venerdì 20 settembre 2024

Buongiorno mondo!

Donne…


Lc 8,1-3


In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio.

C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.



Non contento di essersi lasciato toccare da una donna a casa di Simone il fariseo, oggi Gesù si presenta accompagnato dai "Dodici e alcune donne". Inaudito e assolutamente inaccettabile! Da quando un rabbi aveva delle donne tra i suoi discepoli? Ma dove andremo a finire? I nostri padri ci hanno insegnato che è meglio bruciare la Torah piuttosto che insegnarla a una donna? E questo permette a delle donne di seguirlo e ascoltare i suoi insegnamenti? Ecco uno dei motivi per cui probabilmente quelli della sua famiglia, oppressi ormai dalla vergogna per questo parente snaturato, avevano cercato di imporgli un TSO, proprio perché lo ritenevano "fuori di sé". 

Il Maestro, anche nella scelta delle persone, resta in linea col Padre: non i sapienti, non i dotti, non i forti, non i pii, non i sacerdoti né i maestri della Legge, ma persone che non avevano alcun peso, anzi, persone relegate ai margini, ostracizzate, a volte con un passato, diremmo noi, poco pulito, induriti dal lavoro e oppressi dai potenti, spesso nemmeno padroni del proprio corpo. Eccoli insieme girare "annunciando il regno di Dio", ossia il modo di “essere presente“ da parte di Dio che non passa più dall'osservanza ossequiosa della legge, ma nell'accoglienza del suo amore, un amore comunicato, che se ricevuto e accolto, permette all'umanità di crescere. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona giornata.

giovedì 19 settembre 2024

Buongiorno mondo!

Miseria e misericordia



Lc 7,35-50


In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. (…)



A quella donna che aveva "osato" rendere impura la casa di Simone il fariseo Gesù offre il perdono e la rimette in piedi, rimette in piedi la sua dignità. Quel che mi colpisce, e che ricorda bene la parabola del Padre misericordioso, è il fatto che Gesù non chiede nulla del passato di quella donna, non "indaga", non chiede di sciorinare i suoi peccati davanti a tutti. Al contrario sottolinea le buone cose che ella ha fatto nei confronti di Gesù stesso, mette in luce la capacità di bene di quella donna. Nelle nostre comunità, nelle relazioni che esistono dentro le nostre comunità, spesso avviene il contrario: chi commette una colpa, chi vive in situazione di colpa (e spesso non per libera scelta ma perché "costretto" da vicissitudini particolari), resta marchiato a fuoco. Siamo così attenti, come Simone, a imbandire le nostre mense, a celebrare le nostre belle e pompose liturgie, che non ci rendiamo conto di chi sta ai nostri piedi mendicando attenzione e perdono, anzi, spesso e volentieri "scalciando" per allontanare che ci procura fastidio e rende "impura" la nostra celebrazione. Abbiamo ancora del cammino da fare perché il Vangelo sia davvero una buona notizia per tutti e non un codice di procedura penale. Alle porte del Giubileo che ciascuno possa essere "porta santa" della misericordia per il fratello e la sorella che incontra ogni giorno. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 18 settembre 2024

Buongiorno mondo!

Decisione per il Regno



Lc 7,31-35


In quel tempo, il Signore disse:

«A chi posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così:

Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,

abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!” (…)



Potremmo intitolare il testo del vangelo di oggi come la "Ballata dei rosiconi", ovverosia, la ballata di quelli che non sono mai contenti e che non riescono a sopportare nemmeno la felicità degli altri.

Se Gesù parlava agli scribi e ai farisei, oggi parlerebbe a tutti quei cristiani (cattolici) cui non va ma bene niente, anzi, l'unica realtà che pare soddisfarli è quella che non esiste più, il passato, dove tutto era ben ordinato, finalizzato, strutturato attorno a una legge che determinava fin nei più piccoli particolari la vita delle persone. Gesù parlerebbe oggi a queste persone che hanno una paura folle della libertà, terreno minato perché spesso conduce su strade poco sicure, fuori dai paletti ordinati della legge per aprire spazi all'amore. Gesù parlerebbe ai farisei del nostro oggi che non sanno fare festa nella casa del Padre, che se ne stanno sempre fuori immusoniti, gridando allo scandalo perché loro hanno "servito" duramente per tutta la vita, mentre gli altri erano in giro a divertirsi e a scialare. E quando il Padre spalanca le braccia della sua misericordia, non sanno fare festa perché nella loro dislessia spirituale non sanno scrivere la parola gioia. 

Ancora una volta Gesù invita a scegliere e a mettere in gioco la propria esistenza. Non possiamo esitare e restare preda della paura. Coraggio!

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 17 settembre 2024

Buongiorno mondo!

Una compassione fonte di vita



Lc 7,11-17


In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.

Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. (…)




Davanti al funerale di figlio unico di madre vedova, "Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: «Non piangere!»". La compassione è il sentimento per eccellenza di Dio: è Lui che nutre compassione per le sue creature, è Lui che comunica il suo amore compassionevole. Ora, in Gesù ci viene mostrata la via per la costruzione della nuova umanità: una fraternità che si fonda sulla compassione, sull'assomigliare a Dio nell'amore. Un Dio che in Gesù affronta e rompe tradizioni e culture che nulla hanno a che vedere con la dignità dell'uomo, fossero anche religiose. Gesù che si ferma per una donna (essere secondario e insignificante), per di più vedova (facile preda per i ricchi divenuti tali a forza di ridurre altri in povertà, il tutto naturalmente a gloria di Dio che "ha benedetto il frutto del lavoro"!!!) e ormai anche senza l'unico figlio maschio che ne avrebbe preso le difese. A chi sceglie d'interessarsi Dio in Gesù? Alla schiera dei sacerdoti benedicenti e oranti sulla salma? Ai pii accompagnatori che consolavano tendendo uno sguardo famelico alla casa della vedova? No, egli sceglie proprio la persona più insignificante e lì si manifesta come il Dio della compassione e della vita. Sì, perché dove Dio mostra compassione la vita rinasce, la dignità è restituita, la giustizia fa sentire la sua voce. Ecco come assomigliare a Dio, ecco quale percorso il Maestro ci invita a fare: verso chi dirigiamo la nostra attenzione abitualmente? A chi siamo davvero interessati? 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona giornata.

lunedì 16 settembre 2024

Buongiorno mondo!

Un Dio al di là dei meriti



Lc 7,1-10


In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao.

Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. (…)



Oggi il Vangelo ci mostra l'immagine di un Gesù attento e pieno di compassione anche verso l'odiato invasore romano. 

Inimmaginabile! Se solo fosse possibile, non so quanto pagherei per essere riportato nel passato ed assistere alla scena! Solamente per vedere le facce dei suoi discepoli! Quelle degli altri, vabbé, ci possono anche stare, ma quelle dei suoi?!?! Vi immaginate, che ne so, Simone lo zelota? (Maestro, tu lo curerai? Ma basta chiedere, ce l'ho io la cura giusta per questo porco e per tutta la sua famiglia!) O i due Boanerghes? (Maestro, al fuoco ci pensiamo noi...). 

Ricordate  quando dicevo che occorre invertire i termini? Non tanto "Gesù come Dio"  ma "Dio come Gesù". Ecco per comprendere correttamente questo testo teniamo presente che Gesù ci rivela come "funziona" Dio: l'umanità di Gesù che accoglie e si china su tutte le persone che la vita ha in qualche modo ha ferito, il suo accogliere senza pregiudizio alcuno, la sua compassione che si apre anche al "nemico", il suo prendersi cura della vita di tutti e di ciascuno, ci svela e rivela ogni giorno il volto del Padre. Per Gesù non ci sono persone più degne, persone che "meritano" di più (con Gesù, finalmente, muore la categoria del "merito",!): Dio non guarda ai meriti (che non tutti possono vantare, per i più svariati motivi), ma ai bisogni (di cui tutti siamo pieni). Capito questo, "va' e anche tu fa' lo stesso". 

A tutte e tutti un abbraccio. Buona vita.

giovedì 12 settembre 2024

Buongiorno mondo!

 Etica della somiglianza



Lc 6,27-38


(…) Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.

Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio.



Ecco le parole che ci consegna il Vangelo di oggi. Esse costituiscono il fondamento dell'etica cristiana. Etica che non si fonda più su una regola esterna all'uomo, imposta e alla quale obbedire perinde ac cadaver. Le scelte etiche del cristiano si fondano non più sull'osservanza ma piuttosto sull'assomiglianza. Il criterio che definisce le mie scelte, il mio stile di vita non è più dunque l'obbedienza servile, ma la somiglianza al Padre che è misericordioso ed esplicita la sua presenza proprio attraverso un atteggiamento continuo di misericordia. L'accoglienza profonda e autentica di tale offerta di misericordia mi condurrà ad esprimere nella vita delle scelte coerenti con tale misericordia. La conversione consiste proprio nel cambiamento della mia immagine di Dio: da una Dio che pretende di essere servito a un Dio che serve. Questo ha mostrato Gesù, questo è il messaggio affidato a chi vuole farsi suo discepolo. Il cammino di metanoia (conversione) evangelica non è orientato primariamente verso Dio, ma verso l'altro, verso la sorella o il fratello che incrociano la mia storia. Perché? Perché questa è la via che Dio stesso, in Gesù, ha scelto. Accogliendo la sua misericordia nella mia vita, divento strumento di misericordia, aprendo spazi a Dio nell'umanità ferita o ancora preda di quell'insano egoismo che fagocita ogni cosa e persona. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 11 settembre 2024

Buongiorno mondo!

Un Dio che ci vuole felici




Lc 6,20-26


In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:

«Beati voi, poveri,

perché vostro è il regno di Dio. (…) 

Ma guai a voi, ricchi,

perché avete già ricevuto la vostra consolazione. (…)


Oggi il Vangelo ci propone la versione della Beatitudini del vangelo di Luca. Alle beatitudini Luca fa seguire una serie di "Guai", anche se la traduzione più corretta sarebbe: "Ahimè": non è una minaccia (Guai a te se....), ma è una constatazione amara, un sospiro di sconforto di fronte alla durezza del cuore. È come se il Padre stesse sospirando perché vede che i suoi figli non sono felici: rifiutano le beatitudini per cercarsi la felicità da tutt'altra parte. Eppure il sogno di Dio per l'umanità è proprio la felicità. E non la felicità "nell'aldilà", ma una felicità che nasce da una vita nuova già nell'aldiquà! Una felicità che nasce non dal possedere ma dal condividere, non dal potere ma dal servizio, non dall'apparire ma dall'essere, pur con tutte le nostre fragilità. 

È il cammino che dovrebbe essere primario nella Chiesa incarnata in ogni comunità cristiana: preoccuparsi del bene e del benessere dell'altro, senza escludere nessuno, perché così opera il Padre che "fa piovere sui giusti e sugli ingiusti". Superando, senza patemi d'animo, quella distinzione tra corpo e anima che spesso, perché letta in maniera distorta, ha fatto più danni che bene e riappropriandoci di quella visione dell'uomo unitaria più propriamente biblica. Visione che ha costituito il terreno culturale in cui Gesù è nato (non dimentichiamo che Gesù era ebreo, non greco!) e della quale forse ci siamo sbarazzati troppo in fretta, contribuendo alla nascita di quella spiritualità schizofrenica in cui il corpo è la prigione dell'anima e la sofferenza è il fio da pagare a causa dei peccati commessi. Non credo che la felicità delle Beatitudini sia da ricercare in tale proposta. Gesù la sua proposta l'ha mostrata con chiarezza. Se noi scegliamo di arrampicarci sui vetri per tenere in piedi realtà che non ne fanno parte, beh.. "ahimè" per noi. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 10 settembre 2024

Buongiorno mondo!

Comunità che guariscono



Lc 6,12-10


(…) Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.



Questo è quanto accadeva al Maestro quando incontrava la folla. La forza che sanava era la forza della vita comunicata, quella vita di una qualità indistruttibile capace di opporsi e vincere anche la morte. Ma questo è quanto dovrebbe accadere oggi a chi incontra i discepoli del maestro, coloro che credono al suo messaggio e si fidano della sua parola tanto da interiorizzarla e farla propria come scelta di vita fondamentale. Questo è quanto ci aspettiamo di trovare entrando in una comunità cristiana: incontrare persone che sanno comunicare vita, una vita fatta di solidarietà, di condivisione dei beni, di perdono reciproco. Il maestro, nella sua umanità, "sanava tutti", senza preoccuparsi se fossero santi o peccatori, perché alla tavola della vita c'è posto per tutti. 

Noi oggi spesso chiediamo alle persone di essere in regola con le varie norme, anche solo per accedere ai sacramenti. Ma Gesù ci ha insegnato che "l'essere in regola", cioè accettare di modellare la propria vita sul suo messaggio e quindi operare un cambiamento, non è una condizione per accedere a Lui, ma diviene una conseguenza. Noi spesso pretendiamo di far precedere la conversione prima di aprire le porte, ma essa è una conseguenza dell'incontro con Lui, incontro che avviene dentro una comunità fatta di uomini e donne "riuniti nel suo nome" e che costituiscono quello spazio in cui "Lui è in mezzo a loro". 

Fin quando le nostre comunità cristiane non sapranno generare questo spazio, resteranno sempre dei piccoli orticelli chiusi, adatti alle piccole mentalità che vivono nella paura di perdere quel poco che ancora resta. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 9 settembre 2024

Buongiorno mondo!

Un Dio che mette in mezzo e si mette di mezzo



Lc 6,6-11


"Un sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. Ora c'era là un uomo, che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva di sabato, allo scopo di trovare un capo di accusa contro di lui. Ma Gesù era a conoscenza dei loro pensieri e disse all'uomo che aveva la mano inaridita: «Alzati e mettiti nel mezzo!». (…)



Il criterio che ha guidato le scelte di Gesù è sempre stato il bene dell'uomo e a questo non ha mai derogato. Possiamo usare tutte le giustificazioni teologiche, far scendere in campo fazioni di cardinali da una parte o dall'altra, riesumare addirittura qualche cardinale del Concilio di Trento per farlo parlare in nostro favore, ma alla fine saremo costretti a fare i conti non con il pensiero sul Cristo partorito dalle nostre menti, ma con l'azione di Gesù di Nazareth che vuol farci toccare con mano chi è Dio e, se mi passate l'espressione, come funziona. Inutile snocciolare tonnellate di S. Rosari, partecipare a ottavari o Novene, cercare i più raffinati direttori spirituali, seguire pellegrinaggi à la carte per capire la volontà di Dio. Gesù ce l'ha detto chiaramente: Dio vuole che noi stiamo bene, il Padre vuole la nostra felicità. E questa non è un dono che cade dal cielo per qualcuno mentre altri stanno ancora a mendicare. Il Padre desidera che lavoriamo con Lui nel prenderci cura di ognuno, del bene di ognuno, anche e soprattutto di chi non è "dei nostri", di chi non fa parte della cerchia "ristretta", di chi in qualche modo si sente escluso, messo da parte. Ecco, è qui il punto: come quel giorno nella sinagoga, Gesù ci mostra come funziona Dio. Egli è colui che "mette in mezzo", ossia mette al centro dell'attenzione il più debole, il più fragile. È Colui che mette al centro della sua attenzione chi ha più bisogno di amore, di misericordia mettendosi di mezzo contro cecità e indifferenze e chiede ai suoi di assomigliare a Lui in questo. Anche quando tale modo di fare ci dovesse condurre al di fuori del perimetro sicuro della legge, ossia di quello che potremmo definire il "cristianesimo q.b." (quanto basta, per chi non è avvezzo alla cucina). Gesù non ha mai avuto dubbi né è stato a cavillare. A noi, come sempre, scegliere. 

A tutte e a tutti un abbraccio. Buona vita.

venerdì 6 settembre 2024

Buongiorno mondo!

Vino nuovo per cuori nuovi



Lc 5,33-39


(…) E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. (…)



Ho l'impressione che il vino "novello" del Vangelo non sia molto apprezzato, dentro e fuori la Chiesa. Si preferisce spesso il vino robusto e "sicuro" marca "Law & Order". La caratteristica di questo vino vecchio sta nella sua capacità di "liberare" (o obnubilare) la mente da qualsiasi preoccupazione di scelte personali. Basta "berlo", basta limitarsi ad accettare il bicchiere preparato senza porsi né porre domande, senza impegno alcuno se non quello di eseguire fedelmente i doveri imposti per salvare la faccia e sentirsi a posto. È un vino che non impegna  troppo la coscienza e che, sovente, allontana dalla fatica personale del crescere quotidiano, evitando di far mettere in gioco la libertà personale; è un vino che non dà adito a dubbi, anzi impedisce che essi appaiano e, nel caso apparissero, si provvede subito ad aumentare la dose per rimettere le cose al loro posto. 

Il "vino nuovo" del Vangelo è ben altro. È frizzante, non ti si pianta nelle gambe, ti spinge a correre, aguzza la vista sull'altro permettendoti di guardare la vita e le persone con occhi diversi. È un vino che non puoi conservare negli otri vecchi perché li manda in frantumi. Oltremodo è un vino sempre "nuovo", difficile da conservare, anzi, per conservarlo occorre berlo e berlo insieme, perché è un vino che esige condivisione: non lo si può bere da soli! Mi guardo in giro e scopro che ci sono troppe "osterie" che prediligono il vino vecchio perché per anni hanno fatto buoni affari creando cristiani che sanno di tappo! Occorre il coraggio di cercare ogni giorno il vino nuovo del vangelo, quel vino che ha il sapore della libertà, quel vino che ha il colore della carità, quel vino che lascia il piacevole retrogusto della giustizia e della misericordia. Di osti che spacciano il vinaccio della menzogna solamente per alimentare le proprie personali ambizioni francamente non sappiamo che farcene: li lasciamo nelle loro osterie fumose a spacciare quell'aceto imbevibile (insieme ai fratelli e sorelle della premiata scuola di sommelier: “Chez Viganò”). 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 5 settembre 2024

Buongiorno mondo!

Ritornare alla sorgente



Lc 5,1-11


 "(...) Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano (…)”.



Anche questa mi pare una bella immagine della comunità cristiana attuale: sempre alle prese con mille fatiche. mille progetti, mille problemi cui cercare di dare una risposta, e alla fine accorgersi di "non aver preso nulla", anzi la sensazione è quella di aver perso tempo. Ma il dramma non è nemmeno questo: arriva il Maestro che chiede di fidarsi della sua parola, e noi dagli a cercare soluzioni, impostare progetti, rivedere cammini, programmare iniziative per "attirare i pesci nella rete", e poi di nuovo si ricomincia... abbiamo faticato... non abbiamo preso nulla... Il cambiamento deve venire da quel "sulla tua parola", dal rimettere al centro la persona e la parola (che è sempre una parola che agisce) di Gesù. Il cambiamento arriva quando la comunità cristiana ha il coraggio di rivedere se stessa alla luce del criterio di vita di Gesù: il bene della persona nella sua situazione concreta, nel "qui e ora" della sua sofferenza. Le scelte operate da Gesù rivelano il volto autentico del Padre, di Colui che opera perché ognuno "abbia la vita e questa in abbondanza". 

Solamente "sulla sua parola" le reti diventano casa accogliente e non simbolo di morte, perché con Lui si diventa "pescatori di uomini", portatori di vita. Solamente "sulla sua parola" impareremo a lasciare che "le reti" si rompano, che tutto ciò che soffoca, esclude, emargina, impedisce la vita autentica vada perduto al fine di guadagnare la vita delle sorelle e dei fratelli. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 4 settembre 2024

Buongiorno mondo!

Bisognosi di guarigione



Lc 4,38-44


In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagòga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva. (…)



Ho sempre amato questa icona della comunità cristiana così ben dipinta da Luca con queste poche pennellate. E mi sembra che essa lo sia in modo particolare di questi tempi. Una comunità in preda a una grande febbre, ossia paralizzata, tremante, quasi costretta più a sopravvivere che a vivere. Ogni volta che la comunità dei credenti dimentica il motivo della sua esistenza, il fatto cioè di essere a servizio dell'umanità tutta intera, senza esclusione alcuna, allora sopravviene la "febbre" che costringe all'immobilità. Tanto è vero che l'incontro con Colui che è la Parola di vita guarisce e rende di nuovo abili al servizio ("cominciò a servirli"). 

Le nostre comunità hanno bisogno di tornare alla “voce” del Maestro, hanno necessità di abbeverarsi alla fonte della Sua Parola per poter essere risanate da tante storture, da tante "febbri" che le tengono immobili: la febbre della paura di perdere la propria identità, la febbre del rifiuto dell'incontro, la febbre dell'esclusione, la febbre del dogmatismo che si infila come un tarlo in ogni discussione per impedire qualsiasi dialogo (e come siamo abili a trincerarci dietro espressioni quali: "Lo dice la Chiesa!", "Lo afferma il catechismo!" ma senza mai lasciarci afferrare in profondità dalla persona di Gesù: ricordo che la nostra fede non è in un dogma, ma in una persona e che se manca questo presupposto tutto il resto è carta straccia!). Papa Francesco ci ha offerto indicazioni preziose per trovare rimedio e guarire dalle nostre (spesso insane) "febbri". Il primo passo sarebbe quello di prendere coscienza del nostro bisogno di guarigione. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 3 settembre 2024

Buongiorno mondo!

Silenzio e cammino



Lc 4,31-37


(…) Nella sinagoga c’era un uomo con un demonio immondo e cominciò a gridare forte: «Basta! Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? So bene chi sei: il Santo di Dio!» (…).



Con questa descrizione l'evangelista indica come i discepoli restano attaccati alla visione della "sinagoga"; pur percependo la reale portata della novità contenuta nella proposta di Gesù oppongono resistenza ("gridando forte", ovvero dell'impossibilità di stabilire una comunicazione corretta). Conoscono bene quanto Gesù propone, capiscono quanto sia impegnativo e faticoso affrontare un nuovo esodo per assaporare la libertà del Regno di Dio (e abbandonare di conseguenza la sognata e attesa restaurazione del Regno d'Israele), ma nonostante tutto restano tenacemente attaccati alla loro tradizione e cercano addirittura di tirare Gesù dalla loro parte ("sappiamo che sei il "Santo di Dio", cioè l'atteso, il Messia che deve riportarci all'antico splendore, inaugurando "la vendetta del nostro Dio"). 

Mi pare stia capitando anche oggi, con troppa facilità. Troppe persone "nella sinagoga" gridano come forsennate per imporre la propria ragione; troppi "cristiani" girano per le strade tenendosi un Gesù in tasca fabbricato secondo le loro esigenze e, alla bisogna, pronti a picchiarlo sulla testa di chi non condivide il loro pensiero o il loro modo di intendere la fede. "Troppe sinagoghe urlanti", troppo strepito... l'unica risposta del Maestro è un ordine: "Taci, esci da costui". È il tema dell'esodo: ascolta e mettiti in cammino, esci dalle tue convinzioni (ad Abramo fu detto: "Esci da casa tua, dalla tua terra..." insomma da tutto ciò in cui ti sei riconosciuto fino ad oggi), lascia quella "sinagoga" incapace di aprirsi al Regno, esci... vai oltre... Il Maestro, mentre noi urliamo, è già avanti, è già passato oltre. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 2 settembre 2024

Buongiorno mondo!

Lo sguardo su Gesù


Lc 4,16-30


In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:

«Lo Spirito del Signore è sopra di me;

per questo mi ha consacrato con l'unzione

e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,

a proclamare ai prigionieri la liberazione

e ai ciechi la vista;

a rimettere in libertà gli oppressi,

a proclamare l'anno di grazia del Signore».

Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all'inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». (…)



Immagino la scena: Gesù ha appena letto (saltando il finale però, attenzione) uno dei testi più esplosivi di Isaia, un testo che sembra scritto proprio per rendere ancora più cariche le attese messianiche del momento, e nel silenzio pieno di attesa, nel momento in cui si attende che la parola prenda forma: "Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui", quasi a voler dire: "Dai, dicci quello che vogliamo sentire, di' che sei dalla nostra parte: fai solamente un cenno e siamo al tuo servizio pronti a riconquistare la nostra libertà e a scacciare l'invasore". 

Ci sono tanti modi di fissare lo sguardo su Gesù e quello di Nazareth fu uno sguardo carico di attese che non vennero colmate, di attese deluse. Può succedere anche a noi di "sbagliare" sguardo quando pretendiamo che il Maestro si metta al servizio delle nostre idee, dei nostri (per quanto precisi e ben curati) progetti pastorali. Può succedere anche a noi di "sbagliare sguardo" quando pretendiamo di incasellare Gesù nei nostri desideri, trasformandolo in una sorta di "genio della lampada" (eucaristica, per di più) chiamato a eseguire i nostri ordini: e qui bisogna punire, e là bisogna chiarire, e questo Papa è una rovina cosa aspetti Signore a riprendertelo (o dobbiamo rimandartelo noi?), e quelli non possono fare la comunione perché lo dice il Catechismo, e non possiamo mollare le braghe davanti a tutti, e bisogna salvare l'identità se no dove andiamo a finire, e bisogna indire una crociata contro l'avanzamento dell'Islam.... uff, Signore, basta. 

Che non ci capiti quanto avvenne Nazareth, quel giorno: "Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò", e io aggiungerei che se ne andò dicendo: "Ne ho ben donde di siffatte ciuffole" (a ciascuno la traduzione in lingua corrente che più gli garba). 

A tutte e a tutti un abbraccio. Buona vita.