martedì 31 ottobre 2023

Buongiorno mondo!

 Cedri e senape…


Lc 13,18-21


In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».

E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».



Gesù ci comunica che è finito il tempo dei maestosi cedri del Libano che svettano imponenti e dominano su tutti gli altri alberi. Occorre riprendere  la coscienza che siamo una realtà più modesta, un arbusto dell'orto, che non si impone per la sua possente grandezza, ma a tutti comunque offre riparo e conforto. Non più dunque un albero che domina, ma un arbusto che accoglie e presso il quale tutte e tutti possono trovare riparo. Siamo stati troppo abituati a essere considerati "cedri" e in questo ci siamo beati, convinti di avere in mano il mondo. Ma occorre rendersi ben conto che la cristianità-cedro non esiste più: inutile insistere con le crociate attuali, con il cercare di rosicchiare ogni giorno un pezzettino di spazio in più. Ripeto: il Vangelo si propone e non si impone, per l'appunto, come un piccolo alberello di senape che se sta con gli altri ortaggi e a tutti offre la sua frescura riposante.. A buon intenditor... 

A tutte e a tutti un abbraccio. Buona vita.

lunedì 30 ottobre 2023

Buongiorno mondo!

Mani che curano e trasmettono vita



Lc 13,10-17


In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta.

Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.



Quella donna rappresenta proprio l'immagine della donna al tempo di Gesù: immobile e curva, agli ordini del marito (o in ogni caso del maschio), senza possibilità di parola: una realtà che non fa testo, che non esiste se non per assecondare desideri e colmare bisogni altrui. Un animale da lavoro chiamata anche a dare gloria a Dio sfornando figli (maschi possibilmente, perché le femmine erano un debito e una seccatura, da abbandonare spesso esposte al bordo della strada). 

Il Maestro compie un bellissimo gesto: le impone le mani. Ma non sono le mani rapaci di chi fa della donna l'oggetto dei propri bisogni e desideri; non sono le mani chiuse a pugno proprie di chi conosce solo il linguaggio della violenza; non sono le mani mollicce di chi seduce e abbandona; non sono le mani che obbligano a stare curvi, piegati, che rubano dignità. 

Quelle di Gesù sono mani che fanno rialzare la testa, che ridonano dignità, che comunicano il calore della vita e il sapore dell'amore che libera. 

Sono mani forti che difendono e proteggono, che si prendono cura della fragilità. 

Sono mani che benedicono, cioè dicono-bene, comunicano bontà, tenerezza. 

Sono mani che si chinano non per schiacciare, ma per rialzare. 

Ecco cosa chiede il Maestro ai suoi, alla sua comunità: essere mani che comunicano vita, che aprono le vie della dignità, che sanno prendersi cura, che "raddrizzano" le distorsioni che spesso trovano nella religione la loro ragione di essere. Mani che accolgono e comunicano la silenziosa presenza di un Padre che vuole tutte le sue figlie e i suoi figli felici perché amati, amanti perché felici. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 27 ottobre 2023

Buongiorno mondo!

Aperti al Regno


Lc 12,54-59


In quel tempo, Gesù diceva alle folle:

«Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?

Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo».



È una richiesta perentoria di discernimento e di scelta. Con Lui non si può restare alla finestra, non si può dire: "Si...ma", non si restare con il piede in due scarpe. In altre parole, questo per il Maestro è tempo di scelte, di prendere posizione, di non nascondersi dietro quel "si è sempre fatto così", dietro quella falsa obbedienza che riverisce ma non rispetta e non aiuta a crescere, dietro il paravento di una religione che assurge a pia pratica senza nulla toccare dei miei "buoi, campi o affari" che siano. 

È tempo di capire che il Regno sta crescendo e che niente lo può arrestare: non sarà eccelso come un "cedro del Libano", sarà solo un "arbusto di senape", ma cresce, si espande, tocca i cuori e trasforma vite. 

È il tempo in cui non ci si chiede più come è fatto Dio, cosa fa, che volto ha, perché "chi ha visto me, ha visto il Padre". Non è quindi più il tempo del Gesù come Dio, ma del Dio come Gesù. 

È il tempo della novità coraggiosa, della fraternità che nasce dall'accogliere un Dio che mi offre se stesso e mi chiede di entrare in una relazione nuova con Lui talmente forte da poter cambiare la mia relazione con gli altri. 

È il tempo dell'amore gratuito, del perdono offerto perché ricevuto, del servizio che sostituisce il potere, della condivisione generosa che prende il posto del possesso sfrenato, della giustizia che nasce dalla misericordia. 

È il tempo del Regno. Qui stanno le vere "sentinelle": coloro che scrutano i segni dei tempi e indicano la direzione del Regno con fiducia e coraggio, e non corrono a chiudere porte, a innalzare bastioni, ma invitano ad entrare senza paura alla festa del Regno. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 26 ottobre 2023

Buongiorno mondo!

Un Gesù sconcertante



Lc 12,49-53



A tutte e tutti coloro che pensano al Gesù biondo, con occhi azzurri, bello, slanciato, capace di affascinare con la sua parola ma senza cambiare nulla, il dolce Gesù di Renan per intenderci; a tutte e tutti coloro che vedono un Gesù che non cerca conflitti, che parla dolce e sommesso, che non fa mai del male a nessuno, che passa nella storia lasciando uno stomachevole profumo di falsa pace e falsa giustizia; a tutte e tutti coloro che considerano Gesù e il suo stile di vita/messaggio come qualcosa di alienante, fatto per addormentare le coscienze, incapace di chiamare a libertà; a tutte e tutti coloro che hanno ridotto il messaggio del Maestro omogeneizzandolo in un'accozzaglia di semplici suggerimenti spirituali e di ordinati regolamenti morali volti a far crescere una perfezione spirituale fondata sul merito; a tutte e tutti coloro che hanno annacquato il buon vino del Vangelo, preferendo l'acqua marcia delle proprie cisterne rinsecchite; a tutte e tutti coloro che hanno fatto del potere di insegnare un bastione per tenere fuori chi non si allinea; a tutte e tutti coloro che hanno fatto dell'amore del Padre non un'amore che abbraccia per liberare, ma una stretta mortale che soffoca e non comunica vita, a tutte e tutti costoro e a tanti altri, oggi il Maestro parla così: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera». 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 25 ottobre 2023

Buongiorno mondo!

Cercatori della Presenza



Lc 12,39-48


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo» (…).



Anche oggi il Maestro ci invita a tenere gli occhi bene aperti e soprattutto a non lasciarci ingannare. 

Non sono parole usate dal Maestro per creare un clima di terrorismo psicologico, o per orientare l'esistenza verso l'alienante attesa di un "aldilà" che fa di tutto per guastarmi "l'aldiquà", che diventa la famosa "valle di lacrime" dove sguazzano i predicatori del "soffri che Dio è contento, accetta tutto e domani sarai premiato". Mi vengono in mente i tre "amici" di Giobbe: a volte le persone pie, sostenute da un certo pensiero teologico, sono come le sanguisughe: più ti si attaccano, più ti svuotano facendoti credere il contrario. 

L'invito del Maestro è di stare pronti a non lasciare cadere nessuna delle occasioni in cui si manifesta la sua presenza. Occasioni che spesso e volentieri vanno al di là dei nostri criteri, dei "paletti" che ci fanno dire "qui Dio c'è, là no!". 

È un'apertura totale, continua, senza tempo, come quella del Padre che ogni giorno scrutava la strada in attesa del ritorno del figlio, fino al giorno in cui la sua continua attesa fu riempita e "lo vide da lontano... e corse ad abbracciarlo". 

È lo scrutare giorno dopo giorno con occhi attenti la storia, le persone, gli eventi, gli incontri per potervi scorgere quella presenza che comunica vita e invita e invia a fare altrettanto. 

È camminare con Colui che "ha posto la sua tenda in mezzo a noi" per potersi muovere più liberamente, senza l'ingombro di un tempio che diventa casa chiusa, barriera che separa, muro che impedisce l'accesso a chi non possiede i requisiti "di sana e santa religione". 

È il Dio-con-noi, che cammina in mezzo a noi, che ci invita sempre ad andare oltre. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 24 ottobre 2023

Buongiorno mondo!

Beati perché pronti


Lc 12,35-38


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.

Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.

E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».



Noi cristiani non siamo gente seduta, "da salotto"; non siamo pantofolai che amano la tranquillità, che non rompono le scatole, che se ne stanno tranquilli, evitando di creare problemi. Siamo gente in cammino, sempre pronti ad accorrere là dove si alza il lamento dell'uomo ferito, sempre pronti a far luce là dove le tenebre tengono i fratelli e le sorelle prigionieri dell'ignoranza, della supponenza, del bigottismo di una religione che non apre i cuori ma che suscita solo paure e timori. 

Siamo uomini e donne che si lasciano trasportare dal soffio dello Spirito, per ridare ossigeno a chi boccheggia perché escluso e rifiutato. 

Siamo uomini e donne che non hanno "nidi o tane" in cui rinchiudersi per lasciare fuori l'altro, ma uomini e donne che hanno fatto del mondo e della storia la loro casa. Una casa in cui il quadro più bello è il volto del Padre che risplende nel nostro volto, ferito, fragile, magari ammaccato, ma amato da Colui ci vede sempre "arrivare da lontano" e ci abbraccia con tenerezza e amore. 

Siamo perenni viandanti, sempre in cerca di verità e di bellezza; quella verità e quella bellezza nascoste nei solchi della storia, nelle rughe degli eventi, nei cuori dei fratelli e delle sorelle che, con noi e come noi, camminano seminando senza paura vita, pace, giustizia. Insomma, siamo sempre "pronti". 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 23 ottobre 2023

Buongiorno mondo!

Figli del Padre o servi del denaro?


Lc 12,13-21


In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».

E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede» (…).




Gesù era circondato da persone che, come i farisei e i ricchi sadducei, si erano notevolmente arricchite sfruttando il popolo, soprattutto le sue fasce più deboli, in barba alla Torah che pur dicevano di osservare. Il loro attaccamento al denaro, a "mamona", li porterà a farsi beffe di Gesù stesso e del suo messaggio. 

Il richiamo del Maestro arriva dritto al cuore della nostra cultura, così impregnata di una finanza che affonda le sue fauci nelle carni dei poveri, imponendo uno stile di vita dove il possesso sfrenato sembra davvero il fine ultimo dell'esistenza. 

La logica del Regno invece ci parla di condivisione generosa delle risorse, di attenzione al bene comune, di una solidarietà tale per cui "nessuno sia bisognoso" in mezzo a noi. Gesù non critica il denaro in sé bensì il fatto che non siamo utilizzatori del denaro ma servi dello stesso. 

Come sempre la domanda resta: dove ho posto il mio cuore? A chi voglio assomigliare nel mio modo di vivere: al Padre che si occupa dei suoi figli o a "mamona", il dio che si prende la vita di coloro che a lui si affidano? 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 20 ottobre 2023

Buongiorno mondo!

L’idolatria dell’apparire



Lc 12,1-7


In quel tempo, si erano radunate migliaia di persone, al punto che si calpestavano a vicenda, e Gesù cominciò a dire anzitutto ai suoi discepoli:”Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia (…)”.



Ipocrita, in greco, la lingua dei vangeli, stava ad indicare l'attore, che in teatro, indossata una maschera, recitava una parte. Il Maestro chiede ai suoi, a noi, di evitare il veleno dell'apparire, del recitare una parte sulla "scena" della vita. 

Il pio fariseo aveva fatto dell'osservanza della Legge il punto focale della sua esistenza, riducendo però la Legge a una serie di norme spesso svuotate del loro significato profondo. Anzi, spesso e volentieri mettendo al servizio dei suoi interessi meschini la stessa Legge. Ciò che all'origine doveva essere un cammino di liberazione e di libertà per il popolo si era ridotto a un percorso tortuoso di schiavitù fondata sulla paura del giudizio divino continuamente brandito a minaccia dai "signori della legge". 

Gesù si scontra proprio con tale perversione della spiritualità e chiede ai suoi di fare altrettanto. Se è vero che nella religione si può giocare a fare l'attore, si può imbrogliare mostrando un volto che non è il proprio, si può indurre in errore convincendo altri che così Dio vuole, nella fede questo non può avvenire. La fede è la scelta della trasparenza che viene da una verità: Dio è un Padre che offre a tutti, indistintamente, il suo amore. Non c'è da meritarselo osservando una litania interminabile di precetti. Non devo sfoggiare davanti al Padre il mio merito, ma solo accogliere il suo amore che mi raggiunge nei miei bisogni ( e non nei miei supposti meriti) e mi chiede di assomigliare a Lui in questo amore. Questo è evitare il dannoso lievito del fariseo, che spesso purtroppo alberga ancora dentro le nostre comunità, facendoci credere che l'osservanza di precetti e leggi è fonte di salvezza e di benedizione da parte di Dio. È ora di invitare questo pio fariseo ad abbandonare questa via sterile e incapace di dire Dio oggi. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 19 ottobre 2023

Buongiorno mondo!

Profeti? Anche no…



Lc 11,47-54


In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite.

Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione.

Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito».

Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.



Con queste parole il Maestro denuncia la situazione che ha vissuto Israele i cui dottori della Legge hanno tappato la bocca a chi voleva aprire gli occhi al popolo per riportarlo al cuore dell'Alleanza, mettendo a rischio il potere acquisito dai sacerdoti e dal loro codazzo. 

Lo stesso rischio lo corre anche la comunità cristiana quando si adagia e assume uno stile di vite che non rompe le scatole a nessuno: vivi e lascia vivere, sembra essere il motto di tante comunità cristiane di oggi. In tale situazione, le voci che si levano fuori dal coro non sono gradite: signori profeti, qui da noi siete pregati di astenervi. Noi stiamo bene così: siamo fedeli al culto, facciamo un po' di carità, siamo ossequiosi verso i nostri sacerdoti (almeno davanti, poi quando siamo al bar magari qualche critica si fa, però a fin di bene eh....!), mastichiamo giusto un po' di preghiera (ai funerali io vado sempre), insomma non ho rubato (vabbé, qualche cosa in nero qualche volta, ma questo non è rubare…), non ho ammazzato (con le armi sicuramente no... e con le parole?). 

Dove è finita la forza dirompente e liberante dell'evangelo, il fuoco delle parole del Maestro? Siamo diventati più simili a impresari di pompe funebri che non seminatori di speranza, e chi osa risvegliarci viene messo a riposo o rischia, come il Maestro, di passare per uno "fuori di sé". Le nostre comunità sono troppo piene di tombe di profeti, di persone che con la loro vita ci hanno invitato a conversione, a uscire dalle nostre inerzie e apatie, a ridare vigore al vangelo. Usciamo da tutto questo e smettiamo di portare fiori su queste tombe: il Regno di Dio è in mezzo a noi. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 17 ottobre 2023

Buongiorno mondo!

Beati i puri di cuore


Lc 11,37-41


In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo.

Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro».



Al fariseo, irritato per il fatto che il Maestro non osserva tutte le prescrizione della Torah in fatto di abluzioni e purificazioni delle stoviglie, oltre a ricordare che è inutile purificare l'esterno se l'interno è "pieno di rapina e iniquità", Gesù ricorda anche questo: "Piuttosto date in elemosina quel che c'è dentro, ed ecco, tutto per voi sarà puro". 

Per il Maestro solo l'amore nelle sue diverse forme (condivisione, solidarietà, prossimità, ecc...) è  capace di dare a ciascuno quello stato di "purità" che per i farisei era necessario per stare alla presenza dell'Altissimo. 

Per Gesù l'unico stato di "purità cultuale" che è davvero importante è quello che ci fa essere attenti all'altro, ai suoi bisogni, alle sue attese, perché è proprio lì che incontriamo il Padre, che si occupa costantemente dei suoi figli. L'altro, l'altra, diventano così lo spazio sacro, o meglio, il luogo teologico per eccellenza dove potersi incontrare con Dio. La separazione, voluta e propria dei farisei (lo dice il loro nome, "fariseo = separato) tra sacro e profano, è annullata da Gesù. Dare in elemosina significa rendersi conto che accanto a me c'è sempre qualcuno e il mio essere figlio del Padre si verifica (verum facere: si fa vero, autentico) proprio nel rapporto di fraternità che costruisco giorno per giorno. Ecco il culto reso a Dio, tanto invocato dai profeti, ma sempre tanto disatteso anche da noi per la paura di non dare il giusto spazio a Dio. 

Il Maestro ci sprona ad andare oltre, a non avere paura di incrociare il nostro sguardo con quello del Padre presente nell'uomo e nella donna che ogni giorno percorrono i sentieri della mia esistenza, così come sono, senza distinzione alcuna. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 16 ottobre 2023

Buongiorno mondo!

Dal cercare segni all’essere segno



Lc 11, 29-32


"Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona (…)“. 



La nostra cultura vive di segni: guardiamo ai tanti segni fanno parte della nostra vita quotidiana. 

Anche la relazione con l'Altro passa attraverso dei segni, pensiamo solo ai sacramenti. 

Gesù stesso nei vangeli non ha fatto tanto dei miracoli, ma ha posto dei segni. Poi il nostro bisogno del sensazionale li ha trasformati in miracoli. Così come tutta questa frenetica ricerca attuale del sensazionale, la apparizioni, i messaggi, soprattutto quelli che contengono segreti, che solo pochi possono conoscere (chissà perché tutto questo "segretume" quando il Maestro è sempre stato di una trasparenza che di più non si può), le maledizioni che gravano sulle nostre teste se non ci convertiamo, l'ira del Padre trattenuta a stento da digiuni, lacrime e penitenze.... per carità non voglio urtare la sensibilità di nessuno. 

Sono però convinto che non abbiamo bisogno di molti altri segni. 

"Il segno di Giona" è sufficiente: a chi condivide la strada del Maestro è offerta la possibilità di essere segno di una vita nuova, caratterizzata da una qualità capace di superare anche la morte. 

Una vita che è segno perché si fa pane per la vita dell'altro e dell'altra, in una condivisione e solidarietà che ci fanno assomigliare al Padre. 

Ecco, credo che il Maestro a chi cerca dei segni, delle prove, offra solo se stesso, la sua vita, il Regno. E inviti ognuno a diventare segno a sua volta, con Lui, per questa umanità che cerca affannosamente dei segni di vita dentro la storia di ogni giorno. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 9 ottobre 2023

Buongiorno mondo!

Farsi prossimo



Lc 10,25-37


In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».

Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». 



Il vangelo della liturgia odierna ci immerge nella parabola detta del "buon samaritano". Alla domanda iniziale ("Chi è il mio prossimo") posta dal teologo ufficiale (ossia quelli certificati a riconoscere l'ortodossia di una posizione teologica...) a Gesù, per vedere fin dove fosse possibile spingere il limite dell'amore, Gesù non offre nessuna risposta. Come sempre. Egli ribalta la domanda: non chiederti chi è il tuo prossimo; chiediti piuttosto come puoi TU farti prossimo. È come se noi chiedessimo a Gesù oggi: fin dove mi posso spingere ad amare le persone? Qual è il limite? Ebbene la risposta è che non ci sono limiti. Perché? Su cosa Gesù fonda la sua risposta? Lo sappiamo bene (anche se a volte preferiamo sorvolare): perché siamo figli di un Padre che ama così, senza limite alcuno. Se le nostre comunità fossero più preoccupate di questo e non stessero a scimmiottare i "teologi ufficiali" nel definire cosa si può e cosa non si può fare, cosa si deve e cosa non si deve fare, questo sì quest'altro no, e via dicendo, allora esse diventerebbero davvero spazi accoglienti per ogni persona, luoghi capaci di essere prolungamenti concreti, tangibili, della misericordia del Padre. Non abbiamo bisogno di "sacerdoti e leviti" che ci insegnano a restare puri e immacolati per Dio, ma di "samaritani" che non esitano a sporcarsi le mani facendosi, anche inconsapevolmente, strumenti dell'amore del Padre. 

Ogni giorno percorriamo una strada che "scende da Gerusalemme a Gerico": non è più il tempo della purità cultuale, della salvaguardia delle tradizioni dei padri. La storia esige la presenza di samaritani impuri e peccatori che sanno osare e rischiare la vita per donare vita. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 5 ottobre 2023

Proposta da non perdere 

Buongiorno mondo!

Inviati



Lc  10,1-12


"Il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi (…)“. 



È un chiaro segnale che le cose stanno cambiando, che Israele non sarà più la "segullah" di Yavhé, la sua proprietà ma proprio personale ed esclusiva, quella che si guarda con un occhio di riguardo che non si usa verso nessun altro e nessun altra cosa. I settantadue sono il segno che il Regno si apre ad ogni uomo e ad ogni donna senza distinzioni (70-72 erano le nazioni citate nel Genesi che indicavano la popolazione dell'intero orbe terracqueo, secondo le credenze dell'epoca). 

Inizia il tempo del Regno, dove Dio non è più assimilato a un padrone ma un Padre; dove questo Padre non chiede di obbedire a una serie di precetti, ma di accogliere un amore che è regalato non per merito ma per i nostri bisogni, dove la nostra miseria è la misura della sua misericordia, dove accogliendo questo amore ci viene chiesto di assomigliare a Lui che "fa piovere sugli ingiusti e sui giusti".

È un Regno che non conosce esclusioni di sorta, un Regno dove l'essere figli è verificato dal vivere in fraternità, dove la presenza di Dio ormai passa dall'umanità di Gesù che chiede a noi di fare altrettanto. Non siamo chiusi in sacrestia, non stiamo ben seduti in chiesa, non restiamo impantanati nei nostri begli uffici curiali come quasi fossimo "addetti allo sportello del buon Dio", o peggio ancora, addetti alla "cassa del tempio"!. Siamo mandati fuori, nel mondo, a dire e ridire la novità del Regno che cresce in mezzo a noi. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 3 ottobre 2023

Buongiorno mondo!

Ardenti ma non inceneritori



Lc 9,51-56

 

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.

Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme.

Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.



Manca oramai poco tempo al compiersi degli eventi che porteranno alla morte del Maestro e di fronte al rifiuto di alcuni samaritani ad accoglierlo anche coloro che sono con Lui da ben tre anni non hanno capito nulla. 

Il Signore non è venuto a togliere la vita, a prendersi vite, ma ad offrire la sua, a farci  dono della sua per manifestare che Dio è solo e puro amore, null'altro. Dio non regna sugli uomini chiedendo obbedienza a delle leggi e imponendo dei comandi. Dio ci chiede di diventare figli suoi assomigliando a Lui nel nostro modo di amare: per questo si mette a nostro servizio, proprio per insegnarci questo. 

Per questo ci ha donato il Figlio, prototipo di quell'umanità nuova che assomiglia al Padre nel suo modo di amare. Facile "consumare con il fuoco" chi non è dalla nostra parte, chi non la pensa come noi, chi ci sbarra la strada, chi si fa beffe di noi. E se Dio facesse così con noi? 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 2 ottobre 2023

Buongiorno mondo!

Con i piccoli della storia


Mt 18,1-5.10


In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?».

Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.

Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me.

Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli».



La traduzione non è veramente corretta perché Gesù non usa il verbo "convertirsi" in senso religioso (tradurre così sarebbe già orientare il senso del testo...) ma "cambiare direzione", dunque: "Se non vi volgete", “Se non cambiate modo di essere” andrebbe tradotto. Così come "bambini" potrebbe far riferimento al ragazzetto che ha collocato al centro: si tratta di un piccolo servo, di un garzone, di un giovane servitore. Chiarito questo, allora anche la Parola di Gesù assume un senso più chiaro: Se non cambiate direzione nella vostra esistenza, diventando come questo giovane servo, non entrerete nel Regno, cioè vi sarà difficile camminare sulle strade della novità del Vangelo per comprendere e così realizzare il progetto del Padre. 

Gesù sta chiedendo che quelli della sua comunità rinuncino ad ogni ambizione personale (come già nel "rinnegare se stessi") di possesso e di potere. È l'attitudine al servizio, come il Maestro ha detto e fatto, che caratterizza i membri della comunità cristiana. Un servizio che non si indirizza solamente agli "appartenenti alla cooperativa", ma a tutte le donne e a tutti gli uomini indifferentemente, aprendo per tutti e percorrendo con tutti dei percorsi di umanizzazione. La comunità cristiana diviene così una porta d'accesso al Regno, ai suoi valori, alle sue esigenze e a quella profonda esperienza di libertà che nasce dall'amore incarnato nel quotidiano servizio alla vita. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.