giovedì 29 febbraio 2024

Buongiorno mondo!

Il culto dell’indifferenza



Lc 16,19-31


In quel tempo, Gesù disse ai farisei:

“C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe (…)”.




Se ieri Gesù chiedeva ai suoi, cioè a noi, non di operare dei servizi ma di essere servi al servizio della vita, oggi esemplifica tutto questo con una nota parabola. È un bel ritratto della nostra umanità dove i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Ma i grandi scenari, le visioni macroscopiche affondano le loro radici nel microcosmo delle nostre comunità, delle nostre singole scelte. Ogni passo compiuto nell'indifferenza mascherata da false paure dell'altro, intrisa di pensieri del tipo "tanto io cosa posso risolvere?", contribuisce alla creazione di nuovi poveri. Ogni comunità che celebra l'Eucaristia senza rendersi conto del "Lazzaro" che sta alla sua porta è una comunità che non celebra la cena del Signore ma partecipa al lauto banchetto del ricco, troppo impegnato a "riempirsi" per vedere gli altri. Il ricco non è cattivo, è peggio: è indifferente. Il ricco è l'esatto contrario del Dio che Gesù è venuto a rivelare: il ricco è talmente preso da sé che non si avvede dell'altro; Dio è talmente preso dall'altro (da noi) che vuole farlo come sé. La nostra società, il nostro mondo è un’immensa fabbrica che sforna poveri in continuazione. E noi da che parte stiamo? 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 28 febbraio 2024

Buongiorno mondo!

Il servizio come stile di vita




Mt 20,17-28


(…) Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».




Oggi Gesù ci propone di condividere il sogno di Dio nella costruzione di un mondo nuovo. Mondo caratterizzato da relazioni che si fondano sulla disponibilità a mettersi a servizio. La proposta di Gesù non è una semplice e pia esortazione a "fare un po' di bene", ma un invito ben chiaro a dare un orientamento ben preciso alla propria esistenza: è un invito a giocarsi a fondo la vita nella libertà che nasce dal servizio. E perché non si cada nella trappola di un "semplice fare qualcosa", di "compiere qualche buona azione" o mettere sul registro della suora di turno la stellina per il "fioretto fatto" (ve lo ricordate?), Il Maestro ci ricorda che servire non è dare qualcosa ma offrire se stessi, fare della propria esistenza un dono continuo e quotidiano. Quindi, sorelle e fratelli, facciamo attenzione a non cadere nella tentazione del semplice "fare" per sentirci "a posto": la questione qui è più profonda, perché tocca il nostro essere, la scelta di uno stile di vita decisamente diverso, dove condivisione e servizio, dono di sé e prossimità sono i pilastri fondanti il nostro percorso quotidiano. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 27 febbraio 2024

Buongiorno mondo!

Non maestri ma testimoni



Mt 23,1-12


In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:

“Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. (…)”.



Parole dure quelle di Gesù nel vangelo odierno.  

Mosè ha cercato di dare al popolo una legge che portasse alla nascita di una nazione in cui giustizia e diritto potessero risplendere come un faro per tutti gli altri popoli. Una volta che la Torah è diventata appannaggio esclusivo di "scribi e  farisei", questi l'hanno ridotta a un puro mezzo per conquistare potere sul popolo, creando così situazioni gravissime di ingiustizia... sempre "in nome di Dio". Ogni qualvolta la gerarchia religiosa si “impossessa” dell’immagine di Dio avviene quell’operazione di ribaltamento che fa sì che non siamo più noi a sua immagine ma Dio a immagine nostra.

Nella comunità di Gesù non c'è posto per logiche di questo tipo. Non vi sono "studiati" che impongono e "popolino" che deve solamente ubbidire "perinde ac cadaver" (allo stesso modo di un cadavere). La comunità di Gesù nasce a servizio dell'uomo per aprire spazi al Regno, ossia al modo di essere presente di Dio nella storia, comunicando il suo amore a tutti e a ciascuno. Non abbiamo bisogno tanto di “maestri” (“Uno solo è il vostro maestro…”) o, per dirla peggio, di “ammaestratori”, ma di sorelle e fratelli testimoni della forza amante e vitale che sta all’origine di ogni vita. 

Come sempre il Vangelo chiede di prendere posizione: mendichiamo un posticino presso una qualche "cattedra" per un po' di potere, o lavoriamo per il bene dell'uomo comunicando e divenendo trasparenza di quell’amore che si fa servizio? 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 26 febbraio 2024

Buongiorno mondo!

Una misericordia che vivifica



Lc 6,36-38


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.

Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati.

Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».




Il nostro percorso quaresimale viene oggi illuminato da un'altra parola di Gesù che ribadisce la necessità di vivere la vita e la fede nella somiglianza al Padre: "Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro". 

È la via della vita, fatta di gesti di misericordia e accoglienza che aprono spazi all'azione risanatrice del Padre. 

È la via maestra per quella società nuova che nasce dal cuore amante dell'Uomo della Croce Risorto che vive per sempre con noi e ci accompagna nella realizzazione del sogno di Dio sull'uomo. 

Qualcuno potrebbe pensare che essere misericordiosi sia mostrarsi deboli. È proprio di questa "debolezza" che abbiamo bisogno se vogliamo cantare quel canto nuovo di cui parla il salmista. 

Ma per cantare il canto nuovo occorre essere donne e uomini nuovi, nel cuore e nella vita. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 23 febbraio 2024

Buongiorno mondo!

Pastori della propria animalità



Mt 5,20-26


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

“Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.

Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai (…)”.




Gesù è uno che non si accontenta mai; è l'uomo che va sempre "oltre", e invita a fare altrettanto Invita i suoi, noi, tutte e tutti coloro che che si riconoscono nel suo messaggio, a superare la fedeltà (così è da intendere il termine "giustizia") all'Antica Alleanza, quella della legge del taglione, per entrare nell'ottica di quella Nuova, dove non basta astenersi dal fare il male ma occorre essere portatori di vita, persone che si occupano e si preoccupano del bene e del benessere del fratello e della sorella. Anzi, la proposta è ancora più sconvolgente: invita all'amore verso chi mi fa del male, invita ad andare "oltre" la risposta naturale (tu fai questo a me, io faccio faccio questo a te, o reciprocità della risposta violenta) per comunicare vita e amore come Dio "che fa piovere sui giusti e sugli ingiusti...". Gesù, realizzatore pieno di quell’umanità verso cui stiamo ancora camminando, invita decisamente a diventare “pastori della propria animalità”, rispondendo così a quella vocazione umanissima che il narratore della Genesi chiama chiama “somiglianza”. Non sono parole facili (e chi lo ha mai detto?), ma sono le Sue e sul piatto della scommessa non ci si può giocare solo per una parte: Lui su quel piatto ci ha messo la vita, e noi che ci mettiamo? 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 22 febbraio 2024

Buongiorno mondo!

Una relazione che interroga



Mt 16,13-19


In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».

Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». (…)




"Voi chi dite che io sia?": questa la domanda evangelica che illumina la nostra giornata.

Il nostro percorso spirituale si fonda e si rifonda sulla risposta personale, faticosa, quotidiana, alla domanda: "Voi chi dite che io sia?". Domanda che ogni giorno deve avere una risposta; domanda che non conosce la tranquillità di una risposta data una volta per sempre. Domanda che esige profondo coinvolgimento personale, non un'asettica adesione al dettame esterno di una verità spesso usata più per andare "contro" che non per proporre alternative di vita. Domanda che deve plasmare cuore e mente e generare l’umanità, quell’umanità composta da uomini e donne che finalmente si scoprono figli e fratelli, figlie e sorelle, tutti chiamati a continuare l'opera della creazione permettendo alle possibilità aperte e offerte dalla Vita di emergere in un brulichio continuo. Solamente in una relazione vitale e autentica con il Vivente, e non con l’idea che ci facciamo di Lui, potremo trovare risposta a una tale impegnativa domanda.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 21 febbraio 2024

Buongiorno mondo!

Essere segni



Lc 11,29-32


In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:

“Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. (…)”




Quanti segni e segnali nella vita di tutti noi! Facciamo solamente mente locale ai cartelli stradali; quanti ne incontriamo ogni giorno? E le in-segne (il trattino è voluto) pubblicitarie? E quanti In-segnanti, persone che additano percorsi, che spremono cervelli, che passano informazioni...e via discorrendo. Segni, segnali, simboli... tutto un universo che ci dice cosa fare, come fare, cosa non fare, quando fare, cosa evitare... Oggi anche il Maestro ci parla di segni:  "Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona". Già, già... a noi immersi nei segni, a noi perenni cercatori di segni e segnali, il Maestro propone un'altra via (come al solito): non la via dell'apparire, ma la via dell'essere segno. "Il segno di Giona", il segno di una vita (quella di Gesù, inteso, non quella di Giona) che si immerge nella pieghe più profonde della storia dell'umanità per farsi dono e dono di vita. Uomini e donne che non "in-segnano" qualcosa ma che si fanno segni essi stessi; uomini e donne capaci di fare della propria esistenza un dono che diventa segno dell’abbraccio amante e generatore di vita di Dio, il grembo che da sempre genera vita. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 20 febbraio 2024

Buongiorno mondo!

La via del perdono



Mt 6,7-15


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.

Voi dunque pregate così:

Padre nostro che sei nei cieli (…)




Proposta "spinosa" quella che ci arriva oggi dal Maestro, ma che tocca l'essenza della nostra fede: "Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe". 

Come leggere queste parole? Davvero il Padre può "non perdonare"? Credo che il significato delle parole di Gesù vada inteso in altro modo. Infatti egli ricorda ai suoi,  cioè a noi, che abbiamo il "potere" di "bloccare" o "rendere sterile" il perdono che Dio discretamente indica come via di realizzazione piena della nostra umanità. Siamo stati educati a pensare che occorre chiedere il perdono perché il Padre ce lo conceda. Ma Dio si manifesta come perdono perché è la sua stessa essenza, è quell’energia amante e vitale che costituisce il grembo che continuamente genera possibilità di vita. Il fatto è che chiede senza imporre che la via del perdono sia condivisa e non ridotta a mera questione personale (e non entro nel merito del Sacramento della Riconciliazione... che a volte assume i tratti di un accertamento fiscale in cui si spera di cavarsela con il minor danno possibile!!!). Ecco il perché delle parole di Gesù: se non siamo disponibili a far circolare questo perdono tra noi, a fondamento delle nostre relazioni, rendiamo sterile il Grembo della vita in noi. La comunità dei discepoli è essenzialmente una comunità di uomini e donne continuamente aperti e disposti al perdono perché continuamente perdonati. Solo in questo modo il Regno diventa una realtà capace di modificare profondamente il nostro vivere insieme, il nostro stile di vita sociale. Perdoniamo perché perdonati: e se necessario perdoniamo in perdita, anche davanti al rifiuto, perché così Dio opera. E chiede a noi di associarci a tale stile. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 19 febbraio 2024

Buongiorno mondo!

Far brulicare la vita



Mt 25,31-46


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

“Quando il Figlio dell’Uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.

Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare (…)”.




Parole che non lasciano spazio a molta immaginazione quelle che oggi il Maestro rivolge ai suoi, cioè a noi oggi.

È la famosa pagina di Matteo che chiamiamo del "giudizio universale", ma dovrebbe essere chiamata quella della "prova delle Beatitudini". Non si può leggere e capire questo testo senza tenere davanti quello delle Beatitudini, e in particolar modo la prima. Infatti solo chi sceglie volontariamente e liberamente di vivere quella povertà che è fatta di condivisione, di attenzione totale al bene e alla vita dell'altro, avrà occhi per vedere l'affamato, l'assetato, il malato... ecc. Inutile farne, come spesso è accaduto, un pia esortazione a compiere qualche opera buona. Dunque il tutto, o si regge sull'opzione fondamentale delle Beatitudini, o diventa un semplice esercizio dove "io buono aiuto te che sei nel bisogno" ma mantenendo l'altro nel bisogno per poterlo continuamente accudire in maniera paternalista, e non paterna come quella del Dio di Gesù. Il Padre non desidera "fioretti" di bontà, ma persone libere di cuore che scelgono liberamente di essere portatori di vita, praticanti un amore simile al Suo, capaci di liberare da povertà e ingiustizia attraverso la creazione di spazi comunitari dove l'azione dello Spirito, comunicato in abbondanza, si manifesta in maniera concreta ed efficace facendo brulicare la vita stessa. E per far questo non servono indicazioni del Parroco, del Vescovo o del Papa: basta camminare dietro al Maestro giorno dopo giorno. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 16 febbraio 2024

Buongiorno mondo!

Consapevoli di non essere soli



Mt 9,14-15


In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».

E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».



Gesù, nel Vangelo secondo Matteo, è presentato come il Dio-con-noi e lui stesso dirà ai suoi: "Ecco, io sono con voi per sempre...". La coscienza forte della sua presenza nella nostra storia, il suo continuo farsi prossimo a noi ci invita a vivere in profondità la dimensione della festa nella nostra quotidianità. 

Non siamo "vispe terese", persone distratte, lontane dalle fragilità dei fratelli e delle sorelle che sono con noi; pur coscienti delle ingiustizie e del dolore che segna profondamente la nostra storia attuale viviamo in essa vestiti "a nozze" perché il Maestro continua ad accompagnare i nostri passi. Smettiamo dunque gli abiti del lutto, le facce perennemente tristi di chi vede solo sventura e male in ogni cosa. Dio non ha bisogno dei nostri digiuni, ma di cuori allenati ad amare nel suo stile, di cuori che sanno apparecchiare banchetti di vita, di speranza, di cuori che si fanno prossimi e condividono gioie e speranze. Se la legge prescrive il digiuno, noi rispondiamo con la condivisione; se la legge impone il sacrificio, noi rispondiamo con la misericordia; se la legge obbliga alla stretta osservanza, noi rispondiamo con la libertà che viene da un cuore che ama appassionatamente, come il cuore del Dio amante e vitale che continua a effondere possibilità di vita per chi le sa accogliere e condividere. E a chi ci rimprovera di essere irrispettosi della legge e della prescrizione canonica, noi diciamo che non possiamo che essere così perché abbiamo ricevuto il nostro evangelo, la buona notizia che fa di noi persone felici e libere. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 15 febbraio 2024

Buongiorno mondo!

Una vita in dono



Lc 9,22-25


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?».




Oggi il Maestro detta le condizioni per poter camminare dietro a Lui. 

Rinnegare se stessi non è rinunciare alle proprie potenzialità, ai doni che si hanno, alle capacità. Quante persone sono state rovinate e impoverite da atteggiamenti ottusi e miopi che chiedevano di rinunciare "per umiltà, per far piacere al Signore" alle loro capacità e competenze! Quante volte chi sta "al piano di sopra", nella stanza dei bottoni, (e non mi riferisco a Dio…) afferma con tutta tranquillità che il momento di sofferenza che uno sta vivendo è "la croce che il Signore dà per seguire il suo cammino!". Ma quando mai? Da quando il Signore si diverte a buttare sulle nostre spalle delle croci, magari aggiungendo anche un: "Ma io ti voglio bene!". La sofferenza fa parte della fragilità del mestiere di vivere, e non credo che Dio stia bene quando noi stiamo male (almeno questo è il Dio in cui io credo). Quindi la croce di cui parla Gesù cosa è? Ritengo che il Maestro voglia indicare il rifiuto, il disprezzo, lo scherno, il dileggio e l'incomprensione cui si viene sottoposti quando si vive la vita alla Sua maniera: facendone un dono gratuito, offerto anche a chi "sputa" su tale dono (come Giuda, al quale nell'ultima cena fu offerto il boccone dell'ospite, quello di riguardo). Ecco dunque la croce, e niente altro. E ricordo che il Maestro parla di "prendere" la croce, quindi è una scelta, non una fatalità. E se qualcuno identifica la croce con altro, credo non stia camminando dietro al Maestro. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 14 febbraio 2024

Buongiorno mondo!

Autenticità



Mt 6,1-6.16-18


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

“State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c'è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.” (…)



Oggi, per le sorelle e i fratelli che sono di rito romano, inizia il percorso quaresimale. L’incipit del testo evangelico della liturgia odierna è un invito forte a liberarci dal demone dell'apparenza, dell'apparire a tutti i costi. È una sorta di dio Crono della nostra cultura che cresce i suoi figli con l'idea dell'apparire per esistere e poi se li mangia dopo averli illusi nel tritacarne delle apparenze, delle comparsate che contano, delle varie "isole" che promettono notorietà. La proposta del Maestro tocca invece il cuore dell'esistenza: vivere una vita che non è appariscente ma che, come seme nella terra, genera amore, apre percorsi di giustizia, invita alla solidarietà, lancia la sfida della preghiera, ossia del rinnovare la propria intimità con Dio per continuare ad assomigliare a Lui nella pratica del nostro amore. La quaresima non è dunque un tempo di mestizia e sconforto, ma una chiamata a rinnovare la nostra adesione alla vita, gettando via tutto ciò che ci appesantisce inutilmente, impedendoci di correre gioiosi verso la Pasqua, la festa della vita. Non è il tempo della mortificazione (il vangelo non chiama a mortificarci, ma a "vivificarci"), ma il tempo in cui rinnoviamo la nostra scelta della fatica personale del crescere, la scelta di essere gioiosi ma seri, la scelta di essere e non di apparire, la scelta di vivere e non di lasciarci vivere. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona Quaresima.

martedì 13 febbraio 2024

Buongiorno mondo!

Lievito evangelico che genera pane di vita



Mc 8,14-21


In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora Gesù li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane. (…)



I primi compagni di Gesù non riescono a comprendere il significato profondo dei segni che il Maestro pone davanti ai loro occhi. Nemmeno davanti al pane donato e condiviso riescono a capire. Allora l'avvertimento diviene ancora più esplicito: "Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!". 

È il dinamismo corruttivo del potere religioso e politico che deve tener desta l'attenzione dei suoi. È il canto suadente del potere stesso, il cui effluvio ci raggiunge fin dentro l'intimità, le cui spire, se ci lasciamo tentare da esso, ci avvolgono fino a stringerci in una morsa mortale per noi e per gli altri. 

È il "lievito" presente nella Chiesa quando al percorso faticoso di crescita delle persone si sostituisce il criterio dell'efficienza, quando il "laico" non è collaboratore ma mero esecutore dell'ordine del "clerico" perché così ha voluto Gesù e così deve essere (eccola qui bell'e sfornata l'ideologia religiosa!). È il "lievito" di chi usa "la potestas ecclesiastica" non per servire ma per spadroneggiare e usare il "gregge" ai fini dei propri progetti perché "Dio vuole così", perché "la Chiesa" vuole così (ma quale "chiesa"? e cosa si intende per "chiesa"? la gerarchia? Oh, beh, è fatta di uomini (niente donne, mi raccomando), fallibili (che purtroppo si credono infallibili per investitura divina). 

Sorelle e fratelli, è tempo di fare un po' di pulizie e buttare dalla finestra questo lievito stantio e andarci a riprendere il lievito fresco del Vangelo. A volte "gettare" è doloroso, ma necessario. E io sono abbastanza stanco di mangiare pane ammuffito che viene rivenduto ogni volta come nuovo. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 12 febbraio 2024

Buongiorno mondo!

Essere segno



Mc 8,11-13


In quel tempo, vennero i farisei e si misero a discutere con Gesù, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova.

Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno».

Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva.



Ai farisei che chiedono un segno Gesù risponde così: "In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno". Non è che il Maestro non vuol dare segni: ne ha dati fin troppi. Si rifiuta di dare quei segni del Messia nazionalista che in tanti si aspettavano, il segno del Messia "Figlio di Davide", colui che avrebbe colmato le attese di quanti speravano nella rinascita del Regno di Israele. Gesù si presenta come il Messia "Figlio di Dio", non figlio di Davide. Figlio di un Dio che non viene a prendersi vite con la violenza e il sopruso, con l'inganno (ricordate l'inganno di Davide contro Uria per prendersi Bersabea?) che sostiene da sempre il potere assoluto. Il Messia Gesù non prende vite ma offre la sua, non spaccia per verità la menzogna (come spesso avviene per gli uomini di potere), non impone una giustizia fatta su misura per conservare il suo potere, ma apre percorsi di vita, di amore; propone pratiche di perdono e di solidarietà tali da dare alla vita stessa una qualità superiore da renderla indistruttibile, immortale, e non effimera come ogni cosa che si fonda sulla forza, sulla violenza e sul potere. Ecco perché Gesù non dà segni: è Lui che si fa segno con il suo stile di vita, con il suo amore per la vita, con la sua sete di giustizia, con la sua compassione che narra quella di Dio. E chiede ai suoi, a noi, di essere segni allo stesso modo: non di fare cose grandi, ma di essere grandi nella vita ordinaria, nella personale fatica del crescere quotidiano, diventando segni di quel Regno che inesorabilmente cresce con e attorno a noi. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 9 febbraio 2024

Buongiorno mondo!

 Far bene ogni cosa



Mc 7,31-37


In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.

Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.

E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».




La parola, la capacità di esprimere e di esprimersi oserei dire che è un costitutivo della nostra natura perché non possiamo vivere senza comunicare. Per questo occorre imparare ad usare correttamente il linguaggio, anche a causa della sua "ambiguità". Qui Gesù va oltre, come sempre: quell'uomo non era in grado di comunicare correttamente né con gli altri né correttamente con Dio. L'immagine distorta del Dio giudice, che punisce ogni minimo sgarro, che se la prende quando siamo felici, che spia ogni nostra attività per coglierci in flagranza di reato, ha inquinato la vita di quell'uomo a tal punto da non consentirgli più di comunicare. Davanti a un Dio così, l'unica possibilità è il restare muti, perché anche una sola parola fuori posto può causare condanne irreversibili. Per questo il Maestro lo tira fuori dalla folla, lo separa: non si può guarire lasciandosi curare da chi è malato come te e pretende di avere la soluzione al problema. Quell'ordine: "Apriti" è la parola che arriva dritta dritta al nostro cuore oggi.

”Apriti", accogli l'amore del Dio che ama la vita; 

"Apriti", lascia che Egli si chini su di te per guarire la tua sordità al suo amore e ti insegni a parlare un nuovo linguaggio, quello dell'amore e del servizio"; 

"Apriti", respira il dono della vita e diventa dono di vita per chi ti incontra; 

"Apriti", accetta la proposta del Maestro che ti offre la possibilità di ascoltare il Padre con orecchi e cuore nuovo, capace di ardere della sua Parola e di splendere in mezzo a chi fino ad oggi ti ha chiuso in te stesso, ti ha negato l'amore del Padre impedendoti di parlare con gli altri come a fratelli e sorelle. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 8 febbraio 2024

Buongiorno mondo!

Andare a Tiro



Mc 7,24-30


In quel tempo, Gesù andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto.

Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia.

Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va': il demonio è uscito da tua figlia».

Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n'era andato.




Forse Gesù cercava un po' di riposo, o forse, molto più facilmente, stava cercando di riflettere sul suo annuncio del Regno incompreso dai più: un Gesù che conosce la delusione e che si mette a cercare nuove vie togliendosi dai facili entusiasmi.

Ma quando una persona profuma di vita e di libertà è difficile restare nascosti: la fragranza della compassione e della misericordia si allargano. Ancora una volta il Maestro riesce a sorprenderci, a scombinare i nostri piani, le nostre visioni. Noi spesso ci limitiamo al piccolo orticello di casa nostra, alle nostre belle chiese: siamo un Chiesa di "aficionados" dei sacramenti (anche se sempre meno), di riti, di incontri e… ”Tiro" dove è? E gli uomini e le donne che anelano al profumo della vita? E tutte e tutti coloro che stanno piegati, feriti dalla vita, resi fragili da tanta disumanità? Non sarebbe ora di cominciare ad abbandonare la "terra promessa", calda e rassicurante, di una religione che non implica coinvolgimenti giudicati "troppo terreni" per trovare quella ”regione di Tiro" che spesso scansiamo ed evitiamo con una certa noncuranza? Non sarebbe ora di cominciare a mettere il naso fuori dalle nostre belle sacrestie, o come direbbe papa Francesco, cominciare a frequentare le periferie per spandere un po' di profumo di vita, di giustizia, di condivisione, di semplice prossimità umana? Quella prossimità che, Gesù ce lo ha assicurato, è capace di aprire spazi alla presenza del Padre. Coraggio, non lasciamoci rinchiudere: Gesù stesso si è lasciato convertire da quella donna (pensate un po’: una donna che converte Gesù!) e ci conduce fuori da quell'ovile rassicurante e, spesso alienante, della religione per farci assaporare i pascoli della vita, dell'amore, della libertà che si fa dono di sé, rendendoci così capaci di “sentire e far sentire” l’abbraccio vitale e amante di Dio, il Fondamento della vita stessa.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 7 febbraio 2024

Buongiorno mondo!

Un Dio che ci vuole felici



Mc 7,14-23


In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro».

Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti.

E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l'uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l'uomo».




Ecco le parole del Maestro per oggi: "Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro". 

La preoccupazione di Gesù è stata quella di permettere alle persone di essere felici. Ora, la felicità non può venire da una qualsiasi imposizione esterna o peggio, dall'osservanza di norme che vogliono regolamentare tutti gli aspetti della vita di una persona. Il Maestro invita a pensare (attività invero alquanto rara oggi!), a essere "intelligenti" per scegliere a partire dal cuore e non dalle apparenze, da "dentro" e non "agiti dall'esterno". La scelta di essere e diventare umani non può venire dalla mera osservanza di leggi, prescrizioni, decreti e nemmeno dall'adesione razionale a dei dogmi quasi questi fossero una sorta di baluardo a protezione delle proprie convinzioni e dietro ai quali trincerarsi chiudendo le porte a chi "non è dei nostri". L'assunzione personale della proposta di Gesù, il farla propria, esige anche che non ci limitiamo a ripetere quello che Lui ha detto o fatto, o quello che hanno detto o fatto altri prima di noi. L'esperienza di fede esige quel processo di interiorizzazione che permette al cuore di sprigionare creatività, quella "santa (e sana) libertà dei figli di Dio". Vivendo così forse sentiremo il rumore prodotto dai "rosiconi" (specie in rapida evoluzione e crescita), ma noi saremo attirati più dal  battito del cuore di Dio che vuole i suoi figli liberi e autonomi, adulti, capaci di pensare e non solo di eseguire. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 6 febbraio 2024

Buongiorno mondo!

Per gli amanti delle rubriche…



Mc 7,1-13


(…) Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:

Questo popolo mi onora con le labbra,

ma il suo cuore è lontano da me.

Invano mi rendono culto,

insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.

Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».

E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e: Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte. Voi invece dite: Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».




A proposito delle varie prescrizioni della Legge, il Maestro oggi sbotta e se ne esce con queste parole: "Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte". Praticamente è come se avesse detto chiaro e netto ai vari dottori e maestri della Legge: "è finito il tempo in cui potete spacciare per Parola di Dio quelle che sono le vostre invenzioni. È finito il tempo in cui, parandovi e presentandovi davanti al popolo come degli eminenti "azzeccagarbugli" in nome di Dio, opprimete il popolo a vostro vantaggio e per i vostri comodi". Quanto di questa religione, che è solo ideologia, persiste ancora nei nostri cuori? Quanto amiamo il sottile "scriba" che sciorina i suoi bravi "distinguo" pur di non assumerci la responsabilità della cura del fratello e della sorella? Quante volte in nome della "benedetta" Legge di Dio (o degli uomini?) abbiamo escluso, punito allontanato, ferito, nascondendoci dietro parole quali: "Eeehhhh, non l'ho deciso io... è la legge della Chiesa.... Che vuoi mai, io non sono d'accordo, ma il diritto è il diritto.... Cosa vuoi fratello/sorella, questa è la croce che il Signore ti da per la tua salvezza....". 

Mah... troppi scribi... troppi dottori della Legge... Meglio cercare nelle vie del Maestro strade più pure, più ricche di ossigeno, costruite con le pietre dell'amore accolto e condiviso, della giustizia, della condivisione, e non con i grandi "mattoni" di teologia e morale che pretendono di dire a Dio come essere Dio e, di conseguenza, come dobbiamo funzionare noi. 

Come sempre, da che parte stiamo? 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 2 febbraio 2024

Buongiorno

La forza della Parola



Lc 2,22-40


(…) Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione e anche a te una spada trafiggerà l’anima, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».




"E anche a te una spada trafiggerà l'anima", queste le parole che Simeone consegna a Maria. Quante parole sono state spese, spesso a sproposito, sulla "spada" che attraverserà il cuore di Maria! Quante incrostazioni abbiamo attaccato alla figura di questa splendida donna che è Maria per giustificare le mille devozioni che confondiamo spesso con la fede! Per me l'immagine della "spada" rimanda alla potenza della Parola di Dio "efficace e più tagliente di ogni  spada a doppio taglio.... che sa discernere i sentimenti e i pensieri del cuore" come scrive l'autore della Lettera agli Ebrei. E anche l'autore dell'Apocalisse racconta come dalla bocca del Signore "usciva una spada affilata a doppio taglio". Il Maestro è il portatore, anzi, è Lui stesso quella Parola fatta carne che provocherà lacerazioni e contrasti nella storia. Questa stessa parola del Figlio costringerà Maria, la Madre, a scelte dolorose. Già con la parola dell'angelo Maria aveva compiuto una scelta coraggiosa e anche dolorosa. Con la parola del Figlio dovrà operarne un'altra: sarà chiamata a farsi discepola. È il cammino di ognuno di noi che costruiamo giorno dopo giorno il Regno. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.