giovedì 30 novembre 2023

Buongiorno mondo!

Sant’Andrea



Mt 4,18-22


In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.

Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.



La chiamata di Gesù è sempre per la vita: chiede ai suoi di lasciarsi trasformare profondamente per diventare datori di vita. Questo è il senso dell’essere pescatori di uomini: tirare l’uomo fuori da tutto ciò che lo opprime, lede la sua dignità e libertà; liberare l’uomo da quelle reti di morte che gli impediscono di vivere in pienezza la propria esistenza. Ecco perché la comunità cristiana è “esperta in umanità”: non perché ha una risposta preconfezionata e assolutamente valida per ogni situazione, ma perché lotta con tutte e tutti coloro che vogliono aprire spazi di vita e percorrere sentieri di libertà dentro l’umanità stessa. Il Maestro ci invita a farci con Lui pescatori di uomini, non accalappiatori! Il discepolo, come e con il Maestro, invita a libertà, non a nuove schiavitù. In questo senso occorre comprendere e ricomprendere che il Vangelo si propone e non si impone: non veniamo chiamati a dare vita per poi riprendercela in qualche modo! Essere “pescatori di uomini” significa rinunciare a qualsiasi velleità di potere sull’umanità e porsi invece a servizio della vita da far crescere ogni giorno lì dove la storia ci ha messo. Lasciamo cadere le nostre belle reti, le reti della sufficienza, le reti delle verità esibite e imposte, le reti dell’esclusione e impariamo a farci pescatori come e con Colui che è venuto non a togliere vita ma ad offrire la propria. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 28 novembre 2023

Buongiorno mondo!

Sentinelle operose


Lc 21,5-11


In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».

Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! (…).


La proposta di Gesù non è una via che aliena, che distacca dalla quotidianità, che annuncia "terribili segreti... che se non fai come ti dico sarai presto preda dell'ira divina!". La proposta di vita del Maestro passa dalla fatica quotidiana del crescere e del far crescere la vita. È un invito a lavorare all'opera della creazione, alla nascita di un'umanità nuova che non va in cerca di "paradisi perduti", ma che lotta, lavora e si ingegna per umanizzare ogni giorno l'umanità fino a farle assumere quella condizione divina che Dio ha da sempre sognato e voluto per tutti. Per questo non seguiamo chi propone vie diverse, vie fatte da digiuni, penitenze, macerazioni spirituali o meno. Per questo non andiamo in cerca di eventi sensazionali, di miracoli "un tanto al kilo", di apparizioni che promettono, blandiscono, minacciano. Noi camminiamo ben saldi sulle vie della nostra umanità lavorando con il Maestro affinché vita e amore crescano e rendano sempre più umana la nostra umanità. Altri possono trovare giovamento in quelle vie fatte di “segreti” terribili che stanno per essere rivelati e che promettono eventi catastrofici e pene terribili per chi non si “converte”, noi restiamo fedeli al Maestro e alla sua parola che ci chiede di essere svegli per saper cogliere ogni momento favorevole per metterci a servizio della vita. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 27 novembre 2023

Buongiorno mondo!

Dio o Mammona?



Lc 21,1-4


In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio.

Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».




Nel Deuteronomio era stabilito che una parte delle consistenti offerte al tempio fossero destinate all'assistenza delle vedove e degli orfani. Purtroppo conosciamo bene il vero dio del tempio: mammona. Questo è il vero dio, non certamente il Padre che si prende cura dei più poveri. Quindi, anziché venire accudita dal tempio, la vedova ne diventa una vittima e allo stesso tempo, purtroppo per lei, anche una sostenitrice di tale dio che ingoia con ingordigia il denaro dei più poveri. Non so fino a che punto Gesù abbia voluto fare un elogio di quella vedova: quante ne abbiamo sentite su questa povera donna e quante conclusioni abbiamo tirato a partire da lei per giustificare le nostre "offerte" al tempio. Più che un elogio a me pare un grido di dolore per questa poveretta che si svuota le tasche per mantenere in piedi la struttura che la sfrutta. So che per molti una tale lettura di questo testo sarà un po' dura da masticare, ma ricordo anche che subito dopo questo episodio il Maestro annuncia la prossima distruzione del tempio: al posto del "cravattaro" (come direbbero a Roma) troverà spazio il Padre, "difensore delle vedove", ossia di tutte le vittime umiliate in nome di Dio. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 23 novembre 2023

Buongiorno mondo!

Vegliare per comprendere



Lc 19,41-44


In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo:

«Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi.

Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».



Oggi il Maestro annuncia quella che per Israele sarà la catastrofe delle catastrofi: la caduta rovinosa e la distruzione di Gerusalemme ad opera degli stessi romani. E ne offre anche la motivazione: "perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata". La città dello "shalom", della pienezza della felicità, di tutto ciò che concorre al bene e al benessere dell'uomo, non ha saputo riconoscere e accogliere Colui che tale pienezza incarnava. Gerusalemme non ha saputo, o voluto, comprendere che la grandezza non si misura dalla potenza, ma nella capacità di servizio; i suoi capi, i sacerdoti, non hanno aderito alla proposta del Maestro di fare della vita un dono, ma si sono arrogati il diritto di farsi proprietari delle vite altrui, e questo li ha portati alla rovina. 

Penso sia un monito anche per noi che viviamo il nostro tempo, caratterizzato ancora da troppe violenze, ingiustizie economiche, disparità, esclusioni: non è costruendo baluardi che ci difenderemo. Non è il ritorno alla "grandeur" del passato che ci darà sicurezza. Non è l'attaccarci a tradizioni che non riescono più a parlare ai cuori di oggi che farà di noi un porto sicuro. Non è concedendo sempre più spazio al dialogo delle armi silenziando le armi del dialogo che ci permetterà di scrivere correttamente la parola “pace”. Non è continuando a sostenere comunità e chiese che fingono di mettersi in cammino ma alla fine girano in tondo su se stesse affinché nulla cambi.

Solo il nostro "vegliare", il nostro essere sempre attenti a Colui che visita il suo popolo, permetterà al nostro cuore di battere all'unisono con quello di Colui che è sorgente della vita e diventare con Lui e come Lui sorgenti di vita per i cuori riarsi della nostra umanità. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


P.S. Questa rubrica riprenderà lunedì 27 novembre 2023.

mercoledì 22 novembre 2023

Buongiorno mondo!

 Donatori di vita



Lc 19, 11-28


In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro.

Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. (…) “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha” (…).



Riprendo l'insegnamento del Maestro quando afferma che "“Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha.". Sappiamo ormai che questa espressione indica la proposta che Gesù fa ai suoi: se metti in gioco la totalità della tua capacità di amare, di comunicare vita, questa ti sarà resa non nella stessa  misura, ma in una misura più abbondante. Se la tieni per te, se non la metti in gioco, resterà sterile, fino a finire in nulla. 

Gesù non chiede ai suoi di fare delle cose particolari, ma di essere persone che accettano di giocarsi la vita perché altri possano vivere, di essere persone che della vita fanno un dono e non una cassaforte chiusa cui nessuno ha accesso e dove trova posto solo il proprio benessere. Il Regno non è fatto per chi ha e vuole avere sempre di più. Il Regno è di chi da senza riserve. Il resto viene da sé. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 21 novembre 2023

Buongiorno mondo!

Il Dio della gioia


Lc 19,1-10


In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.

Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua» (…).



Non c'è nulla da fare! Il Maestro non è mai come te l'aspetti. Oggi il testo evangelico ci offre il bellissimo passo dell'incontro di Gesù con Zaccheo. Uno sale in alto per cercare di vederlo, l'Altro lo obbliga a scendere per entrare in casa sua. È una bellissima immagine che ci dice tanto di Dio: non è necessario "salire in alto" per cercarlo, estraniarci dal mondo, allontanarci da esso e dalle sue "brutture". Egli viene a trovarci a "casa nostra", dentro la nostra vita, nell'esistenza che viviamo quotidianamente e non ci chiede nulla in cambio, nulla di nulla. 

È dall'incontro con questo amore che sa farmi percepire la sua presenza di tenerezza e di rispetto per la mia condizione che nasce la "conversione", ossia un nuovo modo di guardare Dio, la storia e la vita. A me hanno spesso detto che per entrare a far parte della cerchia "degli eletti", degli "amati da Dio" occorre prima convertirsi. Il Maestro ci insegna invece che la conversione è una conseguenza dell'incontro con Lui. Gesù non ha detto a Zaccheo: "Ragazzo mio, vai a purificarti, fai penitenza, vai al tempio a chiedere perdono perché oggi voglio venire a casa tua!". Dio non ha paura di sporcarsi le mani con noi, anzi, la nostra miseria è la misura della sua misericordia. Il mio augurio per la giornata è che ciascuna e ciascuno di voi possa fare esperienza di quella voce che dice: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa", in altre parole: "Oggi il sorriso di Dio splende nella tua vita. Sorridi e festeggia con Lui". 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita

lunedì 20 novembre 2023

Buongiorno mondo!

Il dono di uno sguardo “altro”



Lc 18,35-43


“(…) Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato» (…)”.



Oggi il testo evangelico ci racconta la guarigione da parte del Maestro del cieco di Gerico. Un cieco e mendicante: non solo dunque escluso dalla vita economica e civile, incapace di badare a se stesso, dipendente dagli altri, impossibilitato a guadagnarsi da vivere e quindi costretto a mendicare, a dipendere dalla "vista" degli altri: se si accorgevano di lui, se lo "vedevano" forse qualcosa poteva rimediare. Ma c'è anche l'esclusione "religiosa": la sua cecità era il segno evidente della maledizione con cui Dio l'aveva colpito a causa dei suoi "peccati". Quali? Non si sa, ma se è cieco qualcosa deve aver pur fatto e Dio l'ha punito. Il Maestro gli offre una possibilità di vedere le cose in maniera diversa, in modo nuovo: la vista viene ridata per permettere a quell'uomo di camminare dietro a Gesù e scoprire così un nuovo modo di relazionarsi con Dio, non più giudice terribile, ma Colui che è fonte della vita e di essa si prende cura. Non vi è più una "Gerico" da conquistare con la violenza, ma una nuova umanità a cui dare occhi nuovi capaci di far trasparire lo sguardo amoroso di un Dio che vuole i suoi figli felici e realizzati, autonomi e non "mendicanti", capaci di comunicare con Lui pienezza di vita. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 17 novembre 2023

Buongiorno mondo!

La via del dono



Lc 17,26-37


“(…) Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva (…)”.




La bellezza della strada che il Maestro propone per realizzare il progetto dell’umanità è di una semplicità disarmante: "Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva ". Tutto qui. 

Bella roba, mi dirà qualcuno, ma il nostro tempo vive quasi esattamente il contrario. Ho anche io gli occhi e mi rendo conto che il nostro mondo è sempre più nelle mani di lupi rapaci e famelici che farebbero di tutto per il profitto e per il potere che viene da esso. Ormai è sempre più evidente che l'arte del far crescere la polis è solo vecchiume: parafrasando la frase di un film verrebbe da dire: "È la finanza, bellezza, e tu non ci puoi fare niente". E anche riguardo la chiesa, si sa: quando fuori piove... dentro almeno pioviggina! 

Eppure la via del Maestro pare davvero essere l'unica se vogliamo davvero umanizzarci. Non nel possesso a tutti i costi, ma nella condivisione. Non nel potere con ogni mezzo, ma nel servizio al benessere altrui. Perdere la propria vita è credere davvero che non è tenendola stretta che essa si preserva o aumenta, ma il contrario. Quanto più fai circolare vita, tanto più essa ti viene ridata. Quanto più fai circolare amore, la tua capacità viene aumentata. Mentre se cerchi di preservarti, di badare solo a te stesso, chiudendo fuori tutto e tutti, anzi, buttando a mare chi ti è di ostacolo, la tua vita diviene sterile, un'inutile monumento a un egoismo che genera solo morte. E tutto questo è possibile a tutte e a tutti. Non occorre aderire a chissà quale culto, religione o altro: è una via possibile a tutta l'umanità, un'umanità di figli e fratelli che Gesù ha annunciato, nella quale ha creduto e per la quale è arrivato al dono totale di sé. Accetteremo anche noi di percorrere questa via? 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 16 novembre 2023

Buongiorno mondo!

Cercatori di segni



Lc 17,20-25


In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!».

Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione».



Alla domanda che lasciava trasparire l'ansia dei più in Israele circa il tempo della venuta del Regno di Dio, il Maestro risponde con le parole appena ascoltate. 

E così ecco accontentati dapprima i Giudei, nella loro attesa della manifestazione di un Regno dove finalmente le cose si sarebbero aggiustate: i peccatori puniti vigorosamente, la Legge di Dio restaurata nella sua integrità e totalità, i pagani come gli invasori dovranno inchinarsi alla grandezza del nuovo regno d'Israele. 

Ma la risposta arriva dritta anche a tutte e a tutti coloro che si professano cristiani, magari anche cattolici, che vanno in cerca di visioni sensazionali, messaggi riservati, allusioni misteriose a segreti che saranno svelati, punizioni imminenti, allarmi per la chiesa: invece di cercare lo straordinario e il “maraviglioso”, dice Gesù, cercate qui i segni del Regno, i segni di un Dio che, attraverso le nostre esistenze, si prende cura di tutte e di tutti, comunica il suo Spirito, cioè la sua capacità di amare e perdonare a coloro che l'accolgono. 

Non si tratta di segni grandiosi, ma segni della quotidianità, fatta di parole che suscitano speranza e accendono i cuori, gesti che spezzano pani per sfamare, mani che lottano per pace e giustizia, barriere che cadono per creare spazi di accoglienza. Ecco i segni del Regno: non abbiamo bisogno di altro. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 15 novembre 2023

Buongiorno mondo!

“Io faccio nuove tutte le cose”



Lc 17,11-19


Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.

Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.

Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».




"Era un samaritano". Così come nella parabola del "buon samaritano", anche qui il Maestro ci lascia di stucco. Non sono i pii giudei, gli osservanti, quelli che fanno parte del popolo “eletto” a essere messi in luce, ma gli odiati ed eretici samaritani che assurgono a modello non per aver fatto chissà che, ma per aver compreso il messaggio del Regno. 

A noi spesso capita la stessa cosa: se qualcuno passa per strade diverse, se apre percorsi nuovi, se traccia vie alternative, subito ad arricciare il naso, a consultare il diritto canonico, le rubriche del messale, il catechismo per verificare che tutto sia nella norma, altrimenti "quello è un samaritano, non è dei nostri". 

Faccio sempre più fatica a considerare le parrocchie come l'unico luogo possibile per vivere e testimoniare il Vangelo: per carità, non sto dicendo che occorre chiudere tutto e ripartire daccapo. 

Credere invece e creare spazi di piccole comunità che non si pongono in alternativa, ma si mettono a servizio per essere segno? Penso alle comunità di base che ho conosciuto nel mio servizio in Congo, a quelle dell'America Latina. Quanti "samaritani" potrebbero sentirsi accolti nella casa del Padre? Quanti "esclusi" potrebbero riavere quella speranza che oggi nelle nostre comunità spesso latita o, se c'è, è sempre sottomessa all'osservanza della legge? 

Questi sono pensieri in libertà... ma ogni tanto mi piace ancora sognare. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 14 novembre 2023

Buongiorno mondo!

A servizio del Regno



Lc 17,7-10


In quel tempo, Gesù disse:
«Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, strìngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».



“Avviso ai naviganti” si diceva una volta ( e credo si dica ancora, non lo so). 

Oggi il Maestro emanerebbe un avviso agli arrivisti, ai carrieristi, a quelli che hanno fatto della Chiesa una mercato di cariche, onori, prebende. Un avviso a tutte e tutti coloro che pretenderebbero un monumento ogni volta che si danno da fare per qualcuno. A tutte e tutti coloro che si sentono superiori perché "sono catechista, sono ministro straordinario dell'Eucaristia, sono sacrestano" o peggio, "perché io sono il parroco e basta!". 

A tutte e tutti, oggi il Maestro ricorda di lavorare per il Regno in pace, e quando ogni cosa sarà fatta per amore, assomigliando al Padre, ognuno dica: "Siamo semplicemente servi. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare". E siamo davvero onorati di averlo fatto alla stregua del seme che muore perché la vita cresca. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 13 novembre 2023

Buongiorno mondo!

Un granello di… fede


Lc 17,1-6


“ (…) Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: "Sràdicati e vai a piantarti nel mare", ed esso vi obbedirebbe»”.



Spesso mi sento dire dalle persone che incrocio che "io non ho il dono della fede", "beato te che puoi credere...", "a me Dio non m'ha fatto questo dono", "per me la fede è credere in... tutto, nella natura, nel cosmo... ecc...", "ah guarda, fosse per me la fede ce l'avrei, ma con questa chiesa di mezzo, no, non si può credere" o la versione che recita "ma come fai a credere in un Dio che permette tutti questi mali?". 

Trovo curioso di come tante di queste espressioni siano accomunate dal verbo credere. È vero, quando si parla di fede vuol dire che ci si fida di qualcuno e si crede a quel che questi dice.

Io penso che la fede, almeno la mia, contenga anche la coniugazione di un altro verbo: accogliere. Se ci mettiamo dal punto di vista della fede come dono, allora credo siamo in presenza di un dio ingiusto, che si diverte a giocare alla lotteria per distribuire i suoi doni. 

Dio, o almeno ciò che definiamo con tale nome, chiede invece di essere accolto, e questo è possibile a tutti, nessuno escluso. Non vi sono criteri, leggi, requisiti particolari per accogliere l'invito a condividere la sua passione per la vita e mi chiede di assomigliare a Lui in questo perché altri possano conoscerlo. La "conversione" non è causa della fede, ma una conseguenza dell'aver accolto un tale amore che si manifesta nelle persone che incontro e che hanno accettato tale proposta di vita: assomigliare a Lui per manifestare Lui. Quindi, inutile andare in cerca di Dio qua e là e non rendersi conto che Lui si manifesta nella sorella o nel fratello che hanno scelto la sua via, cioè Lui stesso. Allora "Aumenta la nostra fede" è chiedere di rafforzare questa capacità di amare assomigliando a tale Dio e non restare in ginocchio con la frusta in mano a chiedere perdono dei peccati e correre in ogni santuario in cui appaiono santi e madonne a iosa per proclamare in crociata la propria "fede": questo non è il Dio di Gesù Cristo, non è il mio Dio, non è il Padre che ci accoglie come figlie e figli chiedendoci di lavorare con Lui e come Lui per portare a compimento il processo della creazione. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita (e scusate la prolissità).

venerdì 10 novembre 2023

Buongiorno mondo!

 Astuti e prudenti


Lc 16,1-8


In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».



Oggi il Maestro racconta la parabola dell'amministratore "disonesto" che, usando i beni del suo padrone, cerca di farsi degli amici per il momento in cui perderà il lavoro. Se oggi il Maestro dovesse raccontare una parabola simile forse sceglierebbe altri argomenti: l'amministrazione disonesta fa parte ormai dei corsi di laurea richiesti a chi vuole seguire la strada della politica, in primo luogo, ma anche quella del soldo facile, in secondo luogo. Tuttavia il Maestro ci dice che il padrone ha lodato quell'amministratore disonesto per la sua astuzia. Ora, io penso che se l'astuzia e la paura di perdere il posto han portato quell’uomo a fare delle scelte di "condivisione", quanto più chi segue il Maestro nella via delle Beatitudini. Stare alla larga da mamona e dai suoi canti seducenti e vivere la povertà delle Beatitudini, cioè il prendersi cura dell'altro, il preoccuparsi per il suo benessere, permetterà a Dio di manifestarsi. Il processo di umanizzazione che propone il vangelo non passa sulle strade lastricate dell'economia e della finanza attuali, fondate per lo più sul profitto a tutti i costi, ma sui sentieri dell'accoglienza e della condivisione della risorse, affinché "non vi sia nessuno che sia nel bisogno". Come sempre, chiamati a scegliere tra salvezza dell'economia e economia della salvezza. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 8 novembre 2023

Buongiorno mondo!

Familiari del Regno



Lc 14,25-33


In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:

“Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo (…)”.



Gesù ci ricorda che la famiglia, le relazioni familiari, nel Regno, assumono caratteristiche diverse, diventano spazi che aprono al Regno e alle sue logiche "follie", si trasformano in percorsi che aprono alla comunità evangelica, dove "tra loro non vi era nessuno che fosse nel bisogno"; le relazioni familiari hanno bisogno di essere umanizzate dalla presenza di persone che sanno dare la vita, cioè comunicare vita, facendo saltare quegli schemi spesso soffocanti fatti di immagini fisse e immutabili nel tempo, immagini che vedono un padre spesso padrone, una madre non sempre valorizzata nella sua dignità di donna, e via discorrendo. Essere una famiglia evangelica è saper creare dentro e attorno a sé stessa dei percorsi dove le Beatitudini diventano possibilità di vita nuova e il Regno una costante presenza visibile che chiama alla vita e fa crescere l'umanità. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 7 novembre 2023

Buongiorno mondo!

Cena per la vita



Lc 14,15-24


In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!».

Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”.

Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”.

Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».



La finale della versione lucana della parabola degli invitati alla festa recita così: "Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena". 

In altre parole: non ci si può accostare all'Eucaristia con il cuore attento ai propri affari, facendo dell'Eucaristia stessa quasi una piccola devozione personale o un semplice appuntamento settimanale cui non mancare per non offendere il "capo". L'Eucaristia domenicale è il luogo, lo spazio dove ognuna e ognuno di noi si lascia di nuovo lavare i piedi, dice di nuovo il suo "sì" allo stile di vita del Maestro; 

è lo spazio in cui la comunità tutta diventa "Tenda del Convegno" per tutte e tutti, senza esclusione alcuna; 

è il luogo dell'umanizzazione per eccellenza, perché non vi è niente di più umano che l'apprendere con e come il Maestro a farsi pane, alimento che comunica vita, che infonde speranza, che apre al mistero del Dio-con-noi. 

È il luogo dove ogni comunità è chiamata quindi a farsi Bet-lehem, casa del pane per ogni donna e ogni uomo in cerca di dignità, riconoscimento, attenzione, cura, perché il Padre che si rivela in Gesù si riveli anche attraverso ognuna e ognuno di noi. Siamo tutti invitati: solo noi abbiamo tra le mani la possibilità di rifiutare l'invito. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 6 novembre 2023

Buongiorno mondo!

A tavola con Dio



Lc 14,12-14


In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato:

«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.

Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».



Non c'è proprio verso: ogni volta che il Maestro viene invitato a pranzo dai farisei ha sempre qualcosa da ridire, riesce sempre a mandare di traverso il boccone.  

Gesù non è uomo che bada all'etichetta, al bon ton, a quegli scambi di favori che fanno nascere esclusioni, chiusure. Anzi, chiede al fariseo di rinunciare a ciò che aveva di più caro: il suo stato di perenne purità cultuale per aprirsi alle sorelle e ai fratelli che sono al centro del cuore di Dio. 

La condivisione del pasto, anche eucaristico, non è fine a se stessa, ma è comunicazione di vita a chi vita non ha; è apertura e accoglienza verso chi è escluso; è attenzione a scegliere tra gli "amici" quelli che Dio sceglie, continuando così l'opera della creazione verso un'umanità nuova e sempre più umanizzata. 

Sorge allora la domanda: chi frequento? Con chi condivido il pane quotidiano? Chi partecipa alle nostre mense eucaristiche? Questioni cui non è sempre agevole dare risposta, soprattutto per il fatto che spesso le nostre comunità cristiane soffrono di una sindrome da "messificazione" (non è un errore di stampa!), quasi a voler dare gloria a Dio con delle "belle celebrazioni" in cui spesso i "poveri, gli storpi, gli zoppi e i ciechi" di oggi non trovano posto. Siamo sempre tra noi, e stiamo bene tra noi! 

Per favore, Maestro, non disturbare: stiamo celebrando! 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.