lunedì 11 dicembre 2023

Buongiorno mondo!

Amore che risana



Lc 5,17-26


“(…) Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio. (…)”



Per Gesù la guarigione è sempre totale. Egli non si limita alla “sola anima” ma prende in carico la totalità dell’uomo per ridare a questi quella dignità che sfigura il suo volto di figlio. 

La misericordia si esplicita sempre in un’azione concreta volta a dare vita a chi vita non ha. Significa togliere la persona da quello stato che gli impedisce di vivere e di vivere in pienezza la vita. Per questo Gesù non si limita mai a “guarire” una parte, ma sempre la totalità della persona. Gesù lotta contro tutte quelle realtà che impediscono all’umanità di realizzare quel progetto della creazione presente fin dagli inizi nel cuore del Mistero: umanizzare l’umanità a tal punto da farle assumere la condizione divina. La comunità cristiana si configura allora come questo spazio in cui la misericordia assume i tratti della carità concreta e apre percorsi di umanizzazione. Certo se penso alla “quantità di confessioni” del periodo che ci sta davanti, mi chiedo fino a che punto questa dimensione troverà spazio nelle nostre vite e nelle vite delle nostre comunità. Saremo più preoccupati di “lavare anime” o di guarire integralmente le persone? Saremo capaci di “rimettere in piedi” o in nome della dottrina terremo ancora “legati” fratelli e sorelle che anelano alla vita in pienezza? “Prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua”: ecco il compito della comunità! Guarire e ridare casa, accogliere e rimettere in piedi: questo è il “potere” concesso, non altro. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

3 commenti:

  1. Non penso che sporadiche confessioni possano guarire integralmente la persona…in genere, ci si confessa o meglio ci si confessava, anch’io non lo faccio più, per paura dell’inferno… per dare tranquillità alla propria coscienza, non certo per crescere . Si cresce nella fede solo a contatto con il Maestro che ci accompagna nel lungo cammino della vita dove, ogni passo è intriso di richiesta di perdono a nostro Padre,perché,non riusciamo a somigliare a LUI. Gradirei molto caro don, sue delucidazioni a riguardo della confessione. Marilisa . Spesso non firmo … per fretta… per dimenticanza … quasi sempre i commenti sono scritti da me. Grazie .

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  2. La comunità... è importante la comunità.
    Ho preso l'abitudine di confessarmi periodicamente più volte durante l'anno perché credo che questa "medicina" vada presa spesso e regolarmente per guarire bene
    Ho imparato però a non confessarmi solo con il parroco ma Anche con la comunità in questo caso la parrocchia con alcune persone che chiamo Tate Spirituali.
    E' meraviglioso raccontare i propri errori, i propri dubbi per essere sì confortanti ma anche perdonati anche dalla comunità.
    Lo diciamo tutte le domeniche: confesso a Dio onnipotente e a voi fratelli e sorelle che ho molto peccato.....

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  3. Una comunità continuamente riconciliata che diviene essa stessa luogo di riconciliazione, spazio che educa al perdono... ancora tanta strada...

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