venerdì 31 dicembre 2021

Buon Anno 2022

Buon Anno 2022


In questi giorni è tutto un rincorrersi di auguri di Buon Anno, Felice Anno Nuovo, Buona fine e Miglior Principio. Tutto vero e giusto. Ma… augurare un Buon Anno non basta. Occorre anche che sia un Anno Buono e questo, in larga parte, dipende da noi. Non possiamo controllare i terremoti; possiamo cercare di gestire catastrofi e pandemie che non rientrano nel nostro totale controllo. Ma per il resto, beh… affinché l’Anno sia davvero Buono dobbiamo metterci del nostro. E allora:

Sarà un Anno Buono se nelle nostre famiglie cesseranno le violenze, se le donne saranno rispettate e onorate come persone e non come oggetti, se la parola “femminicidio” sparirà dal nostro dizionario; se nella Chiesa sparirà la categoria del “potere” per essere sostituita da quella del “servizio” e per questo anche la donna non sarà più un soprammobile ma un soggetto cui viene riconosciuta la possibilità di esercitare ogni tipo di servizio e ministero, di qualunque ordine e grado.

Sarà un Anno Buono se non esisteranno più donne e uomini che definiamo “invisibili”, “scarti” della storia, donne e uomini che vivono e sono messi ai margini perché fastidiosi e disturbanti le nostre fin troppo quiete e placide esistenze spesso costruite su sudore e sangue altrui.

Sarà un Anno Buono se finalmente nessuno subirà più alcun tipo di discriminazione, se LGBT* non sarà più un marchio infamante e oggetto di scherno; se la parola “extracomu-nitario” sarà sostituita dalla parola “persona” e se ogni migrante non sarà più considerato un “parassita” ma una sorella e un fratello che cercano di vivere e rifiutano la condanna emessa dai nostri tribunali dell’opulenza a sopravvivere.

Sarà un Anno Buono se spariranno le Commissioni d’Inchiesta sulla tragedia della pedofilia che tocca tanti strati e organizzazioni del nostro tempo, e dolorosamente anche la Chiesa; se non avremo più minori al lavoro e adulti sfruttati da quella legge di mercato che genera il caporalato.

Sarà un Anno Buono se finalmente realizzeremo la somiglianza con il Padre di ogni bontà, di quella bontà che si prende cura, che non si tira indietro; di quella bontà che, a torto, è definita “buonismo” da chi fatica a comprendere che tale bontà è sinonimo di quella misericordia e compassione che ci fanno vivere da figlie e figli amati che vivono come sorelle e fratelli.

Solamente allora, solamente così potremo augurarci senza arrossire: Buon Anno. Questo è quello che sento nel cuore in questo oggi. Non è completo, ma questo è.

Un abbraccio e buona vita a tutte e a tutti. E… Anno buono!

sabato 25 dicembre 2021

Buon Natale

 Natale duemila21

 

N come Neonato.  Il mistero dell'Incarnazione si manifesta nelle sembianze di un neonato. Roba da non credere! L'Altissimo, il Creatore, il Liberatore dalla mano potente e braccio teso, Colui che scuote i monti e usa la terra come sgabello dei suoi piedi, ebbene, proprio Lui si manifesta come bambino inerme e si affida alle mani della nostra umanità in Maria e Giuseppe. Ci hanno insegnato a metterci nelle mani di Dio e qui scopriamo che in primo luogo è Lui a mettersi nelle nostre mani per chiederci di avere cura di Lui. Abbiamo cura di Dio, come qualcuno di fragile, di delicato, da non soffocare nei nostri deliri di possesso. “Ci è stato dato un figlio”, ma un figlio “strano”: è un Figlio che non dobbiamo crescere a nostra immagine ma diventare noi immagine di Lui.


A come Attesa. Oggi le attese, per colui che coltiva l’attesa, sono colmate. Per qualcuno forse sarà una delusione: ma come? Tutto qui? Un semplice piccolo neonato? Dov’è il Dio potente e giusto che spazza via il male, incenerisce i peccatori, riporta le cose in ordine? 

Fratello, sorella: quali attese hai coltivato? Quale Dio ti aspetti? Un Dio che colma i tuoi deliri e i tuoi desideri? Ebbene, la sua risposta sta in quel neonato: Dio cresce con te per insegnarti a coltivare attese “altre”, attese che si sintonizzano sul suo desiderio di farci come Lui, amanti e dispensatori di vita.


T come Terra. Questo neonato è un dono per tutta la terra, per tutti: nessuno è escluso da questo dono, nessuno deve andarsene triste perché “non è per me”. A tutte e a tutti è affidata la grazia di questo regalo inatteso e sorprendente. Nessuno è escluso, anzi, è proprio per chi si sente escluso, per chi non si ritiene degno, per chi è stato allontanato, per chi è stato giudicato peccatore, per chi non si è mai sentito dire un “ti voglio bene”, per chi ha sperimentato la solitudine, l’abbandono, l’emarginazione. Lui è qui non come premio per i giusti, ma come fratello per chi si sente tagliato fuori. In Lui Dio non fa distinzioni: tutti sono ammessi alla sua festa, tutti possono prendere in mano questo neonato.


A come Altro. L’incredibile e imprevedibile apparizione del Dio bambino ci impegna all’alterità. In Gesù che nasce le nostre idee su Dio vengono implacabilmente rase al suolo, tutti i nostri impianti teologici vengono come sospesi e invitati alla ricerca dell’Altro, di Colui che pur scegliendo di mettersi nelle nostre mani, tuttavia rimane sempre inafferrabile, irriducibile ai nostri tentativi di comprensione. Questo neonato ci educa a coltivare la sapienza dell’alterità, a non assoggettare l’altro e l’Altro, a non rinchiuderlo nei nostri schemi predefiniti. Nel neonato Dio ci educa a coltivare “la convivialità delle differenze”.


L come Luce. Non poteva mancare la Luce in questo tentativo di augurio natalizio. Il mistero dell’incarnazione è mistero e festa di Luce. Non è una luce che abbaglia, che acceca, che stordisce. La luce del neonato è una luce soffusa che però penetra gli angoli bui della storia, della nostra storia. Illumina quegli angoli della nostra vita che non ci piacciono per poterli finalmente guardare con occhi altri, i suoi. È una luce che mette in luce per guarire, per sanare, per rimettere in cammino. Non è la luce dell’inquisitore che genera timore: è la luce che se accolta ti rende luce a tua volta. È una luce che ti è regalata perché tu la faccia risplendere nei meandri oscuri della storia, lì dove tanti non osano entrare. Con Lui e come Lui puoi essere luce.


E come Eccomi. L’abbiamo tanto invocato, l’abbiamo cercato in tanti momenti tristi e bui della nostra vita, l’abbiamo magari bestemmiato perché ritenuto assente. Il nostro neonato pronuncia la sua prima parola: “Hinnèni”, “Eccomi”. Lui è uno che c’è, sempre e comunque. Ogni volta che siamo presi dall’angoscia, dalla paura, dal tremore della solitudine e dell’abbandono, Lui ha solo quella parola, che nella sua lingua è quasi un sussurro: “Eccomi”, che significa più un “sono pronto”, “ci sono”, “sono qui”. Il neonato di questa Santa Notte ci rivela il Dio dell’Eccomi che ci insegna a fare di questa semplice e umile parola il nostro stile di vita: siamo donne e uomini dell’Eccomi, sempre, comunque e dovunque.


A tutte e a tutti, di cuore, Buon Natale.




venerdì 24 dicembre 2021

Buongiorno mondo!

Sguardi profetici


Lc 1,67-79

"In quel tempo, Zaccarìa, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: (…)".


Zaccaria prima era muto, era muto perché non aveva creduto alla Parola; se non ascolti la Parola, non puoi rispondere e resti muto alla promessa di Dio. Quando la Parola si realizza e vedi che la promessa è vera, allora ti si riapre la bocca, come a Zaccaria. E Zaccaria fu pieno di Spirito Santo. Il Vangelo di Luca è il Vangelo dello Spirito, del Figlio. Il Figlio è venuto a darci lo Spirito, la vita del Padre. Quando si parla di Spirito Santo si intende la vita di Dio, Dio che è Amore tra Padre e Figlio. E Zaccaria è già pieno di questo Spirito, della vita di Dio, dell’Amore, e quindi profetò.

La profezia in Israele non consiste nel dire il futuro, e a chi pretende di predire il futuro non credetegli mai. La profezia è semplicemente la capacità di leggere il presente con lo sguardo di Dio, che è ben diverso. Non è vedere cose che non ci sono o addirittura il futuro. È vedere il presente come il luogo in cui la promessa di Dio si realizza.

Anzi, per noi cristiani, la profezia è ricordo: ricordo di ciò che è capitato a Gesù mentre, giorno dopo giorno, capisci cosa è capitato a Gesù, capisci la tua vita e ciò che capita a te e al mondo. Quindi la nostra profezia è ricordo, così come tutta la nostra vita è martirio, è testimonianza, è ricordo di ciò che Gesù ha fatto e ha detto, di quella novità assoluta che Lui ha portato.
Ha portato all’uomo quella novità che da Adamo in poi ci eravamo dimenticati, che siamo Figli di Dio e che Dio ci è Padre. E la profezia è saper leggere la storia con quest’occhio. Se non leggo la storia con quest’occhio, che Dio ci è Padre, noi siamo Figli e Fratelli, la leggiamo con occhi che trasformano gli altri in nemici da sterminare. Per questo cominciamo ad uccidere e viviamo la storia come antistoria, come storia di violenza, di morte, di prepotenza. Come storia della crocifissione del Cristo, e di tutti i poveri cristi. Se la leggiamo con lo sguardo di Dio, la vediamo invece come il luogo dove il Padre nel suo Amore per il Figlio e il Figlio nel suo Amore per i Fratelli, realizza la solidarietà, la vita.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 23 dicembre 2021

Buongiorno mondo!

Figli di?


Lc 1,57-66

"(…) Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa (…)".


Storia di che nome dare al bimbo… storie di tante coppie che si confrontano, a volte si scontrano…. Storie di famiglie che intervengono, di tradizioni che si debbono tramandare… problema umano, molto umano. E come tutti i problemi umani, anche questo entra in quella che chiamiamo storia della salvezza, la storia della nostra faticosa a volte, liberante altre volte, relazione con ciò che chiamiamo Dio, il Mistero della Vita.

Il nome ce lo dicono sempre gli altri. Nessuno si è nominato da sé. Abbiamo ricevuto la vita, per certo, dalla madre: se nessuna madre ci accoglieva (in adozione, in affido, o in provetta, oggi ci sono molti modi) non saremmo esistiti. Così non esisteremmo se non ci fosse qualcuno che ci chiama per nome. Il nome è la nostra identità. Siamo noi. E chi siamo noi? Siamo come gli altri ci chiamano. E come ci chiamano gli altri? Sovente secondo i nomi che ci sono nella nostra famiglia. Volevano chiamare il Battista col nome di suo padre Zaccaria. Ognuno tende a ripetere la storia che ha dietro le spalle e tutti noi abbiamo un nome ereditato, che fa parte di altre storie.

C’è un nome nascosto, che è la nostra identità, che non è quello che ci danno gli altri. È un nome più profondo. È il nome che dice l’altro, soprattutto l’Altro.

Qual è il mio nome davanti a Dio, la mia identità? La storia di Adamo ci insegna che in un certo modo siamo figli del serpente per il fatto che uno diventa figlio della parola che ascolta. Adamo aveva la possibilità di scegliere quale parola ascoltare. Se ascolti la parola che dipinge un Dio irato diventi figlio dell'ira, o figlio della colpa, o figlio della paura, o figlio del terrore, o figlio della morte: tutto quel che vogliamo.

Zaccaria ed Elisabetta, ci spingono a cercare il nostro vero nome, il nome da figli.

Se non conosco e riconosco di chi sono figlio, quale fraterna umanità può nascere?

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 22 dicembre 2021

Buongiorno mondo!

Canto alla magnanimità


Lc 1,46-55

"In quel tempo, Maria disse:
«L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva (…)".




Riporto solamente l'incipit del cantico di Maria anche perché mi è comunque impossibile commentare tutto il testo in questo breve spazio.

Maria inizia il suo canto con l'espressione "magnifica l'anima mia il Signore" (o anche "gratifica"). Magnificare significa "fare grande". Noi siamo abituati a fare Dio piccolo, meschino, invidioso, giudice, geloso, tremendo; facciamo Dio a nostra immagine e somiglianza. Rimpicciolire Dio vuol dire rimpicciolire sé stessi, perché noi siamo a sua immagine. Maria, al contrario, fa Dio grande.
E più fai grande Dio più sei grande tu che sei a sua immagine e somiglianza. Il far grande Lui dilata tutte le tue possibilità.

Ma perché Maria fa Dio grande? "Perché guardò giù alla bassezza della sua serva", in traduzione piuttosto letterale. "Bassezza" che abbiamo reso con "umiltà", in greco c'è la parola "tapeinos", ossia "la tapinità, l'essere tapini", proprio quelli più in basso: la polvere dell'umanità.
Ecco, Dio volge il suo sguardo proprio su questa "polvere", su ciò che i nostri occhi non degnerebbero nemmeno di un piccolo sguardo, magari annoiato: nemmeno quello.

Ebbene, ecco il Felice Annuncio: tutta questa "polvere", che siamo noi, è oggetto dello sguardo, dell'amore, del cuore della vita di Dio.
Maria canta che Dio non ci guarda per scansarci, ma per fondersi con noi, per farsi "polvere" con noi e regalarci il suo soffio vitale.
Ecco perché la gioia: perché lui guarda qui, guarda a me e io sono il punto di arrivo del suo occhio, del suo cuore, del suo amore. È quell’occhio che mi fa vivere. E tutti noi abbiamo bisogno di essere visti perché, in fondo, siamo come siamo visti: figli di uno sguardo pieno di compassione e misericordia.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 21 dicembre 2021

Buongiorno mondo!

Parola di carne


Lc 1,39-45

"(…) A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? (…)".


Questa semplice affermazione richiama Davide (2Sam 6) quando vide arrivare l’arca e si mise a danzare gridando a gran voce.

Maria è presentata qui come Arca dell’Alleanza, Arca della Nuova Alleanza, portatrice di vita e di gioia. L’Arca dell’Alleanza era nel santuario, nel “santo dei santi”. In quest’Arca c’era la presenza di Dio. E la presenza in che cosa consisteva? Nell’assenza. Non c’era niente. C’era solo la Parola, le Dieci Parole. La Parola cos’è? È niente la Parola. Solamente se ascoltata la Parola diventa presenza e vita.

E Maria è la nuova arca dell’Alleanza, dove la Parola è ascoltata, diventa carne; e diventa la Madre del Signore.

La visita del Signore ci arriva sempre attraverso chi l’ha ascoltato e gli dà carne e l’annuncia a noi e la porta a noi, perché anche noi l’ascoltiamo e diventi carne in noi e per noi. E quindi questa Arca dell’alleanza è un po’ l’immagine di ciascuno di noi che diventiamo poi il tempio dello Spirito.

Nella misura in cui ascoltiamo la Parola, diamo carne alla Parola e diventiamo la presenza di Dio nel mondo, perché siamo vivificati dal Suo Spirito: siamo il nuovo santuario, non fatto da mani d’uomo.

Con Lui e come Lui, e Maria ne è la prova, possiamo essere grembi silenziosi ma gioiosi che generano parole di vita.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 20 dicembre 2021

Buongiorno mondo!

Un Dio in cerca di compagnia


Lc 1,26-38

"(…) La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te» (…)".



In questo brano, notissimo e stra-commentato, mi impressionano due cose.

La prima è quella che potremmo definire una bellissima definizione di Dio. La più bella definizione di Dio è un complemento di compagnia: Dio è "con", è davvero quello che Matteo definisce "Emmanuele". Mi pare di ritrovare qui il nome che fu consegnato a Mosè e che noi ci siamo limitati a comprendere in maniera filosofica: "Dio è Colui che è", mentre in realtà quel "Io sono" è da intendersi come Io-ci-sono, sono qui con te, ti accompagno, mi faccio compagno di strada e di storia. Ancor più questo avviene nella storia di Maria che, con la sua disponibilità, apre questa possibilità anche a noi tutti.

La seconda cosa mi arriva dal fatto che Maria è giovanissima e a lei viene chiesto di diventare madre di Dio, cioè che Dio sia suo figlio, si metta nelle sue mani.
Dio si mette nelle nostre mani, dipende da noi, vive della cura che noi abbiamo. Tutto il creato vive dell’amore e della cura di Dio e Dio, sulla terra, vive della cura che ha l’uomo. Se l’uomo ama è nella gioia e tutto il mondo diventa vivo della vita di Dio, dello Spirito. Se l’uomo non risponde a questa attesa di Dio, allora tutto rischia di trasformarsi in ingiustizia e in paura ed è la tragedia. Il sapiente narratore del Genesi ce lo ha già raccontato.
Ma Lui non si arrende: continua a venire a cercare la sua immagine in noi per costruire un mondo finalmente fatto a misura d'uomo.

Insomma, il mistero dell'Incarnazione è l'incontro tra due attese: la Sua e la nostra. Basta farle incontrare.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 17 dicembre 2021

Buongiorno mondo!

Aperture


Mt 1,1-17

"Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo (…)".


Eccoci alla primissima pagina dell'opera di Matteo che, tradotta letteralmente, suona così: "Libro della genesi di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo". Tradotto così rende anche meglio, a mio avviso, l'idea di Matteo: con Gesù Cristo assistiamo alla "genesi" di un mondo nuovo che non sterilizza e vanifica il "vecchio" ma lo assume portando tutta la storia in sé stesso.

Questa storia comincia con Abramo del quale non si dice di chi è figlio. Si dice sempre: Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda…

Abramo chi lo generò? Così dell’ultimo non si dice che Giuseppe "generò". Cioè Matteo compone una genealogia aperta in alto e in basso: la storia umana si presenta come un'apertura all'origine e alla fine. È una storia il cui inizio è immerso nel mistero e che in Giuseppe ha un fine ancora da svelare.

Inoltre Matteo apre la sua opera con la parola "Libro", non con "genealogia e subito specifica "della genesi". Credo che il rimando sia sufficientemente chiaro.

Matteo è cosciente di scrivere quel libro che indica la Genesi nuova, del mondo nuovo. E qual è il libro della genesi del mondo nuovo? È il vangelo, cioè la vita di Gesù; il racconto della vita di Gesù è la nuova genesi del mondo, è la nuova creazione del mondo. Ma questo Gesù non è semplicemente qualcosa di nuovo che spiazza tutti. La genesi, quindi tutto il resto, il precedente è cancellato? È distrutto il mondo vecchio? No.

In questa storia umana Dio, in Gesù, ci propone il suo progetto: vivere da figli. Il progetto di Dio non si fa contro la storia, non si fa al di là della storia, si fa dentro la storia, dentro gli avvenimenti quotidiani: nella trasmissione della vita, dei valori, dell’affetto, della famiglia. E questo in generale. È lì che Gesù incarna e realizza la promessa di Dio.

Stare dentro la storia come figli vuol dire vivere in modo da rendere visibile il mistero che fin dall'inizio ha dato avvio alla vita stessa. Il tutto "nome per nome", "casa per casa", "storia per storia".

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 16 dicembre 2021

Buongiorno mondo!

Peccatori giusti e giusti peccatori


Lc 7,24-30

"(…) anche i pubblicani, ricevendo il battesimo di Giovanni, hanno riconosciuto che Dio è giusto. Ma i farisei e i dottori della Legge, non facendosi battezzare da lui, hanno reso vano il disegno di Dio su di loro".



Tra il popolo che ascoltava il Battista ci sono due categorie di persone. La prima è quella della gente normale comprensiva della categoria dei peccatori (e lo siamo tutti); questi dissero che Dio è giusto e riconobbero la giustizia di Dio, perché si fecero battezzare; la giustizia di Dio consiste nel fatto che noi riconosciamo il nostro peccato e riconosciamo il suo perdono: questa è la giustizia di Dio.

Invece i farisei, che sono quelli che fanno benissimo tutto, e gli scribi, che sono quelli che sanno benissimo tutto, questi trasgredirono la volontà di Dio perché non accettarono il battesimo.

Chi non accetta di convertirsi dalle proprie opinioni, chi non vuol cambiare, per quanto pensi di essere perfetto certamente è fuori del regno di Dio. Non rende giustizia a Dio.
Vediamo che c’è una divisione tra il popolo in due fasce: i peccatori ed i giusti però letta in modo capovolto.

I giusti sono i peccatori, perché riconoscono di avere bisogno della misericordia e a loro questo Dio va bene.

I peccatori, invece, sono quelli che si ritengono giusti, perché riconoscono che questo Dio ha misericordia e a loro non va bene, non accettano questa misericordia e questo perdono.

Noi da che parte stiamo?

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 15 dicembre 2021

Buongiorno mondo!

Coltivare un'attesa "altra"


Lc7,19-23

"(…) “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”».
In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: (…)".




Giovanni ha dato voce all'attesa… l'attesa del "Veniente" che "purificherà" dal male il popolo di Dio. Davanti a quanto opera Gesù anche l'attesa del Battista è chiamata a cambiare, anche Giovanni è chiamato a "convertirsi", a cambiare "attesa".

Già, perché la questione fondamentale è: che Cristo, che Messia attendo? Che Cristo abbiamo in mente noi? Quello delle crociate, degli integrismi, degli integralismi, dei fanatismi, dei settarismi, di tutti gli “ismi” che soggiacciono ai tanti messianismi? Un Cristo che abbia in mano il mondo, che regga la storia, che guardi con benevolenza a noi e fulmini tutti gli altri?

La risposta di Gesù, in opere prima e in parole poi, lascia senza fiato, allora e oggi. Infatti Lui riempie l'attesa in maniera "altra": lui non fa un mondo diverso, non costruisce un mondo migliore bensì in questo mondo, così com’è, con tutta la sua miseria e la sua cattiveria, lui si prende cura di tutti: dei malati, dei poveri, anche dei peccatori. Si prende cura di tutti e di ogni male dell’uomo, portandolo su di sé.

Questo è il suo modo di agire nella storia. Gesù non liquida la storia, non ci toglie la libertà, non rifà il mondo perché è uscito sbagliato, non lo distrugge, no. Sta in questo mondo così com’è, con la sua miseria, con le sue contraddizioni. Non quell’altro mondo che pensiamo sempre di fare, ma questo mondo è quel luogo, quell’ora, quel momento in cui vive la compassione e la misericordia verso ogni miseria, verso ogni empietà e situazione negativa. Qui e ora, Gesù si fa vicino.

Dio non conosce altro modo di operare perché non vuole distruggere il mondo e farne un altro, ma vuole salvare questo mondo che è perduto, con la sua storia reale, non con una storia migliore. Vuole salvare noi e ciò che siamo, facendo di ciò che siamo, anche del nostro negativo, il luogo dell’amore e della misericordia, il luogo della comunione.

Per oggi la Parola ci chiama a coltivare attese "altre".

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 14 dicembre 2021

Buongiorno mondo!

Figli!

                Oggi!


Mt 21,28-32

"(…) «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: Figlio, oggi va' a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Non ne ho voglia. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: Sì, signore. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?» (…)".



Questa piccola perla parabolica è rivolta a quelli che nel testo di ieri si erano rifiutati di prendere posizione. Allora Gesù usa il suo gioco linguistico preferito: attiva la trappola della parabola per tirare il quadro quegli interlocutori rimasti muti perché sordi alla Parola.

Mi limito a sottolineare solamente questo: "Figlio", "oggi" e "va' a lavorare nella vigna".

Figlio: è l'indizio principale perché indica la vocazione essenziale, unica e ultima di ogni donna e uomo. Essere e vivere da figlio costituisce la mia identità più profonda. E per conoscerla devo rivolgere il mio sguardo al Padre, perché se mi faccio un'idea sbagliata di Lui mando a ramengo anche la mia identità. Nel caso avessi dubbi sulla figura del Padre, allora: guardare dritti in direzione di Gesù, il Figlio amato che ci dice come è il Padre.

Oggi: La vita è oggi! Oggi è ogni giorno, non domani, non ieri, oggi! Hic et nunc, nella situazione storica che stai vivendo, ogni minuto, ogni secondo.

"Va' a lavorare nella vigna!": la vigna è il popolo di Dio, cioè l'umanità intera. Il lavoro nella vigna è far si che essa produca frutto e il frutto della vigna è l’amore dei fratelli. Se mi scopro figlio vengo mandato verso i fratelli. È la missione di ogni figlio: amare i fratelli.

Ora, non resta che dare la nostra risposta circa la domanda che Gesù ha posto.

E se avessimo dei dubbi circa i pubblicani e le prostitute, beh, essi ci passano avanti perché sanno di aver sbagliato, rispetto a noi che troppo spesso ci riteniamo giusti non bisognosi di misericordia né di perdono. Fare il pubblicano o la prostituta non è bene. Sentirsi giusto e per questo ritenere di non aver bisogno della misericordia del Padre è peggio!

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 13 dicembre 2021

Buongiorno mondo!

Domande e risposte


Mt 21,23-27

"In quel tempo, Gesù entrò nel tempio e, mentre insegnava, gli si avvicinarono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e dissero: «Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?» (…)".


Ben quattro volte risuona la parola "potere" in questi pochi versetti. È lo scontro tra il potere costituito dell'autorità religiosa e politica e il potere "dell'asinello", quello che Gesù ha manifestato entrando in Gerusalemme. Dunque di questo si tratta: lo scontro tra il servizio al potere e il potere del servizio. Questo scontro è messo in evidenza dall'atteggiamento dei capi: pongono domande ma non vogliono risposte. Come sovente succede anche a noi.

Si può anche interrogare la realtà per averla in mano, per manipolarla, così come per le persone. In realtà sei davvero disposto a cambiare parere, a cambiare posizione, a lasciarti interrogare? Se non sei disposto a cambiare parere a lasciarti interrogare, a cambiare modo di agire, tu metterai in questione tutto, ma non ti metterei mai in questione e non capirai mai la verità. Capire la verità vuol dire mettersi in questione.

Tante volte, dietro le nostre domande a Dio vi è solo il cercare di smontarlo; moltiplichiamo le domande perché non vogliamo rispondere, cioè non vogliamo cambiare parere.
Possiamo capire il potere di Gesù, il potere dell'asinello, solo se siamo disposti a cambiare. Se non siamo disposti lui non ci dice nulla, c'è il silenzio di Dio.

Per chi preferisce la propria certezza alla verità, c'è il silenzio della verità.

Per chi preferisce il proprio interesse alla giustizia, c'è il silenzio della giustizia.

Per chi preferisce stare chiuso in sé stesso, l'altro non ha più nulla da dire.

Oggi è il tempo di accogliere le domande che la Parola ci pone.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 10 dicembre 2021

Buongiorno mondo!

Fiutare la vita


Mt 11,16-19

"In quel tempo, Gesù disse alle folle: «A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!. È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: È indemoniato. È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie»".


Parole rivolte a "questa generazione", cioè a tutte le generazioni che la ascoltano, quindi a noi oggi, bambini dispettosi che non si accontentano mai di nulla perché spesso e volentieri scambiano il male per bene e viceversa.

A questa nostra generazione è chiesto di imparare l'arte sopraffina del discernimento per apprendere a "fiutare" le tracce del Regno nella storia, le briciole di bene che ci indicano la strada del ritorno, della conversione quotidiana al progetto della creazione.

Il discernimento è dunque questione di fiuto, saper fiutare per riconoscere la puzza della morte dal profumo della vita.
Occorre fare attenzione perché il nostro odorato è facile da anestetizzare, da abituare a un certo odore. Se accettiamo di vivere dentro l'odore del male difficilmente sapremo distinguere il buon profumo del bene e della vita.

La guarigione del nostro fiuto è lenta, ma dobbiamo continuare a inebriarci del profumo del Regno se vogliamo far cessare tutto ciò che infetta le nostre vite con il profumo del male e della morte.

Abbiamo un ottimo Maestro "profumiere": fidiamoci!

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 9 dicembre 2021

Buongiorno mondo!

La violenza dei miti


Mt 11,11-15

" (…) Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono (…)".


Queste parole di Matteo sono state al centro di molte attenzioni e tanti commenti. Segno che nessuna spiegazione in particolare è stata ritenuta soddisfacente o risolutiva. Anche la mia quindi entra nel numero di queste, senza pretesa alcuna di verità e di esaustività.

Da Giovanni a Gesù, senza dimenticare la storia passata, soprattutto quella dei profeti, il Regno subisce la violenza del male, in diversi modi.
A volte per il tramite della violenza fisica becera e animalesca che genera vere e proprie persecuzioni (è successo anche a noi, nella Chiesa di essere, di essere stati perseguitati ma anche persecutori).
A volte attraverso alleanze improbabili col potente di turno al fine di salvaguardare spazi e privilegi a discapito di altri in nome di "valori non negoziabili".
Altre volte il male si manifesta nel segno di un rosario sventolato mentre si accusa di essere "buonista" e non "patriottico" chi cerca di salvare vite denunciando un sistema che sfrutta e truffa i più poveri e indifesi.
Il Regno è sottoposto a questa violenza, palese o subdola e viscida, ma pur sempre violenza. Giovanni prima e Gesù poi ne faranno le spese, come tanti altri prima di loro.

Ma che significa "i violenti se ne impadroniscono" in questo contesto?

Credo che una chiave di lettura ci venga offerta dal cosiddetto paradosso evangelico. Nel nostro caso la violenza dei figli del Regno è tutta nella loro mitezza: la "violenza" evangelica è nel rispondere al male con il bene. È evangelicamente "violento" dire all'altro: "Il male che tu mi fai non sarà mai più forte del bene che io ti voglio".
Questa è la "mite violenza" della Croce. Questa è la "violenza" del Regno. E noi siamo "violenti" così!

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.



mercoledì 8 dicembre 2021

Buongiorno mondo!

Immacolata Concezione


Lc 1,26-38

" (…) Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (…)".


I testi evangelici sono abbastanza avari circa la figura di Maria: ci dicono qualcosa, ma non molto. Paolo, addirittura, non ne fa mai menzione se non parlando di Gesù come di "nato da donna".

Noi, come d'abitudine, siamo andati oltre e abbiamo detto, scritto, cantato, celebrato in mille e mille modi diversi questa pur eccezionale figura di donna.

Oggi la Chiesa la festeggia con il titolo di "Immacolata Concezione", cioè concepita senza il peccato originale. Anche qui, le domande superano di gran lunga le risposte: se dovessimo "rivedere" questa teoria del "peccato originale" così come è concepita oggi, che succederebbe? Già … spesso parliamo di cose che ci superano con una "sfrontatezza" teologica che fa rabbrividire!

Ad ogni modo il mio sguardo su Maria è uno sguardo di profonda ammirazione per una donna che ha fatto tutto il suo bel percorso, la sua bella fatica per diventare essa stessa discepola di quel Figlio che è andato al di là di tutte le legittime e possibili attese. Al contrario dei discepoli (almeno secondo le testimonianze evangeliche e qui mi pare si possa dar loro ragione) Lei è stata presente all'inizio e alla fine.

All'inizio perché si è fatta grembo per una Parola che aveva voglia, desiderava dirsi e darsi fin nelle profondità più intime della nostra storia. Solo facendosi "carne" la Parola avrebbe potuto essere ascoltata, compresa e accolta. Solo umanizzandosi la Parola avrebbe potuto indicare la strada all'umanità per umanizzarsi, perché ciascuno potesse finalmente apprendere a diventare "pastore della propria animalità" e realizzare la somiglianza all'immagine.

Maria c'era anche alla fine, cioè al momento del dono totale, quando la "Parola fatta carne" mostra senza ritegno tutta la sua debolezza e fragilità che chiede di essere accolta e amata. Lei c'era, con altre donne, altre madri che ci consegnano la loro femminile maternità e ci chiedono di osare l'avventura di generare ancora oggi l'unica Parola capace di chiamare alla vita.

Grazie, Maria, per il tuo coraggio.

Grazie perché il tuo silenzio silenzia le troppe, vacue e inutili nostre parole che nascondono il fascino dell'unica Parola di vita, il tuo figlio Gesù, nostro fratello.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 7 dicembre 2021

Buongiorno mondo!

L'infinito che cerca il finito


Mt 18,12-14


"In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita?
In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite.
Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda»".




Gesù parla di cose che tutti conoscono perché fanno parte del quotidiano. Questa parabola era già nota nell'ambiente giudaico, ma con una variante. Se un pastore aveva un gregge e una delle pecore partiva per la tangente, metteva le altre nel recinto, le affidava a un custode momentaneo e partiva alla ricerca della smarrita. Se la trovava le spezzava una gamba in modo che non potesse più allontanarsi e poi la riportava nel recinto.

Gesù invece non spezza nulla a nessuno. Anzi, pare quasi che l'uomo del racconto evangelico si senta responsabile dell'accaduto. Come se dicesse: "La pecora si è smarrita, ma la responsabilità è mia: non ho fatto abbastanza".

Il luogo dello "smarrimento" diventa così lo spazio di cura e ricerca.

Gesù ci mostra il volto di un Dio che non sta in pace fino a quando noi non siamo al sicuro, fino a quando noi non stiamo bene. Ci cerca non per "spezzarci" le gambe, per sottometterci a Lui, ma perché ci vuole bene e desidera che noi stiamo bene, fuori dai pericoli, con "acqua e erba" in abbondanza perché ci chiama a vivere e non a sopravvivere.

Personalmente per un Dio così ci metto la firma. Non so voi …

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 6 dicembre 2021

Buongiorno mondo!

Fratelli di un "bestemmiatore"


Lc 5,17-26

"(…) Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?» (…)".


Al centro del testo c’è la bestemmia. Gesù è accusato di bestemmia. Il nostro Dio è uno che fin dal suo primo apparire alle persone religiose e qualificate “che se ne intendono” – scribi e farisei che per la prima volta ragionano riguardo a Gesù – dicono che bestemmia.
Questa bestemmia è il centro del cristianesimo, il centro della fede cristiana. E qui inizia la prima polemica tra la legge e il Vangelo. Noi siamo abituati a pensare Dio che è giusto, quindi innanzitutto fa delle leggi giuste: è legislatore.
Secondo: lo pensiamo come giudice giusto. Quindi legislatore e anche giudice.
Terzo: se sbagli è anche il giustiziere giusto: ti punisce.

E Dio cosa fa, invece?
È questa la bestemmia.
Dio non è giudice, tanto meno giustiziere: sarà giudicato, sarà giustiziato portando su di sé i nostri mali, le nostre lebbre, il nostro peccato, perché Dio è semplicemente amore e perdono. E il giudizio di Dio è la croce. Non è, quindi, un Dio che avalla la legge come la intendiamo noi. La sua giustizia non è la giustizia della legge – seppur la legge è giusta, se è giusta –, ma del perdono e solo Dio può perdonare.

Dio sta dall’altra parte dello steccato che delimita il recinto dei “giusti”. Dove c’è il peccato e la miseria, Dio è lì, con la sua misericordia.

E noi dove stiamo?

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 3 dicembre 2021

Buongiorno mondo!

Ciechi che credono di vedere

Mt 9,27-31

"In quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!» (…)".


"Due ciechi lo seguivano…": ma come? Sono ciechi e come possono seguire? Forse da un certo punto di vista non parrebbe possibile, ma dal punto di vista evangelico sì, oh sì!

Sono in due perché uno, probabilmente, fa parte del racconto originario, ma il secondo sono io, sei tu, siamo noi: ciechi, convinti però di vederci bene, che seguono "il Signore".
In effetti siamo già in strada, dietro il Maestro, ma non vediamo ancora bene, siamo ancora confusi, non sappiamo bene dove stiamo andando e quindi aspettiamo di vedere come andrà a finire per poi fare la nostra scelta.
Abbiamo un'idea del Maestro, ma stiamo a vedere se il suo modo di essere e di fare soddisfa le nostre attese: se non lo fa, beh, grazie e arrivederci.

Allora, che insegnamento trarre da questo racconto evangelico?
Siamo sulla strada del Maestro, ma ancora troppe perplessità, dubbi, incertezze, paure "limitano" il nostro sguardo: vediamo ma siamo tanto miopi. E quel che peggiora la nostra situazione è che siamo convinti di vedere bene. Siamo tutti preda della presunzione di conoscere Gesù: lo abbiamo incasellato nel nostro schema e ci siamo eletti a suoi possessori ufficiali.

Come quei due abbiamo bisogno di essere guariti, di essere guariti da quella cecità mentale e spirituale che ci impedisce di riconoscere la nostra vera cecità nei confronti del Maestro.
Solamente quando riconosceremo questo potremo essere guariti e "diffondere la notizia" lì dove viviamo ogni giorno.

Un abbraccio a tutte e a tutti.
Buona vita.

giovedì 2 dicembre 2021

Precisazione

 Qualcuno mi ha chiesto perché in alcuni commenti compare il nome dell'autore mentre altri restano anonimi.

Ve la faccio semplice.

Quando il sig. Google ti offre in concessione gratuita uno spazio sul web, in questo caso il nostro blog (blog è la contrazione di web-log, ossia "diario in rete") per prima cosa vuol sapere chi sei, cosa fai, quante volte vai al bagno, quando sei nato e menate varie. Per questo devi possedere quel che si chiama un account Google, cioè l'accesso ai servizi in rete di Google. Se non hai un account Google, questo signore ti lascia scrivere comunque ma siccome tu non gli hai detto prima chi sei, cioè non ti sei fatto un account in gergo, per lui sei semplicemente anonimo.

Non è necessario, se volete dire chi siete nel commento, che vi creiate un account. Basta aggiungere alla fine del commento il vostro nome (e anche il cognome per chi volesse così ci si capisce, perché se mi trovo commentato da tre Marie e quattro Giuseppe, secondo il protocollo di comunicazione interna ormai ritirato dalla UE, difficilmente riesco a comprendere con chi parlo). Il tutto comunque nella massima libertà.

Nel caso, ma lo trovate anche sulla pagina, il mio indirizzo mail è: donlucianolocatelli@gmail.com (e anche questo è un figlio del sig. Google).

Abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

Buongiorno mondo!

Fare per vivere, vivere per fare


Mt 7,21.24-27

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli (…).


In poche parole: il "fare" la parola di Gesù che è il Figlio significa diventare figli. Questo è ciò che noi chiamiamo "salvezza". Siamo abituati a "spostare" la "salvezza" in un qualche aldilà… ma la salvezza è questa: vivere come figli e quindi tradurre questo in fraternità. Possiamo anche "fare" tutte le altre parole migliori del mondo, ma se non "facciamo" la sua Parola, non siamo figli, quindi non viviamo la fraternità.

Per entrare nel regno dei cieli non bastano né la fede né la preghiera corretta. Bisogna fare la volontà del Padre che è nei cieli. Lo diciamo nel Padre nostro: "Sia fatta la tua volontà". E la volontà del Padre è l'amore dei fratelli. E questo amore si esprime attraverso il cuore che ama e le mani che operano secondo il cuore. È un fare sempre, l'amore. È un sentimento che poi detta la tua vita concreta e si esprime nella mano, nel fare.
Credo non vi sia molto altro da dire.
Un abbraccio a tutte e a tutti.
Buona vita!

mercoledì 1 dicembre 2021

Che ne pensate?

Ho pensato di offrivi qui un estratto di un testo di un prete italiano da 40anni in Canada, Bruno Mori. Il libro di cui vi offro l'estratto non è ancora tradotto in italiano (io l'ho letto in francese)... riflessioni interessanti... forti ma interessanti...


Estratto libro Bruno Mori



Buongiorno mondo!

La forza della compassione


Mt 15,29-37

"(…) Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. (…)".


La compassione è l’attributo fondamentale di Dio. Compatire vuol dire patire con, è un sentire l’altro come parte di te e Dio che ci ama, ci sente come l’altra parte di se stesso, sente tutti i nostri bisogni, le nostre fami e anche le nostre gioie.

Gesù incarna il volto di un Dio simpatico: compassione vuol dire simpatia, ancora una volta "patire con". In Gesù Dio esterna tutta la sua passione per noi.

Siccome il nostro desiderio di potere è sfrenato ci siamo costruiti l'immagine di Dio come dell'Onnipotente. Gesù, al contrario, ci offre l'immagine di un Dio con-patente, e questo ci mette in crisi. È più semplice brandire e proporre l'immagine di un Dio onnipotente: quando e se va bene, interviene a risolvere le nostre magagne (salvo poi deludere le nostre attese e allora sprofondiamo nella depressione perché Dio non risponde, Dio fa silenzio, ma che razza di Dio è questo qui che lascia morire i bambini e via dicendo…).

Il Dio di Gesù è un Dio strano: è con-patente. Egli sceglie di con-patire la sofferenza dell'altro, di ciascuno di noi e, in Gesù, ci invita a fare altrettanto.

Siamo figli di un Dio che accoglie i nostri limiti e li trasforma in spazi di solidarietà e compassione.
Come sovente accade davanti a una parola evangelica, a noi la scelta: figli di questo Dio o di altro?

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.