giovedì 31 agosto 2023

Buongiorno mondo!

Vivere vegliando



Mt 24,42-51


"Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà (…)“. 


Ecco l'invito che il Maestro rivolge ai suoi quest'oggi. 

Vegliare è stare attenti, è "esserci" sempre e dovunque. 

Vegliare è non accettare supinamente quelle false verità che cercano in tutti i modi di addormentare la coscienza, di indurre a scelte di comodo, di annacquare il buon vino del Vangelo per renderlo innocuo e accettabile a tutti, svilendolo e impoverendolo, svuotandolo del suo potenziale di liberazione e di progettualità per un'umanità nuova. 

Vegliare è non prestare attenzione al tintinnio tentatore del denaro come unico valore che guida le scelte quotidiane, ma essere attenti al flebile grido di aiuto che arriva a noi dalla porta accanto, che spesso non udiamo perché addormentati e intorpiditi dalle mille voci che ci spingono a consumare nell'illusione di farci stare meglio. 

Vegliare è saper rischiare, rivendicare le scelte della propria coscienza anche quando esse non sono necessariamente e totalmente in linea con la Chiesa ma che sentiamo profondamente evangeliche perché aprono alla vita, all'amore, alla giustizia. Vegliare è essere attenti a cogliere il più piccolo segno della presenza del Maestro in mezzo a noi, colui che insieme a noi si fa sentinella perché niente e nessuno possa rubarci la dignità di uomini e donne che cercano insieme una via alla felicità e alla pienezza di vita. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 30 agosto 2023

Buongiorno mondo!

Essere o apparire


Mt 23,27-32


In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità.

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri».



Non voglio accusare o denigrare i farisei dell'epoca di Gesù (ci ha già pensato Lui), ma solo far presente come la tentazione di cedere a quel "sistema" religioso è ben vivo anche oggi. All'autenticità faticosa della fede, quell'autenticità che passa attraverso il duro mestiere di vivere, si preferisce la facilità e la vacuità dell'apparire, oltretutto molto meno impegnativo. Sembra quasi che basti sfoderare una bella pennellata di bianco, fatta di presenze ai momenti "in" (ma mai accanto alle persone "out") per essere certi di ottenere il "patentino" di perfetto osservante, di zelante credente (o quanto meno di impegnato zelatore). 

Gesù ci riporta dentro il cuore della vita, quella vita che a volte sa essere dura, spietata, non sempre amica, perché è lì che devono affondare le radici della fede, della fiducia nel Padre, in Colui che sa andare oltre le apparenze e le appartenenze. Gesù non chiede ai suoi di "farsi vedere", ma di essere segno di una Presenza che abbraccia tutte e tutti, di una Presenza che pianta la sua Tenda in mezzo... nel cuore della vita e desidera camminare con noi nel gioco della continua ri-creazioe. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 29 agosto 2023

Buongiorno mondo!

Martirio di Giovanni il Battista


Mc 6,17-29


“ (…) Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista» (…)“.




Oggi la liturgia ci consegna la memoria del Martirio di Giovanni il Battista, la cui testa è stata offerta in premio per puro divertimento. Giovanni, che malgrado le sue domande dubbiose su Gesù ("Sei davvero tu quello che deve venire?") resta un uomo per il quale la verità e la giustizia hanno valore più della sua stessa vita. Un uomo dalla coscienza retta, limpida, cristallina, capace di pagare di persona per le proprie convinzioni. Quanti di noi oggi mostrerebbero lo stesso coraggio? La sua testa è stata offerta durante un banchetto. Subito dopo Marco racconta l'episodio della moltiplicazione/condivisione dei pani. Questo mi fa pensare a quante Eucaristie sono celebrate oggi, nelle nostre belle chiese, che rischiano di assomigliare più al banchetto di Erode che non alla cena di Gesù. Eucaristie che escludono, Eucaristie che addormentano le coscienze, Eucaristie che rappresentano il trionfo della ritualità precisina e ben confezionata ma che non sanno toccare il cuore della vita. Eucaristie in cui ci si inginocchia per rispetto davanti alla "Presenza" ma che non educano a inginocchiarsi davanti alle "presenze quotidiane del Dio-con-noi" schiacciato dentro un barcone malandato, lasciato solo in una corsia d'ospedale, rifiutato perché vive in strada, scansato e gettato come scarto improduttivo e non efficiente. 

Erode continua imperterrito a imbandire le sue feste e i suoi banchetti e spesso anche noi ci imbuchiamo per avere la nostra fetta. Ricordiamolo: non saremo giudicati per ciò in cui abbiamo creduto, ma per come abbiamo vissuto. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 23 agosto 2023

Buongiorno mondo!

Braccini corti… cuori piccoli


Mt 20,1-16

 "Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?". 



Nella parabola degli operai inviati a varie ore nella vigna, quel "invidioso" finale non è del tutto corretto, per quanto ci possa stare. Il padrone chiede se "il tuo occhio è malvagio", che nella Bibbia indica la taccagneria, l'avarizia, il "braccino corto" insomma. La parabola invita ancora un volta, e in maniera forte, ad abbandonare la categoria del merito per entrare in quella della gratuità (detto in altri termini, a passare dalla religione alla fede). 

Davanti al "padrone della vigna", una volta accettato l'invito a lavorare, non possiamo vantare alcun merito (merito ha la stessa radice di meretricio, e qui la cosa si fa divertente... se penso a tutte le parole udite in questi anni nelle nostre chiese a proposito del "meritarsi" l'amore di Dio, perché a fronte di questa parabola allora facciamo professione di fede in un Dio ingiusto: qualcuno il Suo amore se lo deve meritare sudandoselo, altri lo ricevono praticamente gratis, senza fatica alcuna.. quanti occhietti "cattivi" in circolazione...). Il Maestro invita i suoi, cioè noi, a uscire da quella religiosità del "do ut des" tanto mortificante e avvilente per la nostra dignità di uomini e donne (come può essere mortificante e avvilente qualsiasi forma di meretricio) e a entrare nella libertà che nasce dalla gratuità e dalla coscienza di lavorare con il Padre alla realizzazione del suo sogno, del suo progetto di umanità. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 22 agosto 2023

Buongiorno mondo!

Poveri ricchi…


Mt 19,23-30


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».

A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».

Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi».




Affinché nessuno si faccia illusioni, dopo aver parlato con quel tale che non se l'è sentita di mollare i suoi beni, il Maestro oggi rincara e chiarisce il concetto: "In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli". 

Se Gesù stesso dice "difficilmente", c'è da credergli. 

Gesù non condanna la ricchezza in se stessa; egli condanna piuttosto il fatto che non sei più tu a possedere denaro e ricchezza, ma sono denaro e ricchezza a possedere te. Il regno dei cieli è un posto per signori e non per ricchi. Nel vangelo, infatti, il signore è colui che da, a differenza del ricco che è colui che ha e trattiene per se, incurante e indifferente verso tutto e tutti. Nella parabola del povero Lazzaro e del ricco, questi si autocondanna a causa della sua indifferenza, non per il fatto di essere stato ricco. Il problema è che ha lasciato che la ricchezza si impadronisse del suo cuore, impedendogli di vedere Lazzaro accanto a Lui (tanto che anche dopo morto lo considera alla stregua di un cameriere: manda Lazzaro a prendermi dell'acqua!). 

La scelta è ancora una volta tra Dio e il denaro (e tutto ciò che il denaro comporta quando viene elevato alla in-dignità di idolo!). E tale scelta non si fa condendo il tutto con una serie di "si, ma, però...". Chiediamoci se davvero possiamo fare nostre, davanti al Maestro, senza arrossire, le parole di Pietro: "Allora Pietro prendendo la parola disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?». 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 21 agosto 2023

Buongiorno mondo!

Costruire relazioni autenticamente umane


Mt 19,16-22

Al tale in cerca di vita piena e realizzata, Gesù offre questa indicazione: “(…) Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». Ed egli chiese: «Quali?». Gesù rispose: «Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso»" (…). 


Sento già gli ululati di coloro che stanno urlando: "Hai visto? Gesù non ha abolito i comandamenti, sono ancora validi!". Può darsi, ma intanto qui  Gesù cita solo quelli detti della "seconda tavola", ossia quelli che determinano il nostro agire nei confronti degli altri. Secondo la linea del Maestro infatti è la relazione con gli uomini a determinare la relazione con Dio, e da qui non si scappa. Il banco di prova non sta tanto nel santificare un giorno piuttosto che un altro, non sta nella quantità di incenso che abbiamo effuso davanti all'altare: la via per Dio è la vita dell'uomo. 

E se qualcuno vuol arrivare alla pienezza, al compimento della vita (questo indica quel :"Se vuoi essere perfetto"...), cioè "se vuoi essere pienamente uomo secondo il sogno del Padre, allora liberati di tutto (dare ai poveri significa non avere più alcuna possibilità di riavere) perché Dio sarà la tua ricchezza. Poi vieni dietro a Me". Gesù offre l'alternativa della maturità, della pienezza di umanità, secondo la prima delle Beatitudini (che, non scordiamolo, sono la chiave di lettura di Matteo). La scelta è sempre tra due signori: Dio e il denaro. 

Un Abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 10 agosto 2023

Buongiorno mondo!

San Lorenzo



Gv 12,24-26


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.

Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.

Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà».



Tutti conveniamo sul fatto che per continuare ad esistere occorre nutrirsi; si mangia per vivere... naturalmente. Il nostro corpo fisico, biologico, per funzionare ha bisogno di quel carburante che chiamiamo cibo. Ma non siamo solo un corpo, un'entità fisica. Siamo molto di più, e io amo definire quella parte non fisica che costituisce (con il fisico) il nostro essere persone, come spirituale. A questa parte il Maestro si rivolge in particolare quest'oggi. Il cibo, il nutrimento che mantiene viva e vitale questa parte di noi sta nel nostro farci cibo per gli altri. Come il corpo vive perché nutrito, così la nostra vita spirituale è viva e vitale perché si fa nutrimento, cioè si fa dono, pane, come si voglia dire. È il senso del seme che morendo permette il proprio realizzarsi in una vita che fruttifica a favore di altri. Il Maestro ce l'ha mostrato di persona, consegnando tutto se stesso per la nostra vita. A noi fare la nostra scelta. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 9 agosto 2023

Buongiorno mondo!

Fides formata


Mt 25,1-13


(…) Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».



Oggi il vangelo propone l'ascolto della parabole della 10 vergini invitate alla festa di nozze. 

Al di là del riferimento al ritorno del Cristo (non facciamone un problema distogliendo l'attenzione sul qui e ora, come già successe nelle comunità primitive...) Gesù insiste sul fatto che chi lo segue vive sempre "all'erta", in vigilanza continua, attento al più piccolo segno della sua presenza. 

Per questo occorre tenere rifornite "le lampade" con l'olio della fede. Attenzione: non con l'olio della religione ma della fede, che è autentica solo quando è formata, plasmata dalla carità concreta, quella quotidiana, quella invisibile, che non dà gloria né onori, ma che sa riconoscere la presenza del Mistero nel quotidiano. Così ogni semplice fatto diviene evento, luogo teologico in cui riconoscere la sua Presenza. Se l'olio delle nostre lampade è fatto di partecipazioni assidue a tutti i riti possibili (mi ricordo di una simpatica vecchietta che un giorno mi disse che cercava di "pigliarsi" più Messe possibili al giorno per "accumulare" in caso di magra!), ma non ha il sapore e il colore della carità, è un olio che ci farà arrivare in ritardo al banchetto, e rischieremo anche noi di sentirci dire: "Non vi conosco". 

Vegliare è dunque restare bene attenti a che il nostro olio sia genuino e che la sorgente della carità continui a far fluire dentro le nostre lampade il prezioso liquido che ci permetterà di riconoscere lo Sposo anche nei momenti bui della vita e partecipare con Lui al banchetto della vita. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 8 agosto 2023

Buongiorno mondo!

Figli adulti



Mt 15,1-2.10-14


In quel tempo, alcuni farisei e alcuni scribi, venuti da Gerusalemme, si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Infatti quando prendono cibo non si lavano le mani!».

Riunita la folla, Gesù disse loro: «Ascoltate e comprendete bene! Non ciò che entra nella bocca rende impuro l’uomo; ciò che esce dalla bocca, questo rende impuro l’uomo!».

Allora i discepoli si avvicinarono per dirgli: «Sai che i farisei, a sentire questa parola, si sono scandalizzati?».

Ed egli rispose: «Ogni pianta, che non è stata piantata dal Padre mio celeste, verrà sradicata. Lasciateli stare! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!».




Credo di poter dire che la preoccupazione di Gesù sia stata quella di permettere alle persone di essere felici. Ora, la felicità non può venire da una qualsiasi imposizione esterna o peggio, dall'osservanza di norme che vogliono regolamentare tutti gli aspetti della vita di una persona. Il Maestro invita a pensare (attività invero alquanto rara oggi!), a essere "intelligenti" per scegliere a partire dal cuore e non dalle apparenze, da "dentro" e non "agiti dall'esterno". La scelta di essere e diventare umani non può venire dalla mera osservanza di leggi, prescrizioni, decreti e nemmeno dall'adesione razionale a dei dogmi quasi questi fossero una sorta di baluardo a protezione delle proprie convinzioni e dietro ai quali trincerarsi chiudendo le porte a chi "non è dei nostri". L'assunzione personale della proposta di Gesù, il farla propria, esige anche che non ci limitiamo a ripetere quello che Lui ha detto o fatto, o quello che hanno detto o fatto altri prima di noi. L'esperienza di fede esige quel processo di interiorizzazione che permette al cuore di sprigionare creatività, quella "santa (e sana) libertà dei figli di Dio". Vivendo così forse sentiremo il rumore prodotto dai "rosiconi" (specie in rapida evoluzione e crescita), ma noi saremo attirati più dal dolce battito del cuore del Padre che vuole i suoi figli liberi e autonomi, adulti, capaci di pensare e non solo di eseguire. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 7 agosto 2023

Buongiorno mondo!

Giochiamo a “fare” Dio?


Mt 14,22-36


(…) Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?» (…).



Dopo aver narrato l'episodio della condivisione dei pani e pesci, Matteo oggi ci propone l'episodio della traversata del lago. 

Già con il fatto stesso di camminare sull'acqua Matteo indica che Gesù compie un'azione che era tipica e propria di Dio (come dice bene il libro di Giobbe), quindi vuole aprire uno spiraglio alla comprensione dei discepoli circa la persona stessa di Gesù. Proprio per questo arriva la "verifica" da parte di Pietro: "vediamo se è davvero chi dice di essere!". Sappiamo come è andata, sappiamo che la paura in Pietro prende il sopravvento (è il caso di dirlo!) sulla fede, tanto che deve gridare a Gesù perché lo salvi. E qui, insieme alla mano tesa, arriva la risposta di Gesù: "...subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». 

Pietro aveva pensato: "Vediamo quanto è bello giocare a fare Dio, vediamo quanto si sta bene ad assumere un po' quel ruolo, che vista si gode da lassù!". Pietro si fa un'immagine errata della condizione divina di Gesù, e quindi di Dio. Gesù non può essere considerato come una sorta di supereroe che al minimo grido di pericolo accorre e magicamente sistema le cose, i guasti della vita, i "venti contrari". La condizione divina propria di Gesù è offerta a tutti a patto che essa si fondi sul dono totale di sé. Non è una condizione di potere assoluto, ma di servizio totale, di dono totale della propria vita. Per questo Gesù rimprovera Pietro: il suo mondo interiore è ancora intriso di quella visione religiosa in cui basta "essere a posto", in regola con tutte le prescrizioni e osservanze perché si possa avere Dio a propria disposizione nei momenti di difficoltà in modo che Lui possa risolvere tutto. 

Gesù chiede di stare al suo fianco e di assumere la sua condizione nella maniera in cui Lui la manifesta: è il Dio che non è venuto per farsi servire, ma per servire e far sì che a tutte e a tutti sia data la possibilità di vivere in pienezza fin da ora. Solo così le "acque" torbide del male, dell'ingiustizia, della violenza, del sopruso, dell'esclusione, della chiusura e dell'indifferenza non "inghiottiranno" la nostra fede e la nostra vita.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 4 agosto 2023

Buongiorno mondo!

Figlio di chi?



Mt 13,54-58


In quel tempo, Gesù venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo.

Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.




Il vangelo di oggi ci propone il dissenso e l'incredulità dei conterranei nei confronti di Gesù. Sottomessi alla religione degli scribi,( i quali, come Gesù ha detto, hanno trasformato tradizioni di uomini in parola di Dio), si scandalizzano di Gesù e si ritrovano a considerarlo in questo modo: "Non è egli forse il figlio del carpentiere?". 

Per costoro, resi ciechi dalla "ideologia-religione" propugnata dagli scribi e dai capi del popolo, Gesù è il figlio del carpentiere, uno di loro, inserito nella loro tradizione e che per questo non può non assomigliare al "carpentiere" di cui è figlio e che tutti conoscono. Sappiamo come nella tradizione di quel tempo, il padre era non soltanto colui che generava il figlio (la madre era semplicemente il "contenitore", la tradizione passava solo da parte del padre), ma colui che immetteva il figlio nella tradizione dei padri. Gesù rifiuta questo modo di essere e di vivere e si proclama non "figlio dei padri" ma Figlio del Padre, inaugurando così la novità del Regno, che va sempre oltre qualsiasi tradizione. 

Quanto è avvenuto in quel frangente, avviene ancor oggi ogni volta che pretendiamo di rinchiudere Gesù nei nostri piccoli schemi mentali, soprattutto i nostri schemi religiosi (o che noi stessi definiamo tali). 

A noi, come sempre, scegliere con quali occhi considerare Gesù.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 3 agosto 2023

Buongiorno mondo!

Cose nuove e cose antiche



Mt 13,47-53


(…) Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».



Sottolineo come, secondo logica, Matteo avrebbe dovuto dire "cose antiche e cose nuove". Ha commesso un errore, una distrazione? Non credo proprio, vista l'accuratezza e l'attenzione che pongono gli evangelisti nello scrivere i loro testi. Matteo ha voluto ribadire alla sua comunità che il criterio interpretativo della tradizione, di tutto ciò che la storia racchiude, è rappresentato da Gesù, la "novità di Dio nella storia" cui "le cose antiche" vanno subordinate. 

È una bella provocazione per noi e per le nostre comunità che continuano ad arrancare nel tentativo (quanto mai vano) di riproporre, anche con un linguaggio ormai desueto, l'esperienza della fede in Gesù. Ecco allora sorgere la presenza di "scribi" che fanno della tradizione un assoluto intoccabile e, paradossalmente, perdendo in questo modo di vista ciò che è il cuore dell'annuncio della fede, ossia la persona di Gesù. Assistiamo così al ritorno in forze di espressioni della fede che hanno solamente il sapore della nostalgia, come la celebrazione della messa secondo il rito preconciliare (e bisognerebbe chiedersi anche quale ecclesiologia si nasconde dietro a tali "nostalgie": quale immagine di Chiesa si vuole proporre? Mah...). 

Abbiamo davvero bisogno di "scribi-discepoli del Regno" che sappiano ridarci il sapore della novità del Dio di Gesù, e non di "scribi" che sono rimasti prigionieri di una tradizione fine a se stessa (e che spendono le loro energie in un "accanimento terapeutico" esibito per mantenere in vita una religione ormai definitivamente irrecuperabile). Gesù stesso l'ha detto: "cose nuove e cose antiche". Il criterio è questo. Solo così l'Eucaristia acquisterà di nuovo il sapore di un buon pane fresco offerto per la vita del mondo. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 2 agosto 2023

Buongiorno mondo!

Cercatori


Mt 13,44-46


In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:

«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».




Con queste parabole del tesoro nascosto e della perla preziosa il Maestro ci ricorda che i percorsi per arrivare al Regno sono diversi, e nessuno è precluso. Ci si può arrivare per caso, ci si può arrivare dopo una lunga ricerca. Ciò che importa è non perdere l'occasione, non restare fermi a fare "contabilità" per vedere se l'affare conviene. In effetti la convenienza è determinata dal saper giocare condividendo: quanta più vita sei capace di "giocarti" tanta più ne ricevi, e in abbondanza. Quanto più resti attaccato alla tua esistenza, facendone un fortino chiuso dalla paura, tanto più ti immiserisci e resti solo con i tuoi affari. Coraggio, dunque. Non lasciamoci frenare dalle paure: il Maestro è con noi. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 1 agosto 2023

Buongiorno mondo!

Testimoni non falciatori


Mt 13,36-43 


In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo».

Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».



Con queste parole si conclude la spiegazione della parabola della zizzania che il redattore finale del testo evangelico mette in bocca a Gesù (non penso che la spiegazione risalga direttamente a Gesù stesso). 

Chi sono questi "giusti"? Non certamente quelli che sono andati a strappare la zizzania: questo è un compito di Dio e, malgrado le nostre intenzioni non troppo velate, a Lui dobbiamo lasciarlo. I "giusti" sono tutte e tutti coloro che hanno accolto il messaggio delle Beatitudini e l'hanno vissuto fino alla fine, facendo della loro vita un dono. Come ormai si comprende facilmente, il criterio anche in questo caso non è quello dell'obbedienza ma quello della "assomiglianza": chi accoglie e fa proprio lo stile di vita del Maestro diventa a sua volta sorgente di luce ("voi siete luce del mondo") non per una dottrina professata ma per una vita vissuta sulle orme del Maestro. 


Mi dispiace quando vedo nelle nostre comunità la presenza di uomini e donne armati di "falce" (solo falce, eh ... mi raccomando) che assumono con facilità il ruolo di mietitori per dividere così grano da zizzania. E il tutto nella più profonda convinzione di essere benedetti da Dio nel fare questo. Gesù invita a guardare il grano e a lasciar alle mani del Padre la zizzania: solo così possiamo essere luce. E la luce non ha bisogno di lottare contro le tenebre: quando c'è lei, non possono esservi tenebre di sorta. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.