venerdì 23 agosto 2024

Buongiorno mondo!

Amare Dio nell’uomo e l’uomo in Dio




Mt 22,34-40


(…) “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”. (…)



Alla domanda su quale sia il più grande comandamento, Gesù risponde con le parole sopra riportate. Nel dibattito tra i rabbini del tempo si era arrivati a definire l'osservanza del sabato  come il comandamento più importante. Gesù nella sua risposta riporta la questione al cuore dell’Alleanza, ribadendo come l'amore a Dio e all'uomo, inscindibili tra loro, costituiscono il nucleo della Legge, mentre tutto il resto non è che un corollario. Perdere di vista tale nucleo, come in effetti successe a Israele, significa svuotare di significato anche il più piccolo precetto. Ricordiamo che Gesù offre questa risposta a un dottore della legge; per chi vuole essere suo discepolo invece, per gli appartenenti alla comunità cristiana, occorre andare oltre. La proposta di Gesù supera anche il concetto tradizionale di obbedienza al precetto sostituendolo con quello dell'assomiglianza. Il credente non è colui che obbedisce, ma colui che in primo luogo assomiglia al Padre praticando un amore simile al suo (un amore che fa sorgere il sole sui giusti e sugli ingiusti indistintamente, al di là degli eventuali meriti, un amore non legato a patenti di appartenenza, un amore che va oltre la codificazione teologica o la sua espressione catechistica e/o rituale, insomma un amore libero e liberante). Per il credente che segue la via di Gesù l'amore all'uomo diventa il criterio di verifica (verum facere: criterio di autenticità) del cosiddetto amore a Dio. 

Assistiamo oggi a tanti spettacolini, anche liturgici, dove si sbandiera il proprio amore a Dio. Purtroppo tali esternazioni liturgico-spirituali spesso non trovano corrispondenza nell'ascolto del grido di sofferenza del fratello o della sorella che ci vivono accanto. Siamo capaci di pregare Dio perché si occupi di tali sofferenze, ma noi non muoviamo un dito per farcene carico. Il nostro "amore a Dio", davanti alla sofferenza del fratello o della sorella si carica di " ma, però, forse, vedremo..." o peggio, di frasi del tipo: "meglio aiutarli a casa loro" (occhio non vede...). Gesù oggi ci riporta al cuore della fede, che non è altro che la carità vissuta nel quotidiano come manifestazione dell'amore del Padre. A noi la scelta. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

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