venerdì 30 agosto 2019

Buongiorno mondo!


Buongiorno mondo! Oggi il Maestro alle cinque vergini invitate alle nozze ma arrivate tardi perché rimaste senza olio nella lucerna risponde cosi: "In verità vi dico: non vi conosco" (Mt 25,1-13). È la risposta indirizzata a quel cristianesimo fiacco e timido, capace di non far male a niente e nessuno, che piuttosto di giocarsi le amicizie altolocate spiritualizza il messaggio per far posto a tutti, anche a coloro che da una parte vendono armi e dall'altra fanno beneficenza. È il cristianesimo dei pusillanimi, dei vili che non sono costruttori di pace ma trafficoni che cercano di aggiustare tutto per salvaguardare interessi, di quei sepolcri imbiancati che parlano di solidarietà e condivisione "a patto che non tocchi le mie cose". È il cristianesimo tutto “pizzi e merletti liturgici” che è incapace di indossare il grembiule del servizio. È il cristianesimo che sventolando rosari addormenta coscienze per infinocchiarne il più possibile. È il cristianesimo  di chi celebra l’ Eucaristia e, al contempo, applaude e approva porti chiusi e barriere alte, il cristianesimo di chi pur ascoltando il Vangelo in chiesa appena fuori proferisce parole razziste e disumane. È su questo cristianesimo che, inesorabile e tremenda, calerà la parola del Cristo: “Non vi conosco!”.Un abbraccio a tutte e a tutti e buona vita.

giovedì 29 agosto 2019

Buongiorno mondo!


Buongiorno mondo! Martirio di San Giovanni Battista.  "La ragazza uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista»" (Mc 6,17-29). Penso che ognuno ricordi con facilità questa scena: potremmo intitolarla: Una danza che vale un occhio della testa.... anzi una testa intera. Purtroppo banchetti di questo tipo ne sono sempre esistiti e continueranno ad esistere ogni qualvolta denaro e potere prenderanno il sopravvento sulla vita. Quando non ci si serve del denaro e del potere per far crescere vita, ma si è al servizio del denaro e del potere che da esso deriva, allora l'unico frutto che può nascere è il frutto della morte. Nel vangelo ci vengono raccontati due banchetti vicini nel tempo: quello di Erode e quello di Gesù nella moltiplicazione/condivisione dei pani. Il primo è capace solamente di dare morte perché fa della vita altrui un pane per la propria. Il secondo è capace di comunicare vita perché invita a fare della propria vita un pane per l'esistenza altrui. A noi, come sempre, la scelta del banchetto cui partecipare. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 28 agosto 2019

Buongiorno mondo!


Buongiorno mondo! "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all'esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume" (Mt 23,27-32). L'insulto rivolto ai farisei oggi è davvero pesantuccio: paragonarli a dei sepolcri! Proprio loro che avevano fatto della legge di purità il loro cavallo di battaglia! Eppure quelle parole così antiche ma sempre nuove oggi risuonano nelle nostre esistenze e sono dirette a noi ogni qualvolta "indossiamo" degli abiti che luccicano di religiosità ma che fanno di noi dei vuoti manichini, attenti più alle apparenze che alla sostanza. Il peggio è che tale vacuità diventa contagiosa e rischia di espandersi come un'epidemia che costringe tutti a giocare al ribasso per non sentirsi esclusi dalla cerchia di chi conta. Anche oggi il Maestro ci pone davanti a una scelta: continuare nel marciume imbellettandolo per renderlo simpatico e accettabile, o la freschezza della vita nel vangelo, meno monumentale di un sepolcro, ma sicuramente fatta di persone vive e vitali, più povere, ma ricche di vita. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 27 agosto 2019

Buongiorno mondo!


Buongiorno mondo! Oggi il Maestro continua con le sue invettive: "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto mentre all'interno sono pieni di avidità e d'intemperanza" (Mt 223,23-26). È il rischio che corre ogni comunità cristiana che si bea e gode delle "belle liturgie", delle solenni processioni (con la banda, ovvio!) dietro le statue di santi e madonne. ma non si "accorge" (sarà davvero così?!) dell'uomo ferito e sofferente che sta proprio sulla stessa strada dove passa la processione. Continuiamo a lucidare le balaustre delle nostre bellissime chiese, a lucidarle magari a colpi di lingua per fare "un sacrificio gradito al Signore", ma questo non ci rende immuni alla sindrome "Nimby", soprattutto quando si tratta di situazioni che riguardano persone che non fanno parte della nostra cultura e razza. L’avidità di cui ci parla il Maestro fa riferimento a tutte quelle volte che ci siamo appropriati da padroni delle risorse dell'umanità senza preoccuparci di condividerle, attenti solo alla crescita del nostro benessere, senza guardare alle sofferenze di fratelli e sorelle che non hanno avuto accesso a tali risorse perché sottratte da noi. Oggi il Maestro ci invita con parole dure a riconsiderare il nostro stile di vita, eliminando alla radice quel fariseo rapace e ipocrita che si annida nel cuore. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona giornata.

lunedì 26 agosto 2019

Buongiorno mondo!

Buongiorno mondo! Oggi il Maestro usa parole chiare: "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci" (Mt 23,13-22). Non ci sarebbe poi molto da dire su queste parole crude e dure. Spesso capita davvero che coloro che dovrebbero facilitare l'incontro con il Padre, coloro che dovrebbero facilitare la creazione di relazioni nuove, fondate sulla fraternità e sulla solidarietà, proprio costoro sembrano opporsi a tutto questo. A volte ho l'impressione che in nome di quei cosiddetti "valori non negoziabili" si passi sopra l'umanità, si lasci l'uomo macerare nei suoi drammi perché la legge dice che "si deve fare così, questa è la volontà di Dio". Sì, anche alle Crociate si partecipava al grido di "Dio lo vole" e ciascuno, da entrambe le parti, si sforzava in nome di Dio di far fuori quante più persone poteva. Anche le SS portavano la scritta sul cinturone "Gott mit uns" "Dio con noi", ma non per questo mi sembra siamo disposti a considerarle seguaci del Messia Crocifisso (a parte qualche emerito imbecille che evoca la loro presenza in raduni e spera nel loro ritorno). Non siamo possessori della verità, piuttosto è la verità che ci possiede e giorno dopo giorno si svela a noi in un cammino graduale e progressivo. Gesù non è il Messia che si prende le vite degli altri, ma colui che offre la sua perché tutti, senza distinzione di razza, religione, sesso, lavoro, lingua e via dicendo, possano gustare la gioia del Regno. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 23 agosto 2019

Buongiorno mondo!


Buongiorno mondo! Alla domanda su quale sia il più grande comandamento, Gesù risponde con queste parole: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti" (Mt 22,34-40). Nel dibattito tra i rabbini del tempo si era arrivati a definire l'osservanza del sabato come il comandamento più importante. Gesù nella sua risposta riporta la questione al centro vero e proprio, ribadendo come l'amore a Dio e all'uomo, inscindibili tra loro, costituiscono il nucleo della Legge, mentre tutto il resto non è che un corollario. Perdere di vista tale nucleo, come in effetti successe a Israele, significa svuotare di significato anche il più piccolo precetto. Ricordiamo che Gesù offre questa risposta a un dottore della legge; per chi vuole essere suo discepolo invece, per gli appartenenti alla comunità cristiana, occorre andare oltre. La proposta di Gesù supera anche il concetto tradizionale di obbedienza al precetto sostituendolo con quello dell'assomiglianza. Il credente non è colui che obbedisce, ma colui che in primo luogo assomiglia al Padre praticando un amore simile al suo (un amore che fa sorgere il sole sui giusti e sugli ingiusti indistintamente, al di là degli eventuali meriti, un amore non legato a patenti di appartenenza, un amore che va oltre la codificazione teologica o la sua espressione catechistica e/o rituale, insomma un amore libero e liberante). Per il credente che segue la via di Gesù l'amore all'uomo diventa il criterio di verifica (verum facere: criterio di autenticità) del cosiddetto amore a Dio. Assistiamo oggi a tanti spettacolini, anche liturgici, dove si sbandiera il proprio amore a Dio. Purtroppo tali esternazioni liturgico-spirituali non trovano corrispondenza nell'ascolto del grido di sofferenza del fratello o della sorella che vivono accanto a noi, che fanno parte della nostra storia. Siamo capaci di pregare Dio perché si occupi di tali sofferenze, ma noi non muoviamo un dito per farcene carico. Il nostro "amore a Dio", davanti alla sofferenza del fratello o della sorella si carica di " ma, però, forse, vedremo..." o peggio, di frasi del tipo: "meglio aiutarli a casa loro" (occhio non vede...). Gesù oggi ci riporta al cuore della fede, che non è altro che la carità vissuta nel quotidiano come manifestazione dell'amore del Padre. A noi la scelta. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 22 agosto 2019

Buongiorno mondo!


Buongiorno mondo! "In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria" (Lc 1,26-38). Cominciamo bene: per la sua "entrata in scena" nel mondo Dio non poteva scegliere di peggio: Nazareth. Villaggio oscuro, nominato forse una volta nell'AT e per di più in quella regione di teste calde, nazionalisti all'estremo, che era la Galilea. Niente Gerusalemme, niente tempio, niente sacerdoti: solo gentaglia che di suo aveva anche un dialetto che li faceva subito riconoscere. Fin dall'inizio Dio ha le idee ben chiare: se passo da Gerusalemme mi "ingabbiano" ancor prima che pronunci una parola, mi mettono nei loro schemi religiosi e addio buona notizia. Ma ancor di più, al suo arrivo sceglie una coppia che già aveva fatto i suoi progetti (o quanto meno le famiglie già avevano siglato il patto per le nozze) e sbaraglia tutto infilandoci un figlio, il Figlio, che stravolgerà non solo le loro, ma anche le vite di quanti lo incontreranno e decideranno di seguirlo. Ecco come è fatto il nostro Dio: non parte da persone religiose, perfette, pronte all'uso, ricche di spiritualità e ripiene di santa teologia. Parte da chi noi non degneremmo di uno sguardo e da lì apre una storia che si fa sorgente di vita per chi sa accogliere senza pregiudizio il suo messaggio, senza la puzza sotto il naso di chi, dal'alto della sua religiosità, può permettersi di dire: "Cosa può mai venire di buono da Nazareth?". Ecco quello che può venire di buono: un Dio che sceglie di farsi uno di noi per farci come Lui. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 21 agosto 2019

Buongiorno mondo!


Buongiorno mondo! Oggi il Maestro ci offre la parabola degli uomini chiamati a lavorare nella vigna a ore diverse. Qui ricordo solamente la risposta del padrone alle mormorazioni di alcuni operai: "Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?" (Mt 20,1-16). Quel "invidioso" non è del tutto corretto, per quanto ci possa stare. Il padrone chiede se "il tuo occhio è malvagio", che nella Bibbia indica la taccagneria, l'avarizia, il "braccino corto" insomma. La parabola invita ancora un volta, e in maniera forte, ad abbandonare la categoria del merito per entrare in quella della gratuità (detto in altri termini, a passare dalla religione alla fede). Davanti al "padrone della vigna", una volta accettato l'invito a lavorare, non possiamo vantare alcun merito (merito ha la stessa radice di meretricio, e qui la cosa si fa divertente... se penso a tutte le parole udite in questi anni nelle nostre chiese a proposito del "meritarsi" l'amore di Dio!). Il Maestro invita i suoi, cioè noi, a uscire da quella religiosità "do ut des" tanto mortificante e avvilente per la nostra dignità di uomini e donne (come può essere mortificante e avvilente qualsiasi forma di meretricio) e a entrare nella libertà che nasce dalla gratuità e dalla coscienza di lavorare con il Padre alla realizzazione del suo sogno, del suo progetto. Proviamo a cambiare i nostri sguardi, spesso rivelatori dei nostri supposti “meriti”, e chiediamo in dono gli stessi occhi e lo stesso sguardo del Padre sull’umanità che ogni giorno incrocia la nostra storia e i nostri occhi. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 20 agosto 2019

Buongiorno mondo!


Buongiorno mondo! E perché nessuno si faccia illusioni, dopo aver parlato con quel tale che non se l'è sentita di mollare i suoi beni, il Maestro oggi rincara e chiarisce il concetto: " Difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli" (Mt 19,23-30). Se Gesù stesso dice "difficilmente", c'è da credergli. Gesù non condanna la ricchezza in se stessa; egli condanna piuttosto il fatto che non sei più tu a possedere denaro e ricchezza, ma sono denaro e ricchezza a possedere te. Il regno dei cieli è un posto per signori e non per ricchi. Nel vangelo, infatti, il signore è colui che da, a differenza del ricco che è colui che ha e trattiene per se, incurante e indifferente verso tutto e tutti. Nella parabola del povero Lazzaro e del ricco "epulone", questi si autocondanna a causa della sua indifferenza, non per il fatto di essere stato ricco. Il problema è che ha lasciato che la ricchezza si impadronisse del suo cuore, impedendogli di vedere Lazzaro accanto a lui (tanto che anche dopo morto lo considera alla stregua di un cameriere: manda Lazzaro a prendermi dell'acqua!). Papa Francesco ha già speso tante parole a questo proposito, e quindi vi rimando ad un ascolto attento e libero da tutti quei pregiudizi che gli immancabili "maestri del sospetto" onnipresenti riversano su ogni parola del papa (della serie "Non è Francesco"…). La scelta è ancora una volta tra Dio e il denaro (e tutto ciò che il denaro comporta quando viene elevato alla in-dignità di idolo!). E tale scelta non si fa condendo il tutto con una serie di "si, ma, però...". Chiediamoci piuttosto se davvero possiamo fare nostre, davanti al Maestro, senza arrossire, le parole di Pietro: "Allora Pietro prendendo la parola disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?». Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 19 agosto 2019

Buongiorno mondo!


Buongiorno mondo! Al tale in cerca di vita piena e realizzata, Gesù offre questa indicazione: "Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». Ed egli chiese: «Quali?». Gesù rispose: «Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso»" (Mt 19,16-22). Sento già le urla di coloro che stanno urlando: "Hai visto? Gesù non ha abolito i comandamenti, sono ancora validi!". Certamente, ma intanto qui Gesù cita solo quelli detti della "seconda tavola", ossia quelli che determinano il nostro agire nei confronti degli altri. Secondo la linea del Maestro infatti è la relazione con gli uomini a determinare la relazione con Dio, e da qui non si scappa. Il banco di prova non sta tanto nel santificare un giorno piuttosto che un altro, non sta nella quantità di incenso che abbiamo effuso davanti all'altare: la via per Dio è la vita dell'uomo. E se qualcuno vuol arrivare alla pienezza, al compimento della vita (questo indica quel :"Se vuoi essere perfetto"...), cioè "se vuoi essere pienamente uomo secondo il sogno del Padre, allora liberati di tutto (dare ai poveri significa non avere più alcuna possibilità di riavere) perché Dio sarà la tua ricchezza. Poi vieni dietro a Me". Al legalismo rassicurante proposto dalla Legge, Gesù offre l'alternativa della maturità, della pienezza di umanità, secondo la prima delle Beatitudini (che, non scordiamolo, sono la chiave di lettura di Matteo). La scelta è sempre tra due signori: Dio e il denaro. Un Abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 16 agosto 2019

Buongiorno mondo!


Buongiorno mondo! Pagina “spinosa” quella del vangelo di oggi e utilizzata in mille e mille modi per tirare il Maestro dalla propria parte. Rispose loro: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio»” (Mt 19,3-12). Non voglio entrare nel merito della questione sulla quale papa Francesco con Amoris Laetitia ha già detto quel che c'era da dire. Voglio sottolineare che Gesù con la sua risposta evita accuratamente di entrare nel gioco della casistica farisaica (dichiarandosi così o per la scuola di Hillel e per quella di Shammai, quasi fosse una semplice questione di appartenenza o di bandiera!) e riporta la questione al cuore: il progetto del Padre che spesso i "padri" hanno perso di vista o si sono rifiutati di seguire. Questo è il punto. Credo che la prima questione cui dare risposta sia quella di fare discernimento insieme per riproporre all'umanità, in maniera intelligibile e affascinante allo stesso tempo, il senso e il significato del progetto del Padre. Per fare questo non serve ribadire leggi, precetti; non serve ripetere, magari stiracchiandola, una dottrina che TUTTI dicono di conoscere ma che pochi alla fine osservano (soprattutto i "puristi" della cattolicità... fate quello che dicono ma non fate... la conosciamo la storia vero?). Occorre fare discernimento sulla volontà di Dio (e Gesù questa ce l'ha chiarita per bene, ma noi come sempre svicoliamo su altre vie, soprattutto quando Dio stesso non rispetta la santa dottrina cattolica: non lo sapevate, beh fatevene una ragione, ma è così: Dio non è cattolico, è oltre). Occorre ripartire dal cuore del Padre: questo Gesù chiede ai suoi nella sua parola. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 14 agosto 2019

Buongiorno Mondo!


Buongiorno mondo! Ecco come il Maestro indica la via della correzione fraterna dentro la comunità dei suoi: "Se il tuo fratello commette una colpa, và e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano" (Mt 18,15-20).
È lampante il fatto che il percorso proposto da Gesù si svolga nel solco di una gradualità crescente, nel solo e unico intento del bene dell'altro. Ma facciamo attenzione a non fare di queste indicazioni delle regole: Gesù sta esemplificando su come assomigliare al Padre che "fa sorgere il sole sopra i buoni e i cattivi e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti". La cosa più importante non è come fare o cosa fare, ma qual è l'atteggiamento migliore per assomigliare al Padre. In questo modo evitiamo la tentazione di impadronirci delle parole del Vangelo per giustificare i nostri atteggiamenti di superiorità nei confronti di chi commette un errore. Così quel "sia per te come un pagano e un pubblicano" non indica un percorso di esclusione (o di scomunica: tutti quelli che lanciano scomuniche e anatemi come caramelle a destra e sinistra ergendosi a patroni e protettori della santa tradizione se ne facciano una ragione e si mettano il cuore in pace). "Sia per te come un pagano e un pubblicano" significa che quel fratello o quella sorella saranno oggetto del mio amore in maniera ancora più forte anche se non vi sarà risposta né riscontro a tale amore. Perché? Perché così ama il Padre e il nostro essere nel mondo ha senso nella misura in cui siamo capaci di far risplendere questo volto nel nostro modo di vivere, di amare, di perdonare, di accogliere. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 13 agosto 2019

Buongiorno mondo!


Buongiorno mondo! Ecco l'indicazione che il Maestro ci offre quest'oggi: "In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli" (Mt 18,1-5.10.12-14). La traduzione non è veramente corretta perché Gesù non usa il verbo "convertirsi" in senso tecnico come potremmo usarlo noi (tradurre così sarebbe già orientare il senso del testo...) ma "cambiare direzione", dunque: "Se non vi volgete", andrebbe tradotto. Così come "bambini" non è del tutto corretto perché Gesù fa riferimento al ragazzetto che ha collocato al centro: si tratta di un piccolo servo, di un garzone, di un giovane servitore. Chiarito questo, allora anche la Parola di Gesù assume un senso più chiaro: Se non cambiate direzione nella vostra esistenza, diventando come questo giovane servo, non entrerete nel Regno, cioè vi sarà difficile camminare sulle strade della novità del Vangelo per comprendere e così realizzare il progetto del Padre. Gesù sta chiedendo che quelli della sua comunità rinuncino ad ogni ambizione personale (come già nel "rinnegare se stessi") di possesso e di potere. È l'attitudine al servizio, come il Maestro ha detto e fatto, che caratterizza i membri della comunità cristiana. Un servizio che non si indirizza solamente agli "appartenenti all’azienda", ma a tutte le donne a tutti gli uomini indifferentemente, aprendo per tutti e percorrendo con tutti dei percorsi di umanizzazione. La comunità cristiana diviene così una porta d'accesso al Regno, ai suoi valori, alle sue esigenze e a quella profonda esperienza di libertà che nasce dall'amore incarnato nel quotidiano servizio alla vita. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

Buongiorno mondo!


Buongiorno mondo! Di questi tempi la spia che segnala la carenza di carburante è sul rosso "sparato": siamo pericolosamente in riserva di umanità e occorre trovare al più presto una stazione di servizio che ci permetta di rifare, in fretta, il pieno.
Una delle aree di servizio in cui fermarsi per essere certi di avere "carburante" di qualità è quella del  marchio "Grazie!".
Rifornirci, riappropriarci del saper dire grazie o, in termini evangelici, il fare eucaristia è il "carburante" che ci riempie il serbatoio di umanità.
Dire grazie/fare eucaristia permette di accedere ed accettare l'esperienza del limite come capacità di apertura all'altro.
Dire grazie/fare eucaristia è l'antidoto contro i nostri deliri di onnipotenza.
Dire grazie/fare eucaristia insegna l'arte della solidarietà e della condivisione.
Dire grazie/fare eucaristia insegna a renderci conto della nostra interdipendenza, insegna a vincere ogni giorno la tentazione del "me ne frego" per  scegliere con forza l'etica dell' "I care" che tanto cara è stato a Don Lorenzo.
 Dire grazie/fare eucaristia è imparare ogni giorno a fare della propria vita un buon pane e rendersi conto che più si è "mangiati" più il pane aumenta.
Dire grazie/fare eucaristia è apprendere a fare della preghiera non una modalità per tirare la giacchetta a Qualcuno per i propri fini, ma andare alla "Scuola di ballo" del Creatore per imparare da Lui i passi della danza della Creazione.
Dire grazie/fare eucaristia vuol dire accettare l'altro come un dono, vuol dire farsi carico della sua storia, con le infinite sfaccettature, a volte comprensibili, a volte no, per imparare a camminare insieme, nella fatica del crescere quotidiano.
Dire grazie/fare eucaristia educa alla consapevolezza che non tutto è dovuto ma che ogni cosa e ogni persona ci sono affidate affinché ci preoccupiamo del loro benessere.
Dire grazie/fare eucaristia è ridimensionare la nostra distorta visione di padroni del mondo e dell'universo e imparare a guardare la nostra piccola terra come un bene preziosissimo da amministrare con saggezza e non come sacco da riempire con la spazzatura generata dai nostri cuori in preda ad un parossistico desiderio di possedere sempre di più, di sfruttare senza ritegno, di fagocitare a più non posso.
Dire grazie/fare eucaristia ci aiuta a prendere coscienza che la nostra umanità non può fondarsi su progetti che generano rifiuto, paura, menzogne, avidità, chiusure, ma solo sul riconoscimento del "valore della parola", quella parola che dall'eternità è stata pronunciata per chiamarci alla vita e alla vita piena.
Ecco, sorelle e fratelli del popolo della senape, il mio grazie per l'enorme (e quanto mai immeritata) stima nei miei confronti che ieri mi avete fatto percepire in maniera forte, bella, disinteressata e dal sapore unico della fraternità evangelica. Oggi continuo a dire grazie/fare eucaristia con voi e per voi, portando dentro il mio cuore, piccolo, a volte sgangherato e fuori ritmo, i vostri volti, le vostre voci, i vostri desideri forti e audaci di umanità che con voi condivido. Insieme continuiamo a "passare facendo del bene". Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 12 agosto 2019

Buongiorno Mondo!


Buongiorno mondo! Oggi assistiamo a questa scena: "Venuti a Cafarnao, si avvicinarono a Pietro gli esattori della tassa per il tempio e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa per il tempio?»" (Mt 17,22-27). La commistione tra religione e denaro è, a mio avviso, una sorta di campo minato. Potrebbe andare bene nella misura in cui ci si serve del denaro, anche se resto con qualche dubbio. Oppure potrebbe esplodere, causando non pochi danni, come spesso è successo e succede tuttora, quando non ci si serve del denaro ma ci si mette al suo servizio. Non mi illudo: il denaro serve certamente, ma, sempre a mio modesto avviso, dovrebbe passare di mano in mano fino a fermarsi dove c'è veramente bisogno, per poi riprendere la sua corsa. Una volta si diceva che il denaro era lo sterco del demonio: a me pare che qualcuno, anche nella Chiesa, debba avere una diarrea tremenda, vista la quantità di liquidi che ha accumulato! Ripeto un'espressione che mi piace e mi aiuta a evitare certe tentazioni: vorrei una chiesa più preoccupata dell'economia della salvezza che della salvezza dell'economia, una chiesa con le mani libere, non preoccupate di correr dietro a ogni potente che le assicuri sicurezza e ricchezza. Una chiesa dove la povertà non è stupida esaltazione della miseria o vana promessa di un paradiso che domani distribuirà premi a gogo (e non confondiamo le Cayman con l'Eden!), ma una povertà che ha il sapore della condivisione e della solidarietà. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 9 agosto 2019

Buongiorno mondo!


Buongiorno mondo! Oggi, memoria di Santa Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein, il vangelo propone l'ascolto della parabole della 10 vergini invitate alla festa di nozze. Conosciamo come si snoda il racconto di cui riporto solamente il finale: "Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora". (Mt 25,1-13)
Al di là del riferimento al ritorno del Cristo (non facciamone un problema distogliendo l'attenzione dal “qui e ora”, come già successe nelle comunità primitive...) Gesù insiste sul fatto che chi lo segue vive sempre "all'erta", in vigilanza continua, attento al più piccolo segno della sua presenza. Per questo occorre tenere rifornite "le lampade" con l'olio della fede. Attenzione: non con l'olio della religione ma della fede, che è autentica solo quando è formata, plasmata dalla carità concreta, quella quotidiana, quella invisibile, che non dà gloria né onori, ma che sa riconoscere la presenza del Maestro nel quotidiano. Così ogni semplice fatto diviene evento, un “kairòs”,  luogo teologico in cui riconoscere la sua Presenza. Se l'olio delle nostre lampade è fatto di partecipazioni assidue a tutti i riti possibili (mi ricordo di una simpatica vecchietta che un giorno mi disse che cercava di "pigliarsi" più Messe possibili al giorno per "accumulare" in caso di magra!), ma non ha il sapore e il colore della carità, è un olio che ci farà arrivare in ritardo al banchetto, e rischieremo anche noi di sentirci dire: "Non vi conosco". Vegliare è dunque restare bene attenti a che il nostro olio sia genuino e che la sorgente della carità continui a far fluire dentro le nostre lampade il prezioso liquido che ci permetterà di riconoscere lo Sposo anche nei momenti bui della vita e partecipare con Lui al banchetto della vita. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 8 agosto 2019

Buongiorno mondo!


Buongiorno mondo! Oggi il Maestro pone una domanda "micidiale" ai suoi: "Voi chi dite che io sia?" (Mt 16,13-23). I suoi sono rientrati dalla prima missione ufficiale, la prima prova di predicazione, e dopo aver raccolto il parere della gente (che non sembra aver capito molto dalla predicazione dei primi), Gesù la butta lì: ma chi sono io per te? È una domanda micidiale perché dalla risposta si capisce da che parte stai, se dalla Sua o ancora dalla tua, nel vecchio mondo della religione dove la fede difficilmente trova posto. Da quella risposta emerge anche l'immagine di Dio che ti porti dentro, se stai ancora in compagnia di una tua idea di Dio o se stai dentro l'amore di un Dio che chiede semplicemente di essere accolto e camminare con te nella costruzione di una felicità che nasce da una qualità di vita indistruttibile. Una qualità di vita che nasce dal sentirsi responsabili del benessere e della vita altrui. Una qualità di vita dove più ti prendi cura dell'altro, più sperimenti come l'Altro si prende cura di te. "Chi sono io per te?". Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 7 agosto 2019

Buongiorno mondo!


Buongiorno mondo! Sulle strade del Vangelo abbiamo spesso incontrato il Maestro spargere misericordia e compassione. La risposta che egli da alla donna cananea lascia un po' di sasso: "Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini»" (Mt 15,21-28). Ciascuno si rilegga tutto il passo in questione (sempre il vangelo della messa), ma di primo acchito una risposta così mi lascia sconcertato. Ma come, Gesù ha appena rotto in maniera violenta con le istituzioni religiose della sua terra, se ne va in giro in territorio pagano (nei dintorni di Tiro e Sidone) e così si rivolge alla donna disperata per sua figlia? Ma nemmeno con il centurione romano era arrivato a tanto ( e ne avrebbe avuto ben donde)! Dietro la durezza di queste parole (addolcita dai "cagnolini": i pagani erano considerati da tutti semplicemente "cani") scopriamo però l'invito profondo di Gesù alla donna che si ritiene inferiore perché pagana (inferiore all'ebreo). A lei Gesù indica la via: per uscire dal suo stato deve anzitutto essa stesa riscoprirsi "figlia". Una volta accolta questa nuova identità, allora anche la propria figlia troverà vita, salvezza dal male che la tormenta. Insomma: per guarire la figlia deve farsi figlia essa stessa, mettere in atto una conversione profonda che la conduca dalla falsa immagine di Dio che si è fatta (il dio che esclude i pagani, il dio che traccia confini, il dio che esige servile obbedienza) al volto del Dio che Gesù offre. Da Dio al Padre, da madre a figlia. Ed è questa la via che ciascuno deve percorrere nel proprio territorio pagano. Sì, perché ognuno di noi vive la stessa esperienza di quella madre: pensiamo di essere credenti, ma siamo solamente religiosi; crediamo in Dio, ma non ci affidiamo al Padre; celebriamo l'Eucaristia, ma non condividiamo un pane di vita. La strada della conversione è lunga, ma il Maestro non disdegna di passare anche nella nostra "Tiro e Sidone". Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 6 agosto 2019

Buongiorno mondo!


Buongiorno mondo! Oggi è la festa della Trasfigurazione (Lc 9,28b-36) che è un po' come un dire e un non dire, un alludere, un ammiccare, un lasciar trasparire ma senza svelare la totalità. Già, il Maestro sta molto attento a non suscitare nei suoi compagni l'ammirazione per lo sfoggio di potere, quel darsi di gomito l'un l'altro per la coscienza di essere finalmente "entrati nel giro giusto", nel giro di quelli che contano. No, il Maestro lascia appena trasparire cosa significa vivere nella trasparenza di una vita che si apre all'amore, di una vita che si lascia plasmare dall'amore, dalla scelta volontaria e libera di prendersi cura del benessere e della felicità dell'altro. Dicevo che lascia trasparire, perché in penombra appare anche il segno della croce, cioè la disponibilità a mettere in gioco non qualcosa ma tutto sé stessi in questa avventura di costruzione del Regno dove ogni uomo è mio fratello, dove il mio amore vuole assomigliare all'amore del Padre. La Trasfigurazione non è tanto mostrare l'aldilà, ma dirci come sarebbe possibile vivere qui e ora in una fraternità fatta di condivisione, di solidarietà in cui "nessuno è nel bisogno" ma tutti hanno ciò che serve per vivere con dignità. La Trasfigurazione che, paradossalmente, si chiude non con un invito a guardare bensì ad ascoltare il Figlio è la via per la realizzazione di quell’umanità che siamo ancora ben lontani dall’aver realizzato. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 5 agosto 2019

Buongiorno Mondo!

Buongiorno mondo! Oggi il vangelo propone la versione di Matteo della "moltiplicazione" dei pani e dei pesci (Mt 14,13-21). Davanti alla folla Gesù chiede ai suoi un'alternativa al rimandare la stessa: "Gesù rispose: «Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare»". Quel "date loro voi stessi da mangiare" può essere compreso nel senso di "cercate qualcosa per sfamare questa gente" oppure nel senso di "fatevi voi stessi alimento per queste persone". È l'invito che viene a noi ogni volta che celebriamo l'Eucaristia: accogliamo il Suo Pane per farci pane a nostra volta. Il Maestro, infatti, non fa l'elemosina, non si limita a darci qualcosina, un contentino: egli mette nelle nostre mani la sua vita, si gioca il tutto. E chiede a chi vuole seguirlo di fare la stessa cosa: non offrire cose, ma diventare noi stessi dono per l'umanità. Questo è il senso autentico dell'Eucaristia. Ridurre l'Eucaristia a un semplice atto di devozione o all'assolvimento di un precetto della Chiesa, significa svuotare dall'interno il significato del sacramento stesso, riducendolo a un mero esercizio di pietà fine a se stesso. Il Signore non vuole atti di culto ma vita che diventa espressione concreta dell'amore del Padre; se la partecipazione all'Eucaristia non fa di noi dei buoni pani fragranti per la vita dell'uomo, allora siamo fuori strada, non stiamo celebrando la "Cena del Signore". "Date loro voi stessi da mangiare": o come direbbero i Padri della Chiesa: "(Quando partecipi all'Eucaristia) diventa ciò che mangi". Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 2 agosto 2019

Buongiorno mondo!


Buongiorno mondo! Il vangelo di oggi ci propone il dissenso e l'incredulità dei conterranei nei confronti di Gesù. Sottomessi alla religione degli scribi,( i quali, come Gesù ha detto, hanno trasformato tradizioni di uomini in parola di Dio), si scandalizzano di Gesù e si ritrovano a considerarlo in questo modo: "Non è egli forse il figlio del carpentiere?" (Mt 13,54-58). Per costoro, resi ciechi dalla "ideologia-religione" propugnata dagli scribi e dai capi del popolo, Gesù è il figlio del carpentiere, uno di loro, inserito nella loro tradizione e che per questo non può non assomigliare al "carpentiere Giuseppe" di cui è figlio e che tutti conoscono. Sappiamo che nella tradizione al tempo di Gesù, il padre non era soltanto colui che generava il figlio (la madre era semplicemente il "contenitore"), ma colui che immetteva il figlio nella tradizione dei padri. Gesù rifiuta questo modo di essere e di vivere e si proclama non "figlio dei padri" ma Figlio del Padre, inaugurando così la novità del Regno, che va sempre oltre qualsiasi tradizione. Quanto è avvenuto in quel frangente, avviene ancor oggi ogni volta che pretendiamo di rinchiudere Gesù nei nostri piccoli schemi mentali, soprattutto i nostri schemi religiosi (o che noi stessi definiamo tali). Se Gesù venisse qui, ora, in mezzo a noi, e gli facessimo come regalo il Catechismo della Chiesa Cattolica, siamo davvero sicuri che firmerebbe il tutto senza battere ciglio?
Per quanto riguarda noi, tutto dipende, in ultima analisi, dallo sguardo con cui fissiamo il Maestro: "il figlio del carpentiere" o il Figlio del Padre. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 1 agosto 2019

Buongiorno mondo!


Buongiorno mondo! Nel vangelo di oggi Gesù conclude la parabola dei pesci buoni e quelli da buttare con questo detto: "Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche" (Mt 13,47-53). Sottolineo come, secondo logica, Matteo avrebbe dovuto dire "cose antiche e cose nuove". Ha commesso un errore, una distrazione? Non credo proprio, vista l'accuratezza e l'attenzione che pongono gli evangelisti nello scrivere i loro testi. Matteo ha voluto ribadire alla sua comunità che il criterio interpretativo della tradizione, di tutto ciò che la storia racchiude, è rappresentato da Gesù, la "novità di Dio nella storia" cui "le cose antiche" vanno subordinate. E' una bella provocazione per noi e per le nostre comunità che continuano ad arrancare nel tentativo (quanto mai vano) di riproporre, anche con un linguaggio ormai desueto, l'esperienza della fede in Gesù. Ecco allora sorgere la presenza di "scribi" che fanno della tradizione un assoluto intoccabile e, paradossalmente, perdendo così di vista ciò che è il cuore dell'annuncio della fede, ossia la persona di Gesù. Assistiamo così al ritorno in forze di espressioni della fede che hanno solamente il sapore della nostalgia, come la celebrazione della messa secondo il rito preconciliare (e bisognerebbe chiedersi anche quale ecclesiologia, semmai ce ne fosse una, si nasconde dietro a tali "nostalgie": quale immagine di Chiesa si vuole proporre? Mah...). Abbiamo davvero bisogno di "scribi-discepoli del Regno" che sappiano ridarci il sapore della novità del Dio di Gesù, e non di "scribi" che sono rimasti prigionieri di una tradizione fine a se stessa (e che spendono le loro energie in un "accanimento terapeutico" esibito per mantenere in vita una religione ormai definitivamente irrecuperabile). Gesù stesso l'ha detto: "cose nuove e cose antiche". Il criterio è questo. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.