lunedì 28 febbraio 2022

Buongiorno mondo!

Osare la bontà


Mc 10,17-27

"(…) Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo (…)" .


"Nessuno è buono, se non Dio solo". Quanta verità in queste parole del Maestro! È vero: noi non siamo buoni, e quanto stiamo vivendo di questi tempi lo dimostra ampiamente. Vorremmo essere buoni, ma a modo nostro. Buoni con chi è buono con noi, buoni con chi ricompensa ed esalta la nostra bontà. Buoni con chi può restituirci il favore.

Ma con chi non ce la fa, con chi non riesce a rientrare nei "parametri", buoni con chi "spreca" la nostra bontà, beh, questo è un po' più difficile.

Fermiamoci un istante e chiediamoci: e se quel Dio che magnifichiamo come Misericordioso e Compassionevole usasse i nostri criteri? E se, per ipotesi, Gesù davanti alla croce si fosse, solo per un attimo, lasciato sfiorare dal pensiero: "Ma ne vale la pena"? "Vale la pena di giocarmi la vita per questi qui?". Già… come sarebbe andata?

Dio, in Gesù, non rinuncia alla sua bontà. Ha scelto, una volta per sempre (e con Lui è davvero per sempre, non è una promessa elettorale…) di volerci bene al di là delle nostre risposte o dei nostri rifiuti. Ha scelto di volerci bene perché Lui non guarda ai meriti ma ai bisogni, e Lui solo sa se e quanto ciascuno di noi prova il bisogno di sentirsi amato.

L'invito del Maestro è allora quello di incominciare seriamente a giocarci la vita scommettendola sulla via della bontà, perché questa è la strada che Lui ha scelto per indicarci la via di realizzazione della nostra umanità. La ricchezza, il potere che ne deriva, ci sfi-gurano, non ci tra-sfigurano a immagine del Figlio dell'Uomo. Non ci rendono "signori", secondo il vangelo, ma "servi" del denaro di cui crediamo essere padroni e che ci offre l'illusione di essere padroni del mondo. Solo la bellezza della bontà potrà renderci umani. Se non realizziamo la "somiglianza della Bontà" avremo perso tempo, sprecato risorse, svilita l'immagine del Creatore che conta su di noi per "salvare la sua faccia". E questo dovrebbe farci riflettere su quanto il Creatore ha rischiato e osato affidandoci la sua "immagine".

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 25 febbraio 2022

Buongiorno mondo!

Unidentità*


Mc 10,1-12

"(…) Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne (…)".



Queste parole, in cui il Maestro riporta la grande tradizione del racconto della Genesi, spesso sono state ridotte a semplice supporto a difesa di famiglia e matrimonio, a volte anche in maniera sconsiderata e verbalmente violenta. Gli strenui difensori "a prescindere" della famiglia "tradizionale" se ne servono ampiamente per difendere le loro tesi (salvo poi mantenere nell'oscurità una schiera di amanti e concubine che neanche Salomone…).

In effetti il testo è molto più ricco ed è soprattutto un invito a costruire relazioni umane fondate su un'autentica alterità. Nel testo biblico "basar", "carne", indica l'intero essere nella sua caducità, esprime la fragilità e la vulnerabilità dell'umano. Associando a "basar" l'aggettivo "unico", il narratore ci aiuta a comprendere ( ed è questo che Gesù sottolinea) un essere umano cha abita la propria singolare differenza, che assume il proprio limite e la propria mancanza, con la fragilità che questo comporta. In questo modo l'uomo smette di considerare la sua donna come "osso delle sue ossa e la carne della sua carne", permettendole di essere a sua volta "una carne unica", nella sua alterità irriducibile e vulnerabile. Questo crea lo spazio per la nascita di una relazione dove la differenza assunta con il limite apre il luogo per un'altra "carne unica", il figlio.

Il Maestro ci ricorda questo e ci ricorda di fare attenzione a non appropriarci con troppa disinvoltura di una Parola che non è nostra, non è manipolabile, non si piega né sostiene le nostre ideologie. Gesù rimanda sempre al progetto iniziale del Creatore e a questo chiede di collaborare.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


*Unidentità: Unità nella diversità, diversità nell'unità

giovedì 24 febbraio 2022

Buongiorno mondo!

Avere sale



Mc 9,41-50

"(…)Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare"(…).


Il testo di oggi appare articolato e complesso, tuttavia, riposto nel suo contesto, non è di difficile comprensione. Gesù sta insegnando ai suoi e cerca di far comprendere loro che sono inviati per proporre il Suo messaggio e il Suo stile di vita. Saranno accolti perché "sono del Messia" se sapranno riprodurre, nel loro modo di vivere, le caratteristiche di Gesù stesso. Accostarsi agli altri con il medesimo atteggiamento del Maestro fornisce alla gente la possibilità di trovare una via di accesso al Regno, in fondo, a Dio stesso.

Nel caso, invece, in cui il discepolo si pone nella vita delle persone come "scandalo", beh… ricordiamoci che la macina trainata dall'asino è molto più grossa di quella girata a mano… giusto per non lasciare dubbio alcuno!

Per questo motivo il Maestro esemplifica usando tre organi del corpo umano: mano, piede, occhio. La mano rimanda all'attività: ciò che mette in pericolo e sul quale occorre sempre fare discernimento è un atteggiamento opposto a quello di Gesù. Le mani di Gesù benedicono, risanano, rialzano, abbracciano… se la tua mano non fa questo… zac!

Il piede è in relazione col cammino, la sequela del Maestro. Se il tuo piede prende la strada del potere, del trionfo personale costruito sul disprezzo degli altri, della complicità con i poteri che schiacciano l'umanità… zac!

E alla fine, l'occhio, il desiderio e le aspirazioni che rivelano i tuoi valori; l'occhio che dovrebbe avere lo stesso sguardo di Dio sulle cose e sulle persone, l'occhio che guida l'azione e il cammino: se il tuo occhio non segue lo sguardo del Maestro, se non fa tua la Sua "visione", beh… strap!

Per finire: ogni attività (mano), condotta (piede) o aspirazione (occhio) che mira al prestigio, alla superiorità personale che conduce al dominio degli altri e allontana dalla via del servizio e del dono deve essere eliminata, dolorosamente, ma senza indugio. Per questo occorre "avere sale in noi stessi", per continuare a seguire la Via del Maestro, magari monchi o mezzi cecati, ma liberi per il Regno.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

 

mercoledì 23 febbraio 2022

Buongiorno mondo!

Tentazioni settarie


Mc 9,38-40

"In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi»".


"…perché non ci seguiva": seguiva chi? Chi rappresenta quel "ci"? I Dodici? Il Maestro con i suoi? Marco ci ha appena raccontato che non sono stati capaci di liberare un ragazzo da uno "spirito impuro" e adesso rosicano perché vedono altri che riescono dove loro hanno fallito. Loro che fanno parte della cerchia privilegiata, o almeno così pensano, ritengono di essere gli unici depositari di un potere capace di operare guarigioni ed esorcismi. A loro interessa poco il criterio del Maestro, ossia il bene dell'uomo. A loro interessa l'esclusiva di quel potere: chi non è dei nostri non può fare del bene, non può fare bene.

È la tentazione delle nostre comunità, sovente rinchiuse e bastanti a se stesse, giudicanti, in difficoltà a comprendere che il bene è possibile a tutti, che ciascuno può realizzare la propria umanità assomigliando al Padre "che fa piovere sui giusti e sui malvagi". Sembra quasi che Giovanni, a nome degli altri, dica che solamente chi è in possesso di un certo "patentino" sia autorizzato a fare del bene. È sempre la stessa tentazione che "dorme accovacciata davanti all'uscio": il farsi padroni, di Dio e della sua bontà, il volerlo sottomettere ai nostri criteri, il decidere da noi chi è "degno" e chi non lo è.

Il Maestro insegna ad allargare lo sguardo e il cuore, a saper cogliere la pennellata di bene che esce dalle mani di coloro che spesso noi giudichiamo inadatti, incapaci, lontani perché non "ci seguono". È ora di chiedere uno sguardo nuovo sul mondo, uno sguardo che nasce solamente da uomini nuovi, che sanno vedere l'opera sapiente del Creatore anche lì dove meno ci si attende di vederla. E con tanta gratitudine nel cuore.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 22 febbraio 2022

Buongiorno mondo!

Tu, che dici di me?


Mt 16,13-19

"(…) «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (…)".




Considerati i gesti compiuti, le dispute affrontate e gli insegnamenti impartiti, il Maestro vuol sapere che voci circolano sul suo conto, e lo chiede a quelli che gli sono più vicini, almeno fisicamente. Mi stupiscono sempre le voci che i discepoli riportano: Giovanni il Battista, Elia, Geremia,qualcuno dei profeti. Queste persone sono tutte accomunate dal fatto di essere annoverate tra i profeti, ma soprattutto, sono tutte persone che rappresentano il passato. Sembra quasi di vedere degli uomini che parlano a Gesù con i volti rivolti all'indietro: la novità del Maestro fatica a entrare nei cuori. La fatica della gente che si è accostata a Gesù è la fatica stessa dei suoi discepoli, è la nostra fatica quotidiana. Al Dio che fa "nuova ogni cosa", preferiamo il "vecchierello canuto" che non tocca nulla, che lascia le cose come stanno, si accontenta di qualche pia pratica, di un po' di osservanza, ma sì, dai, anche di praticanti non credenti (e soprattutto poco pensanti), salvo poi ogni tanto ridestarsi e farci assaggiare la sua collera.

È l'eterna questione della scelta di vivere secondo religione o secondo fede.

Anche il nostro oggi è particolarmente segnato da questo "guardare indietro", andare ai "bei tempi passati", sospirare quella forte identità che permeava tutto e tutti e dalla quale era pericoloso distaccarsi, pena l'incorrere in quell'iradiddio che ti avrebbe perseguitato per l'eternità. Certo, è più comodo il passato immobile, costruito su certezze granitiche che permettono di distinguere tra chi è "in" e chi è "out", tra chi è accolto e chi è escluso; il passato è fonte di sicurezza.

Gesù, il Maestro, apre la via della novità di Dio e del Regno che invece di addormentare coscienze, inietta una scarica di adrenalina nei cuori e invita a darsi da fare risolutamente per portare a compimento l'opera della creazione. E per questo oggi, Festa della Cattedra di Pietro, ha posto davanti a noi la monumentale figura di papa Francesco, per ricordarci con decisione che non siamo custodi di un museo delle cere, ma discepoli in cammino per annunciare la novità di Dio che in Gesù ci rivela il suo volto e vuol camminare con noi sui sentieri della storia. È il Dio della Tenda, più che del Tempio, il Dio che vivifica piuttosto che mortificare, il Dio che si offre e non pretende offerta alcuna.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 21 febbraio 2022

Buongiorno mondo!

Religione? No, grazie.


Mc 9,14-29

"Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono" (…).



E fu così che gli amici del Maestro attaccarono un'altra figurina all'album delle figurine di mer…enda! Che avete da ridere? Marco sta narrando di noi, sta dicendo a tutti: guardate, pensavano di aver capito, pensavano di aver appreso l'arte, e guardate che razza di figuraccia!

Ogni volta che rinchiudiamo il messaggio del Maestro negli angusti spazi della religione (che alla vista degli stolti sembrano immense distese) con i suoi riti propiziatori, le sue alchimie, i suoi "magic moments"; ogni volta che ci lasciamo incantare dalle sirene della religione abbandonando la rotta della fede sperimenteremo l'insofferenza del Maestro: "O generazione senza fede! Fino a quando dovrò sopportarvi?".

Gesù è appena sceso dal monte della Trasfigurazione (come Mosé scese dal monte con le tavole della legge) e subito si rende conto della perversione del popolo guidato dai suoi: velocemente sono passati dalla Via (impervia) della fede al baraccone (spazioso e comodo) della religione. Quando ci appropriamo del suo messaggio per farne qualcosa a nostro uso, consumo e piacimento; quando, invece di assomigliare al Padre, deturpiamo il suo volto rendendolo un idolo pronto a piegarsi ai nostri desideri per far risplendere la nostra immagine e mettere in luce la nostra "onnipotenza"; quando all'annuncio del Mistero opponiamo convegni pastorali, piani di riordino ecclesiale per essere più efficaci, sessioni di preghiera e adorazioni "riparatrici" (che paradossalmente fanno più danni che bene: come si può pregare "contro qualcuno"? ); quando l'essere con Lui diventa l'essere e il fare contro altri, ecco i risultati: "Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo ma non ci sono riusciti".

La fede, a differenza della religione, non si può possedere e piegare a proprio uso e consumo. Dalla fede, semmai, si è posseduti ed essa guida il nostro cammino di "assomiglianza" al Padre. Ecco allora l'autentica preghiera, che vince il male e ci rende capaci di ridare vita: mettere i nostri occhi in quelli del Padre, sintonizzare il battito del nostro cuore sul suo, come ha fatto il Maestro, per riuscire a vincere tutte quelle forme e manifestazioni di male che si oppongono al progetto di vita del Padre. In altre parole: diventare misericordiosi come il Padre. Senza questo, continueremo a fare danni (e i frutti sono sotto gli occhi di tutti, eccetto di quelli che si ostinano a non voler vedere e perseverano nel confondere religione e fede).

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 18 febbraio 2022

Buongiorno mondo!

Non croci, ma Croce.


Mc 8,34-9,1

"In quel tempo, convocata la folla insieme ai suoi discepoli, Gesù disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua (…)".


Ogni qualvolta un dolore improvviso, una malattia, un evento drammatico entrano nella nostra esistenza e ci lasciano senza parola allora appare sempre qualcuno all'orizzonte che intona il peana: "Coraggio, è la tua croce; il Signore ti chiede di portarla, non rifiutarti…" e via discorrendo.

Non accetto più questa visione delle cose perché non credo in un Dio che "usi" il mio dolore e la mia sofferenza per farmi guadagnare chissà che. Non credo in un Dio che si diverte a "darmi delle croci" da portare: credo in un Dio che si fa crocifiggere per farmi dono della sua esistenza.

Quando Gesù parla di croce, parla anzitutto delle nostre resistenza, delle nostre rigidità a camminare dietro a Lui; parla del disprezzo che incontrano coloro che osano la via del Vangelo, così come Lui l'ha sperimentato.

Il dolore, la malattia, la morte, sono compagni fedeli della vita quotidiana. Non vi è un Dio che si diletta a mandarci addosso qualcosa per attirare la nostra attenzione su di sé e far volgere verso di Lui il nostro sguardo angosciato e il nostro grido di dolore: Gesù non crede e non annuncia un Dio così.

Ma, vivendo con i suoi discepoli, conosce bene il cuore dell'uomo. Lui sa quanta fatica facciamo e in quanti modi possiamo annacquare il vino del Vangelo quando le critiche ci piovono addosso e persino gli amici cominciano a prendere il largo perché ci ritengono "fuori di sé". C'è passato Gesù, ci passeranno i suoi.

La croce è l'impegno e la fatica quotidiana di vivere con gioia il Felice Annuncio e farcene, malgrado tutto, portatori. E non siamo soli! Gesù chiede di portare la croce dietro a Lui: egli porta la parte più pesante, noi camminiamo dietro di Lui col resto. Qui sta tutta la nostra dignità umana, talmente umana da essere divina.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

 

giovedì 17 febbraio 2022

Buongiorno mondo!

Dio è Gesù



Mc 8,27-33

"«Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini»".


"Tu non pensi secondo Dio…", già, ma cosa pensa Dio? Immagino che tanti fra noi avranno già la risposta tra le mani: è scritto qui, è scritto là, l'ha detto questo, l'ha detto quello, il catechismo dice così, il tal dei tali, che ha avuto una visione o una locuzione interiore, ha detto che Dio vuole così, Maria apparsa qui dice che, quella giornalista è sicura che Dio è fatto così e dice cosà ...

Io, onestamente, non lo so cosa pensa Dio, o chi si voglia intendere con questo nome. Ho provato (e chi non lo ha fatto almeno una volta in vita?) a pensarmi Dio, ma mi sono ritrovato in fretta da solo, o circondato da automi obbedienti ai miei comandi (siamo davvero fatti per questo?). Ho provato a pensarmi Dio, ma immaginare il pensiero di Dio è tutt'altra cosa. Cosa pensa Dio?

L'unica risposta a questa domanda l'ho trovata nella carne e nella persona di Gesù di Nazareth: è l'espressione più bella, più trasparente, più chiara del pensiero di Dio. Siamo stati secoli, e ancora oggi, non soddisfatti, lo facciamo, ad arrovellarci per dire chi è Dio, cosa pensa, cosa fa, come si manifesta, e ci siamo scordati di guardare l'unico vero e semplice interprete del suo pensiero: Gesù. Ci siamo scannati, e anche oggi lo facciamo a colpi di "Dio vuole questo e la dottrina su questo è chiara", per impossessarci della "vera" immagine di Dio, quella che schiaccia tutti gli altri (non le altre immagini di Dio, troppo comodo, quella che schiaccia proprio tutti i portatori e le portatrici di un'immagine di Dio che non collima con la nostra), e abbiamo dimenticato l'ABC, e cioè il fatto che in e con Gesù non è più importante difendere il fatto che Gesù è Dio, ma comprendere e testimoniare che Dio è Gesù. Certo, una tale prospettiva non è molto allettante: un Dio come Gesù chi lo vorrebbe? Uno che non si schifa della fragilità dell'umanità, uno che parte dal basso, dagli "scarti", dagli invisibili, da chi non ha voce nella storia e continua a gridare inascoltato la sua sofferenza, uno che frequenta quelli e quelle che noi mettiamo volentieri sotto "il tappeto" delle nostre città, come la polvere, uno che dice beati quelli che noi scartiamo come imbecilli e idioti.

Ecco, allora la risposta. Vuoi sapere cosa e come pensa Dio? Mettiti dietro Gesù e imparerai a dare una risposta corretta, divinamente corretta, alla domanda. Solo così diventerai tu stesso risposta alla domanda, con lo stile di vita mutuato dal Maestro.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 16 febbraio 2022

Buongiorno mondo!

Una vista "altra"


Mc 8,22-26

" (…) Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano».
Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito (…)".



Insieme a questo testo di Marco andate anche a rileggere l'apologo in Gdc 9,8-15, dove Iotam, unico scampato a un fratricidio, mette in guardia contro il fratello Abimelech, autore della strage.

Ecco, la prima parte della guarigione conduce il "cieco", che simboleggia i discepoli, noi oggi, a prendere coscienza del suo sguardo "malato". La prima tappa di guarigione è vedere che noi la pensiamo come Abimelec, che voleva diventare re come il rovo. Per noi il modello di uomo è quello potente, che domina gli altri, che fa fuori gli altri. È questa la cecità che ci rende ciechi e incapaci di amare. Il nostro modello è l’uomo egoista: il rovo che, nella sua falsa umiltà, alla fine soffoca tutto e tutti. Credo sia importante questa prima tappa perché ci fa vedere come noi vediamo gli altri. Non li vediamo come persone amate che possono amarmi, ma li vediamo come ostacoli. Gli alberi sono un ostacolo per il cieco, per di più si muovono per cui mi possono venire addosso. È questa la nostra cecità: l’uomo che vuole essere re, vuole prevalere, vuol dominare sugli altri. Questo falsa tutti i nostri rapporti e ci rende il cuore duro perché anche l’altro vuol dominarmi. Allora ci chiudiamo l’un l’altro e siamo alberi che camminano per sbatterci gli uni contro gli altri.

"Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi…": se metto una mano sugli occhi non vedo niente, invece quest'uomo vede attraverso. Provate a pensarci. Parlava di alberi, di uomini. Il Figlio dell’uomo è sull’albero della croce, e le sue mani sono bucate: è attraverso quei fori che acquisto una capacità nuova di vedere: "vedo distintamente". Credo siamo in grado tutti di continuare la riflessione che io ho iniziato. Don Roberto Trussardi, mio Direttore in Caritas, dice che la peggior forma di povertà oggi è la povertà relazionale, quella povertà che crea e sostiene relazioni non fraterne. Ecco in cosa dobbiamo essere guariti. Occorre un vedere "altro"; abbiamo bisogno di un "guardare attraverso le mani del Crocifisso" l'altro, il mondo, Dio stesso. Solo così saremo davvero guariti e capaci di "vedere distintamente".

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 15 febbraio 2022

Buongiorno mondo!

Duri di comprendonio


Mc 8,14-21

"In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane.
Allora Gesù li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane (…)".



Noi non riconosciamo Dio nel pane, cioè nella vita concreta che si traduce in amore, e il motivo per cui questo accade è che il nostro cuore è indurito dal fatto che in noi abita il lievito dei farisei. Il fariseo è la persona religiosa che cerca sempre dei segni da Dio perché non crede all’amore: ha un'immagine distorta di Dio e per questo ignora il fatto che Lui ama gratuitamente e continua a cercare di meritare questo amore. Accanto vi è anche il lievito di Erode, espressione del potere politico. I due sono molto connessi, perché nessuna dittatura si sostiene senza una religione, anche atea: ogni potere si fonda sempre su un’ideologia forte. L’immagine che hai di Dio, poi, è quella che realizzi nella società, per questo la falsa immagine di Dio religiosa, tradotta nel politico, produce la falsa immagine dell’uomo.

La prima volta avevano cinque pani, la seconda volta sette assieme ai pesci, questa volta solo uno: probabilmente era una tentazione, la speranza che Gesù compisse un altro miracolo: vogliamo vedere se ci dà ancora pane. L’unico pane è chiaramente l’allusione a Cristo, a Dio, e ce l’hanno con sé. Ma loro non sono con lui: lui è con noi, ma noi non siamo con lui, non comprendiamo, non vediamo, non viviamo di questo pane sempre insidiato dal lievito dei farisei e di Erode, che hanno già deciso di ucciderlo (Mc 3), sempre insidiato da una religiosità perversa che non riconosce l’amore, ma si fonda sulla legge, e da un potere politico alleato di tale religiosità.

"Non capite ancora?". 
Già, fatichiamo a comprendere, abbiamo il cuore "calcificato".

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 14 febbraio 2022

Buongiorno mondo!

Annunciare il Regno


Lc 10,1-9

" Il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi" (…).


È un chiaro segnale che le cose stanno cambiando. I settantadue sono il segno che il Regno si apre ad ogni uomo e ad ogni donna senza distinzioni (72 erano le nazioni citate nel Genesi che indicavano la popolazione dell'intero orbe terracqueo, secondo le credenze dell'epoca). È finito il tempo in cui un unico popolo sta nelle grazie di un Dio che chiede di sterminare il pagano. Inizia il tempo del Regno, dove Dio non è più padrone ma Padre; dove questo Padre non chiede di obbedire a una serie di precetti, ma di accogliere un amore che è regalato non per merito ma per i nostri bisogni, dove la nostra miseria è la misura della sua misericordia, dove accogliendo questo amore ci viene chiesto di assomigliare a Lui che "fa piovere sugli ingiusti e sui giusti". È un Regno che non conosce esclusioni di sorta, un Regno dove l'essere figli è verificato dal vivere in fraternità, dove la presenza di Dio ormai passa dall'umanità di Gesù che chiede a noi di fare altrettanto. Non siamo chiusi in sacrestia, non stiamo ben seduti in chiesa, non restiamo impantanati nei nostri begli uffici curiali come quasi fossimo "addetti allo sportello del buon Dio", o peggio ancora, addetti alla "cassa del tempio"!. Siamo mandati fuori, nel mondo, a dire e ridire la novità del Regno che cresce in mezzo a noi.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 10 febbraio 2022

Buongiorno mondo!

Un Dio che esce da sé

Mc 7,24-30

"Partito di là, andò nella regione di Tiro e di Sidone. Ed entrato in una casa, voleva che nessuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto. Subito una donna che aveva la sua figlioletta posseduta da uno spirito immondo, appena lo seppe, andò e si gettò ai suoi piedi. Ora, quella donna che lo pregava di scacciare il demonio dalla figlia era greca, di origine siro-fenicia" (…).



Forse Gesù cercava un po' di riposo, o forse voleva semplicemente starsene da solo con i suoi, o forse ancora era stufo degli atteggiamenti di chiusura sperimentati nella sua terra... ma quando una persona profuma di vita e di libertà è difficile per lei restare nascosta: la fragranza della compassione e della misericordia si allargano. Ancora una volta il Maestro riesce a sorprenderci, a scombinare i nostri piani, le nostre visioni. Noi spesso ci limitiamo al piccolo orticello di casa nostra, le nostre belle chiese... gli "aficionados" dei sacramenti (che poi in Chiesa manco ci salutiamo, beninteso, per rispetto alla presenza del Signore, silenzio, please...), i riti, gli incontri... e "Tiro e Sidone" dove sono? E gli uomini e le donne che anelano al profumo della vita? E tutte e tutti coloro che sono piegati, feriti dalla vita, resi fragili dalla tanta, troppa, disumanità che caratterizza il nostro mondo? Non sarebbe ora di cominciare ad abbandonare la "terra promessa", calda e rassicurante, di una religione che non implica coinvolgimenti giudicati "troppo terreni" per trovare quelle "Tiro e Sidone" che spesso scansiamo ed evitiamo con cura? Non sarebbe ora di cominciare a mettere il naso fuori dalle nostre belle sacrestie, o come direbbe papa Francesco, cominciare a frequentare le periferie per spandere un po' di profumo di vita, di giustizia, di condivisione, di semplice prossimità umana? Gesù stesso ha dovuto cambiare, ri-orientare il proprio giudizio su quella donna e cambiare atteggiamento. Gesù stesso ha dovuto uscire dal suo isolamento perché solo così poteva aprire spazi alla presenza del Dio che si rivela in lui Padre e Madre.

Coraggio, non lasciamoci rinchiudere: il Maestro è con noi e ci conduce fuori da quell'ovile rassicurante e, spesso alienante, della religione per portarci nei pascoli verdi della vita, della fede, della libertà che si fa dono di sé. Ricordiamoci: chi sta fuori, obbliga ad uscire!

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 8 febbraio 2022

Buongiorno mondo!

Assomiglianti più che osservanti


Mc 7,1-13

"(…) Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini (…)".


Davanti a testi come questo non dobbiamo cadere nella tentazione di giudicare con i nostri criteri le tensioni presenti dentro le comunità dei discepoli di allora che testimoniano da una parte l'enorme novità del messaggio evangelico e dall'altra la devastante sofferenza del conflitto con chi fino al giorno prima era compagno di scranno in sinagoga. Non dobbiamo nemmeno giudicare scribi e farisei con criteri improntati al disprezzo e al rifiuto. Ricordiamo che è grazie al loro minuzioso studio e al loro amore per la Torah che gli insegnamenti dei maestri ebraici e l'ebraismo stesso è arrivato fino ai giorni nostri.

Tuttavia, nel testo proposto oggi il Maestro vive nella sua carne la tensione che ha spesso caratterizzato, nella storia d'Israele, il rapporto tra istituzioni e profetismo. E come i profeti, anche il Maestro riporta ogni cosa al cuore dell'Alleanza: il patto con l'Altissimo passa e si verifica (si fa vero) nell'incontro con l'altro. L'altro diventa il banco di prova dell'autenticità della relazione con l'Altro. Qui, credo, si esplicita il delicato passaggio dalla religione alla fede. In questo caso, la "tradizione degli uomini" può limitarsi ed essere espressione di una religione ma non necessariamente trasparenza di una fede. Fede che, ripeto quanto ho già detto, non è adesione razionale a dei contenuti codificati, ma accettazione e assunzione dello stile di vita proposto dal Maestro. Fede è quando affermo: "Credo a Te, alla tua persona, a quanto vivi e a quanto mi proponi di vivere con te; per questo mi fido di te e accetto di giocarmi la vita per questo, con te e per te". Se perdiamo di vista questo allora rischiamo certamente di trasformare il "comandamento di Dio" in "tradizione degli uomini". E così facendo non siamo più noi a essere a sua immagine e a diventare sua somiglianza: è Lui che deve assomigliare a noi assumendo le nostre tradizioni. Il credente non è colui che osserva un precetto, ma colui che assomiglia al Padre nel suo modo di essere.

Come sempre a ciascuno scegliere in quale orma porre il proprio passo.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 4 febbraio 2022

Buongiorno mondo!

Banchetti indigesti


Mc 6,14-29

"In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elìa». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!» (…)".


Ho riportato solamente l'incipit del testo perché è noto e troppo lungo per poter essere ripreso qui nella sua interezza.

Marco in questo testo ci mostra la sua maestria e la sua bravura dipingendo davanti a noi, quasi in presa diretta, una scena che alla fine dovrebbe generare il voltastomaco: una testa su un vassoio. Strano banchetto eh? Si dovrebbe mangiare, ma qui vi è spazio solamente per una danza, nessuno mangia e l'unica portata è una testa su un vassoio. Il banchetto è segno di gioia e canto di vita: qui si respira solamente un tetro clima di morte.

La bravura di Marco porta i suoi lettori, noi oggi, dentro quella sala dove ci aiuta a scoprire un re, Erode, che "udì", ma anche "ascolta volentieri" e alla fine interpreta. Erode rappresenta il nostro rapporto ambiguo con la Parola: ascoltiamo volentieri ma quando questa mette in luce il nostro stile di vita, le nostre scelte di collusione con il potere che uccide, allora restiamo "perplessi" (etimol. confusi, incapaci di soluzione). Erode è colui che crede di avere il potere, ma di fatto questo è ben saldo in mani altrui, quelle di Erodiade, che gioca nell'ombra utilizzando la piacevole vista della figlia che si rivela essere una persona che nemmeno conosce quel che desidera nella vita (dipende dalla madre per sapere cosa chiedere). Erodiade è la vera regista di questa tragedia: è lei che muove i fili nell'ombra, è lei che al posto di far spegnere le candeline al festeggiato fa spegnere la vita del Battista. Erodiade è il volto del potere che usa la bellezza e sfrutta la ricchezza per raggiungere i suoi scopi. Avere, potere, apparire: ecco la triade mortale che spegne la vita del Battista.

Marco ci ha condotto dentro il banchetto e lì, davanti a quella testa sul vassoio, ci chiede di pensare e discernere. Il voltastomaco non dovrebbe venire da quella testa, ma da uno stile di vita che ha fatto dell'avere, del potere e dell'apparire i propri idoli.

Ecco: sappiamo cosa significa partecipare, anche in buona fede, a certi "banchetti" che ogni giorno vengono imbanditi davanti a noi.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 3 febbraio 2022

Buongiorno mondo!

Aritmetica evangelica.


Mc 6,7-13

"In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri (…)".


Pochi capitoli prima Marco ci ha mostrato Gesù che "rimprovera" i suoi perché "paurosi". Qui ora li invia: li manda a suo nome, fidandosi di questi uomini che stanno vivendo tutte le loro benedette fatiche nello stare dietro questo strano e scomodo, ma affascinante, Maestro.
E che sia strano ce lo dice il fatto che li manda in coppia. Ma come, Maestro! Perché questo spreco inutile? Non potevi mandarli uno a uno? In questo modo avresti allargato il raggio d'azione, avresti raggiunti più posti, incontrato più persone, occupato più posizioni!

Già, quanto siamo lontani ancora dallo stile del Maestro! Noi siamo tutti presi dal criterio dell'efficienza e della perfetta organizzazione. Se gli altri stanno levando la loro voce, noi dobbiamo martellare con le nostre campane, dobbiamo occupare tutti gli spazi possibili sulla scacchiera del mondo e della vita.

Gesù nel mandarli "due a due" mette in chiaro una cosa che a noi scappa spesso: sono in due, ma inviati da un terzo. E proprio questo terzo deve emergere dallo stile che i due vivranno e proporranno perché non portano "merce propria", ma la Parola di un Altro. Gesù non è come certi "guru" che vanno in giro da soli e hanno bisogno di grulli per poter campare, grulli che amano dipendere da altri. Gesù invia a due a due proprio perché non deve vendere nulla, non deve dominare nessuno, non deve plagiare nessuno: solo farsi Presenza che apre alla vita, risana e libera, offre la via della fraternità ( e di questo i due sono essenzialmente testimoni) per annunciare quel Regno che è espressione dell'umanità pienamente realizzata.

È il paradosso evangelico: uno più uno uguale a tre!

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 2 febbraio 2022

Buongiorno mondo!

Accogliere il Dio che “compie”


Lc 2,22-40

“Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore (…)”.



Noi siamo soliti dire che “il giorno finisce”, “il tempo è finito”. Qui invece Luca ci dice che i giorni “sono compiuti”. Che differenza fa tra “compimento” e "fine"?

Il tempo passato, il tempo finito, il tempo trascorso è differente dal “tempo compiuto”. Là c’è una fine, qui c’è un fine. Un tempio “compiuto” è un tempo che si riempie. Il tempo è vita. La vita non è che passa, si riempie, è un compimento, vuol dire che ha un fine. E andare verso il fine è diverso che scomparire, vuol dire avere raggiunto l’obiettivo, quindi aver realizzato. Dio “compie” il suo tempo, il tempo della creazione svelandoci nel Figlio quella somiglianza unica, irripetibile cui tutte e tutti siamo chiamati.

E lo fa modo suo, in tono minore.

È il difetto di Dio questo tono minore. Beato è colui che ha gli occhi per vederlo. E il segno del Signore è sempre questo tono minore che non fa scalpore, non alza la voce sulle piazze, non rompe la canna fessa, non spegne il lucignolo fumigante, viene sempre come ultimo di tutti, il più piccolo di tutti per essere accolto. Perché Dio è amore e l’amore si fa piccolo per essere accolto. E proprio in questa piccolezza compie il giudizio, distrugge il tempio, distrugge la falsa immagine di Dio che abbiamo con tutta l’ingiustizia che ci prospera in questa falsa immagine, sia clericale, sia politica. Quindi veramente questa prima visita di Gesù al tempio è la realizzazione di questa grande profezia dell’antico profeta: Dio che viene a compiere giustizia sulla terra.

Servono braccia spalancate pronte ad accogliere questo piccolo “Figlio dell’Uomo”.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.