, per i nostri comodi. È la tentazione presente nella Chiesa ogni volta che pretende di saperne più del suo Signore, ogni volta che decide da se stessa "quale vino produrre". 

Ogni volta che ci impossessiamo della vigna è come se chiedessimo al Signore di farsi da parte, di accettare garbatamente il fatto che noi siamo più esperti di Lui, che il suo tempo è passato e ora è il nostro momento. Guardando la vita delle nostre comunità a volte ho proprio l'impressione che abbiamo rilevato la vigna dalle mani del "vecchio proprietario" perché l'abbiamo giudicato inadatto ai tempi nostri. E allora via a tutta birra con le programmazioni scatenate, i piani ben confezionati, le liturgie riccamente celebrate, i sacramenti a gogò e messe a tutto spiano per "santificare" ogni occasione (dalla festa delle zucchine alla fiera delle patate!). Teniamo buono l'avvertimento: "...darà la vigna ad altri...": eviteremo così di prendere possesso di ciò che non ci appartiene e ci considereremo "semplicemente servi". 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 1 giugno 2023

Buongiorno mondo!

Vedere in maniera “altra”


Mc 10,46-52


In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».

Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».

Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.

Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.



Bartimeo, a causa della sua insistenza, viene invitato ad avvicinarsi a Gesù e qui Marco scrive: "Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù". Per una persona come Bartimeo, cieco e quindi dipendente in toto da tutti, il mantello rappresentava la sua stessa vita: casa, abito, protezione... Ma forse Marco strizza l'occhio (e scusate l'immagine poco appropriata in questo frangente...)  e ci invita ad andare oltre. "Mantello" è tutto ciò che ci chiude in noi stessi, ci isola, ci mantiene nell'oscurità, impedisce alla luce di raggiungerci. Bartimeo, per guarire, deve essere disposto ad abbandonare il suo "mantello" e aprirsi alla novità, cioè al nuovo modo di intendere e vedere la vita, proposto dal Maestro. Dovessi dirla da intellettuale (cioè da persona che solitamente parla per non farsi capire), direi che Bartimeo è chiamato ad abbandonare la sua Weltanschauung (visione del mondo, della vita) per assumere quella del Maestro. La proposta di Gesù ci invita a lasciare i nostri "mantelli", le nostre (false) sicurezze, le nostre immagini di Dio contorte, impastate di paure: insomma, tutto ciò che ci impedisce di aprirci alla vita e all'amore. Lasciato tutto questo possiamo essere "guariti" dal Maestro e imparare il suo stile di vita, fatto di apertura e non di chiusure, di luce e non di tenebra, di vera autonomia e non di dipendenza, di vita e non di morte. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.