venerdì 29 novembre 2024

Buongiorno mondo!

Oltre le apparenze



Lc 21,29-33


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:

«Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi: quando già germogliano, capite voi stessi, guardandoli, che ormai l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. (…)




La parola del Maestro invita oggi a essere persone intelligenti. Intelligente non è colui che sa molto, ma colui che sa intus - legere, leggere dentro, in profondità. Il Maestro ci insegna a vivere come persone che non stanno in superficie, che non si accontentano di quel che appare. Ci ricorda la Scrittura che "gli uomini guardano le apparenze, Dio guarda il cuore": ecco noi vogliamo assomigliare a Dio in questo modo, guardando e assaporando il cuore della realtà e delle persone che incrociano i sentieri della nostra esistenza. Non cadiamo nella tentazione dell'apparire, delle apparizioni, e di tutto ciò che soddisfa puramente la vista: vogliamo scendere in profondità, per scoprire la Presenza nelle pieghe più profonde della storia, negli angoli più nascosti dei cuori di coloro che il Padre ci insegna ad amare per ciò che sono in verità e non per come appaiono ai nostri, a volte fin troppo piccoli, occhi. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 28 novembre 2024

Buongiorno mondo!

L’arazzo della nuova creazione


Lc 21,20-28


(…) Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.




Per illuminare la parola evangelica di oggi e per dare la sveglia a tutti i teorici dell'ira divina, ai predicatori delle fiamme dell'inferno, ai profeti di sventura che vedono solo macerie in questo nostro tempo, ai nostalgici del bel tempo che fu, ai terroristi delle anime che procurano scrupoli devastanti che generano paure e sottomissione, ai visionari e alle visionarie che si macerano di digiuni, di penitenze, a coloro che attendono con impazienza il giorno della vendetta del nostro Dio all'insegna del "ve l'avevo detto io!", a tutte e tutti coloro che girano con l'accendino in tasca pronti ad appiccare qualsiasi rogo in difesa della "santa religione", a coloro che sono convinti che si può odiare, escludere, abbattere "in nome di Dio, del MIO DIO che è l'unico vero", a tutti costoro e a tanti altri regalo questi bellissimi versi di Riensiru M.(n.b. non ci sono errori di battitura, se qualcuno ne vedesse vuol dire che ha qualche problema!):


Dio è seduta, tesse con pazienza, con perseveranza
E con il sorriso che sprigiona come un arcobaleno
Sul volto bagnato di lacrime
E ci invita a non offrirle soltanto i cenci
E i brandelli della nostra sofferenza
E del nostro lavoro.

Ci domanda molto di più:
Di restarle accanto davanti al telaio della gioia
Ed a tessere con lei l'arazzo della nuova creazione.

mercoledì 27 novembre 2024

Buongiorno mondo!

Vivere pericolosamente con gioia


Lc 21,12-19


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. (…) Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.



Oggi il Maestro ricorda che chi vivrà con fedeltà il messaggio del Vangelo facilmente andrà incontro a guai, incomprensioni, persecuzioni, rifiuti. È un criterio di autenticità, oserei dire, per quanto poi non dobbiamo andarcele a cercare a tutti i costi! Certamente, il messaggio di Gesù non è un messaggio alienante, non è "oppio" che addormenta coscienze e fa chiudere beatamente gli occhi sulle molteplici situazioni di ingiustizia tuttora presenti in mezzo a noi. Vivere con e come Gesù comporta un certo rischio (la sua famiglia stessa non andò a cercare di "arrestarlo" per fargli fare un TSO?): è vivere pericolosamente con gioia, è amare incondizionatamente per far conoscere l'amore del Padre, è perdonare per "sciogliere" il suo perdono. La via proposta dal Maestro non è certamente quella melensa spiritualità fatta di "valli di lacrime", di "atti di dolore" per aver offeso Dio (quanto l'abbiamo reso piccolo piccolo!), di "sacrifici e fioretti" offerti per aprire le porte del purgatorio... la sua via è la via della vita pagata a caro prezzo, pagata mettendo sul piatto l'intera esistenza per il bene dell'altro. In questo modo non saremo capiti, saremo derisi, e quando romperemo le scatole saremo anche perseguitati, ma "con la vostra perseveranza salverete le vostre anime", ossia la nostra fedeltà permetterà al Regno di crescere in mezzo a noi e di umanizzare la nostra umanità. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 26 novembre 2024

Buongiorno mondo!

Coltivare il seme della speranza



Lc 21,5-11


(…) Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! (…)



La proposta di Gesù non è una via che aliena, che distacca dalla quotidianità, che annuncia "terribili segreti... che se non fai come ti dico sarai presto preda dell'ira divina!". La proposta di vita del Maestro passa dalla fatica quotidiana del crescere e del far crescere la vita. È un invito a lavorare con Dio all'opera della creazione, alla nascita di un'umanità nuova che non va in cerca di "paradisi perduti", ma che lotta, lavora e si ingegna per umanizzare ogni giorno l'umanità stessa fino a farle assumere quella condizione divina che Dio ha da sempre sognato e voluto per tutti. 

Per questo non seguiamo chi propone vie diverse, vie fatte da digiuni, penitenze, macerazioni spirituali o meno. Per questo non andiamo in cerca di eventi sensazionali, di miracoli "un tanto al kilo", di apparizioni che promettono, blandiscono, minacciano. 

Noi camminiamo ben saldi sulle vie della nostra umanità lavorando con il Maestro affinché vita e amore crescano e rendano sempre più umana la nostra umanità. Altri possono trovare giovamento in altre vie, noi restiamo fedeli al Maestro e alla sua parola che ci chiede di essere svegli per saper cogliere ogni momento favorevole per metterci a servizio della vita. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 25 novembre 2024

Buongiorno mondo!

Una vedova che narra il Dio che si dona


Lc 21,1-4


In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio.

Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».



Oggi mi soffermo sullo sguardo di Gesù che indica quella vedova come modello di discepolo: non colui che dona qualcosa, ma colui che si fa dono. La traduzione di quel "tutto quello aveva per vivere" rimanda all'idea non di aver dato qualcosa, ma la sua vita stessa. 

L’invito che rivolgo a me stesso, e che estendo a chi legge, è quello di saper guardare coraggiosamente nel cuore per individuare e cacciare quello "scriba vorace" che si nasconde abilmente nelle pieghe più profonde del cuore di ognuno. Come sempre il Maestro insegna che la conversione comincia proprio dai "suoi", da quelli che stanno con Lui: solo entrando nella logica del dono totale, solo rinunciando a qualsiasi ambizione di ricchezza e potere e aprendosi al servizio e alla condivisione possiamo capire le esigenze radicali del Regno e rimuovere quelle opacità che ci impediscono di essere trasparenza della presenza del Padre "difensore degli orfani e delle vedove". 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 22 novembre 2024

Buongiorno mondo!

“Rubare” Dio


Lc 19,45-48


In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». (…)




Mi è venuto spontaneo, davanti a questo testo, chiedermi: chi è il ladro? Il Dizionario della Treccani riporta così: “ Chi ruba, chi si appropria indebitamente di beni altrui, violando con astuzia, o col ricorso all’inganno, alla frode, e di solito agendo di nascosto…”. Etimologicamente viene dal latino “latro” che è connesso con un termine greco che indicava il mercenario. Ma cosa si può rubare in un tempio? Beh, quello di Gerusalemme al tempo di Gesù era la più grande banca del Medioriente i cui titolari erano i sacerdoti e consimili. Basterebbe questo. Ma credo che nelle parole di Gesù ci sia qualcosa di ancor più terribile. Il peggior furto che si può commettere nel “tempio” è quello che riguarda Dio stesso, la sua presenza. Si “ruba”, ci si “appropria indebitamente” del volto di Dio quando lo si deturpa e lo si riduce a meschina proiezione della propria ambizione di potere, di possesso e di successo. La denuncia di Gesù risuona ancora potente come monito per noi e per le nostre comunità oggi là dove l’interesse per la salvezza dell’economia prevale a volte su quello per l’economia della salvezza. Ogni volta che la comunità ecclesiale, la Chiesa, si lascia guidare da tale ambizione il “tempio” diviene una “covo di ladri”. È stata la tentazione ricorrente d’Israele: scambiare il Dio dell’Alleanza con un idolo muto che pensi di possedere ma in effetti è lui che possiede te. È la tentazione di coloro che nella Chiesa svendono un’immagine deturpata di Dio per i propri interessi personali.  Il Maestro ci invita ancora a scelte radicali; a noi scegliere in quale fila accomodarci: a quella del “covo di ladri” o a quella della Casa del Padre. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 21 novembre 2024

Buongiorno mondo!

Lottare per la pace



Lc 19,41-44


In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo:

«Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi. (…)



Questa parola cade nella nostra storia proprio in questi giorni dove tante lacrime sono state versate a causa di quella ferocia disumana che ha mostrato il suo volto in mezzo a noi nei conflitti cui assistendo. 

Il Vangelo è una parola viva, non è detta una volta per tutte: parla al nostro oggi e invita, propone, rischiara, apre orizzonti che a volte ci mettono profondamente in crisi perché denunciano le nostre connivenze silenziose con tutto ciò che attenta alla dignità della persona umana.  Ma il pianto del Maestro ci dice quanto siamo ancora lontani da quella “pace” che non è solamente assenza di guerra o di conflitto. È molto di più! È la pace che nasce dalla seria preoccupazione personale per il bene dell’altro, la pace che nasce, come diceva don Tonino, dalla “convivialità delle differenze”, la pace che non è irenico pacifismo ma lotta senza frontiere perché ogni uomo e ogni donna possano vedere riconosciute la propria dignità e unicità al di là delle loro appartenenze.  A furia di “occhio per occhio” produrremo solo dei ciechi che credono di vedere. Il pianto del Maestro oggi è un invito deciso a cambiare strada, a cercare altre vie, a comprendere che la pace nasce dalla rinuncia a qualsiasi ambizione di potere e di possesso. In tale prospettiva è urgente anche che dismettiamo, lasciamo cadere quelle idee su Dio che abbiamo costruito e sulle quali fondiamo la nostra legge del più forte. Se il sonno della ragione genera mostri deturpare il volto di Dio in nome di un’ideologia può generare solamente atrocità e disumanità. Su questo occorre lavorare ancora. E il pianto del Maestro ce lo conferma. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 20 novembre 2024

Buogiorno mondo!

Vite in dono



Lc 19,11-28


(…) Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. (…)



Vorrei sottolineare ancora una volta l'insegnamento del Maestro ripreso nella citazione evangelica. 

Sappiamo ormai che questa espressione indica la proposta che Gesù fa ai suoi: se metti in gioco la totalità della tua capacità di amare, di comunicare vita, questa ti sarà resa non nella stessa misura, ma in una misura più abbondante. Se la tieni per te, se non la metti in gioco, resterà sterile, fino a finire in nulla. Gesù non chiede ai suoi di fare delle cose particolari, ma di essere persone che accettano di giocarsi la vita perché altri possano vivere, di essere persone che della vita fanno un dono e non una cassaforte chiusa cui nessuno ha accesso e dove trova posto solo il proprio benessere. Il Regno non è fatto per chi ha e vuole avere sempre di più. Il Regno è di chi dà senza riserve. Il resto viene da sé. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 19 novembre 2024

Buongiorno mondo!

Il Dio che si abbassa



Lc 19,1-10


Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. (…)



Testo conosciutissimo quello di oggi e significativo di quello stile di accoglienza da parte di Gesù che ci mostra in concreto, ci fa sperimentare la presenza misericordiosa di Dio. Mi è sempre piaciuto notare come Zaccheo, a causa della sua statura dice l’evangelista, deve andare “in alto” per poter vedere Gesù. Già, perché abbiamo sempre considerato come Dio “abiti in alto”, quindi occorre “salire”, uscire fuori dalla “sporcizia” della storia per essere ammessi alla presenza pura di Dio. Con Gesù le cose cambiano: non dobbiamo più “salire” per incontrare Dio, ma occorre scendere; non più uscire dalla storia, ma restarvi dentro bene immersi; non più evitare con cura gli schizzi fangosi che rischiano di sporcare la linda immagine dell’osservante scrupoloso, ma lasciarsi inzaccherare senza paura per questo di offendere Dio. La vita di Zaccheo non era certamente un modello proponibile, eppure Gesù riesce a tirar fuori il meglio da lui (abietto e infame agli occhi dei suoi compaesani) accettando di incontrarlo e facendogli sperimentare quella compassione misericordiosa che, se accolta, cambia la vita. Il volto di un Dio che, secondo la logica spirituale dell’epoca, l’avrebbe punito e schiacciato, svanisce con la presenza di Gesù per lasciare il posto al volto di un Padre che si prende cura dei suoi figli e attraverso di loro chiama tutti a vita e felicità. Il frutto di tutto questo è la gioia. Dopo le barbarie cui assistiamo quasi impotenti in questi giorni, questa pagina lancia ancora una volta la sfida evangelica di un Regno che non si costruisce mediante violenza feroce e ingiustizia, ma percorrendo strade di incontro, di condivisione, di apertura e ricerca sincera della pace. A noi oggi di scegliere se restare comodi sul nostro “sicomoro” o deciderci a scendere e aprire la porta a Colui che “bussa e vuole restare a cena da noi”. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 18 novembre 2024

Buongiorno mondo!

Sguardi altri



Lc 18,35-43


Mentre Gesù si avvicinava a Gèrico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!». (…)



Oggi il testo evangelico ci propone la guarigione da parte del Maestro del cieco di Gerico. Un cieco e mendicante: non solo dunque escluso dalla vita economica e civile, incapace di badare a se stesso, dipendente dagli altri, impossibilitato a guadagnarsi da vivere e quindi costretto a mendicare, a dipendere dalla "vista" degli altri: se si accorgevano di lui, se lo "vedevano" forse qualcosa poteva rimediare. Ma c'è anche l'esclusione "religiosa": la sua cecità era il segno evidente della maledizione con cui Dio l'aveva colpito a causa dei suoi "peccati". Quali? Non si sa, ma se è cieco qualcosa deve aver pur fatto e Dio l'ha punito. 

Il Maestro gli offre una possibilità di vedere le cose in maniera diversa, in modo nuovo: la vista viene ridata per permettere a quell'uomo di camminare dietro a Gesù e scoprire così un nuovo modo di relazionarsi con Dio, non più giudice terribile, ma Padre che si prende cura dei suoi figli. Non vi è più una "Gerico" da conquistare con la violenza, ma una nuova umanità a cui dare occhi nuovi capaci di far trasparire lo sguardo amoroso di un Dio che vuole i suoi figli felici e realizzati, autonomi e non "mendicanti", capaci di comunicare con Lui pienezza di vita. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 15 novembre 2024

Buongiorno mondo!

Il parto della creazione



Lc 17,26-37


(…) Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva. (…)



Sono le parole che risuonano nel Vangelo di oggi, inserite nel discorso sugli ultimi tempi del testo di Luca. Gesù chiede ai suoi di perseverare nella scelta di assomigliare a Lui nel dono della vita. Anche di fronte alle violenze continuamente subite dall’umanità, anche di fronte allo strapotere di coloro che credono di farsi padroni della storia mediante l’uso della violenza nelle sue varie forme, Gesù avverte che solamente dal dono di sé può nascere l’umanità nuova a “immagine e somiglianza” del Dio amante della vita. Ancora una volta il Maestro, nel testo che non riportiamo per intero, invita al discernimento, al saper leggere le profondità della storia per far risuonare in essa il canto della vita. Non è prendendo le vite degli uomini, ma donando la propria che rendiamo manifesto il Regno, che riapriamo le porte di quel “giardino” in cui di nuovo Dio può scendere a passeggiare con i suoi figli. Le parole del Vangelo non vogliono ingenerare paure e ansie per il futuro: sono sempre una Buona Notizia. Ora, una buona notizia ha bisogno di annunciatori credibili (non alla stregua dei troppi istrioni che gridano ancora oggi: “Armiamoci e partite”!) che sanno parlare con il loro modo di vivere nel dono totale della propria esistenza. Visioni spirituali, rivelazioni di giorni di ira divina ormai prossimi, proposte spirituali che alienano e inebetiscono: con san Paolo dico che “Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura” . 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 14 novembre 2024

Buongiorno mondo!

Leggere i segni


Lc 17,20-25


In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!». (…)



Gesù invita i suoi ( e quindi noi) a evitare con cura il sensazionalismo, a non cadere in questa trappola alienante tipica della religione che si impone facendo largo uso della paura che nasce dall’annuncio di segreti terribili che al più presto verranno attuati. 

Chiede dunque ai suoi di “vegliare”, cioè di esercitare ogni giorno l’arte del discernimento (suggerisco un testo di Silvano Fausti: “Occasione o tentazione” proprio su questa delicatissima ma importante arte del discernere) cercando con lo sguardo non “i maestosi cedri del Libano”, ma gli “arbusti della senape”, non le manifestazioni di astri che girano, di segni dal cielo, di madonne che piangono, ma i veri e autentici segni “miracolosi” del Regno che è già “in mezzo” a noi. Laddove una comunità di uomini e donne vive e propone lo stile di vita del Maestro, laddove il potere cede il posto al servizio, laddove l’accumulo della ricchezza diventa condivisione e solidarietà, laddove il volto del Dio tremendo e geloso della sua condizione assume finalmente i tratti di un Padre che vuole comunicare all’uomo la sua bellezza e grazia, ecco che il Regno si manifesta. Viviamo allora da persone “intelligenti” (dal latino intus – legere = leggere dentro, in profondità) che non si accontentano della superficie delle cose della vita, che non vagano alla ricerca di emozioni forti per sentirsi vive, che non partono alla ricerca di manifestazioni divine stupefacenti. Viviamo da figli in fraternità: questo “squarcia” davvero “i cieli”, questo apre spazi alla presenza di Dio “in mezzo a noi”. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 13 novembre 2024

Buongiorno mondo!

Guaritori feriti



Lc 17,11-19


(…) Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. (…)



Oggi il vangelo ci racconta la guarigione di dieci lebbrosi da parte di Gesù. Nel racconto viene precisato quanto abbiamo citato sopra. In nove spariscono e Gesù è costretto a riconoscere che solamente lo “straniero”, l’eretico e maledetto samaritano, è tornato sui suoi passi per ringraziare chi lo aveva guarito togliendolo da quella morte religiosa e civile in cui la lebbra lo aveva spinto. Mi chiedo se gli altri nove siano davvero guariti. Non ho dubbi sul fatto che Gesù abbia offerto a tutti la possibilità di una guarigione totale, ma non credo tutti l’abbiano colta appieno. 

Solamente chi si rende conto che la vera “lebbra” è nel cuore può davvero guarire. Chi non entra nella logica della “grazia”, cioè dell’amore senza limiti e totalmente gratuito di Dio, non può comprendere che la “grazia” è donata perché chi la accoglie sia egli stesso grazia per ognuno. In altre parole: inutile guarire dalla lebbra se poi non si diventa a nostra volta guaritori. E il primo passo per farlo è accettare di entrare nel gioco della gratuità, come quel samaritano. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 12 novembre 2024

Buongiorno mondo!

Servi nell’amore



Lc 17,7-10 


(…) Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».



La traduzione è possibile, ma non rende, a mio avviso, giustizia al testo. Può essere un servo “inutile”? Stando alla pratica credo sia possibile, e lo vediamo lì dove chi dovrebbe essere a servizio non lo è di fatto, preferendo servirsi piuttosto che servire. In questo caso il “servo è inutile”. Ma non penso che Gesù volesse andare in questa direzione. 

Credo piuttosto che una traduzione diversa ci permetta di capire meglio: “Siamo semplicemente servi”. È in questo modo che occorre comprendere il senso delle parole di Gesù. Il riconoscersi “semplicemente servi” non è una dichiarazione di piccolezza o insignificanza, magari colorata di quella umiltà che tanto piace ai superiori e caldamente consigliata da tanti “maestri spirituali” (ma non era Uno solo il Maestro?). Al contrario, è ribadire la propria identità, il proprio essere “a immagine e somiglianza” di un Dio che, in Gesù, si presenta a noi indossando il grembiule del servo. Vivere la nostra esistenza al servizio del Regno, camminare dietro al Maestro per imparare da Lui l’arte preziosa del servizio reso all’uomo per umanizzarci con lui, questo costituisce il nostro essere e identifica le nostre persone. Questa diviene pure la caratteristica delle nostre comunità cristiane, laddove il servizio reso all’altro è denuncia di ogni forma di potere e annuncio, al contempo, della realizzazione storica del Regno, spazio dell’incontro con l’altro e con l’Altro. 

A questo punto resta un’ultima domanda: cosa ci è stato ordinato dunque? Quale ordine dobbiamo eseguire? L’unica cosa che, in effetti, non può essere comandata: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. Vivendo così, allora potremo dire: “Siamo semplicemente servi”. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 11 novembre 2024

Buongiorno mondo!

Credere (cancelliamo obbedire e combattere)



Lc 17,1-6


(…) Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe».



Spesso mi sento dire dalle persone che incrocio che "io non ho il dono della fede", "beato te che puoi credere...", "a me Dio non ha fatto questo dono", "per me la fede è credere in... tutto, nella natura, nel cosmo... ecc...", "ah guarda, fosse per me la fede ce l'avrei, ma con questa chiesa di mezzo, no, non si può credere" o la versione che recita "ma come fai a credere in un Dio che permette tutti questi mali?". È curioso: sono tutte espressioni accomunate dal verbo credere. Quando si parla di fede vuol dire che ci si fida di qualcuno e si crede a quel che questi dice. Ma io penso che la fede, almeno la mia, che sento in sintonia con quella di Gesù, contenga anche la coniugazione di un altro verbo: accogliere. Se ci mettiamo dal punto di vista della fede come dono, allora certo siamo in presenza di un dio ingiusto, che si diverte a giocare alla lotteria per distribuire i suoi doni. Dio, la forza amante e vita che pervade l’universo chiede di essere accolto, e questo è possibile a tutti, nessuno escluso. Non vi sono criteri, leggi, requisiti particolari per accogliere un Dio che vuole condividere con me la sua passione per la vita e mi chiede di assomigliare a Lui in questo perché altri possano conoscerlo. La "conversione" non è causa della fede, ma una conseguenza dell'aver accolto questo amore e questa potenza di vita che si manifesta nelle persone che incontro e che hanno accettato tale proposta di vita: assomigliare a Lui per manifestare Lui.  

"Aumenta la nostra fede" è chiedere di rendere più grande questa capacità di amare assomigliando a Dio, non restare in ginocchio con la frusta in mano a chiedere perdono dei peccati e correre in ogni santuario in cui appaiono santi e madonne a iosa e proclamare in crociata la propria "fede": questo non è il Dio di Gesù Cristo, non è il mio Dio, non è il Dio che ci accoglie come figli chiedendoci di lavorare con Lui alla creazione della nuova umanità. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 8 novembre 2024

Buongiorno mondo!

 Con-dividere


Lc 16,1-8


In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:

«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. (…)



Oggi il Maestro racconta la parabola dell'amministratore "disonesto" che, usando i beni del suo padrone, cerca di farsi degli amici per il momento in cui perderà il lavoro. Il mondo è sempre vecchio e sempre nuovo: niente di nuovo sotto il sole. 

Tuttavia il Maestro ci dice che il padrone ha lodato quell'amministratore disonesto per la sua astuzia. Ora, io penso che se l'astuzia e la paura di perdere il posto ha condotto quell’uomo a fare delle scelte, pur con tutti i limiti del caso, di "condivisione", quanto più chi segue il Maestro nella via delle Beatitudini. Stare alla larga da mammona e dai suoi canti seducenti e vivere la povertà delle Beatitudini, cioè il prendersi cura dell'altro, il preoccuparsi per il suo benessere, permetterà a Dio di manifestarsi. Il processo di umanizzazione che propone il vangelo non passa sulle strade lastricate dell'economia e della finanza attuali, fondate per lo più sul profitto a tutti i costi, ma sui sentieri dell'accoglienza e della condivisione della risorse, perché "non vi sia nessuno che sia nel bisogno". Come sempre, siamo chiamati a scegliere tra salvezza dell'economia e economia della salvezza. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 7 novembre 2024

Buongiorno mondo!

La conversione dei giusti



Lc 15,1-10


In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». (…)



Calando nel nostro oggi questa parola, mi vengono in mente alcuni incontri “particolari” di papa Francesco che hanno suscitato scalpore. La scena ci sta tutta: Francesco incontra qualcuno che non rientra negli schemi, e subito “Costui riceve i peccatori e mangia con loro”. Mi ricordo della parabola del fico sterile e mi viene da dire che nemmeno lì siamo evangelici: magari fossimo sterili! No, non siamo sterili, siamo invece ricchi di frutti avvelenati, “desiderabili alla vista” ma portatori di morte! Le nostre comunità amano tanto questi nuovi “scribi” in “lunghe vesti” che dispensano consigli e patenti di cattolicità a destra e a manca: essi non aprono spazi di condivisione, ma di esclusione; non fanno crescere la comunione, ma aprono discariche (nemmeno troppo nascoste) in cui far fermentare tutte le frustrazioni personali e porsi in esse come i veri detentori della verità per spargere l’olezzo pestilenziale della discordia (che nasce dalla bramosia di un potere ormai perduto). 

Facciamo ancora fatica a comprendere che Gesù non chiede di essere puri per poterci accostare a Lui, ma è il fatto stesso di accostarci a Lui che ci rende puri. La nostra fragilità, la nostra “impurità” da Lui assunta, la nostra miseria diventa la misura della sua misericordia: questo ci rende puri, cioè persone nuove, capaci di entrare in quel circolo di amore che ci insegna ad amare con Lui e come Lui. Questa è la buona notizia per la quale Gesù verrà tolto di mezzo. Ancora una volta la proposta arriva a noi con la sua Parola: una Parola che chiama i giusti a conversione. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 6 novembre 2024

Buongiorno mondo!

Una proposta radicale



Lc 14,25-33


“In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: “Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo”. (…)



È una folla “numerosa” quella che sta camminando dietro a Gesù: in tanti sono attirati dal suo messaggio, ma forse non tutti comprendono a fondo ciò che questo comporta. Per questo il Maestro chiarisce ulteriormente le condizioni per poter continuare a camminare dietro a Lui. Camminare dietro a Lui non è passeggiare per una scampagnata spirituale: “Oh, che bello, Gesù! Che pace! Che armonia! Dai, Signore, facciamo delle tende e restiamo qui, tu e noi e questo ci basta!”. No, niente di tutto questo: altro che “picnic eucaristici”, dove l’intimità col Maestro diventa fuga dalla storia, dove ciascuno si guarda bene dal condividere il “proprio cestino”, dove ognuno cerca di salvaguardare se stesso e guadagnare un posto migliore! La proposta di Gesù è talmente radicale da sconvolgere anche i pilastri su cui si fondava (e credo si fondi ancora) la società: Dio – Patria – Famiglia. Camminare dietro a Lui vuol dire essere disposti a lasciarsi incontrare non tanto da un dio, ma dal Padre; il Regno prende il posto della patria e la comunità della famiglia. Ogni volta che qualcuno cercherà di vivere questo, ecco “la croce” della derisione, la stessa che ha accompagnato il Maestro lungo la via del Calvario. Ecco perché la proposta di Gesù è radicale: tocca tutti gli aspetti della nostra vita, li sconvolge, li stravolge. Non possiamo camminare dietro a Lui tenendo il piede in due scarpe: uno nelle nostre convinzioni, l’altro in qualcosa del Vangelo. Abbiamo bisogno ancora di fare discernimento e verificare se davvero siamo disposti a giocarci non qualcosa, ma la vita stessa con Lui e per Lui. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 5 novembre 2024

Buongiorno mondo!

Il pane del Regno 



Lc 14,15-24


In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!».

Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. (…)




Una delle immagini più ricorrenti per descrivere il Regno di Dio, all’epoca di Gesù, era quella del banchetto. Un convito cui sarebbero stati invitati a partecipare tutti i giusti, mentre i peccatori… fuori a rosicare. Gesù, al solito, ribalta la concezione: il banchetto non è un premio per l’al di là, un premio che verrà concesso a pochi eletti, ma una realtà che inizia già nell’oggi quotidiano ed è aperta a tutti, senza esclusione alcuna. I primi inviti che il “padrone” rivolge sono per coloro che dovrebbero capire più e meglio degli altri, per gli “operai della prima ora”. Sappiamo come i primi invitati snobberanno l’invito e come verranno sostituiti. L’attualità di questa parabola è sotto gli occhi di tutti e non occorre spendere tante parole per commentarla. 

Se le nostre eucaristie non diventeranno segni/banchetti del Regno così come lo intende Gesù, resteranno irrimediabilmente deserte, piccoli circoli esclusivi per pochi adepti che avranno comunque fretta di tornare ai loro affari. Per rispondere a quell’invito: “Venite, è pronto” occorre “essere pronti”,  aperti alla novità del banchetto come se fosse la prima volta che vi partecipiamo. Occorre uscire dalle proprie case/vite, dai propri affari, e lasciarsi trascinare dalla gioia e dalla comunicazione di vita di Colui che invita. Occorre avere il cuore aperto per accogliere chi non ci saremmo mai aspettati di vedere, sedersi allo stesso tavolo da sorelle e fratelli. Smettiamola di mugugnare perché ci sono invitati che non ci piacciono: non siamo noi i padroni del banchetto! Oppure, torniamo ai nostri affari, e scegliamo altri banchetti più confacenti ai nostri desideri esclusivi. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.