venerdì 28 ottobre 2022

Buongrno mondo!

Un Dio da “toccare”


Lc 6,12-19


“(…) Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti”. 



Per secoli ci siamo sforzati di relegare Dio nel più alto dei cieli, assiso lassù, lontano dalla vita degli uomini, anzi, quasi sadicamente in attesa di punire tutti coloro che manifestavano disobbedienza ai suoi comandi. Per secoli siamo stati educati a pensare e a confrontarci con la verità indiscutibile che “Gesù è come Dio” (pur vera) dimenticandoci però con troppa facilità e fretta che, in Gesù stesso, il Padre ci ha invitati a cambiare la prospettiva: “Dio è come Gesù”. Il Padre “si compiace” del Figlio, cioè si ritrova in Lui, in ciò che egli dice e fa. E siamo così messi davanti a un Dio che non prende le distanze dall’uomo, ma che, in Gesù, si lascia toccare al fine di comunicare vita, forza vitale, pienezza di vita. Toccare indica e invita all’intimità che diventa condivisione e solidarietà, apertura, accoglienza. Toccare, come nella parabola del Samaritano, è invito al farsi carico, a non avere paura della fragilità altrui perché questa diventa terreno di crescita e di scambio di grazia, di gratuità. Vi è qui, credo, un’indicazione preziosa per le nostre piccole e fragili comunità: diventare spazi dove incontrare il Dio che si fa toccare, il Dio che non si spaventa della fragilità e della debolezza nostra. Spazi in cui incontrare il Dio che fa della nostra miseria la misura della sua misericordia. Quante balaustre ancora da togliere, quanti spazi “sacri” che escludono, quante mansioni, quanti “munera” che ancor oggi fanno barriera e impediscono di poter toccare questo Dio che ama alla follia ciascuno di noi! Il Vangelo chiede ancora oggi di poter essere liberato da tanti orpelli e tante incrostazioni che tendono ancora a relegare Dio nell’alto dei cieli, a fare di Lui l’Altissimo, perché un Dio che si lascia toccare è scomodo, “rompe”. È lo stesso Dio che in Gesù si china a lavare i piedi. È questo il Dio che bussa alla porta della nostra vita e chiede di sedersi a mensa con noi. È questo il Dio che ci insegna a lasciarci “toccare” senza paura dalle fragilità che abitano la storia, la nostra storia.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

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