venerdì 30 agosto 2024

Buongiorno mondo!

Uscire e cercare


Mt 25,1-13


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:

«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. (…)



Mi ha colpito oggi l’incipit di questa parabola, là dove l’evangelista descrive il primo movimento: uscire per incontrare lo sposo.

Questo “uscire” mi ha fatto ritornare all’esperienza fondante per Israele: l’esodo, che fu anche quella di Abramo. Esci, vai fuori, abbandona, parti.

Lo sposo è sempre al di fuori e al di là delle nostre traiettorie spesso ben definite, ben tracciate dal “Google maps” di documenti, riflessioni, catechismo, liturgie correttissime dove non c’è posto per alcuna “deviazione”, dove non vi sono itinerari alternativi, dove spesso i “pedaggi” sono obbligatori.

Per incontrare lo “sposo” occorre uscire, occorre abbandonare quell’Egitto così asfissiante ma che ci garantisce comunque la tranquillità della carne e delle cipolle, ben più saporite della manna.

Siamo in un cambiamento d’epoca, ma continuiamo a percorrere gli stessi identici itinerari convinti di andare incontro allo sposo perché noi “sappiamo”, noi “crediamo” che passerà sulle nostre comode e precise strade.

Ma Lui, lo sposo, spesso sceglie non le autostrade della religione, ma i viottoli tortuosi e insicuri della fede, dove veramente la fatica della ricerca, la convivenza col dubbio, la fatica dell’incertezza rendono arduo il cammino, illuminato da un piccolo lume che permette di vedere appena lì, davanti ai piedi. Lo Sposo non teme le nostre fatiche ma evita, giocando sull’ora d’arrivo, le nostre troppe certezze. 

Vegliare è uscire alla ricerca. Ricerca dello Sposo, non delle nostre idee su di lui.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 29 agosto 2024

Buongiorno mondo!

Quale pane?



Mc 6,17-29


(…) Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». (…)



Oggi la liturgia ci consegna la memoria del Martirio di Giovanni il Battista, la cui testa è stata offerta in premio per puro divertimento. 

Giovanni, che malgrado le sue domande dubbiose su Gesù ("Sei davvero tu quello che deve venire?") resta un uomo per il quale la verità e la giustizia hanno valore più della sua stessa vita. Un uomo dalla coscienza retta, limpida, cristallina, capace di pagare di persona per le proprie convinzioni. Quanti di noi oggi mostrerebbero lo stesso coraggio? 

La sua testa è stata offerta durante un banchetto. Subito dopo Marco racconta l'episodio della moltiplicazione/condivisione dei pani. Questo mi fa pensare a quante Eucaristie sono celebrate oggi, nelle nostre belle chiese, che rischiano di assomigliare più al banchetto di Erode che non alla cena di Gesù. Eucaristie che escludono, Eucaristie che addormentano le coscienze, Eucaristie che rappresentano il trionfo della ritualità precisina e ben confezionata ma che non sanno toccare il cuore della vita. Eucaristie in cui ci si inginocchia per rispetto davanti alla "Presenza" ma che non educano a inginocchiarsi davanti alle "presenze quotidiane del Dio-con-noi" schiacciato dentro un barcone malandato, lasciato solo in una corsia d'ospedale, abbandonato in una casa di riposo, scansato e allontanato perché “sporca” le nostre belle città. Erode continua imperterrito a imbandire le sue feste e i suoi banchetti e spesso noi ci imbuchiamo per avere la nostra fetta. Ricordiamolo: non saremo giudicati per ciò in cui abbiamo creduto, ma per come abbiamo vissuto. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 28 agosto 2024

Buongiorno mondo!

Uscire dal “sistema”



Mt 23,27-32


In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all'esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. (…)



Continua l'invettiva di Gesù contro il mondo, o meglio, potremo dire "il sistema" religioso (nel napoletano “o sistema” è l’insieme delle regole dello stato mafioso). 

Non voglio accusare o denigrare i farisei dell'epoca di Gesù, ma solo far presente come la tentazione di cedere a quel "sistema" religioso è ben vivo anche oggi. All'autenticità faticosa della fede, quell'autenticità che passa attraverso il duro mestiere di vivere, si preferisce la facilità e la vacuità dell'apparire, molto meno impegnativo. Sembra quasi che basti sfoderare una bella pennellata di bianco, fatta di presenze ai momenti "in" (ma mai accanto alle persone "out") per essere certi di ottenere il "patentino" di perfetto osservante, di zelante credente (o quanto meno di impegnato zelatore). 

Gesù ci riporta dentro il cuore della vita, quella vita che a volte sa essere dura, spietata, non sempre amica, perché è lì che devono affondare le radici della fede, della fiducia nel Padre, in Colui che sa andare oltre le apparenze e le appartenenze. Gesù non chiede ai suoi di "farsi vedere", ma di essere segno di una Presenza che abbraccia tutte e tutti, di una Presenza che pianta la sua Tenda in mezzo... nel cuore della vita e desidera camminare con noi nel gioco della continua ri-creazioe. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 27 agosto 2024

Buongiorno mondo!

Donne e uomini autentici



Mt 23,23-26


(…) “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto mentre all'interno sono pieni di rapina e d'intemperanza" (…). 



Quel titolo affibbiato da Gesù ai teologi ufficiali (gli scribi) e ai farisei (separati dal resto per non contaminarsi) potremmo tradurlo anche così: "Commedianti" o "Teatranti" (perché tale era il significato del termine ipocrita). L'attore è colui che recita una parte dando a dei sentimenti, che però non sono suoi ma appartengono alla parte che egli impersona, un volto, una "maschera di credibilità". Brando non è il "Padrino", anche se è immenso quando recita in quella parte! 

La sferzata di Gesù è per tutte e tutti coloro che "giocano" a ritagliarsi il ruolo di cristiano, e soprattutto del cristiano modello perché "fedele a tutte le battute" del copione, comprese quelle che contengono evidenti errori. Gesù non ha bisogno di attori, per quanto ben preparati, ma di persone autentiche, come quel Natanaele,  di persone di cui si possa dire senza tema di smentita: "Ecco un uomo in cui non c'è falsità". 

In questi tempi in cui ognuno pare avere la verità assoluta in tasca, io tengo il mio sguardo fisso sul vangelo e su Colui che è Lui stesso vangelo, buona notizia di vita, lasciando che la Sua verità si sveli giorno dopo giorno e mi attiri con forza. Non sento il bisogno di gente che urla e strepita perché "la parte glielo impone": di commedianti ne abbiamo già fin troppi; di "lucidatori di sacre stoviglie", "professionisti del sacro" e "funzionari di Dio" non sappiamo che farcene. Abbiamo bisogno di uomini e donne fragili ma autentici, incalliti cercatori e portatori di vita, amanti perché amati, capaci di perdono perché continuamente perdonati, servi perché serviti dal Dio amante della vita. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 26 agosto 2024

Buongiorno mondo!

Quale Messia?



Mt 23,13-22


"Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare". (…)



Non ci sarebbe poi molto da dire su queste parole crude e dure. Spesso capita davvero che coloro che dovrebbero facilitare l'incontro con il Padre, coloro che dovrebbero facilitare la creazione di relazioni nuove, fondate sulla fraternità e sulla solidarietà, proprio costoro sembrano opporsi a tutto questo. A volte ho l'impressione che in nome di quei cosiddetti "valori non negoziabili" si passi sopra l'umanità, si lasci l'uomo macerare nei suoi drammi perché la legge dice che "si deve fare così, questa è la volontà di Dio". 

Sì, anche alle Crociate si partecipava al grido di "Dio lo vole" e ciascuno, da entrambe le parti, si sforzava in nome di Dio di far fuori quante più persone poteva. Anche le SS, portavano la scritta sul cinturone "Gott mit uns" "Dio con noi", ma non per questo mi sembra siamo disposti a considerarle seguaci del Messia Crocifisso (a parte qualche emerito imbecille che evoca la loro presenza in raduni e spera nel loro ritorno). 

Non siamo possessori della verità, piuttosto è la verità che ci possiede e giorno dopo giorno si svela a noi in un cammino graduale e progressivo. Gesù non è il Messia che si prende le vite degli altri, ma colui che offre la sua perché tutti, senza distinzione di razza, religione, sesso, lavoro, lingua e via dicendo, possano gustare la gioia del Regno. “Stolti e ciechi!”: così Gesù definisce queste persone. E noi?

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 23 agosto 2024

Buongiorno mondo!

Amare Dio nell’uomo e l’uomo in Dio




Mt 22,34-40


(…) “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”. (…)



Alla domanda su quale sia il più grande comandamento, Gesù risponde con le parole sopra riportate. Nel dibattito tra i rabbini del tempo si era arrivati a definire l'osservanza del sabato  come il comandamento più importante. Gesù nella sua risposta riporta la questione al cuore dell’Alleanza, ribadendo come l'amore a Dio e all'uomo, inscindibili tra loro, costituiscono il nucleo della Legge, mentre tutto il resto non è che un corollario. Perdere di vista tale nucleo, come in effetti successe a Israele, significa svuotare di significato anche il più piccolo precetto. Ricordiamo che Gesù offre questa risposta a un dottore della legge; per chi vuole essere suo discepolo invece, per gli appartenenti alla comunità cristiana, occorre andare oltre. La proposta di Gesù supera anche il concetto tradizionale di obbedienza al precetto sostituendolo con quello dell'assomiglianza. Il credente non è colui che obbedisce, ma colui che in primo luogo assomiglia al Padre praticando un amore simile al suo (un amore che fa sorgere il sole sui giusti e sugli ingiusti indistintamente, al di là degli eventuali meriti, un amore non legato a patenti di appartenenza, un amore che va oltre la codificazione teologica o la sua espressione catechistica e/o rituale, insomma un amore libero e liberante). Per il credente che segue la via di Gesù l'amore all'uomo diventa il criterio di verifica (verum facere: criterio di autenticità) del cosiddetto amore a Dio. 

Assistiamo oggi a tanti spettacolini, anche liturgici, dove si sbandiera il proprio amore a Dio. Purtroppo tali esternazioni liturgico-spirituali spesso non trovano corrispondenza nell'ascolto del grido di sofferenza del fratello o della sorella che ci vivono accanto. Siamo capaci di pregare Dio perché si occupi di tali sofferenze, ma noi non muoviamo un dito per farcene carico. Il nostro "amore a Dio", davanti alla sofferenza del fratello o della sorella si carica di " ma, però, forse, vedremo..." o peggio, di frasi del tipo: "meglio aiutarli a casa loro" (occhio non vede...). Gesù oggi ci riporta al cuore della fede, che non è altro che la carità vissuta nel quotidiano come manifestazione dell'amore del Padre. A noi la scelta. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 21 agosto 2024

Buongiorno mondo!

Uscire dal merito



Mt 20,1-16


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:

«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. (…)




Oggi il Maestro ci offre la parabola degli uomini chiamati a lavorare nella vigna a ore diverse. Qui ricordo solamente la risposta del padrone alle mormorazioni di alcuni operai: "Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?". Quel "invidioso" non è del tutto corretto, per quanto ci possa stare. Il padrone chiede se "il tuo occhio è malvagio", che nella Bibbia indica la taccagneria, l'avarizia, il "braccino corto" insomma. La parabola invita ancora un volta, e in maniera forte, ad abbandonare la categoria del merito per entrare in quella della gratuità (detto in altri termini, a passare dalla religione alla fede). Davanti al "padrone della vigna", una volta accettato l'invito a lavorare, non possiamo vantare alcun merito (merito ha la stessa radice di meretricio, e qui la cosa si fa divertente... se penso a tutte le parole udite in questi anni nelle nostre chiese a proposito del "meritarsi" l'amore di Dio, perché a fronte di questa parabola allora facciamo professione di fede in un Dio ingiusto: qualcuno il Suo amore se lo deve meritare sudandoselo, altri lo ricevono praticamente gratis, senza fatica alcuna.. quanti occhietti "cattivi" in circolazione...). Il Maestro invita i suoi, cioè noi, a uscire da quella religiosità del "do ut des" tanto mortificante e avvilente per la nostra dignità di uomini e donne (come può essere mortificante e avvilente qualsiasi forma di meretricio) e a entrare nella libertà che nasce dalla gratuità e dalla coscienza di lavorare con il Padre alla realizzazione del suo sogno, del suo progetto. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 20 agosto 2024

Buongiorno mondo!

Signori, non ricchi



Mt 19,23-30


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. (…)



E perché nessuno si faccia illusioni, dopo aver parlato con quel tale che non se l'è sentita di mollare i suoi beni, il Maestro oggi rincara e chiarisce il concetto con le parole sopra riportate. Se Gesù stesso dice "difficilmente", c'è da credergli. Gesù non condanna la ricchezza in se stessa; egli condanna piuttosto il fatto che non sei più tu a possedere denaro e ricchezza, ma il fatto che hai permesso a denaro e ricchezza di possedere te. Il regno dei cieli è un posto per signori e non per ricchi. Nel vangelo, infatti, il signore è colui che da, a differenza del ricco che è colui che ha e trattiene per se, incurante e indifferente verso tutto e tutti. Nella parabola del povero Lazzaro e del ricco, questi si autocondanna a causa della sua indifferenza, non per il fatto di essere stato ricco. Il problema è che ha lasciato che la ricchezza si impadronisse del suo cuore, impedendogli di vedere Lazzaro accanto a Lui (tanto che anche dopo morto lo considera alla stregua di un cameriere: manda Lazzaro a prendermi dell'acqua!). 

La scelta è ancora una volta tra Dio e il denaro (e tutto ciò che il denaro comporta quando viene elevato alla indegnità di idolo!). E tale scelta non si fa ammorbidendo il tutto con una serie di "si, ma, però...". Chiediamoci piuttosto se davvero possiamo fare nostre, davanti al Maestro, senza arrossire, le parole di Pietro: "Allora Pietro prendendo la parola disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?». 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 19 agosto 2024

Buongiorno mondo!

Portatori dell’abbraccio divino




Mt 19,16-22


In quel tempo, un tale si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?». Gli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». Gli chiese: «Quali?». (…)



Sento già gli ululati di coloro che stanno urlando: "Hai visto? Gesù non ha abolito i comandamenti, sono ancora validi!". Può darsi, ma intanto qui  Gesù cita solo quelli detti della "seconda tavola", ossia quelli che determinano il nostro agire nei confronti degli altri. Secondo la linea del Maestro infatti è la relazione con gli uomini a determinare la relazione con Dio, e da qui non si scappa. Il banco di prova non sta tanto nel santificare un giorno piuttosto che un altro, non sta nella quantità di incenso che abbiamo effuso davanti all'altare: la via per Dio è la vita dell'uomo. E se qualcuno vuol arrivare alla pienezza, al compimento della vita (questo indica quel :"Se vuoi essere perfetto"...), cioè "se vuoi essere pienamente uomo secondo il sogno del Padre, allora liberati di tutto (dare ai poveri significa non avere più alcuna possibilità di riavere) perché Dio sarà la tua ricchezza. Poi vieni dietro a Me". Gesù offre l'alternativa della maturità, della pienezza di umanità, secondo la prima delle Beatitudini (che, non scordiamolo, sono la chiave di lettura di Matteo). La scelta è sempre nelle nostre mani: Dio o il denaro, ossia tutto ciò che questo simboleggia (avere, potere, apparire). Il “tesoro nei cieli” non è un posto in un fantomatico “paradiso”: è il vivere  immersi nell’abbraccio amante e vitale di Dio. Un abbraccio oggi giorno ricevuto, ogni giorno condiviso con le nostre scelte concrete.

Un Abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 14 agosto 2024

Buongiorno mondo!

Un amore senza confini



Mt 18,15-20


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. (…)



E' lampante il fatto che il percorso proposto qui da Gesù segua una gradualità crescente, nel solo e unico intento del bene dell'altro. Ma facciamo attenzione a non fare di queste indicazioni delle regole: Gesù sta esemplificando su come assomigliare al Padre che "fa sorgere il sole sopra i buoni e i cattivi e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti". La cosa più importante non è come fare o cosa fare, ma qual è l'atteggiamento migliore per assomigliare al Padre. In questo modo evitiamo la tentazione di impadronirci delle parole del Vangelo per giustificare i nostri atteggiamenti di superiorità nei confronti di chi commette un errore. Così quel "sia per te come un pagano e un pubblicano" non indica un percorso di esclusione (o di scomunica: tutti quelli che lanciano scomuniche e anatemi come caramelle a destra e sinistra ergendosi a patroni e protettori della santa tradizione se ne facciano una ragione e si mettano il cuore in pace). "Sia per te come un pagano e un pubblicano" significa che quel fratello o quella sorella saranno oggetto del mio amore in maniera ancora più forte anche se non vi sarà risposta né riscontro a tale amore. Perché? Perché così ama il Padre e il nostro essere nel mondo ha senso nella misura in cui siamo capaci di far risplendere questo volto nel nostro modo di vivere, di amare, di perdonare, di accogliere. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 13 agosto 2024

Buongiorno mondo!

Maestri e maestre di servizio



Mt 18,1-5.10,12-14


(…) “In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli" (…).



La traduzione non è veramente corretta perché Gesù non usa il verbo "convertirsi" (tradurre così sarebbe già orientare il senso del testo...) ma "cambiare direzione", dunque: "Se non vi volgete", andrebbe tradotto. Così come "bambini" non è altrettanto corretto perché Gesù fa riferimento al ragazzetto che ha collocato al centro: si tratta di un piccolo servo, di un garzone, di un giovane servitore. Chiarito questo, allora anche la Parola di Gesù assume un senso più chiaro: Se non cambiate direzione nella vostra esistenza, diventando come questo giovane servo, non entrerete nel Regno, cioè vi sarà difficile camminare sulle strade della novità del Vangelo per comprendere e così realizzare il progetto del Padre. Gesù sta chiedendo che quelli della sua comunità rinuncino ad ogni ambizione personale (come già nel "rinnegare se stessi") di possesso e di potere. È l'attitudine al servizio, come il Maestro ha detto e fatto, che caratterizza e qualifica la vita dei membri della comunità cristiana. Un servizio che non si indirizza solamente agli "appartenenti alla cooperativa", ma a tutte le donne e a tutti gli uomini indifferentemente, aprendo per tutte e tutti e percorrendo con tutte e tutti dei percorsi di umanizzazione. La comunità cristiana diviene così una porta d'accesso al Regno, ai suoi valori, alle sue esigenze e a quella profonda esperienza di libertà che nasce dall'amore incarnato nel quotidiano servizio alla vita. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 12 agosto 2024

Buongiorno mondo!

Chiesa dei poveri



Mt 17,22-27


(…) Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». Rispose: «Sì». (…)


La commistione tra religione e denaro è, a mio avviso, una sorta di campo minato. Potrebbe andare bene nella misura in cui ci si serve del denaro, anche se resto con qualche dubbio. Oppure potrebbe esplodere, causando non pochi danni, come spesso è successo e succede tuttora, quando non ci si serve del denaro ma ci si mette al suo servizio. Non mi illudo: il denaro serve certamente, ma, sempre a mio modesto avviso, dovrebbe passare di mano in mano fino a fermarsi dove c'è veramente bisogno, per poi riprendere la sua corsa. Una volta si diceva che il denaro era lo sterco del demonio: a me pare che qualcuno, anche nella Chiesa, debba avere una diarrea tremenda, vista la quantità di liquidi che ha accumulato! 

Riprendo un'espressione che mi piace e mi aiuta a evitare certe tentazioni: vorrei una chiesa più preoccupata dell'economia della salvezza che della salvezza dell'economia, una chiesa con le mani libere, non preoccupate di correr dietro a ogni potente che le assicuri sicurezza e ricchezza. Una chiesa dove la povertà non è stupida esaltazione della miseria o vana promessa di un paradiso che domani distribuirà premi a gogo (e non confondiamo le Cayman con l'Eden!), ma una povertà che ha il sapore della condivisione e della solidarietà. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 9 agosto 2024

Buongiorno mondo!

Fede e carità



Mt 25,1-13


Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora”.



Oggi il vangelo propone l'ascolto della parabole della 10 vergini invitate alla festa di nozze. Conosciamo come si snoda il racconto di cui ho riportato solamente il finale. 

Al di là del riferimento al ritorno del Cristo (non facciamone un problema distogliendo l'attenzione da qui e ora, come già successe nelle comunità primitive...) Gesù insiste sul fatto che chi lo segue deve vivere sempre "all'erta", in vigilanza continua, attento al più piccolo segno della sua presenza. Per questo occorre tenere rifornite "le lampade" con l'olio della fede. Attenzione: non con l'olio della religione ma della fede, che è autentica solo quando è formata, plasmata dalla carità concreta, quella quotidiana, quella invisibile, che non dà gloria né onori, ma che sa riconoscere la presenza del Mistero nel quotidiano. Così ogni semplice fatto diviene evento, luogo teologico in cui riconoscere la sua Presenza. Se l'olio delle nostre lampade è fatto di partecipazioni assidue a tutti i riti possibili (mi ricordo di una simpatica vecchietta che un giorno mi disse che cercava di "pigliarsi" più Messe possibili al giorno per "accumulare" in caso di magra!), ma non ha il sapore e il colore della carità, è un olio che ci farà arrivare in ritardo al banchetto, e rischieremo anche noi di sentirci dire: "Non vi conosco". Vegliare è dunque restare bene attenti a che il nostro olio sia genuino e che la sorgente della carità continui a far fluire dentro le nostre lampade il prezioso liquido che ci permetterà di riconoscere lo Sposo anche nei momenti bui della vita e partecipare con Lui al banchetto della vita. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 8 agosto 2024

Buongiorno mondo!

Domande e risposte



Mt 16,13-23


(…) Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». (…)



Non mi soffermo sul problema del cosiddetto “primato petrino” che, l’ha compreso anche papa Francesco, oggi deve trovare un nuovo significato e quindi nuove modalità espressive.

Oggi il Maestro pone una domanda "micidiale" ai suoi, cioè a noi: "Voi chi dite che io sia?". 

I suoi compagni sono rientrati dalla prima missione ufficiale, la prima prova di predicazione, e dopo aver raccolto il parere della gente (che non sembra aver capito molto dalla predicazione dei primi), Gesù la butta lì: ma chi sono io per te? È una domanda micidiale perché dalla risposta si capisce da che parte stai, se dalla Sua o ancora dalla tua, cioè nel vecchio mondo della religione dove la fede difficilmente trova posto. 

Dalla risposta alla domanda emerge anche l'immagine di Dio che ti porti dentro, se stai ancora in compagnia di una tua idea di Dio o se stai dentro l'amore di un Dio che chiede semplicemente di essere accolto e camminare con te nella costruzione di una felicità che nasce da una qualità di vita indistruttibile. Una qualità di vita che nasce dal sentirsi responsabili del benessere e della vita altrui. Una qualità di vita dove più ti prendi cura dell'altro, più sperimenti l'abbraccio amante e vitale dell'Altro. "Chi sono io per te?". 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 7 agosto 2024

Buongiorno mondo!

La conversione di Gesù



Mt 15,21-28


(…) Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». (…)



Sulle strade del Vangelo abbiamo spesso incontrato il Maestro spargere misericordia e compassione. La risposta che egli dà alla donna cananea lascia un po' di sasso. Ciascuno si rilegga pure  tutto il passo in questione, ma di primo acchito una risposta così mi lascia perplesso. Ma come, Gesù ha appena rotto in maniera violenta con le istituzioni  religiose della sua terra, se ne va in giro in territorio pagano (nei dintorni di Tiro e Sidone) e in questo modo si rivolge alla donna disperata per sua figlia? Ma nemmeno con il centurione romano era arrivato a tanto ( e ne avrebbe avuto ben donde)! Dietro la durezza di queste parole (addolcita dai "cagnolini": i pagani erano considerati da tutti semplicemente "cani") scopriamo però l'invito profondo di Gesù: alla donna che si ritiene inferiore perché pagana (inferiore all'ebreo), a lei Gesù indica la via: per uscire dal suo stato deve anzitutto essa stessa riscoprirsi "figlia". Una volta accolta questa nuova identità, allora anche la propria figlia troverà vita, salvezza dal male che la tormenta. Insomma: per guarire la figlia deve farsi figlia essa stessa, mettere in atto una conversione profonda che la conduca dalla falsa immagine di Dio che si è fatta (il dio che esclude i pagani, il dio che traccia confini, il dio che esige servile obbedienza) al volto del Padre che Gesù offre. Da Dio al Padre, da madre a figlia. Ed è questa la via che ciascuno deve percorrere nel proprio territorio pagano. Sì, perché ognuno di noi vive la stessa esperienza di quella madre: pensiamo di essere credenti, ma siamo solamente religiosi; crediamo in Dio, ma non ci affidiamo al Padre; celebriamo l'Eucaristia, ma non condividiamo un pane di vita. La strada della conversione è lunga, ma siamo certi che il Maestro non disdegna di passare anche nella nostra "Tiro e Sidone". Un’ultima cosa: anche Gesù deve “convertirsi”, uscire fuori dei suoi recinti culturali e religiosi… qui, pensiamoci, è una donna che aiuta Gesù nel suo cammino di conversione… Abbiamo ancora strada da fare…

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 6 agosto 2024

Buongiorno mondo!

Dalla “de-figurazione” alla Trasfigurazione



Mc 9,2-10


(…) Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.


Oggi la liturgia propone la festa della Trasfigurazione. Se vogliamo essere più precisi la traduzione della finale potrebbe suonare così: “E tenevano la parola, tra loro discutendo cos’è il risorgere dai morti“ (S. Fausti). 

L'ordine di Gesù è di non parlare a nessuno di quanto hanno visto. Gesù vuole evitare l'ambiguità di certi facili messianismi. E poi si mettono a discutere. Dalla nube è arrivato l'invito ad ascoltare il Figlio amato, e loro discutono, tra loro. Marco ci mostra ancora la resistenza dei discepoli a uscire dal loro schema mentale e religioso: il Messia sarà glorioso, niente morte, e quindi, che vuol dire risorgere dai morti? Hanno perso un'altra occasione per comprendere il percorso e l'annuncio del Maestro. 

Il fatto è che spesso questo accade anche a noi: ci siamo fatti le nostre idee su Gesù, spesso ci aggrappiamo alla "tradizione" come delle cozze a uno scoglio e tutto ciò che non rientra nei nostri parametri religiosi lo gettiamo, lo escludiamo, lo facciamo passare nella categoria "eresia" e ci mettiamo il cuore il pace. Dimenticando e archiviando la voce dalla nube: "Questi è il Figlio mio, l'amato. Ascoltate Lui!". Già, ma se quel "Lui" non collima con le nostre idee (come successe ai primi suoi compagni) allora ce ne andiamo per la nostra strada, convinti di essere nel giusto e condannando tutte e tutti coloro che non fanno parte della nostra cerchia. La Trasfigurazione necessariamente passa attraverso la "de-figurazione": se la nostra immagine di Dio non corrisponde con quella del Messia "defigurato" dalla Croce, allora stiamo ancora a "discutere tra noi". Se non abbiamo il coraggio di "defigurare" l'immagine di Dio che ci siamo costruiti a nostro uso e consumo, resteremo a fabbricare tende nelle quali crederemo vanamente di "ospitare" l'Amato e ripiomberemo nella tristezza di una religione incapace di dare colore e sapore alla vita. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 5 agosto 2024

Buongiorno mondo!

Farsi pane



Mt 14,13-21


In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte.

Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.

Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare».(…)




Oggi il vangelo propone la versione di Matteo della "moltiplicazione" dei pani e dei pesci. Davanti alla folla Gesù chiede ai suoi un'alternativa al rimandare la stessa: "Gesù rispose: «Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare»". Quel "date loro voi stessi da mangiare" può essere compreso (anche se questo pensiero va oltre il testo in sé) nel senso di "cercate qualcosa per sfamare questa gente" oppure nel senso di "fatevi voi stessi alimento per queste persone". 

È l'invito che viene a noi ogni volta che celebriamo l'Eucaristia: accogliamo il Suo Pane per farci pane a nostra volta. Il Maestro, infatti, non fa l'elemosina, non si limita a darci qualcosina, un contentino: egli mette nelle nostre mani la sua vita, si gioca il tutto. E chiede a chi vuole seguirlo di fare la stessa cosa: non offrire cose, ma diventare noi stessi dono per l'umanità. Questo è il senso autentico dell'Eucaristia. Ridurre l'Eucaristia a un semplice atto di devozione o all'assolvimento di un precetto della Chiesa, significa svuotare dall'interno il significato del sacramento stesso, riducendolo a un mero esercizio di pietà fine a se stesso. Il Signore non vuole atti di culto ma vita che diventa espressione concreta dell'amore del Padre; se la partecipazione all'Eucaristia non fa di noi dei buoni pani fragranti per la vita dell'uomo, allora siamo fuori strada, non stiamo celebrando la "Cena del Signore". "Date loro voi stessi da mangiare": o come direbbero i Padri della Chiesa: "(Quando partecipi all'Eucaristia) diventa ciò che mangi". 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 2 agosto 2024

Buongiorno mondo!

Tradizione… tradizioni…



Mt 13,54-58


In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo.

Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.




Il vangelo di oggi ci propone il dissenso e l'incredulità dei conterranei nei confronti di Gesù. Sottomessi alla religione degli scribi,( i quali, come Gesù ha detto, hanno trasformato tradizioni di uomini in parola di Dio), si scandalizzano di Gesù e si ritrovano a considerarlo in questo modo: "Non è egli forse il figlio del carpentiere?". Per costoro, resi ciechi dalla "ideologia-religione" propugnata dagli scribi e dai capi del popolo, Gesù è il figlio del carpentiere, uno di loro, inserito nella loro tradizione e che per questo non può non assomigliare al "carpentiere" di cui è figlio e che tutti conoscono. Sappiamo come nella tradizione del tempo, il padre era non soltanto colui che generava il figlio (la madre era semplicemente il "contenitore", la tradizione passava solo da parte del padre), ma colui che immetteva il figlio nella tradizione dei padri. Gesù rifiuta questo modo di essere e di vivere e si proclama non "figlio dei padri" ma Figlio del Padre, inaugurando così la novità del Regno, che va sempre oltre qualsiasi tradizione. 

Quanto è avvenuto in quel frangente, avviene ancor oggi ogni volta che pretendiamo di rinchiudere Gesù nei nostri piccoli schemi mentali, soprattutto i nostri schemi religiosi (o che noi stessi definiamo tali). A noi, come sempre, scegliere con quali occhi considerare Gesù.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 1 agosto 2024

Buongiorno mondo!

Gesù, novità di Dio nella storia



Mt 13,47-53


(…) Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».



Nel vangelo di oggi Gesù conclude la parabola dei pesci buoni e quelli da buttare con le parole sopra citate. 

Sottolineo come, secondo logica, Matteo avrebbe dovuto dire "cose antiche e cose nuove". Ha commesso un errore, una distrazione? Non credo proprio, vista l'accuratezza e l'attenzione che pongono gli evangelisti nello scrivere i loro testi. Matteo ha voluto ribadire alla sua comunità che il criterio interpretativo della tradizione, di tutto ciò che la storia racchiude, è rappresentato da Gesù, la "novità di Dio nella storia" cui "le cose antiche" vanno subordinate. 

È una bella provocazione per noi e per le nostre comunità che continuano ad arrancare nel tentativo (quanto mai vano) di riproporre, anche con un linguaggio ormai desueto, l'esperienza della fede in Gesù. Ecco allora sorgere la presenza di "scribi" che fanno della tradizione un assoluto intoccabile e, paradossalmente, perdono di vista ciò che è il cuore dell'annuncio della fede, ossia la persona di Gesù. Assistiamo così al ritorno in forze di espressioni della fede che hanno solamente il sapore della nostalgia, come la celebrazione della messa secondo il rito preconciliare (e bisognerebbe chiedersi anche quale ecclesiologia si nasconde dietro a tali "nostalgie": quale immagine di Chiesa si vuole proporre? Mah...). 

Abbiamo davvero bisogno di "scribi-discepoli del Regno" che sappiano ridarci il sapore della novità del Dio di Gesù, e non di "scribi" che sono rimasti prigionieri di una tradizione fine a se stessa (e che spendono le loro energie in un "accanimento terapeutico" esibito per mantenere in vita una religione ormai definitivamente irrecuperabile). Gesù stesso l'ha detto: "cose nuove e cose antiche". Il criterio è questo. Solo così l'Eucaristia acquisterà di nuovo il sapore di un buon pane fresco offerto per la vita del mondo. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.