venerdì 30 aprile 2021

Buongiorno mondo!

Il Padre, dimora degli uomini


Gv 14,1-6

"In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore".


Gesù ha appena fondato la sua comunità (cap 13), le ha dato come statuto il comandamento dell'amore, e ora si appresta a definire la relazione col Padre.

Il maestro ci tiene a sottolineare che i discepoli faranno parte della famiglia del Padre, ossia entreranno a far parte della sua dimora. Con questo Gesù non intende parlare di spazi o di luoghi, ma di una qualità relazionale totalmente nuova. Dio, l'Altissimo, l'Intoccabile, l'Innominabile, Lui stesso si fa dimora per l'umanità: tutte e tutti saremo come il Figlio "eis tòn kòlpon tou patròs, lett. nell'utero del Padre" (Gv 1, 18b), dentro l'intimità del Padre, il generatore della vita. Ciò significa che condivideremo la sua stessa vita fino ad essere come e con Lui generatori di vita. La qualità della nostra vita sarà la stessa di quella del Padre. E l'unica via per raggiungere questa "dimora" è rappresentata dalla vita di Gesù, Signore e Maestro, che diventa una verità che ci prende e si disvela a noi giorno dopo giorno e chiede a noi di essere accolto e "assimilato" dentro le nostre vite.

Per deliziarvi, vi propongo, dopo questo commento (l'ho messo dopo così se non volete potete evitare), la visione del "Paradiso" di uno dei "boss di Medjugorie": a ben guardare Gesù si è sbagliato… e di molto.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.



Intervista di P. Livio (Radio Maria) a una "veggente"…

Vicka: (…) Ma in un attimo la Madonna ha preso me per la mano destra e Jakov per la mano sinistra e il tetto si è aperto per lasciarci passare.

Padre Livio: Si è aperto tutto?

Vicka: No, non si è aperto tutto, ma solo quella parte che era necessaria per farci passare. In pochi istanti siamo arrivati in Paradiso. Mentre salivamo, vedevamo giù in basso le case piccole, più piccole di quando si vedono dall’aereo.

Padre Livio: Ma tu guardavi giù sulla terra, mentre venivate portati in alto?

Vicka: Mentre venivamo portati in alto, guardavamo giù.

Padre Livio: E che cosa vedevate?

Vicka: Tutto molto piccolo, più piccolo di quando si va in aereo. Intanto pensavo: “Chissà quante ore o quanti giorni ci vogliono!”. Invece in un momento siamo arrivati. Ho visto un grande spazio….

Padre Livio: Senti, ho letto in qualche parte, non so se è vero, che c’è un porta, con una persona piuttosto anziana accanto.

Vicka: Sì, sì. C’è una porta di legno.

Padre Livio: Grande o piccola?

Vicka: Grande. Sì, grande.

Padre Livio: E’ importante. Significa che vi entra tanta gente. La porta era aperta o chiusa?

Vicka: Era chiusa, ma la Madonna l’ha aperta e noi vi siamo entrati.

Padre Livio: Ah, come l’ha aperta? Si è aperta da sola?

Vicka: Da sola. Siamo andati verso la porta che si è aperta da sola.

Padre Livio: Mi pare di capire che la Madonna è davvero la porta del cielo!

Vicka: A destra della porta c’era S. Pietro.

Padre Livio: Come hai fatto a sapere che era S. Pietro?

Vicka: Ho capito subito che era lui. Con una chiave, piuttosto piccolo, con la barba, un po’ tarchiato, con i capelli. E’ rimasto uguale.

Padre Livio: Era in piedi o seduto?

Vicka: In piedi, in piedi, vicino alla porta. Appena entrati, siamo andati avanti, camminando, forse tre, quattro metri. Non abbiamo visitato tutto il Paradiso, ma la Madonna ce lo ha spiegato. Abbiamo visto un grande spazio avvolto da una luce che non esiste qui sulla terra. Abbiamo visto le persone che sono né grasse, né magre, ma tutte uguali e hanno vesti di tre colori: il grigio, il giallo e il rosso. Le persone camminano, cantano, pregano. Ci sono anche dei piccoli Angeli che volano. La Madonna ci ha detto: “Guardate quanto sono felici e contente le persone che si trovano qui in Paradiso”. E’ una gioia che non si può descrivere e che qui sulla terra non esiste.




Ok, ragassi, da Hogwarts è tutto, a voi studio!

giovedì 29 aprile 2021

Buongiorno mondo!

Mt 11,25-30

"Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro".


Gesù rivolge questo invito, o appello, a tutte e tutti coloro che percepiscono e avvertono la religione come un peso, a coloro che vivono oppressi da norme e dottrine che impediscono loro di percepire la gioia della salvezza.

A costoro Gesù promette che "offrirà ristoro". Conoscendo lo stile di Gesù siamo certi che il Maestro non offrirà semplicemente qualcosa, non fornirà delle indicazioni, non prescriverà semplici ricette da applicare una volta al mese (magari dietro modico compenso), non si limiterà a dire "prega e vedrai che tutto si aggiusta". Niente di tutto ciò. Secondo il suo solito Lui stesso si proporrà come ristoro, offrendoci la sua esistenza come casa accogliente in cui vivere l'esperienza del sentirsi profondamente amati e resi capaci di diventare noi stessi "ristoratori", dispensatori di quel ristoro che genera e accresce la vita.

Gesù insegna che non basta offrire ristori, occorre diventare persone che ristorano: solo così si coltivano i semi che generano frutti di giustizia e uguaglianza, mattoni primordiali di una società che voglia cominciare a definirsi umana.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 28 aprile 2021

Buongiorno mondo!

Gesù, esegeta del Padre

Gv 12,44-50

"Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato".




Gesù, la sua vita, il suo stile, costituiscono la rivelazione piena di Dio; per questo aderire a Lui è aderire al Padre. Ogni idea, ogni teoria su Dio che non sia compatibile con tutto ciò che si vede in Gesù è falsa.

Dio non è un'idea, non è una teoria, è il Padre, persona, vita e amore che si manifesta nella carne di Gesù, in ogni sua attività a favore dell'uomo.

Stiamo spesso a discutere su Dio, ma non ci rendiamo conto che discutiamo e difendiamo a spada tratta le nostre idee su Dio, saltando a piè pari la vita e lo stile di Gesù. In effetti è più facile pensare, farsi delle idee su Dio piuttosto che accogliere il volto e lo stile di questo Dio che si manifesta nella carne dell'uomo Gesù. È molto più facile produrre teorie su Dio che accogliere la sua manifestazione nella carne dell'uomo Gesù. Soprattutto quando questa carne urta il nostro immaginario divino, lo smaschera, rende manifesti i desideri di potere che lo abitano e che ci rendono oppressori di sorelle e fratelli. Non ci piace molto un Dio che vuol salvare il mondo, specie quando lo salva a modo suo, inconsueto per noi che avremmo già pronta la brace per arrostire chi, a nostro avviso, non fa parte degli eletti.

Abbiamo ancora tanto da imparare. Un po' più di silenzio rispettoso su Dio non guasterebbe: ci aiuterebbe a guardare a Colui che è l'unico e solo autentico interprete del Padre.

Un abbraccio a tutte a tutti. Buona vita.

martedì 27 aprile 2021

Buongiorno mondo!

Gv 10,22-30

"Ve l'ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me".




Le opere che Gesù mette in atto e che realizzano il piano creatore, sono quelle del Padre, il cui amore comunica vita all'uomo.

Gesù non è preoccupato di insegnare dottrine su Dio: egli mostra chi è Dio attraverso le sue stesse azioni. Se mi si passa l'espressione, potremmo dire che Gesù ci mostra chi è e "come funziona" Dio, il Padre.

Nella scena descritta si confrontano con lui i dirigenti del popolo che a parole mostrano di rispettare Dio ma nella condotta sono oppressori dell'uomo. Giovanni mette in guardia la comunità dei credenti perché in essa non avvengano quegli stessi meccanismi che generano una religione oppressiva e non liberante.

Gesù, l'autentico pastore, diventa per noi l'unica porta di accesso al Padre. Una porta che, attraversata, ci impegna a far nostro lo stile di Gesù perché ogni donna e ogni uomo che incontriamo possa avere vita e vita in abbondanza.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 26 aprile 2021

Buongorno mondo!

Ladri, banditi e… un Pastore

Gv 10,1-10

“In quel tempo, disse Gesù: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori.”


Ai ladri e banditi che saltano il muro si oppone il pastore. Costui si distingue perché entra dalla porta e il “portinaio” gli riconosce il diritto di entrare.

Nel ritratto del pastore Gesù dipinge se stesso come l’unico che ha diritto di entrare nel tempio-istituzione e l’unico che venga riconosciuto.-

Il pastore entra per prendersi cura delle pecore, non per sfruttarle. Per questo le pecore ascoltano la sua voce e gli danno retta, come ha fatto il cieco al capitolo nono. La voce di Gesù veicola un messaggio che annuncia liberazione, che tira fuori dalla tenebra/morte.

Egli stesso mostra il cammino e le “pecore” (i discepoli) lo seguono fuori da quel recinto che era il Tempio, luogo di sfruttamento, rappresentato dal bestiame che vi si vendeva. Tra il popolo e il bue la differenza era minima: entrambi potevano essere sacrificati “ad majorem Dei gloriam”.

Ancora oggi troppi ladri e banditi si affacciano dentro la comunità per trarne beneficio, sfruttando quanti in essa vanno cercando Dio e il suo amore.

L’unico nostro modello è il Pastore che offre la sua vita per le proprie pecore. Assumere lo stile di questo Maestro e Pastore ci porta a fare della nostra vita un dono, senza per questo rinunciare a ribaltare i banchi degli spacciatori di divinità che si sono annidati tra noi e che spesso confondono Dio con i propri interessi meschini.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

sabato 24 aprile 2021

Buongiorno mondo!



Carne o spirito?



Gv 6,60-69

“In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?»”.



Arriviamo all’epilogo di questo denso capitolo sesto del Vangelo secondo Giovanni.

Il punto focale della pericope odierna è rappresentato dall’opposizione tra “carne” e “spirito”, cioè tra due concezioni dell’uomo e, di conseguenza, della missione di Gesù.

La condizione indispensabile per essere un autentico discepolo identificandosi con Gesù e il suo stile di vita è la visione dell’uomo come “spirito”, cioè come realizzato dall’azione creatrice di Dio e non meramente come “carne” ossia come uomo senza capacità di amore disinteressato fino al dono totale di sé.

A questa visione corrispondono le due concezioni diverse su Gesù.
Il Messia secondo la “carne” come quel “re” che volevano incoronare e renderlo dominatore di un regno in cui esistano semplici sudditi.
Il Messia secondo lo “spirito” è invece Colui che si rende servitore dell’uomo fino a dare la sua vita per lui, per comunicargli vita piena, ossi la libertà e la capacità di amare come Lui.

L’accettazione di un tale Messia implica l’assimilazione, la “masticazione” del suo modo di vivere che comporta la rinuncia a d ogni ambizione di potere e di dominio e il rifiuto di qualsiasi gloria umana.

Ecco perché “questa parola è dura”! Colpisce il cuore delle nostre ambizioni e ci pone di fronte a un’alternativa ben precisa: o farsi pane o mangiare la vita degli altri.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.




P.S. In ritardo, ma oggi è sabato…

venerdì 23 aprile 2021

Buongiorno

Corpus juris o Corpus Christi?


Gv 6,52-59

"Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda".


Il contesto eucaristico di questo capitolo viene formulato con maggior chiarezza. Giovanni presenta l'Eucaristia con due punti focali: come nuova manna, cioè come alimento che dà forza e vita e veicola il dono dello Spirito; come nuova legge che non assume più le caratteristiche di un corpus esterno cui obbedire, ma come identificazione/assimilazione (ho usato la parola "corpus" per sottolineare una certa ambiguità… Eucaristia/vita… Eucaristia/precetto) con Gesù in una dedizione simile alla sua.

Detto altrimenti: vista dal "lato Gesù", l'Eucaristia, memoriale della sua vita e morte, è dono che comunica la sua stessa vita e il suo amore; vista dal "lato discepolo" è accettazione del dono offerto dal "Signore e Maestro". Da qui, da questa accettazione nasce quell'esperienza di vita che è normativa per la nostra condotta. Accettando il dono, rinnoviamo il nostro impegno con Lui, come Lui e in Lui a favore dell'uomo, di ogni uomo, senza distinzione alcuna, financo si presentasse davanti a noi come nemico e persecutore.

Nella logica eucaristica evangelicamente intesa, i discepoli non si preoccupano di salvaguardare i sacri confini della patria (a spese di altri, come sempre), ma di costruire una patria senza confini, dove ogni uomo è mio fratello e ogni terra è la nostra terra, la casa comune da custodire e nella quale far vivere nella convivialità delle differenze. Se poi per Eucaristia si intendesse altro, questo al momento mi appartiene poco.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 22 aprile 2021

Buongiorno mondo!

Istruiti da Dio

Gv 6,44-51

Sta scritto nei profeti:
"E tutti saranno istruiti da Dio". Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.




Gesù prende un testo profetico (Is 54,13) che era in relazione con Ger 31,33: "porrò la mia legge nel loro petto, la scriverò sul loro cuore" in cui si deduceva che Dio avrebbe inculcato al popolo la fedeltà alla legge. Ma il Maestro ne da un'interpretazione differente: Dio non insegna ad osservare la Legge ma ad aderire a Lui. Da qui la frase seguente: "Chiunque ha ascoltato il Padre…". A differenza del testo ripreso da Isaia, qui Gesù fa una proposta che si rivolge a tutti e non più esclusiva per un solo popolo. Designando "Dio" come "il Padre" egli indica il Creatore della vita e pieno di amore per l'uomo. Chiunque, allora, vede in Dio un alleato dell'uomo si sentirà attratto da Gesù. L'adesione personale a lui genera per noi tutti una nuova qualità di vita che, per la sua pienezza, è definitiva.

Gesù non si preoccupa troppo di ciò che noi chiamiamo "al di là" e sul quale certa predicazione attuale insiste, arrivando a prospettare anche un inferno dipinto con fervida immaginazione. Il Maestro annuncia la possibilità di una vita di una qualità tale che non potrà essere distrutta. E questa qualità nasce dall'adesione a Lui e dall'assunzione del suo stile di vita, incarnato nel nostro oggi. Al contrario di quel che possiamo pensare e che sovente fa parte di prediche e annunci catastrofici, la proposta di Gesù non aliena dal presente, ma entra in esso come lievito che produce un buon pane: Lui con noi, noi con Lui. Resta a noi di scegliere, come sempre.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 21 aprile 2021

Buongiorno

Figli nel Figlio


Gv 6,35-40

"Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno".


Attraverso i segni che realizza Gesù non vuole attirare l'attenzione sul "meraviglioso", sul portentoso, e tanto meno creare una sorta di suspence spirituale. Possiamo tranquillamente deporre nel baule delle cose inutili tutte quelle predicazioni che pare vadano di moda in questi tempo. Predicazioni che fanno riferimento a "segreti" mariani non meglio identificati, magari scritti su sorta di pergamene che solamente qualcuno può leggere: tutte baggianate fatte per spillare soldi a persone che, in buona fede, vengono depredate (e di questo, sì, proprio di questo bisognerà rendere conto a Dio!).

Gesù attira l'attenzione sul "Figlio", ossia su Colui che è Figlio dell'Uomo e Figlio di Dio, Colui che realizza in sé, nella sua persona, nelle sue scelte, nel suo modo di vivere l'uomo completato, il culmine dell'umanità (che, a ben guardare, non coincide troppo con le immagini di superuomini che vanno per la maggiore). Riconoscere in Gesù il Figlio di Dio significa riconoscere all'uomo, a ciascuna e ciascuno, la capacità di essere e di vivere da figlio di Dio, senza esclusione alcuna.

Sogno il momento in cui vi sarà un gran silenzio, in cui i vari pensieri, visioni, testate, fondazioni, movimenti, blog (forse anche il mio, spero), taceranno;

quando anche i tanti, troppi, tuttologi della verità si ritroveranno senza argomenti;

quando anche Radio Maria perderà l'onda perché scoprirà che non vi sono segreti da svelare e lasciti testamentari da mendicare e … non vado oltre ...

Quando Dio finalmente realizzerà insieme a noi il suo progetto e ci mostrerà lo splendore del suo Regno, dove "non ci sarà più né uomo né donna, Giudeo o Greco", destra o sinistra, tradizionalisti e progressisti, di qua o di là, bianchi o neri, dove non avrà più senso alcuno dire "prima noi!", dove ogni "genere" non avrà più bisogno di essere "genere", dove Lui ci riempirà rendendoci noi stessi, ciò che siamo fin da ora senza saperlo, facendoci gustare in pienezza la libertà dell'essere suoi figli.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 20 aprile 2021

Buongiorno mondo!

Il dono del pane, il pane del dono.


Gv 6,30-35

"Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!»".


Il Maestro si era presentato come datore di pane. Ora invece si identifica con il pane stesso, egli stesso si dà come pane. Mangiare questo "pane" significa aderire a Lui, assimilare il suo stile di vita fino a farlo diventare nostro. In questo modo si ottiene quella qualità di vita che porta l'uomo alla sua pienezza.

Gesù non spinge l'uomo nella ricerca della propria perfezione, ma nel dono di se stesso. Se proprio vogliamo parlare di perfezione cristiana questa è rappresentata dal dono di sé, come e con Gesù. Altre perfezioni spirituali restano cosa astratta e propongono mete tanto illusorie quanto più si presentano come mai raggiunte. Certe spiritualità "della perfezione" assomigliano tanto a quei traguardi in salita in cui gli organizzatori spostano continuamente la linea di arrivo: pedali, pedali, ma non arrivi mai! Il dono di sé come via cristiana di piena realizzazione è invece molto concreto: ti fai pane lì dove sei ogni giorno, con e come il Maestro. Ricevere l'Eucaristia è passare continuamente dal dono del pane (accolto) al pane del dono (vissuto).

In fondo, a chi riceve l'Eucaristia vien detto: "Diventa ciò che mangi".

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 19 aprile 2021

Buongiorno mondo!

 Pane, non croissants!



Gv 6,22-29
"In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo".


Gesù ci avvisa: è necessario lavorare, bisogna guadagnarsi l'alimento, non soltanto quello che finisce ma quello che dura senza fine dà vita definitiva. Occorre comprendere che il pane contiene l'amore, e questo è l'alimento che realmente mantiene e sviluppa la vita dell'uomo, ciò che lo rende davvero tale e lo realizza.
Per comprendere il segno che Gesù ha posto, la moltiplicazione/condivisione dei pani, non è sufficiente assistervi passivamente ma è necessario entrare nel significato che contiene. Il pane era un segno che esprimeva l'amore e lo conteneva. Non vi è amore senza dono di sé e non vi è dono di sé senza una reale comunicazione e condivisione dei beni.
Ogni Eucaristia celebrata che non porta a lottare contro ingiustizia ed egoismo non esprime quanto il Maestro ha voluto consegnare. Ogni forma di culto eucaristico che non produce frutti di giustizia non è in linea con la vita e lo stile di Gesù. Volenti o nolenti, questo è. E ogni forma di spiritualità eucaristica che riduce l'Eucaristia a un semplice e puro atto di culto fine a se stesso o "ad majorem Dei gloriam" ma che non educa e non apre vie di umanizzazione, non può provenire dagli insegnamenti e dalla vita di Gesù. E su questo io non me la sento di discutere e tanto meno di avallare e riconoscere quelle spiritualità melense che adorano il Corpo di Gesù "vero uomo e vero dio" ma non osano riconoscerne le sembianze nel fratello o nella sorella di ogni giorno, anche quelli di colore più scuro delle nostre bianchissime e purissime anime!


Un abbraccio a tutte e tutti. Buona vita.


sabato 17 aprile 2021

Buongiorno mondo!

Esodi difficili


Gv 6,16-21

Venuta la sera, i discepoli di Gesù scesero al mare, salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao.
Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!». Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti.



Il testo di ieri raccontava del rifiuto di Gesù di "farsi incoronare". I discepoli stessi faticano a comprendere e preferiscono tornare sui loro passi: tornano indietro, lasciando Gesù solo. Al contrario della folla che aspetterà e andrà in cerca di Gesù il giorno seguente.

La drammatica traversata narrata oggi dice la difficoltà con cui si scontra Gesù: la mentalità, che pervade anche il cuore dei discepoli, di quanti dimorano nella categoria del potere. Preferiscono un Messia-re, un despota benefattore che assicuri loro benessere imponendo il suo regime.

Per Gesù, tuttavia, l'efficacia pastorale, ossia il prendersi cura dell'umanità, non consiste nel potere affidato a uno solo ma nell'amore di tutti. Questo amore rende presente Gesù come Colui che si mette a servizio, come Colui che si fa pane. Chi accoglie Gesù nella "barca" della propria esistenza è chiamato a fare le stesse scelte del Maestro: rifiutare ogni forma di potere e indossare il grembiule del servizio.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 16 aprile 2021

Buongiorno mondo!

Farsi pane

Gv 6,1-15

"Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano".




Giovanni, rispetto ai sinottici, è forse l'evangelista che ha sottolineato con maggior forza il carattere eucaristico di questo segno posto da Gesù.

Nella nostra tradizione abbiamo insistito per così tanto tempo e in grande misura sulla dimensione sacrificale dell'Eucaristia che ci siamo dimenticati di altri aspetti della Cena del Signore, e, a mio avviso, forse più vicini al senso della fractio panis voluta da Gesù.
Forse è il caso di recuperare il senso della celebrazione considerata come segno della comunione e della fraternità che avrà il suo compimento nel Regno. Eucaristia e condivisione sono un binomio inscindibile se non si vuole tradire il mandato espresso da Gesù nel "Fate questo in memoria di me".

Purtroppo, sovente, le nostre preoccupazioni si limitano a verificare se colui che presiede pronunci o meno, in dovuta forma, le prescrizioni del rituale. Ci poniamo il problema se si debba ricevere il corpo di Cristo in bocca o sulla mano.

Nel frattempo, la mano tesa di colui che chiede elemosina resta sempre più vuota.

Quando manca la fraternità anche l'Eucaristia è di troppo. Quando non vi è giustizia, quando non si vive in maniera solidale, quando non si opera per cambiare le cose, quando l'urlo dei sofferenti, dei fragili, degli esclusi resta sempre più muto, la celebrazione dell'Eucaristia perde il suo valore e il suo significato.

Questo è il mio credo. Celebro l'Eucaristia ogni giorno però subito dopo mi siedo alla tavola dei poveri, degli esclusi, dei fragili. Se l'accogliere con gratitudine il corpo del Signore che mi offre se stesso non mi porta a farmi pane significa che non ho compreso molto dell'Eucaristia. Se un Dio che si fa pane mi mette a disagio, allora è meglio che cambi dieta e mi metta a mangiar patate. Mi parrebbe più onesto e sincero nei confronti di quel Dio che dico di glorificare con riti vuoti e stantii.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 15 aprile 2021

Buongiorno mondo!

Vedere la vita


Gv 3,31-36

"Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio rimane su di lui".


La fine del capitolo terzo coincide con la fine della permanenza di Gesù in Giudea, terra dove ha sperimentato il rifiuto. La nota finale che suona come una minaccia: il rifiuto di Gesù, l'ostinazione nel permanere "nelle tenebre di morte" avrà per gli oppositori delle conseguenze disastrose. Quella che pare una minaccia non è altro però che la constatazione amara di quanto succederà: chi rifiuta ostinatamente, opponendo sempre e solo le proprie convinzioni alla novità del Regno, sceglie di restare in quell'ambito di morte contro il quale Dio, Colui che è vita e la comunica, lotta da sempre.

Gesù, il portatore dello Spirito, con il dono di sé crea la zona della vita, intrisa dell'amore di Dio che non resta inerte davanti al rifiuto di coloro che scelgono la tenebra/morte.

Il Creatore, se mi si passa l'espressione, "odia"la morte e fa di tutto perché l'umanità possa entrare nella vita. Ecco perché chi si rifiuta resta sotto il peso della riprovazione divina, che, ripeto, non ha tanto il sapore di una condanna quanto piuttosto di un'amara constatazione delle scelte distruttive di cui l'uomo è capace.

A noi resta il compito di continuare ad aprire, ad allargare questa zona di vita perché l'umanità intera possa davvero "vedere la vita", sperimentarla in pienezza nel condividerla, rifiutando ogni logica di tenebra e di morte. Come e con il Creatore lavoriamo per questo, in ogni istante, in ogni ambito, senza escludere nessuno.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 14 aprile 2021

Buongiorno mondo!

Un Dio folle




Gv 3,16-21

"Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui".




La Passione del Figlio ci rivela la passione del Padre per ogni donna e ogni uomo di ogni tempo, di ogni condizione. La carne di Colui che non "ha apparenza né bellezza" disvela ai nostri occhi la potente e folle bellezza di un Dio che ci ama talmente che non si limita ad offrirci qualcosa, ma ci dona se stesso. E ci ama tanto da spogliarsi di tutto, fino a identificarsi con chi non ha nulla, non conta nulla, non ha potere né peso da far valere agli occhi di chicchessia. E tutto questo perché ci ama follemente, della follia dell'innamorato disposto a far qualsiasi cosa pur di mostrare il proprio amore all'amato o all'amata.

Noi comprendiamo a fatica questo. Un Dio che ci ama gratis, senza nulla chiedere in cambio ma chiedendo solamente di essere accolto nella sua nudità, nella sua fragilità, ci dà fastidio. E allora cerchiamo di velare questa sua pazzia dietro nuvole di incenso odoroso, capace di allontanare un po' il faticoso odore dell'Uomo sulla Croce, quell'Uomo che ancora oggi continua a percorrere i sentieri della nostra storia. Il dono gratuito lo abbiamo trasformato in "sacrificio" dovuto al Dio che sì, ci ama, ma pretende qualcosa in cambio.

Facciamo fatica ad accogliere questo Dio. Già, perché accogliere il suo dono significa sentirsi dire ogni giorno: "Va', e anche tu fa' lo stesso".

Meglio un Dio da addomesticare con solenni liturgie che un Dio che mi chiede di stare nella storia con Lui e come Lui, nudo e folle d'amore per l'umanità. Meglio un Dio che presenta il conto e stabilisce confini netti, piuttosto di un Dio che accetta di giocare anche in perdita, che mette in conto anche l'essere rifiutato ma che davanti al rifiuto continua a mostrare la sua folle pazzia di innamorato.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 13 aprile 2021

Buongiorno mondo!

Innalzati a nuova vita

Gv 3,7-15
"E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna".


Il Figlio innalzato è il luogo/spazio in cui il Padre è presente in Gesù e manifesta così il suo amore. Per troppo tempo siamo stati come Nicodemo: incapaci di uscire dalle nostre ideologie religiose che hanno confinato e dipinto la morte di Gesù esclusivamente nell'ambito del sacrificio di espiazione offerto a un Dio irato da placare. Ci siamo lasciati trascinare in una relazione con Dio basata sul "do ut des", significata dal sacrificio di Gesù e perpetuata nei nostri "sacrifici" e nell'offerta del "Santo Sacrificio" per tenere buono questo Dio pronto a scaraventare all'inferno chiunque non osservi i suoi precetti e le sue leggi. Come Nicodemo, anche noi spesso abbiamo vissuto e imposto il "sappiamo" dei maestri, un "sappiamo" che non concede spazio a dubbi e domande.
Oggi Gesù ribalta queste concezioni e ci invita ad accogliere il dono della sua esistenza come via per ricevere quello Spirito che ci introduce nel Regno.
La Croce di Gesù è al tempo stesso morte ed esaltazione perché essa è la porta che si apre sul Regno.
Dipende da noi, come sempre, scegliere quale sguardo posare su colui che è Innalzato. Da questo sguardo dipende la nostra vita: come e con Gesù, o altro.
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


lunedì 12 aprile 2021

Buongiorno mondo!

Rinascere dall'alto


Gv 3,1-8

Rispose Gesù: "In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio".



Al fine di non appesantire il testo ho deciso di tornare alla vecchia impostazione, senza riportare integralmente il testo evangelico che ognuno può agevolmente trovare da sé.

Leggeremo in questi giorni (fino a giovedì) il capitolo terzo del Vangelo di Giovanni, dove l'autore ci narra l'incontro tra Gesù e Nicodemo.
Fin dalle prime battute Gesù mostra a Nicodemo che la novità del Regno implica ed esige il rinnovamento della persona. Per far parte del Regno, cioè per costruire una relazione nuova con Dio, non è più sufficiente l'osservanza di un precetto, occorre "nascere da acqua e Spirito" o, altrimenti detto "rinascere dall'alto". Con queste parole Gesù indica "quell'alto" su cui Lui sarà innalzato, ossia la Croce. Rinascere dall'alto significa accogliere il dono della vita di Gesù (sangue) che veicola il dono dello Spirito (acqua). Entrare nel Regno significa pertanto aderire a Gesù e al suo stile di vita perché Gesù stesso diventa lo spazio in cui Dio si rende presente e si comunica come forza di vita. Questo concetto sarà poi ripreso e allargato nel capitolo 15, il capitolo della vite e i tralci.

Nascere di nuovo è permanere in quella regalità di Gesù che, "levato in alto", costituisce la comunità dove si rende presente all'interno e si comunica all'esterno l'amore del Padre per ogni uomo, al di là di ogni appartenenza territoriale, religiosa o culturale.

Con Gesù e come Gesù noi oggi siamo quello spazio dove questo Dio si manifesta, o così dovrebbe essere.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

domenica 4 aprile 2021

Pasqua Duemila21

A uno a uno


A uno a uno… già, se li va a ripigliare a uno a uno.

Pietro, quello che "Io con te fino alla fine!", e poi arriva non la polizia locale, non chissà quale potere forte, ma la stridula voce della domestica di casa X, quella che vive sempre, in ogni tempo, in ogni luogo, quella che è la fonte primaria dei "Si dice", dei "Hai sentito? Hai visto quello? Ha saputo di quella?" che vive nei rioni di ogni tempo e di ogni luogo, ebbene, proprio lei urla "Ragassi, c'è anche questo col Nazareno!". E Pietro che deve rifare i conti con tutte le sue paure, le spregiudicate e frettolose certezze, le ambiguità del suo credere… anche lui il Crocifisso Risorto va a cercare, per togliere il sale delle lacrime amare che ancora rigano il suo volto.

Quelli che se ne stanno rintanati, prigionieri di paure che demoliscono le loro immagini di uomini forti e pronti a tutto, salvo poi scappare quando le cose si mettono male e la paura di lasciarci le penne diventa l'unica consigliera ascoltata. Chiusi, con le porte sprangate, attenti ad ogni minimo rumore, chiusi nelle loro angosce e terrori, anche loro va a ripigliare, a uno a uno, sfidando porte/cuori chiusi, paure che nemmeno quella sulla barca in mezzo alla tempesta…

Va a ripigliare anche Cleofa e quell'altro, che stanno tornando sui loro passi, pieni di quella livorosa delusione perché loro, pensate un po', LORO si sentono traditi. Non hanno tradito il Maestro, è Lui che ha tradito loro. Ha acceso il fuoco dentro, si sono lasciati attirare e poi alla fine li ha delusi: era come tutti gli altri ed è morto come, anzi, peggio di un infame. Anche questi va a ripigliare, a uno a uno, con pazienza, con la pazienza di chi ha offerto in dono la vita. E il bello è che li rincorre per dire loro che il suo dono è ancora valido, non è venuto per riprenderselo a causa dei loro tradimenti.

C'è qualcuno che non va a ripigliare? Oh, sì, le sue sorelle, le donne. Sono loro che alla fine manifestano la forza che ha sbriciolato la pietra e aperto la tomba: l'amore è più forte della morte ed esse ci tornano, tornano lì dove tutto sembrava essere finito. Le donne sono le uniche a preoccuparsi ancora di Lui: la paura non le ferma, anzi, sono proprio loro che daranno una lezione di "catechismo" a quelli là. A queste donne il Crocifisso Risorto consegna il messaggio: andate a dire a quelli là che tornino dove tutto è cominciato. Là faremo i conti.

Già, ci viene a ripigliare a uno a uno anche noi oggi e ci dice: ora, in questa luce nuova rileggi il tutto e dai un nuovo senso a quanto hai vissuto e scelto. La luce della Risurrezione ci rimanda ancora una volta alla prima luce che esplose quando il Creatore parlò per la prima volta. Siamo narratori di vita: con il Crocifisso Risorto ora comprendiamo che il senso della nostra esistenza è continuare quella sinfonia di vita iniziata con la creazione e realizzare la nostra somiglianza guardando al Risorto.


Ci ripiglia a uno a uno… e allora, di cuore, Buona Pasqua.