martedì 28 febbraio 2023

Buongiorno mondo!

La via del perdono



Mt 6,7-15

“Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe”.



Proposta "spinosa" quella che ci arriva oggi dal Maestro, ma che tocca l'essenza della nostra fede. 

Come leggere queste parole? Davvero il Padre può "non perdonare"? Credo che il significato delle parole di Gesù vada inteso in altro modo. Infatti egli ricorda ai suoi,  cioè a noi, che abbiamo il "potere" di "bloccare" o "rendere sterile" il perdono che il Padre continuamente ci concede. Siamo stati educati a pensare che occorre chiedere il perdono perché il Padre ce lo conceda. Ma Dio perdona sempre, senza bisogno che glielo chiediamo perché Lui è amore e come tale non può far a meno di perdonare (vedi la parabola del Padre misericordioso, essenza del cuore del Padre). Il fatto è che chiede che il perdono offerto sia condiviso e non ridotto a mera questione personale tra noi e Lui (e non entro nel merito del Sacramento della Riconciliazione... che a volte assume i tratti di un accertamento fiscale in cui si spera di cavarsela con il minor danno possibile!!!). Ecco il perché delle parole di Gesù: se non siamo disponibili a far circolare questo perdono tra noi, a fondamento delle nostre relazioni, rendiamo sterile l'amore del Padre in noi. La comunità dei discepoli è essenzialmente una comunità di uomini e donne continuamente aperti e disposti al perdono perché continuamente perdonati. Solo in questo modo il Regno diventa una realtà capace di modificare profondamente il nostro vivere insieme, il nostro stile di vita sociale. Perdoniamo perché perdonati: e se necessario, perdoniamo in perdita, anche davanti al rifiuto, perché così il Padre opera. E chiede a noi di associarci a tale stile. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 27 febbraio 2023

Buongiorno mondo!

Portatori di vita



Mt 25,31-46

Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.




Parole che non lasciano spazio a molta immaginazione quelle che oggi il Maestro rivolge ai suoi. È la pagina di Matteo che chiamiamo del "giudizio universale", ma che dovrebbe essere chiamata quella della "prova delle Beatitudini". Non si può leggere e capire questo testo senza tenere davanti quello delle Beatitudini, e in particolar modo la prima. Infatti solo chi sceglie volontariamente e liberamente di vivere quella povertà che è fatta di condivisione, di attenzione totale al bene e alla vita dell'altro, avrà occhi per vedere l'affamato, l'assetato, il malato... ecc. Inutile farne, come spesso è accaduto, un pia esortazione a compiere qualche opera buona. Dunque o tutto questo si regge sull'opzione fondamentale delle Beatitudini, o diventa un semplice esercizio dove "io buono aiuto te che sei nel bisogno" ma mantenendo l'altro nel bisogno per poterlo continuamente accudire in maniera paternalista, e non paterna come quella del Dio di Gesù. Il Padre non desidera "fioretti" di bontà, ma persone libere di cuore che scelgono liberamente di essere "zoofori", portatori di vita, praticanti un amore simile al Suo, capaci di liberare da povertà e ingiustizia attraverso la creazione di spazi comunitari dove l'azione dello Spirito, comunicato in abbondanza, si manifesta in maniera concreta ed efficace. E per far questo non servono indicazioni del Parroco, del Vescovo o del Papa: basta camminare dietro al Maestro giorno dopo giorno. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 22 febbraio 2023

Buongiorno mondo!

Vivere autenticamente



Mt 6,1-16.16-18

State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli



Oggi, per quelli che sono di rito romano, inizia il percorso quaresimale. 

È un invito forte a liberarci dal demone dell'apparenza, dell'apparire a tutti i costi. Questi è una sorta di dio Crono della nostra cultura che cresce i suoi figli con l'idea dell'apparire per esistere e per poi divorarli dopo averli macinati nel tritacarne delle apparenze, delle comparsate che contano, delle varie "isole" che promettono notorietà. 

La proposta del Maestro tocca invece il cuore dell'esistenza: vivere una vita che non è appariscente ma che, come seme nella terra, genera amore, apre percorsi di giustizia, invita alla solidarietà, lancia la sfida della preghiera, ossia del rinnovare la propria intimità con il Padre per continuare ad assomigliare a Lui nella pratica del nostro amore. La quaresima non è dunque un tempo di mestizia e sconforto, ma una chiamata a rinnovare la nostra adesione alla vita, gettando via tutto ciò che ci appesantisce inutilmente, impedendoci di correre gioiosi verso la Pasqua, la festa della vita. Non è il tempo della mortificazione (il vangelo non chiama a mortificarci, ma a "vivificarci"), ma il tempo in cui rinnoviamo la nostra scelta della fatica personale del crescere, la scelta di essere gioiosi ma seri, la scelta di essere e non di apparire, la scelta di vivere e non di lasciarci vivere. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita e buon cammino Quaresimale.

martedì 21 febbraio 2023

Buongiorno mondo!

Con le vesti dei servi


Mc 9,30-37

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.

Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».

E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».



Oggi il Maestro ci invita a entrare nel Regno da piccoli e non da potenti: "Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti". È un invito a metterci a servizio della vita perché essa possa crescere ed espandersi. È la logica contraria del Regno, in cui il più ricco non è colui che ha ma colui che da, il più grande non è colui che comanda ma colui che serve. Se avessimo capito tutto questo l'umanità sarebbe ben più avanti nel suo percorso di crescita ed evoluzione. Con coraggio ci crediamo e sfidiamo con il nostro stile di vita, che vuol riproporre quello di Gesù, le logiche ingiuste e violente che caratterizzano tanta parte dell’umanità attuale. Anche la comunità ecclesiale deve trovare il coraggio di abbandonare tutte quelle espressioni di potere che non fanno parte del Regno ma che ad esso si oppongono. Come direbbe Don Tonino Bello, abbiamo bisogno di rivestirci con coraggio del grembiule del servizio affinché il Regno diventi realtà e non rimanga utopia.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 20 febbraio 2023

Buongiorno mondo!

Increduli


Mc 9,14-29

”(…) O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? (…)”



Anche il Maestro perde le staffe davanti alle resistenze che proprio i suoi oppongono al suo discorso. Ha chiesto di "rinnegare se stessi", le proprie ambizioni, la ricerca di possesso e potere. Ha chiesto di "prendere la propria croce", di non andare in cerca di facile successo, ma di essere pronti ad assumere il disprezzo che comporta la strada del Vangelo. I discepoli non hanno capito nulla e per questo diventano il segno di una generazione "incredula e perversa". Essi sono "increduli" ossia vivono ancora immersi nel mondo della religione dove spesso non non vi è spazio per la fede ma solo per delle certezze assolute, che da sole escludono il percorso del fidarsi e dell'affidarsi che è proprio della fede. Questa incredulità si manifesta come perversione della fede, che impedisce di assumere lo stesso sguardo del Padre nei confronti dell'umanità e dell'umanità sofferente. La religione offre mediatori che esercitano un potere sull'umanità in nome di Dio; la fede crea fratelli e sorelle che aprono spazi all'azione del Padre, Colui che ridona la vita a chi è immerso "nell'ombra della morte". La domanda retorica che Gesù si pone nel suo sfogo, "Fino a quando starò con voi?”, trova risposta nel suo amore fedele, in quella fedeltà che lo farà conoscere come "l'Emmanuele", il Dio-con-noi per sempre. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 17 febbraio 2023

Buongiorno mondo!

Se qualcuno…



Mc 8,34-9,1

In quel tempo, convocata la folla insieme ai suoi discepoli, Gesù disse loro: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà (…)”.



SeguirLo sulle strade del Vangelo non è per i deboli di cuore. È un ribaltamento totale di prospettiva: si tratta di imparare a vivere assumendo in toto il Suo stile di vita. Uno stile che comporta la sofferenza e la derisione per le scelte che si fanno nel Suo nome. Questa è la croce di cui parla Gesù. Su  questa “croce da portare” ne ho sentite tante, troppe, a mio avviso. Ho sentito parlare della croce che Dio dà quando capita una disgrazia, un lutto improvviso, una malattia, un rovescio nella vita. Ma che razza di dio può essere un tale dio? Un dio che si diverte a vederci soffrire? Questo è “il Padre” che Gesù ci rivela? Non credo proprio. La malattia, la morte, la difficoltà fanno parte del mestiere di vivere: è la vita stessa, la sua fragilità che ci pone in mezzo a tali realtà. Ma allora di quale croce parla Gesù? Egli parla del disprezzo che ci viene rovesciato addosso ogni volta che viviamo il suo messaggio, ogni volta che viviamo la radicalità del Vangelo. È il disprezzo che subivano i condannati quando salivano verso il patibolo. È questa la “croce da portare” dietro a Lui. Quindi non è una croce data da Dio, ma la conseguenza accolta da ciascuno nella misura in cui sceglie di seguire il Maestro. Quando scegliamo di fare nostro il messaggio e lo stile di Gesù, quando scegliamo, come Lui, di vivere in intimità con il Padre per rivelare il suo volto di misericordia, quando facciamo nostre le sue scelte radicali, ecco, prepariamoci a essere disprezzati e rifiutati. Il discepolo non è tale quando tutto va bene e fa sentire forte le sue campane: il discepolo è tale quando cammina dietro al suo Maestro con l’unico scopo di far brillare il volto del Padre e aprire spazi alla sua azione che risana l’umanità. Gesù apre una via: a noi scegliere, come sempre, da che parte stare. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 16 febbraio 2023

Buongiorno mondo!

Una fede che si fa vita


Mc 8,27-33

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».

Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?».



La domanda che Gesù pone non è rivolta soltanto i suoi primi seguaci. È la questione fondamentale a cui dobbiamo rispondere sempre, noi che ci confessiamo cristiani. La nostra prima reazione può consistere nel trovare rapidamente una risposta dottrinale e confessare in modo automatico che Gesù è il “Figlio di Dio incarnato”, il “Redentore del mondo”,  il “Salvatore dell’umanità”. Titoli, questi, senza dubbio tutti molto solenni e ortodossi, che però possono essere pronunciati senza avere alcun contenuto vitale.
Gesù non chiede semplicemente la nostra opinione. Ci interpella, soprattutto, sul nostro atteggiamento verso di lui. E questo non si riflette solo nelle nostre parole, ma soprattutto nel nostro modo concreto di seguirlo. Come ha scritto qualcuno: “La breve proposizione: “Io credo che Gesù è il Figlio di Dio”, assume un significato completamente diverso se pronunciata da Francesco d’Assisi o da un dittatore presente nel mondo. Il Dio di questi uomini non è lo stesso o, almeno, non è lo stesso Dio invocato da ciascuno per orientare la propria condotta”. Le parole di Gesù richiedono un’opzione radicale. O Gesù è per noi un personaggio come molti altri della storia, oppure la Persona decisiva che ci fornisce la comprensione ultima dell’esistenza, dà l’orientamento decisivo alla nostra vita e ci offre la speranza definitiva. La domanda “Chi dite che io sia?” acquista dunque un contenuto nuovo. Non è più una questione su Gesù, ma su noi stessi. Chi sono io? In chi credo? In base a cosa oriento la mia esistenza? A cosa si riduce la mia fede? Tutti dobbiamo ricordare sempre che la fede non si identifica con le formule che pronunciamo. Per comprendere meglio la portata di “quello che io credo” è necessario verificare come vivo, a cosa aspiro, in cosa mi impegno. Per questo, la domanda di Gesù, più che un esame sulla nostra ortodossia, dovrebbe essere la chiamata a uno stile cristiano di vita. Evidentemente non si tratta di dire o credere qualcosa su Cristo. Ma non si tratta neanche di fare solenni professioni di fede ortodossa per vivere poi molto lontani dallo spirito che questa stessa proclamazione di fede esige e comporta. Rende tristi osservare l’atteggiamento di settori cattolici, la cui unica ossessione sembra quella di “conservare la fede” come “un deposito di dottrine” da saper difendere contro l’assalto di nuove ideologie e correnti. Marcel Légaut scriveva questa frase dura ma vera: “Questi cristiani ignorano chi sia Gesù e sono condannati dalla loro stessa religione a non scoprirlo mai”. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 15 febbraio 2023

Buongiorno mondo!

Uscire dal villaggio



Mc 8,22-26

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo.
Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano».
Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa. E lo rimandò a casa sua dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio».



Gli evangelisti, lo sappiamo, sono molto attenti all’uso delle parole. A una lettura superficiale potrebbe sembrare a volte che essi si perdano in particolari che noi potremmo giudicare inutili. Per esempio: perché specificare che “da lontano vedeva distintamente ogni cosa”? Non bastava dire semplicemente che riacquistò totalmente la vista?

Questa cosa mi ha fatto pensare e ne traggo questa conclusione. 

Il “villaggio” è il luogo per antonomasia della tradizione. Lì la vita deve scorrere ordinata, regolata dai molteplici precetti della Legge. Nella vita delle persone che abitano il villaggio ogni cosa ha sempre un suo perché. Se sei cieco è perché Dio ha punito il tuo peccato. La malattia è sempre legata a una trasgressione dei precetti della legge. Anche una morte a prima vista innocente non ne è immune: o il defunto o i suoi o chi per loro, qualcuno deve aver fatto qualcosa “che è male agli occhi del Signore”. E il Signore che è certamente misericordioso ma giusto (quanto amano questa sottolineatura i pii osservanti della tradizione!) provvede alla bisogna.

Bisogna uscire dal villaggio per “vedere da lontano distintamente ogni cosa”, per uscire da questa prospettiva che nasce da una distorta immagine di Dio, di un Dio che pare gioire delle nostre sofferenze. Il gesto di Gesù apre gli occhi di quell’uomo, gli dona una visione “altra” della vita e della relazione con Dio. A patto, beninteso, che “non rientri nemmeno nel villaggio”. 

Ecco, credo che questa pagina evangelica risulti estremamente provocante anche per noi oggi, per noi che crediamo di vedere, per noi che crediamo di sapere, per noi che pensiamo di metterci Dio in tasca con troppa noncuranza e facilità.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 14 febbraio 2023

Buongiorno mondo!

Compagni nella fragilità



Lc 10,1-9

Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».



È come se stesse dicendo loro: non fate gli schizzinosi, non andatevi sempre a scegliere gli amici che hanno portafogli gonfi e tavole imbandite di ogni ben di Dio; condividete il quotidiano, non lo straordinario. E soprattutto concentrate la vostra attenzione e dirigete il vostro cuore verso le parti più fragili e più deboli, verso chi anela alla vita, e comunicate vita. Ecco, credo che il senso delle parole pronunciate dal Maestro potrebbe essere più o meno questo. 

Questa attenzione ai più deboli e fragili che la storia ci consegna, diventa il criterio di autenticità della nostra esperienza di fede. In altre parole: o creiamo relazioni sempre più umanizzanti, oppure la nostra bella "fede" diventa una vuota religione che aliena e crea divisioni ed esclusioni. L'umanizzazione delle nostre relazioni apre spazi impensabili per noi alla presenza del Padre, il quale aumenta in noi la capacità di amare e di porre dei gesti "di compassione" (attività che nella Scrittura è riferita solo a Dio e a Gesù) che ci fanno assomigliare a Lui, figli diletti di un Dio che vuole tutti felici e pieni di vita. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 13 febbraio 2023

Buongiorno mondo!

Essere segni


Mc 8,11-13


In quel tempo, vennero i farisei e si misero a discutere con Gesù, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno».

Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva.



Non è che il Maestro non vuol dare segni: ne ha dati fin troppi. Si rifiuta di dare quei segni del Messia nazionalista che in tanti si aspettavano, il segno del Messia "Figlio di Davide", colui che avrebbe colmato le attese di quanti speravano nella rinascita del Regno di Israele. Gesù si presenta come il Messia "Figlio di Dio", non figlio di Davide. Figlio di un Dio che non viene a prendersi vite con la violenza e il sopruso, con l'inganno che sostiene da sempre il potere assoluto (ricordate l'inganno di Davide contro Uria per prendersi la moglie di costui?). Il Messia Gesù non prende vite ma offre la sua, non spaccia per verità la menzogna (come spesso avviene per gli uomini di potere), non impone una giustizia fatta su misura per conservare il suo potere, ma apre percorsi di vita, di amore; propone pratiche di perdono e di solidarietà tali da dare alla vita stessa una qualità superiore da renderla indistruttibile, immortale, e non effimera come ogni cosa che si fonda sulla forza, sulla violenza e sul potere. Ecco perché Gesù non dà segni: è Lui che si fa segno con il suo stile di vita, con il suo amore per la vita, con la sua sete di giustizia, con la sua compassione che rivela quella del Padre. E chiede ai suoi, a noi, di essere segni allo stesso modo: non di fare cose grandi, ma di essere grandi nella vita ordinaria, nella personale fatica del crescere quotidiano, diventando segni di quel Regno che, con fatica, ma inesorabilmente, cresce con e attorno a noi. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 10 febbraio 2023

Buongiorno mondo!

Figlio del Dio che parla



Mc 7,31-37

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.

Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.

E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».



La parola, la capacità di esprimere e di esprimersi è un costitutivo della nostra natura. Per questo occorre imparare ad usare correttamente il linguaggio, anche a causa della sua "ambiguità". Qui Gesù va oltre, come sempre: quell'uomo non era in grado di comunicare correttamente con gli altri perché non poteva farlo correttamente con Dio. L'immagine distorta del Dio giudice, che punisce ogni minimo sgarro, che se la prende quando siamo felici, che spia ogni nostra attività per coglierci in flagranza di reato, ha inquinato la vita di quell'uomo a tal punto da non consentirgli più di comunicare. Quell’uomo non vive da figlio del Dio della Parola che crea la vita. Davanti a un Dio così, l'unica possibilità è il restare muti, perché anche una sola parola fuori posto può causare condanne irreversibili. Per questo il Maestro lo tira fuori dalla folla, lo separa: non si può guarire lasciandosi curare da chi è malato come te e pretende di avere la soluzione al problema. Quell'ordine: "Apriti" è la parola che arriva dritta dritta al nostro cuore oggi: 

"Apriti", accogli l'amore del Padre; 

"Apriti", lascia che si chini su di te per guarire la tua sordità al suo amore e ti insegni a parlare un nuovo linguaggio, quello dell'amore e del servizio"; 

"Apriti", respira il dono della vita e diventa dono di vita per chi ti incontra; 

"Apriti", accetta la proposta del Maestro che ti offre la possibilità di ascoltare il Padre con orecchi e cuore nuovo, capace di ardere della sua Parola e di splendere in mezzo a chi fino ad oggi ti ha chiuso in te stesso, ti ha negato l'amore del Padre impedendoti di parlare con gli altri come a fratelli e sorelle. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 9 febbraio 2023

Buongiorno mondo!

Tiro e Sidone


Mc 7,24-30

In quel tempo, Gesù andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto. Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia.

Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia». Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato.



Forse Gesù cercava un po' di  riposo, o forse era stanco di non essere compreso, ma quando una persone profuma di vita e di libertà è difficile restare nascosto: la fragranza della compassione e della misericordia si spandono come profumo che attira. Ancora una volta il Maestro riesce a sorprenderci, a scombinare i nostri piani, le nostre visioni e addirittura a farsi convertire” da una donna.

Noi spesso ci limitiamo al piccolo orticello di casa nostra, le nostre belle chiese, gli "aficionados" dei sacramenti, i riti, gli incontri... e "Tiro e Sidone" dove sono? E gli uomini e le donne che anelano al profumo della vita? E tutte e tutti coloro che stanno piegati, feriti dalla vita, resi fragili da tanta disumanità? Non sarebbe ora di cominciare ad abbandonare la "terra promessa", calda e rassicurante, di una religione che non implica coinvolgimenti giudicati "troppo terreni" per trovare quelle "Tiro e Sidone" che spesso scansiamo ed evitiamo con una certa noncuranza? Non sarebbe ora di cominciare a mettere il naso fuori dalle nostre belle sacrestie, o come direbbe papa Francesco, cominciare a frequentare le periferie per spandere un po' di profumo di vita, di giustizia, di condivisione, di semplice prossimità umana? Quella prossimità che, Gesù ce lo ha assicurato, è capace di aprire spazi alla presenza del Padre. Coraggio, non lasciamoci rinchiudere: il Maestro è con noi e ci conduce fuori da quell'ovile rassicurante e, spesso, alienante della religione per portarci nei pascoli verdi della vita, dell'amore, della libertà che si fa dono di sé. 

Beninteso: occorre osare il coraggio di lasciarsi convertire da chi rompe le nostre barriere culturali e religiose, come è successo a Gesù.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 8 febbraio 2023

Buongiorno mondo!

 Cuori liberi



Mc 7,14-23

In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». 



Credo di poter dire che la preoccupazione di Gesù sia stata quella di permettere alle persone di essere felici. Ora, la felicità non può venire da una qualsiasi imposizione esterna o peggio, dall'osservanza di norme che vogliono regolamentare tutti gli aspetti della vita di una persona. Il Maestro invita a pensare (attività invero alquanto rara oggi!), a essere "intelligenti" per scegliere a partire dal cuore e non dalle apparenze, da "dentro" e non "agiti dall'esterno". La scelta di essere e diventare umani non può venire dalla mera osservanza di leggi, prescrizioni, decreti e nemmeno dall'adesione razionale a dei dogmi quasi questi fossero una sorta di baluardo a protezione delle proprie convinzioni e dietro ai quali trincerarsi chiudendo le porte a chi "non è dei nostri". L'assunzione personale della proposta di Gesù, il farla propria, esige anche che non ci limitiamo a ripetere quello che Lui ha detto o fatto, o quello che hanno detto o fatto altri prima di noi. L'esperienza di fede esige quel processo di interiorizzazione che permette al cuore di sprigionare creatività, quella "santa (e sana) libertà dei figli di Dio". Vivendo così forse sentiremo il rumore prodotto dai "rosiconi" (specie in rapida evoluzione e crescita), ma noi saremo attirati più dal dolce battito del cuore del Padre che vuole i suoi figli liberi e autonomi, adulti, capaci di pensare e non solo di eseguire. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 7 febbraio 2023

Buogiorno mondo!

Fedeltà creativa


Mc 7,1-13

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.

Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».

Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:

“Questo popolo mi onora con le labbra,

ma il suo cuore è lontano da me.

Invano mi rendono culto,

insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.

Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». (…)



I cristiani della prima e della seconda generazione ricordavano Gesù non tanto come un uomo religioso, ma come un profeta che denunciava con audacia i pericoli e i tranelli di ogni religione. La sua caratteristica non era l’osservanza devota posta al di sopra di tutto, ma la ricerca appassionata della volontà di Dio. Marco, il Vangelo più antico e diretto, presenta Gesù in conflitto con i settori più pii della società giudaica. Tra le sue critiche più radicali bisogna evidenziarne due: lo scandalo di una religione senza Dio, e il peccato di sostituire la sua volontà con “tradizioni umane” a servizio di altri interessi. In questa religione, l’importante non è Dio, ma un altro tipo di interessi. Si onora Dio con le labbra, ma il cuore è lontano da lui: si pronuncia un credo obbligatorio, ma si crede in ciò che conviene; si compiono riti, ma non c’è obbedienza a Dio, bensì agli uomini. Questo può essere oggi il nostro peccato. Aggrapparci come per istinto a una religione logora e senza la forza di trasformare le nostre vite. Continuare a onorare Dio solo con le labbra. Resistere alla conversione e vivere dimentichi del progetto di Gesù: la costruzione di un mondo nuovo secondo il cuore di Dio.
I dottori della legge parlano con venerazione della “tradizione degli antichi”, attribuendole autorità divina. Ma Gesù la qualifica come “tradizione degli uomini”. Non si deve confondere la volontà di Dio con quanto è frutto degli uomini. Anche oggi sarebbe un grave errore se la Chiesa rimanesse prigioniera di tradizioni umane dei nostri antenati, mentre tutto ci sta chiamando a una conversione profonda a Gesù, nostro unico Maestro e Signore. Quello che ci deve preoccupare non è la conservazione fedele del passato, ma il modo di rendere possibile la nascita di una Chiesa e di comunità cristiane capaci di riprodurre con fedeltà il Vangelo e di attuare il progetto del regno di Dio nella società contemporanea. La nostra prima responsabilità non è la ripetizione del passato, ma il rendere possibile ai giorni nostri l’accoglienza di Gesù Cristo, senza offuscarlo od oscurarlo con tradizioni umane, per quanto venerabili ci possano sembrare. Sono parecchi i cristiani che hanno la sensazione di non sapere più esattamente in cosa bisogna credere, quello che bisogna compiere e quello che si deve celebrare. È comprensibile che molti cerchino rifugio in una “ortodossia rafforzata”: un corpo dottrinale sicuro, un codice di condotta ben definito, un’organizzazione religiosa forte. Davanti all’anarchia di posizioni si cerca la sicurezza della tradizione; davanti all’irruzione di tante novità, la solidità del passato. Senza dubbio in questa posizione vi è un’intuizione solida. Non è bene pretendere di interpretare l’avvenimento cristiano esclusivamente a partire dal nostro presente, saltando a piè pari la tradizione cristiana e prescindendo dall’esperienza di fede che ha animato i seguaci di Gesù per venti secoli. Il cristiano che pretende di rileggere il Vangelo senza ricorrere alla tradizione corre il rischio di impoverire enormemente la sua lettura, disconoscendo tutta la ricchezza e le possibilità che questo Vangelo ha già manifestato in questi secoli. Ma nel ricorrere alla tradizione è necessario evitare un grave rischio. La fede non è qualcosa che si trasmette, come un oggetto che passa di mano in mano. La fede è una vita che non può essere comunicata se non nella vita stessa. E l’unico modo di vivere la stessa cosa in un nuovo contesto culturale consiste nel viverla in modo nuovo. Una trasmissione che sia solo trasmissione di formule ortodosse o di alcune rubriche liturgiche porterà sempre a un’asfissia mortale. Nel cuore della vera tradizione è sempre viva la ricerca del Vangelo e della sequela fedele di Gesù. Ebbene per noi tutti dare sincero ascolto all’avvertimento di Gesù: “Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini”. Né i cosiddetti “progressisti” né i cosiddetti “tradizionalisti” hanno il diritto di sentirsi un gruppo più cristiano dell’altro. Tutti dobbiamo lasciarci giudicare dalla parola di Gesù, che ci chiama sempre a cercare la conversione al regno di Dio partendo dall’amore. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 6 febbraio 2023

Buongiorno mondo!

Farsi “mantello”


Mc 6,53-56

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono.

Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse.

E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.



La forza di vita che promana da Gesù si spande risanando tutte e tutti coloro che vengono a contatto con il Maestro. Credo sia una bella immagine di chiesa: uno spazio dove incontrare Colui che risana, Colui che rimette in piedi. Teniamo presente che quanto Marco racconta avviene dopo la moltiplicazione/condi-visione dei pani e dei pesci. È una bella provocazione per le nostre comunità che celebrano l’Eucaristia ogni domenica (quando non ogni giorno). Proprio il fatto di celebrare questo sacramento ci mette in contatto diretto con il mistero del Corpo del Signore che raggiunge la sua pienezza solo quando noi ci facciamo Corpo del Signore: una presenza che, toccata nella profondità del mistero, diviene forza di vita che risana e guarisce. Ricordo sempre che l’Eucaristia non è fine a se stessa ma è finalizzata alla costruzione del Corpo del Signore che è la Chiesa. E proprio la Comunità/Corpo che diventa spazio che guarisce e risana, perché in profonda comunione con il suo Signore, che vuole la salvezza e la felicità per l’umanità intera. Se le nostre Eucaristie non permettono di “toccare” la presenza del Signore esse sono solo dei vuoti e inutili riti con cui crediamo di rendere gloria a Dio. Siamo invitati per primi a “toccare il lembo del Suo mantello” per guarire la durezza del nostro cuore e la piccolezza della nostra fede. Siamo invitati a trasformare le nostre esistenze in “mantelli” che proteggono, curano, risanano.

A noi scegliere, come sempre, sotto quale “mantello” abitare. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 2 febbraio 2023

Buongiorno mondo!

La spada della Parola


Lc2,22-40

"E anche a te una spada trafiggerà l'anima”.



Quante parole sono state spese, spesso a sproposito, sulla "spada" che attraverserà il cuore di Maria! Quante incrostazioni abbiamo attaccato alla figura di questa splendida donna che è Maria per giustificare le mille devozioni che confondiamo spesso con la fede! Per me l'immagine della "spada" rimanda alla potenza della Parola di Dio "efficace e più tagliente di ogni  spada a doppio taglio.... che sa discernere i sentimenti e i pensieri del cuore" come scrive l'autore della Lettera agli Ebrei. E anche l'autore dell'Apocalisse racconta come dalla bocca del Signore "usciva una spada affilata a doppio taglio". 

Il Maestro è il portatore, anzi, è Lui stesso quella Parola fatta carne che provocherà lacerazioni e contrasti nella storia. Questa stessa parola del Figlio costringerà Maria, la Madre, a scelte dolorose. Già con la parola dell'angelo Maria aveva compiuto una scelta coraggiosa e anche dolorosa. Con la parola del Figlio dovrà operarne un'altra: sarà chiamata a farsi discepola. 

È il cammino di ognuno di noi che costruiamo giorno dopo giorno il Regno facendoci discepole e discepoli. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 1 febbraio 2023

Buongiorno mondo!

Profeti a servizio dell’umanità


Mc 6,1-6

 (…) Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.



Il Maestro rivive sulla sua pelle quella che è stata l’esperienza di tutti i profeti in Israele: inviati da Dio per riportare il popolo al cuore dell’Alleanza sono rimasti spesso inascoltati quando non messi a tacere o addirittura uccisi. Il profeta, nella storia di Israele, è colui che Dio invia al suo popolo per rinnovare il rapporto di Alleanza, a volte con veemenza (pensiamo ad Amos), a volte partendo dalla propria esperienza personale assunta a simbolo per il popolo (Osea); altre volte aiutando a leggere nella drammaticità degli eventi storici l’invito alla conversione e al cambiamento (Geremia). Ma, pur nella loro differenza, i profeti hanno sempre conosciuto l’opposizione e la resistenza, soprattutto da parte di chi doveva condurre il popolo. Occorre anche ricordare, a scanso di equivoci (oggi più che mai), che i profeti non sono tali per scelta personale, ma si sentono costituiti nel loro servizio da Dio, scelti da Lui. Inoltre, e voglio sottolineare questo aspetto, i profeti non fanno mai pagare ad altri le loro scelte, ma se le pagano di persona sulla loro pelle. Sarà anche l’esperienza di Gesù che, nel suo insegnamento, riproporrà uno dei temi più cari al profetismo: non si può coltivare la pretesa di essere fedeli a Dio e al suo culto schiacciando, opprimendo, insultando, sfruttando il popolo per i propri interessi personali abilmente mascherati e rivestiti di sentimenti religiosi. In altre parole: la fedeltà a Dio passa attraverso il bene fatto all’uomo. Il Maestro andrà ben oltre: non si limita a chiedere una semplice “obbedienza” a chi vuol entrare in relazione con Dio. La sua richiesta è più radicale e, per questo, ancor meno capita e amata: Dio non chiede servi obbedienti, ma figli che assomigliano al Padre e che con la loro vita ne ripropongono i tratti del volto all’uomo di oggi. Per questo i cristiani, mossi dallo Spirito, sono creativi: non per giocare a fare gli originali, ma per trovare sempre nuove modalità per dire e dare Dio oggi, per aprigli spazi nella storia affinché in essa manifesti la sua misericordia. Rimpiangere il passato e aborrire continuamente il presente non fa bene al Vangelo, anzi, contribuisce a impoverirlo e annacquarlo sino a svuotarlo della sua forza di liberazione e salvezza per l’umanità. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.