mercoledì 31 marzo 2021

Buongiorno mondo!

"Sono forse io?"

Mt 26,14-25

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnare Gesù.
Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città, da un tale, e ditegli: "Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli"». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito! Meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l'hai detto».



"Il mio tempo è vicino", così come all'inizio della sua avventura il Maestro disse: "Il Regno è vicino".
Il tempo di Gesù e il tempo del Regno sono "vicini": è un unico "kairos", l'unico tempo favorevole per comprendere, per assumere lo stile del Maestro.
Non si tratta di una indicazione meramente temporale (come vorrebbero i propugnatori dei "medjugorjani segreti" che Maria avrebbe affidato a pergamene che solo alcuni possono leggere…), ma di un'indicazione di tipo temporale-etico, direi.
Il tempo vicino indica la possibilità per ciascuno di aderire alla proposta del Maestro: è il tuo kairos, non perdere l'occasione per manifestare il volto del Padre, il Creatore, che desidera condividere con noi il suo progetto di umanità.
"Tempo vicino" perché "kairos", tempo opportuno, favorevole.

Forse la pandemia in atto ci sta aiutando proprio in questo: gettare alle ortiche tutto ciò che non è essenziale per ritrovare il percorso verso una umanità degna di questo nome. E il modello è Colui che si consegna e ci consegna la sua vita, il suo stile, il suo modo di vivere, per donarci la possibilità di essere e vivere da umani.
Giuda ci offre una delle immagini più crude della nostra capacità di mascherare il bene con il male.
"Rabbi, sono forse io?". Quale risposta diamo?

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


U come UNITÀ. Fai unità dentro di te. Riaggrega ciò che disattenzione, mancanza di cura, fatica e dolore hanno frammentato. Ricomponi la tua unità interiore abbandonando l'idolo della frammentazione che ti rende schiavo del "vivere alla giornata senza meta né direzione".

martedì 30 marzo 2021

Buongiorno mondo!

Pane oscuro


Gv 13,21-33.36-38

In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardavano l'un l'altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte. Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire». Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte».


Mi è difficile immaginare anche solo minimamente il clima che si respirava quella notte, l'ultima del Maestro con i suoi. Gesù, Signore e Maestro, aveva appena mostrato ai suoi cosa lui intendesse per amore, lavando loro i piedi.
A tutti.
Giuda compreso.

Poi a lui, a quello che lo "tradirà", lo consegnerà, ancora una volta, offre un'ulteriore possibilità. Offrire il pezzo di pane era l'ultima chiamata possibile per la libertà di Giuda: lui solo poteva fare una scelta. E l'ha fatta. Ha mostrato quel "mondo" del Prologo che non ha accolto la luce ed ha scelto la tenebra. Giuda prende il boccone, esce, e la notte entra dentro di lui in maniera definitiva.

Ma ancora una volta il tradimento di uno dei suoi sarà per Gesù l'occasione per dimostrare che il suo amore è più forte dell'odio mortale dei suoi nemici.
In questa ultima sera Giuda "permette" a Gesù di chiarire ulteriormente che l'amore è sempre più forte di qualsiasi forma di odio.

Allora, resta aperto anche per noi oggi l'invito e l'appello alla nostra libertà: "Quello che vuoi fare, fallo presto". Che vogliamo fare? Cosa vuoi fare?


I come INCONTRO. Ritrova la via dell'incontro e abbandona la facile strada dell'apparenza. Coltiva ogni incontro; accoglilo e custodiscilo come un dono prezioso capace di svelarti qualcosa di te. Il Maestro ha "perso tempo" nei suoi incontri! L'incontro è prezioso, non sprecarlo: regalati e regala tempo.


lunedì 29 marzo 2021

Buongiorno mondo!

Profumieri profumati

Gv 12,1-11

Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Làzzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Làzzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell'aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Làzzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Làzzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.


Anche l'occuparsi e il prendersi cura dei poveri può diventare un mezzo per esercitare una forma di potere. Giuda, nostro fratello, addirittura ci aggiunge il fatto che i poveri possono essere sfruttati per dare ricchezza.

Il Maestro, accogliendo il delicato gesto di Maria, ci insegna oggi che sì, è importante prendersi cura di, ma anche lasciare che altri si prendano cura di noi. Questo è l'antidoto al veleno del potere: condividere la propria fragilità, il proprio bisogno che qualcuno si prenda cura di noi allontana la tentazione di trasformare il curarsi di qualcuno in potere sulla vita di questo qualcuno.

Io desidero qui ringraziare chi si prende cura di me essenzialmente per due motivi: il primo l'ho appena espresso qui sopra, evitandomi la tentazione di spadroneggiare sulle persone che incontro; il secondo è che chi si prende cura di me mi fa percepire la presenza di un Padre che si china su di me per sussurrarmi il suo quotidiano "ti voglio bene".

Da ultimo, Gesù ci ricorda che "i poveri li avremo sempre con noi": cerchiamo allora di non dimorare tra coloro che creano questa povertà con scelte dettate da egoismo e indifferenza.

Noi oggi siamo i portatori di quel profumo purissimo che è la misericordia di Dio, cosparsa su di noi ogni giorno perché la possiamo condividere con tutte e tutti coloro che attendono un gesto di benevolenza e attenzione da noi, coscienti di abitare la storia come guaritori feriti.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


M come MISERICORDIA. Mettiti a nudo e guardati dentro. Scava fino a quell'angolo buio che hai sempre tenuto nascosto a te, all'altro e all'Altro. Non restare schiavo della vergogna, della paura del giudizio altrui. Lasciati abbracciare dal Perdono e perdonati: solo così apprenderai l'arte del perdono offerto e condiviso che vivifica, rinnova, dà respiro.

sabato 27 marzo 2021

Buongiorno mondo!

"Che cosa facciamo?"


Gv 11,45-56

In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, [ossia la risurrezione di Làzzaro,] credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto.
Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinèdrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest'uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione».
Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell'anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell'anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i discepoli.
Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?».




Ogni sistema di potere che si nasconde dietro e dentro al popolo lo fa per perpetuare se stesso. Identificandosi con il popolo il potere religioso al tempo di Gesù maschera la priorità che lo abita: preservare se stesso identificandosi con il popolo.

Non è che oggi le cose siano molto cambiate: ogni potere, ogni istituzione, religiosa o meno, "usa" il popolo per costruire consenso e dare solidità al proprio personale potere (c'è da rammaricarsi per questo: un popolo di elettori che continua a dare fiducia a chi costruisce consenso sull'ignoranza non fa ben sperare…).

L'attività del Maestro a favore dell'uomo, di ogni uomo, senza distinzioni di appartenenza, sesso, etnia, religione e quant'altro, minaccia un tale potere e lo interpella: è l'attività stessa di Dio che viene messa in discussione.
Il Maestro non è come il solito imputato che si difende chiamando in causa altri per suddividere responsabilità e scelte fatte! Gesù non chiama in causa nessun altro, se non il Dio con cui e come cui lavora, con il quale e come il quale opera.

Con Gesù non si tratta di fare qualcosa, ma di mettere sul piatto la propria esistenza perché come Lui e con Lui accettiamo la sfida del portare a compimento l'opera della creazione: divinizzare l'umanità perché Dio si è umanizzato. E per farlo Dio, in Gesù, ha scelto di prendere un barcone e di scendere in mezzo a noi come uno di noi, senza compagni di governo alle spalle cui addossare responsabilità che "non portano consenso elettorale".

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


Q, come QUARANTA. Quaranta giorni. Un tempo significativo, carico di rimandi, di echi, di suggestioni. Un tempo particolare, anzi, un kairòs, un tempo favorevole. Allora prenditi del tempo per te; non permettere che altro si faccia Faraone del tuo tempo. Custodisci e vivi il tempo, ogni tempo; proteggilo e amalo come un grembo gravido di opportunità.

venerdì 26 marzo 2021

Buongiorno mondo!

Passare e ri-passare il Giordano




Gv 10,31-42

In quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio».
Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: "Io ho detto: voi siete dèi"? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio - e la Scrittura non può essere annullata -, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: "Tu bestemmi", perché ho detto: "Sono Figlio di Dio"? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre».
Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani.
Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui.



Davanti ai tentativi di "silenziare" la Parola, il Maestro indica le sue opere, vale a dire il suo modo di vivere, il suo stile di vita come ciò che realizza il progetto della creazione. Gesù non insegna dottrine, non si porta dietro una "Congregazione per la dottrina della fede" pronta a dichiarare, a sottolineare, a chiarificare, a fornire dei "responsa" su tutto e tutti. Gesù ci mostra chi è Dio e come "funziona" attraverso la sua stessa azione. Ne viene un confronto tra i dirigenti giudei che, a parole mostrano di rispettare Dio, ma nella condotta si rivelano oppressori dell'uomo.
È il rischio e la tentazione che serpeggiano anche dentro la comunità dei discepoli ogni volta che questa è più preoccupata di salvaguardare la propria dottrina dimenticando che il Maestro non ci ha consegnato un manuale di dogmatica ma la sua stessa vita e di questa ci ha chiesto di fare memoria.

La scelta dunque è tra il "catturare" Gesù per silenziarlo e "normalizzarlo" o osare "credere" in Lui, cioè far nostro il suo stile di vita che rivela il volto del Padre. Per questo occorre di nuovo "passare" il "nostro" Giordano, uscire dalle sicurezze tranquillizzanti della religione ed entrare nella nuova terra della fede.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


S come "STATIO". Non correre come un forsennato, non lasciarti guidare dalla frenesia. Osa la sosta, scegli di fermarti, di "stazionare" per non perderti nulla. È vero che "tempus fugit", ma tu non cedere alla fretta: coltiva la pazienza e la pazienza modellerà il tuo stare nella storia da custode e non da padrone.

giovedì 25 marzo 2021

Buongiorno mondo!

Grembi generatori

Lc 1,26-38

In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.


Se il 19 marzo abbiamo vissuto l'Annunciazione a Giuseppe, oggi assistiamo a quella rivolta a Maria, l'altra metà della coppia di Nazareth. Là era Giuseppe chiamato a "dare il nome" al figlio in arrivo, qui è Maria. "Dare il nome", ossia inserire in una storia ben precisa, un nome dentro una teoria di nomi che si concentra ora in questi due, gli ultimi due anelli della catena: Myriam e Yosef.

Se nella tradizione era il padre che generava, ossia inseriva il figlio dentro la lunga tradizione del popolo eletto, qui il "sì" di Maria scardina tutto questo. Anche a lei è chiesto di generare quel Figlio che darà carne al volto maschile e femminile del Creatore. Maria diventa quell'Arca che porta la Shekinah, la Presenza, dentro la storia del popolo, anzi, dentro la carne stessa del popolo, facendola una carne sola con l'umanità.

E non è questo forse il significato più profondo della nostra esistenza, delle nostre scelte, del nostro operare? Non è forse continuamente il diventare grembi che generano la Presenza in mezzo alla nostra storia? Non è forse osare "quell'impossibile" che il Creatore ha reso possibile nel Figlio?

"Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te": è il saluto che ogni giorno Lui rivolge a ciascuna e ciascuno di noi. Riusciamo a percepirlo tra le mille parole e i mille rumori che cercano di silenziarlo?

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.



A come ASCOLTO. Mettiti in ascolto. Di te, della storia, della Parola. Fai tacere in te la seduzione delle parole vane e senza valore ma anche l'assordante silenzio dell'indifferenza. Ascolta per farti voce della Parola. Impara ad ascoltare per "parlare correttamente".


mercoledì 24 marzo 2021

Buongiorno mondo!

Padri e Padre

Gv 8,31-42

In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro».
Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro».
Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato».



L'adesione a Gesù, che ci comunica il suo Spirito, mette il bene dell'uomo al di sopra di qualsiasi istituzione umana, rompendo ogni legame con qualsivoglia sistema oppressivo. In Gesù, l'esperienza del Padre dona all'uomo la libertà di figlio che lo rende capace di realizzare in se stesso il progetto della creazione.

È proprio questo il punto, il cuore del felice Annuncio: Dio, il Padre, non cerca dei servi ma dei figli che condividano con Lui l'esperienza esaltante della creazione di un mondo tutto umano, talmente umano da essere divino.
Il modello di figlio che il Padre cerca si rende visibile nel Figlio, colui che è "stato mandato" per dirci con la sua carne l'umano che Dio ha da sempre pensato e con il quale vuole condividere l'avventura della creazione.

Ancora una volta si tratta di fare una scelta: a quale Padre vogliamo assomigliare? A quale "discendenza" vogliamo appartenere?
"Se Dio fosse vostro padre, mi amereste…". Dunque?

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.




U come UNITÀ. Fai unità dentro di te. Riaggrega ciò che disattenzione, mancanza di cura, fatica e dolore hanno frammentato. Ricomponi la tua unità interiore abbandonando l'idolo della frammentazione che ti rende schiavo del "vivere alla giornata senza meta né direzione".

martedì 23 marzo 2021

Buongiorno mondo!

Opzioni fondamentali

Gv 8,21-30

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: "Dove vado io, voi non potete venire"?». E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati». Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». Non capirono che egli parlava loro del Padre. Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui.


Commentare in maniera puntuale testi come questo va ben al di là di un post mattutino come il nostro.

Nelle parole di Gesù l'evangelista riprende un tema che aveva già annunciato nel Prologo, ossia quello del peccato fondamentale che è rappresentato dal rifiuto e dall'opposizione a Gesù stesso. Il rifiuto ostinato nell'accogliere quella Parola in cui splende la vita, l'opporsi ad essa è quel "peccato del mondo" che non ha accolto Colui che ha posto la sua tenda in mezzo a noi. Tale peccato si rivela allora come un tradimento dell'uomo verso se stesso, tradimento che lo separa dal Padre e lo conduce verso quel fallimento che è la rinuncia alla pienezza di vita cui Dio stesso lo ha destinato.

Concretamente, e questo arriva a noi oggi, tale peccato si manifesta come opzione per la morte mediante la quale priviamo noi stessi e gli altri della libertà, esercitando e connivendo con forme di oppressione e ingiustizia. È questo il peccato fondamentale che genera poi tutti gli altri.

Dall'altra parte, seguire il Maestro e accettarne la parola significa vivere sostenuti dal Padre nel nostro cammino quotidiano di dedizione e lavoro per il bene degli. Sempre con e come il Padre. E questo è ciò che "gli è gradito", questa è l'opzione fondamentale di chi segue la Via del Maestro. Il resto deve essere sottomesso a questa verifica quotidiana.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


R come RITORNO. Abbi il coraggio di tornare a chi da tempo ti attende. Smussa gli spigoli del tuo orgoglio, abbassa le creste della tua superbia e imbocca la via del ritorno. Se ti ascolti sentirai le voci di coloro e di Colui che ti sta attendendo: non temere. Faranno male i piedi, forse si piagheranno, ma tu intraprendi e percorri la Via.

lunedì 22 marzo 2021

Buongiorno mondo!

L'arte del perdono


Gv 8,1-11

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell'interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più».



È ampiamente accettato il fatto che questo testo non appartenga alla tradizione di Giovanni ma a quella di Luca. Il fatto che il racconto abbia avuto difficoltà nel trovare "casa" e alla fine sia approdato in qualche modo a Giovanni è anche comprensibile. Luca aveva già presentato la scena della peccatrice alla cena di Simone, ora anche questa… pareva troppo!

A differenza di quanto avviene in casa di Simone, dove la peccatrice è rimandata perdonata in pace senza altre richieste, qui c'è qualche diversità. Si tratta di un'adultera, dunque di una donna sposata, già impegnata, alla quale Gesù comunque rivolge un invito.
La Legge in materia era chiara: l'adulterio era un peccato da pena capitale. Certo, la cosa riguardava in modo particolare la donna, e già qui vi sarebbe da ridire su una Legge tutta orientata al maschile! A Gesù viene chiesto come si pone davanti alle esigenze di una legge divina che condanna inesorabilmente tale peccato.
Il Maestro riporta la discussione sul senso dell'osservanza della Legge per cui l'etica che ne deriva è, o dovrebbe, essere sempre orientata al bene della persona, in primo luogo. Non è forse Signore del sabato? Non è forse Lui che ha detto che il sabato/legge è per l'uomo e non il contrario?
Ecco come Gesù riesce a scrivere dritto sulle righe spesso storte delle nostre credenze religiose. Identificando Dio con la nostra immagine ci siamo costruiti precetti che ci rendono padroni delle coscienze altrui, facendoci giudici inflessibili delle vite degli altri. Il tutto "ad majorem Dei gloriam"!

Dicevo che a differenza dell'altro testo di Luca, qui Gesù chiede alla donna di "non peccare più". La donna qui non è una prostituta la quale, anche se avesse voluto, difficilmente avrebbe avuto occasioni per mettere in atto un cambiamento (avrebbe forse potuto lavorare come colf in casa di Simone?). A questa donna adultera, invece, Gesù chiede di rifare ordine nella sua esistenza, di mettere in ordine il suo mondo affettivo e di costruire relazioni autentiche, almeno credo sia questo il senso delle parole che Gesù le rivolge.

Ancora una volta il Maestro ci svela il volto di un Dio che non si fa schiavo della sua stesse legge, ma un Dio che offre un'ulteriore occasione perché la donna trovi la sua felicità e il senso profondo della sua esistenza. Il nostro è il Dio dell'ennesima opportunità. Anche quando ogni cosa, ogni precetto, ogni autorità religiosa sarà pronta a condannarci (e pare sia lo sport preferito), Lui sarà lì in attesa di poter scrivere dritto sulle righe storte della nostra fragilità offrendoci una nuova opportunità di cambiamento.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


M come MISERICORDIA. Mettiti a nudo e guardati dentro. Scava fino a quell'angolo buio che hai sempre tenuto nascosto a te, all'altro e all'Altro. Non restare schiavo della vergogna, della paura del giudizio altrui. Lasciati abbracciare dal Perdono e perdonati: solo così apprenderai l'arte del perdono offerto e condiviso che vivifica, rinnova, dà respiro.

sabato 20 marzo 2021

Buongiorno mondo!

"Quid est veritas?"


Gv 7,40-53

In quel tempo, all'udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: "Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo"?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui.
Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!».
Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua.



Leggendo il testo di oggi mi pare di trovarmi all'improvviso dentro uno dei tanti talk show che costellano le nostre tv: gente che discute dandosi addosso, tuttologi dell'ultima ora che intervengono gridando: "Studia! Capra!" per tacitare chi ha un'opinione diversa.

Il problema di fondo verte sempre sulla stessa questione: "Chi è Gesù?". È attorno a lui, al suo operato, al suo stile di vita, al suo modo di "porgere" Dio, di mostrarci il suo volto, che tutto ruota.

Se si pretende di inquadrare, incasellare Gesù dentro il nostro quadro religioso ben definito, con le sue belle regoline chiare e nette, se lo si vuole ridurre al nostro immaginario divino, allora continueremo a discutere a vuoto, parleremo per non dire nulla e imporremo pesi "che noi non vogliamo smuovere nemmeno con un dito".
Persino la violenza delle guardie con Gesù fallisce.
Il percorso deve essere invertito e convertito.
Come discepoli accettiamo che il Maestro metta in crisi le nostre opinioni, le nostre immagini di Dio. Che sia Lui a ribaltare e azzerare la nostra pretesa di essere autori e promotori dell'immagine di Dio ricordandoci ogni giorno che non è Lui a essere a nostra immagine ma il contrario.

Teniamo ben viva senza paura in noi la domanda "Chi è Gesù?" e restiamo aperti alla risposta seguendo e assumendo quotidianamente il suo stile di vita, la sua parola, il suo essere in mezzo a noi riuniti nel suo nome, e non nel nome delle nostre convinzioni e credenze.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


Q, come QUARANTA. Quaranta giorni. Un tempo significativo, carico di rimandi, di echi, di suggestioni. Un tempo particolare, anzi, un kairòs, un tempo favorevole. Allora prenditi del tempo per te; non permettere che altro si faccia Faraone del tuo tempo. Custodisci e vivi il tempo, ogni tempo; proteggilo e amalo come un grembo gravido di opportunità.

venerdì 19 marzo 2021

Buongiorno mondo!

Con Giuseppe


Mt 1,16.18-21.24

Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore.


Nell'anno 70 Vespasiano , proclamato nuovo imperatore mentre stava soffocando nel sangue la rivolta giudaica, marcia verso Roma dove viene ricevuto e acclamato con due titoli ben precisi: "Benefattore" e "Salvatore".

Qualche anno dopo, un uomo ignoto ai più si accinge a mettere per iscritto qualcosa che ritiene importante per la piccola comunità di cui fa parte e alla quale vuol lasciare qualcosa di importante: un'opera letteraria straordinaria in cui presenta il suo "Salvatore". Non si tratta però di Vespasiano ma di un uomo chiamato Gesù, proveniente da un piccolo villaggio della Galilea, crocifisso per mano del "benefattore" del tempo ma non sconfitto: risorto!

A differenza della storiografia di corte, la narrazione della nascita di Colui che segnerà anche il modo di contare il tempo (prima di Lui e dopo di Lui) avviene in maniera straordinariamente ordinaria, per degli occhi "normali". Per chi sa leggere dentro le righe, spesso storte, della storia, questa ordinarietà rappresenta invece un evento. E Matteo ce lo narra proprio così. In questa storia martoriata dai violenti, oppressa dai potenti, segnata dai grandi, si affaccia come un bimbo il Signore stesso della storia, il Creatore che assume il volto di un figlio per insegnarci a vivere da figli. E lo fa assumendoci dentro la sua stessa carne che d'ora in avanti sarà inscindibilmente unita alla nostra.

Tutto questo grazie al "Giuseppe", (come all'Abramo, come al Giacobbe, come al Mosé e via dicendo) di turno della storia che ha osato fidarsi di una Parola in cerca di tenda, di una Parola in cerca di carne per abitare in mezzo a noi al fine di farci diventare come Lui.

La storia si costruisce su "questi Giuseppe", non su quelli che per le loro gesta si proclamano "salvatori" e "benefattori".

Se siamo capaci di osare, "Giuseppe" siamo noi.
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
Un augurio speciale a tutti i papà, ma tutti però...



E come EVENTO. Vivi ogni giorno come un dono, nella gratuità e nello stupore della novità quotidiana. Inizia la tua giornata coltivando la consapevolezza dell'evento inatteso che avrà il volto dell'altro e dell'Altro. Sii sentinella vigile dell'inaspettato.

giovedì 18 marzo 2021

Buongiorno mondo!

"Opus Dei"

Gv 5,31-47

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C'è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l'amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall'unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».


Come argomento unico e decisivo della sua missione divina, Gesù propone la propria attività, che è la medesima del Padre. Torna così al tema del "lavoro creatore" che in Lui e nel suo stile di vita trova piena realizzazione. La pienezza di vita, la libertà, la felicità di ogni donna e ogni uomo, questo è l'opera del Padre che Gesù conduce a termine, porta a compimento. In questo Gesù legittima ogni attività destinata a comunicare vita all'uomo, a rendergli dignità e libertà, opponendosi a qualunque istituzione, religiosa o meno, che neghi tale percorso. L'atteggiamento a favore dell'uomo è l'unica norma di condotta stabilita da Dio e, di conseguenza, l'unico criterio per discernere tra bene e male. Chi concepisce Dio come Padre deve concludere che le opere di Gesù, cioè il suo modo di vivere, che realizza il bene concreto dell'uomo, è in effetti "opera di Dio", "opus Dei", quella vera però, non altro.

È un formidabile appello alla nostra libertà e al nostro scegliere quotidianamente di vivere da figli nel Figlio, per rendere manifesto l'amore del Creatore in ogni nostra azione, relazione e parola.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


I come INCONTRO. Ritrova la via dell'incontro e abbandona la facile strada dell'apparenza. Coltiva ogni incontro; accoglilo e custodiscilo come un dono prezioso capace di svelarti qualcosa di te. Il Maestro ha "perso tempo" nei suoi incontri! L'incontro è prezioso, non sprecarlo: regalati e regala tempo.


mercoledì 17 marzo 2021

Buongiorno mondo!

Con e come il Padre


Gv 5,17-30

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch'io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati.
Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l'ora - ed è questa - in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno.
Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.
Da me, io non posso far nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato».



Gesù si innesta nella credenza religiosa di Israele che affermava che Dio, malgrado il settimo giorno, non potesse aver interrotto totalmente la sua attività e, come il suo solito, Gesù la oltrepassa (questo testo va letto con quello di ieri: la guarigione in sabato del paralitico alla piscina).

Il Padre, dice Gesù, non conosce sabato. Egli non ha mai cessato il suo "lavoro" perché fino a quando l'uomo è oppresso e privato della libertà, ossia non ha pienezza di vita, il suo lavoro di Creatore non può cessare.

Gesù, per la sua parte, opera come il Padre: non riconosce leggi che limitino la sua attività a favore dell'uomo. Il Maestro dichiara che una dottrina religiosa che prescinda dal bene dell'uomo non può venire da Dio e gli obblighi che questa impone, neppure.

Noi, discepoli del Maestro, assumiamo il suo stile di vita e, come Lui e con Lui, lavoriamo al progetto della creazione: con e come il Padre comunichiamo vita e lottiamo perché questo avvenga ogni giorno per ogni donna e ogni uomo che incrociano le nostre vite.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


S come "STATIO". Non correre come un forsennato, non lasciarti guidare dalla frenesia. Osa la sosta, scegli di fermarti, di "stazionare" per non perderti nulla. È vero che "tempus fugit", ma tu non cedere alla fretta: coltiva la pazienza e la pazienza modellerà il tuo stare nella storia da custode e non da padrone.

martedì 16 marzo 2021

Buongiorno mondo!

Una religione che paralizza,
una fede che libera.


Gv 5,1-16

Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all'istante quell'uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all'uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: "Prendi la tua barella e cammina"». Gli domandarono allora: «Chi è l'uomo che ti ha detto: "Prendi e cammina?"». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo.
Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell'uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.


Trentotto anni… una vita… forse un rimando ai quaranta anni nel deserto di Israele "paralizzato" nella sua paura di fidarsi e affidarsi totalmente a quel Dio che si era rivelato come il Liberatore, Colui che "fa camminare" il suo popolo verso la libertà, guarendolo da quell'attaccamento schiavizzante dell'Egitto (i rabbini dicono che per Dio è stato più facile togliere Israele dall'Egitto che togliere l'Egitto dal cuore d'Israele).
Anche nel nostro testo Gesù si propone come Liberatore, Colui che rimette in cammino, che fa alzare in piedi. Peccato per un'altra occasione persa dai capi del popolo (nel vangelo di Giovanni con il termine Giudei si indica l'istituzione, non il popolo in sé). Per loro infatti il rispetto delle norme sabbatiche val più della vita e di una vita libera. Meglio tenere "paralizzato" quell'uomo, esposto come esempio di maledizione: hai peccato, Dio ti ha punito e noi lo certifichiamo.
Anche Gesù alla fine chiede a quell'uomo di non peccare più. Ma di quale peccato parla Gesù? Quello inteso dai Giudei o di altro? Credo che Gesù chieda a quell'uomo di abbandonare quella via indicata dal potere religioso che lo aveva tenuto in schiavitù. "Non tornare a seguire quella via, perché allora non avresti davvero più scampo". Ecco il motivo della persecuzione contro Gesù: un Dio liberatore non è molto amato da chi ha fatto del potere lo scopo della propria esistenza. Faraone alza ancora la sua voce.
C'è ancora strada da percorrere nel deserto…
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


A come "ALZATI". Mettiti in piedi. Riscopri e assapora la tua dignità di figlia amata, di figlio amato. Il Padre non ti vuole prostrata/o, il Padre non ti vuole in ginocchio: mettiti in piedi, lasciati abbracciare, e porta questo abbraccio, che nasce da un cuore di carne, a chi ha bisogno di sentire le parole del Vangelo della vita. Alzati e risorgi ogni giorno. L'oro della misericordia versato nelle crepe della tua vita incrinata brillerà e diventerà canto di lode e danza di gioia.


 

lunedì 15 marzo 2021

Buongiorno mondo!

Diventare figli con la Parola




Gv 4,43-54

In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch'essi infatti erano andati alla festa.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va', tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.
Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un'ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia.
Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.



L'uomo del potere, il potente, cerca "segni portentosi" perché per professione egli stesso vive di "segni", anzi, fa sfoggio del suo potere con segni. Il segno invece che il Maestro offre è tra i più "deboli" che si possano offrire: la parola. Davanti al potere che abitualmente usa la parola per cercare consenso e trasforma la parola in "segni/promesse" di azioni che spesso rimangono lettera morta, Gesù usa la sua sola parola: non spettacolarizza la sua azione ma, come il Creatore, comunica vita attraverso la parola. Una parola che chiede di essere ascoltata e accolta, una parola che chiede fiducia.

Nel nostro racconto, questa parola di Gesù compie una doppia guarigione: spoglia dall'abito del potere quel funzionario riportandolo al suo essere in primo luogo "un uomo" che diventa tale quando "crede alla parola". In secondo luogo, come la parola primordiale del Creatore comunica vita a chi è in preda al "caos" della morte. Il tutto si compie "alla settima ora". Nel vangelo di Giovanni il tema dell'ora è importante. Nell'ora sesta Gesù griderà il suo "Consummatum est", il compimento della sua esistenza per cui "l'ora settima " è quella del dono dello Spirito (il 7), Colui che è capace di vincere la morte, lo Spirito che aleggia sulle acque caotiche e che, soffiato attraverso la parola, crea vita, mette ordine, permette il mondo, cioè noi.

Non è il Maestro che deve scendere a Cafarnao. Siamo noi che dobbiamo camminare nella Parola per essere guariti e restituiti a noi stessi come figli e non più "ragazzini".

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


A come ASCOLTO. Mettiti in ascolto. Di te, della storia, della Parola. Fai tacere in te la seduzione delle parole vane e senza valore ma anche l'assordante silenzio dell'indifferenza. Ascolta per farti voce della Parola. Impara ad ascoltare per "parlare correttamente".

venerdì 12 marzo 2021

Buongiorno mondo!

L'Altro e l'altro: un cuore indiviso




Mc 12,28b-34

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". Il secondo è questo: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Non c'è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocàusti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.



È stato detto che l'uomo contemporaneo ha perso la fiducia nell'amore. Non vuole "sentimentalismi" o compassioni a buon mercato. Bisogna essere efficienti e produttivi. La cultura moderna sembra optare per la razionalità economica e il rendimento materiale. Ha una sorta di paura del cuore. E tale paura si manifesta con il timore verso le persone malate, deboli o bisognose. Persino le rughe naturali fanno paura: la chirurgia estetica è il rimedio capace di scacciare, almeno per un poco e a prezzo altissimo, questa paura.

Il ricco ha paura del povero. Chi ha un lavoro non desidera incontrare chi è disoccupato. Nascono così barriere invisibili (ma non troppo) che escludono i rom perché ritenuti culturalmente orientati al furto e all'inganno, gli immigrati africani che "ci rubano il lavoro" (grazie al quale noi abbiamo la scatoletta di conserva a 99 cents… e guai se costa di più…!)

Amare Dio e il fratello, è un amore unico e inscindibile per Gesù, anzi, di più: l'amore per il fratello è verifica di quello a Dio. Questo significa affermare e battersi per i diritti dei disoccupati anziché per quelli del nostro profitto. Significa rinunciare a piccoli vantaggi per contribuire al riconoscimento sociale e umano di tutti. Significa ridurre i nostri bilanci per solidarizzare con cause che favoriscono i meno privilegiati. Significa regalare parte del nostro tempo libero (sacrosanto ma libero perché spesso pagato da altri) a coloro che non hanno voce né nome.

Amare Dio si concretizza nel far sì che nessuno più nella nostra società e nel nostro tempo sia considerato indesiderabile. Significa smetterla di fare chirurgia estetica nei luoghi che rappresentano le rughe e i difetti del nostro mondo: nessuno deve essere eliminato come una ruga. Nessuno deve essere fatto sparire come un'imperfezione. Ognuno ha il sacrosanto diritto di essere e sentirsi amato per il semplice fatto di essere e di esserci in mezzo a noi.

Perché? Perché il Padre fa così con ciascuno di noi. E il Figlio ce lo ha rivelato così. Così si è cristiani o non lo si è. Punto.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


I come INCONTRO. Ritrova la via dell'incontro e abbandona la facile strada dell'apparenza. Coltiva ogni incontro; accoglilo e custodiscilo come un dono prezioso capace di svelarti qualcosa di te. Il Maestro ha "perso tempo" nei suoi incontri! L'incontro è prezioso, non sprecarlo: regalati e regala tempo.


giovedì 11 marzo 2021

Buongiorno mondo

Divisori menzogneri

Lc 11,14-23

In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. Ma alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.
Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.
Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino.
Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde».



Gesù è accusato in maniera palese di essere un indemoniato che lavora al soldo del suo padrone. Qualcuno invece lo tenta, come sarà tentato sulla croce, di dare un segno "divino" per sincerarsi della sua identità. Ciò che accomuna le due posizioni è la durezza di cuore: quando si crede di conoscere Dio, e quindi, in un certo qual modo, di possederlo, allora tutto ciò che non collima con la propria idea di Dio viene immediatamente scartato o denigrato come falso o demoniaco.

Paradossalmente, è il troppo zelo che impedisce di accogliere la vita e il messaggio di Gesù come rivelatori del volto del Padre. La "carne", cioè la vita di Gesù, il suo stile di vita sono rivelatori del volto di Dio che resta inedito e inusuale per chi è convinto che la sua propria immagine di Dio è l'unica e la vera.
Gesù è l'uomo che invita all'oltre, anche a superare e mettere in crisi le proprie convinzioni religiose per evitare di cadere nella tentazione di farci possessori esclusivi di Dio, quasi che fosse un marchio con copyright e brevetto intoccabili.
La conversione che il Maestro chiede mette in luce queste nostre "perversioni divine". A noi di accettare di essere messi in discussione o rinchiuderci nelle nostre posizioni e dare dell'indemoniato a Colui che è venuto a liberarci dai demoni dell'onnipotenza e delle certezze assolute e indiscutibili, ottusamente chiuse all'azione dello Spirito.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


U come UNITÀ. Fai unità dentro di te. Riaggrega ciò che disattenzione, mancanza di cura, fatica e dolore hanno frammentato. Ricomponi la tua unità interiore abbandonando l'idolo della frammentazione che ti rende schiavo del "vivere alla giornata senza meta né direzione".

mercoledì 10 marzo 2021

Buongiorno mondo!

Popolo della Nuova Alleanza


Mt 5,17-19

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».



Ci troviamo dentro il Discorso della Montagna. Matteo deve aiutare i suoi ascoltatori, provenienti in larga parte dal giudaismo, a comprendere che Gesù rappresenta il nuovo Mosè che porta al popolo della nuova alleanza la nuova legge. Per questo mostra rispetto per la Torah che però trova il suo pieno compimento nelle Beatitudini, la nuova legge. Ecco allora che Gesù si posiziona davanti alla Torah con grande rispetto e definisce "minimi" i precetti che ha appena consegnato, cioè le Beatitudini. Pur essendo "minime" davanti al grande impianto della Torah, tuttavia esse ne costituiscono il compimento, la pienezza.

Ciò che ci "informa", ossia ciò che ci dà forma come discepoli del Maestro sono le Beatitudini, nelle quali tutta la Legge trova compimento. Perché allora la maggior parte di noi conosce a memoria le Dieci Parole ma fatica a ricordare le Beatitudini?

Potrebbe essere un buon esercizio quello di cominciare a imparare a memoria le Beatitudini che rappresentano il cuore del messaggio di Gesù e ne rendono visibile e vivibile lo stile di vita. Seguendo il Maestro dovremmo avere occhi e cuore soprattutto per le Beatitudini, perché in queste si cela il cuore del Maestro stesso. E forse potremmo davvero imparare a gustare il vino nuovo del Vangelo. Che, proprio perché nuovo, esige otri nuovi.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


A come ASCOLTO. Mettiti in ascolto. Di te, della storia, della Parola. Fai tacere in te la seduzione delle parole vane e senza valore ma anche l'assordante silenzio dell'indifferenza. Ascolta per farti voce della Parola. Impara ad ascoltare per "parlare correttamente".

martedì 9 marzo 2021

Buongiorno mondo!

Aperti al perdono


Mt 18,21-35

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa". Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: "Restituisci quel che devi!". Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti restituirò". Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.

Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: "Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?". Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».



Il desiderio di vendetta è, spesso, la risposta più istintiva davanti all'offesa. La persona ha bisogno di difendersi dalla ferita ricevuta ma Jacques Pohier ci ricorda che chi pretende di curare la sua ferita infliggendo sofferenza all'aggressore si sbaglia. La sofferenza non possiede il potere magico di guarire dall'umiliazione o dall'aggressione ricevute. Può produrre una breve soddisfazione che non garantisce però un ritorno a un vivere sano. Lo diceva anche Henri Lacordaire molto tempo fa: "Vuoi essere felice per un momento? Vendicati. Vuoi essere felice per sempre? Perdona".

Quando Gesù invita a perdonare "fino a settanta volte sette" sta insegnando a seguire la via più sana ed efficace per sradicare il male dalla nostra vita. Le sue parole, poi, acquistano una profondità ancora maggiore per chi crede in Dio come fonte ultima di perdono: "Perdonate e sarete perdonati". Questa è l'unica via per realizzare in pienezza la nostra umanità. Il percorso di umanizzazione dentro la fatica quotidiana passa sulla via del perdono. Non vi sono altre strade per realizzare la nostra somiglianza con Colui che è misericordia infinita e gratuita.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


M come MISERICORDIA. Mettiti a nudo e guardati dentro. Scava fino a quell'angolo buio che hai sempre tenuto nascosto a te, all'altro e all'Altro. Non restare schiavo della vergogna, della paura del giudizio altrui. Lasciati abbracciare dal Perdono e perdonati: solo così apprenderai l'arte del perdono offerto e condiviso che vivifica, rinnova, dà respiro.

lunedì 8 marzo 2021

Buongiorno mondo!

Ripartire daccapo

Lc 4, 24-30

In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret]: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo, ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All'udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.



Questo testo chiude la "prima predica" di Gesù a Nazareth. Di fatto un fiasco. Aveva acceso speranze nel cuore dei suoi concittadini citando il famoso passo messianico di Isaia per poi chiudere ricordando due dolorosi eventi della storia d'Israele. Due fatti che "bruciavano" dentro perché ricordavano le resistenze e la durezza di cuore dei padri.

È lo stesso messaggio che arriva a noi oggi: ci vantiamo delle nostre belle tradizioni religiose, magari restauriamo "macchine e apparati" religiosi di cui andavano fieri i nostri padri, sventoliamo rosari, ma alla fine il nostro cuore appartiene agli idoli mascherati da Dio che serviamo in realtà.
Anche noi usiamo la Parola a nostro piacimento, piegandola alle nostre esigenze, ma essa non scalfisce minimamente nemmeno la superficie dei nostri cuori. Invece di lasciarci "possedere" da Dio e dalla sua misericordia ci vantiamo di essere possessori di Dio e del suo cuore.
E se per caso scopriamo che Dio non ha il volto che noi immaginiamo e desideriamo, subito decidiamo di "gettarlo giù" insieme ai profeti che lo rappresentano e scuotono le nostre coscienze addormentate.
Anche oggi la Parola ci chiama a conversione. Avanti, allora, "mettiamoci in cammino" dietro al Maestro.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


R come RITORNO. Abbi il coraggio di tornare a chi da tempo ti attende. Smussa gli spigoli del tuo orgoglio, abbassa le creste della tua superbia e imbocca la via del ritorno. Se ti ascolti sentirai le voci di coloro e di Colui che ti sta attendendo: non temere. Faranno male i piedi, forse si piagheranno, ma tu intraprendi e percorri la Via.

sabato 6 marzo 2021

Buongiorno mondo!

Accolti e accoglienti

Lc 15,1-3.11-32

In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».


Non ho molto da dire perché tanto, forse troppo, è stato detto su questo testo.

Cosa stava suggerendo Gesù? È possibile davvero che Dio sia così come viene dipinto nella parabola? Dipinto come un padre che non è preoccupato per la sua eredità? Che non è ossessionato dalla moralità dei suoi figli e che, infrangendo quelle regole da lui stesso suggerite, cerca per loro una vita felice?
Gesù qui ci ha offerto la miglior fotografia del Padre: uno che accoglie a braccia aperte tutte e tutti coloro che vagano "perduti" o "sperduti" e supplica coloro che ritengono di essergli fedeli di praticare e vivere lo stesso Suo atteggiamento.
In quale cassetto nascosto abbiamo sepolto questa immagine di Dio?

In venti secoli i teologi hanno elaborato discorsi profondi su Dio, ma questa metafora di Gesù appare ancor oggi l'espressione migliore del suo mistero. Perché noi "giusti" la temiamo tanto? Perché l'abbiamo nascosta dietro una siepe di regole, divieti, precetti e norme tale da far diventare la sua ricerca una sorta di caccia al tesoro che premia i "migliori"?

Quando potremo di nuovo sperimentare e far sperimentare in libertà il calore del Suo abbraccio e la dolcezza dei suoi baci? E se non siamo in grado di farlo noi, chi potrà farlo al posto nostro?

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


M come MISERICORDIA. Mettiti a nudo e guardati dentro. Scava fino a quell'angolo buio che hai sempre tenuto nascosto a te, all'altro e all'Altro. Non restare schiavo della vergogna, della paura del giudizio altrui. Lasciati abbracciare dal Perdono e perdonati: solo così apprenderai l'arte del perdono offerto e condiviso che vivifica, rinnova, dà respiro.

venerdì 5 marzo 2021

Buongiorno mondo!

Custodi, non padroni.

Mt 21,33-43.45

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.
Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
“La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi”?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.



Questa parabola costituisce un forte invito alla conversione, evangelicamente intesa, cioè un radicale cambiamento di quella mentalità che sta all'origine del nostro modo di vivere.

La vigna, cioè il Regno radicato dentro la storia, è un dono che viene affidato a tutti e a ciascuno di noi. Un dono che diventa compito: la vigna deve essere lavorata, trattata e custodita con cura. Essa viene donata a noi come custodi non come padroni dispotici che possono usarne a piacimento per i propri affari personali. Il Vignaiolo stesso è con noi in questa vigna e si pone in mezzo a noi affinché con Lui e come Lui stiamo dentro la vigna per produrre il vino nuovo del Vangelo. Se non siamo capaci di fare in questo modo "a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti".

Il tempo quaresimale e pandemico che stiamo vivendo ci invitano fortemente a discernere e verificare se per caso non abbiamo commesso il madornale errore di farci padroni del dono e di averne stravolto il senso e il significato. E all'urlo silenzioso di tante sorelle e fratelli che sperimentano solamente la miseria presta la sua voce il Maestro per farci comprendere che "sta parlando di noi", come allora parlava ai capi del popolo. Occorre davvero cambiare. E presto.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


S come "STATIO". Non correre come un forsennato, non lasciarti guidare dalla frenesia. Osa la sosta, scegli di fermarti, di "stazionare" per non perderti nulla. È vero che "tempus fugit", ma tu non cedere alla fretta: coltiva la pazienza e la pazienza modellerà il tuo stare nella storia da custode e non da padrone.

giovedì 4 marzo 2021

Buongiorno mondo!

Trasformare l'indifferenza in cura

Lc 16,19-31

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma. Ma Abramo rispose: Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi. E quello replicò: Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui replicò: No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti».


Luca è l'evangelista che più degli altri insiste sui pericoli che possono nascere dalla ricchezza. E in questo racconto lo esplicita alla sua comunità in maniera dura.

Egli parte da una situazione che non era insolita ai suoi tempi, come d'altra parte non lo è nemmeno dei nostri: la ricchezza spudorata messa accanto alla miseria più nera, resa ancora più triste dal fatto che Lazzaro è accudito solamente dai cani, animali considerati impuri. Quindi accanto allo splendore di tavole piene di ogni ben di Dio e di abiti firmati, troviamo una vita giudicata carica di tutte le impurità possibili e immaginabili, condivisa solamente da altri esseri impuri.

Il Maestro mette in guardia non tanto contro la ricchezza in sé stessa, ma contro il frutto velenoso che essa genera: l'indifferenza.
Quando la ricchezza diventa idolo, allora il primo frutto che essa genera è l'indifferenza: ho occhi solamente per me e per le mie ricchezze. Non vedo e, soprattutto, non ho tempo di guardare nessun altro, nemmeno colui che sta "accucciato" sotto la mia tavola. Il paradosso è evidente: il ricco, espressione dell'opulenza e dello spreco, ha bisogno di coprire la sua vacuità con abiti firmati che nascondano il suo proprio vuoto che deve essere continuamente riempito con "lauti banchetti". Il povero non ha nulla da nascondere e, in verità, solamente chi è "impuro" e indesiderabile come lui gli si fa accanto. Ecco allora come l'indifferenza produce a sua volta gli indesiderabili della storia.
Non vi è molto altro da dire, se non fare una seria verifica per stanare quel "ricco" che vive dentro di noi e guarire da quell'indifferenza di cui, in un modo o in un altro, siamo anche noi portatori.

Don Milani, in Lettera a una professoressa, scriveva: "Ho insegnato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l'avarizia". Quell'avarizia che, come albero della ricchezza, produce frutti di indifferenza.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

A come ASCOLTO. Mettiti in ascolto. Di te, della storia, della Parola. Fai tacere in te la seduzione delle parole vane e senza valore ma anche l'assordante silenzio dell'indifferenza. Ascolta per farti voce della Parola. Impara ad ascoltare per "parlare correttamente".

mercoledì 3 marzo 2021

Buongiorno mondo!

Raccomandati… per servire

Mt 20,17-28

In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà».
Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di' che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno».
Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dòminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».



Fino alla fine i discepoli non riescono a liberarsi dall'immagine distorta che si sono fatti di Gesù e della sua proposta. Nel loro immaginario il Messia deve funzionare in un modo solo e in quello solamente: il Messia della tradizione che ha per compito precipuo quello di ridare vita al regno di Israele, perché quello è identificato con il Regno di Dio. Un Messia "perdente", un Messia sofferente è un ossimoro. Un Messia crocifisso non può venire da Dio! Addirittura se la giocano in maniera sporca! I due (Matteo con ironia mette in luce proprio quelli soprannominati Boanerghes, i figli del tuono) mandano la mamma per raccomandarli presso il Maestro: a una madre neppure il Maestro potrà opporre un rifiuto! Gesù non rifiuta a prescindere, anzi, li invita espressamente a condividere addirittura il suo trono regale: la croce. Ribadisce così il suo modo di essere Messia: non da padrone ma da servo, e chi vuol far parte del "suo governo" questo deve fare, servire.

La domanda posta allora alla madre dei due arriva dritta a noi oggi: "Cosa vuoi?" "Che desideri davvero?" Detta altrimenti: "Chi sono io per te?" . "Sicuro che sia davvero io quello che tu hai in testa?" "O ti sei fatto un'immagine distorta di me?". Domande che il Maestro potrebbe rivolgere oggi a noi.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

A come Ascolto

martedì 2 marzo 2021

Buongiorno mondo!

Costruttori di fraternità

Mt 23,1-12

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d'onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati rabbì dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare rabbì, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate padre nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare guide, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».


Gesù chiede ai suoi di non cedere alla tentazione dell'apparire. Insieme all'avere e al potere, l'apparire forma la triade idolatrica che caratterizza anche il nostro tempo. Il bisogno di farsi notare, la brama del "quarto d'ora" di notorietà sembrano essere al centro della vita di molti di noi. Per apparire si è disposti a fare qualsiasi cosa, anche a sacrificare persone che fino a due minuti prima facevano parte della cerchia di amici.

Il Maestro, l'unico che possiamo riconoscere come tale, chiede a chi vuole seguirlo di praticare l'arte della coerenza: dire ciò che si fa, fare ciò che si dice, sempre e comunque, senza vendersi al miglior offerente sempre a caccia in questo mercato che è la nostra società.

Il Maestro propone questa via ardua come antidoto a quell'individualismo sfrenato che caratterizza le nostre relazioni. La sua proposta si concretizza nella via della fraternità e Lui stesso, coerente fino alla fine, si fa garante e collante della nostra fraternità con il dono della sua esistenza. La nostra fraternità nasce dall'accogliere Gesù come unico Maestro. Un Maestro che non si limita a fornire nozioni o trattati teologici. Il suo insegnamento passa attraverso il grembiule del servizio: indossarlo con Lui e come Lui ci rende responsabili di quella fraternità dove la prima preoccupazione non è il mio "apparire" ma la felicità dell'altro.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

E come Evento.

lunedì 1 marzo 2021

Buongiorno mondo!

Disobbedienza evangelica

Mc 5,1-20

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro.
Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre.
Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione - gli rispose - perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese.
C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare.
I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.
Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.



Gesù riesce a piegare la forza degli "spiriti impuri" ma non riesce a ottenere obbedienza dalle persone che incontra, anche quando queste vengono da Lui liberate e sanate. L'uomo che viveva in un cimitero manifestando comportamenti autolesionistici, emarginato da tutti perché ritenuto "diverso", posseduto più che malato, alla fine, da "sano di mente" disobbedisce al Maestro. Al posto di rientrare a casa, "dai suoi", se ne va in giro non più ululando ma portando il Felice Annuncio di Gesù, il liberatore.
È il ritratto riuscito di chi ha sperimentato la forza liberante del Vangelo. Ferito, escluso, guarito da Gesù quell'uomo diventa capace di farsi portatore della Parola di vita che gli ha reso di nuovo tutta la sua dignità di uomo e figlio amato.

Ecco il percorso che si snoda davanti a ciascuna e ciascuno di noi: lasciarci liberare, lasciare che la Parola del Maestro ci indichi la via per abbandonare i luoghi mortiferi che abitiamo, le tombe che ci rinchiudono. Lasciare che la Sua Parola apra le nostre mani e ci aiuti a lasciar cadere le pietre che portiamo per ferirci o per ferire altri. Lasciare che il Maestro ci educhi a "parlare correttamente", a non più urlare, ma a saper comunicare parole di vita, costruendo relazioni sane e vitali con l'altro. Lasciare che il Maestro ci aiuti a riprendere il nostro "nome" e il nostro unico volto affinché davanti all'Altro e all'altro non ci nascondiamo più sotto il nome "Legione" per fuggire l'incontro.
In questo modo sapremo anche noi proclamare "la misericordia" sperimentata sulla nostra pelle come una meraviglia da condividere.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

A come "Alzati".