martedì 30 gennaio 2024

Buongiorno mondo!

Mantelli o pietre tombali?



Mc 5,21-43


In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.

Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. (…)




L'azione di Gesù è talmente orientata al bene dell'uomo che basta "semplicemente" "toccare il suo mantello", basta una minima vicinanza alla sua persona per ritrovare vita e dignità. È esattamente quello che avviene dentro le nostre comunità: chi ci entra, immediatamente respira aria nuova, si sente rinascere, trova persone orientate alla sua vita, si sente accolto, amato, messo "in mezzo" al "cerchio della vita" che circola tra i discepoli del Maestro oggi. O no?! 

Eppure basterebbe il solo “mantello”, piccole cose, attenzione alle persone, accoglienza autentica, sintonia con l'amore del Dio annunciato da Gesù che chiede di essere trasmesso... insomma, capacità di comunicare vita, capacità di aprire all'amore che fa crescere e che umanizza i rapporti. A volte mi pare che ancora non ci siamo. A ben guardare, più che mantelli protettivi, grembi che suscitano vita, le nostre comunità a volte si presentano come pietre tombali che soffocano ed escludono dalla vita.

Gesù ci ricorda che il suo mantello è strettamente connesso al grembiule del servizio e non ai paludamenti clericali dell'ambizione, del potere e dell'avere. A ciascuno la sua scelta. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

4 commenti:

  1. Caro Don, è vero quanta tristezza emerge dalle nostre celebrazioni eucaristiche. A volte, di domenica,partecipo alla messa pomeridiana. Chiesa ghiacciata in tutti i sensi ( non ci sono soldi per il riscaldamento e nei nostri cuori manca il fuoco della passione), luci quasi spente ( noi siamo flebili lanterne)persone presenti poche e con facce tristi… canti stonati e storpiati fatti per ‘convenzione’ e … l’omelia ? Un sacerdote di colore che non sa l’italiano e che conosce il Vangelo così come glielo hanno presentato e al quale dico grazie e sono riconoscente perché si impegna con caparbietà a parlarci di Dio …il Dio di Mosè, di Abramo ma non di Gesù! E io che quando esco dalla chiesa dico Signore aiutami a trovarti … il tuo volto cerco. Marilisa

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    1. Il problema non è tanto chi viene a Messa ma chi non vuole più venire. Lo dico per esperienza perché anche la mia Chiesa è così ma da quando sono arrivato io ed altri le cose sono cambiate leggermente c'è una bellissima armonia e noi non abbiamo fatto nulla fisicamente parlando. Ci siamo solo abbandonati a Gesù. Io personalmente ho capito che se Gesù mi ha fatto entrare in quella Chiesa era perché dovevo entrare lì. Ora il mio compito è coinvolgere e convincere altri ad entrare in chiesa a è difficile molto difficile.

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  2. Gesù esce sempre,guarisce nei luoghi dove la gente vive,ama e soffre.E se celebrarlo significasse proprio scardinare i nostri cuori e aprirci agli altri là dove li incontriamo, nei luoghi più normali e più "banali" della nostra vita quotidiana?Allora sì che il tempio sarà squarciato .Ne siamo capaci?

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  3. Grazie, grazie …è così, ma sicuramente non ne sono ancora capace !

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