giovedì 17 novembre 2022

Buongiorno mondo!

Tessitori di pace


Lc 19,41-44

 

“In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo:

«Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! (…)”.


Questa parola cade nella nostra storia proprio in questo nostro tempo dove tante lacrime sono state versate a causa di quella ferocia disumana che ha mostrato il suo volto in mezzo a noi. Il Vangelo è una parola viva, non è detta una volta per tutte: parla al nostro oggi e invita, propone, rischiara, apre orizzonti che ha volte ci mettono profondamente in crisi perché denunciano le nostre connivenze silenziose con tutto ciò che attenta alla dignità della persona umana. Vi invito a sostituire il nome “Gerusalemme” con quello delle altre città della nostra storia. Il pianto del Maestro ci dice quanto siamo ancora lontani da quella “pace” che non è solamente assenza di guerra o di conflitto. È molto di più! È la pace che nasce dalla seria preoccupazione personale per il bene dell’altro, la pace che nasce, come diceva don Tonino, dalla “convivialità delle differenze”, la pace che non è irenico pacifismo ma lotta senza frontiere perché ogni uomo e ogni donna possano vedere riconosciute la propria dignità e unicità al di là delle loro appartenenze. Non è certamente opponendo al rumore degli spari il fragore dei bombardamenti che sapremo ottenere tale pace! A furia di “occhio per occhio” produrremo solo dei ciechi che credono di vedere. Il pianto del Maestro oggi è un invito deciso a cambiare strada, a cercare altre vie, a comprendere che la pace nasce dalla rinuncia a qualsiasi ambizione di potere e di possesso. In tale prospettiva è urgente che dismettiamo, lasciamo cadere quelle idee su Dio che abbiamo costruito e sulle quali fondiamo la nostra legge del più forte. Se il sonno della ragione genera mostri (e gli avvenimenti di questi tempi non lasciano adito a dubbi), deturpare il volto di Dio in nome di un’ideologia può generare solamente atrocità e disumanità. Su questo occorre lavorare ancora. E il pianto del Maestro ce lo conferma. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

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