mercoledì 31 luglio 2024

Buongiorno mondo!

La gioia del Regno



Mt 13,44-46


In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:

«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».



Oggi il Maestro ci parla del Regno di Dio, cioè dell'alternativa alla società che egli stesso propone, usando queste due piccole parabole. 

Il tesoro è per la gioia! Non è il frutto di chissà quali rinunce, perché non consiste tanto nel lasciare tutto, ma nel trovare tutto. Quanta spiritualità fondata su rinunce e sacrifici ha chiuso le porte alla gioia del Vangelo! Quanti pesi sono stati messi sulle nostre spalle (tanto chi li metteva mica li portava!) per dirci che il Regno era una meta dell'aldilà da guadagnare con fatica, rinunce, dolore nell'aldiquà. Il Regno è per la vita, perché il vangelo ci chiede di vivificare, non di mortificare! Trova il tuo tesoro, cerca la tua perla: la pienezza della vita ti invaderà il cuore e sarai sorgente di vita per chi incontri. 

Un abbraccio a tutte e a tutti e buona vita.

martedì 30 luglio 2024

Buongiorno mondo!

Giusti senza falce



Mt 13,36-43 

(…) Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».



Con queste parole si conclude la spiegazione della parabola della zizzania che il redattore finale del testo evangelico mette in bocca a Gesù (non penso però che la spiegazione risalga direttamente a Gesù stesso). Chi sono questi "giusti"? Non certamente quelli che sono andati a strappare la zizzania: questo è un compito di Dio e, malgrado le nostre intenzioni non troppo velate, a Lui dobbiamo lasciarlo. I "giusti" sono tutte e tutti coloro che hanno accolto il messaggio delle Beatitudini e l'hanno vissuto fino alla fine, facendo della loro vita un dono. Come ormai si comprende facilmente, il criterio anche questa volta non è quello dell'obbedienza ma quello della "assomiglianza": chi accoglie e fa proprio lo stile di vita del Maestro diventa a sua volta sorgente di luce ("voi siete luce del mondo") non per una dottrina professata ma per una vita vissuta sulle orme del Maestro. Mi dispiace quando vedo nelle nostre comunità la presenza di uomini e donne armati di "falce" (solo falce, eh.... ) che assumono con facilità il ruolo di mietitori per dividere così grano da zizzania. E il tutto nella più profonda convinzione di essere benedetti da Dio nel fare questo. Gesù invita a guardare il grano e a lasciar alle mani del Padre la zizzania: solo così possiamo essere luce. E la luce non ha bisogno di lottare contro le tenebre: quando c'è lei, non possono esservi tenebre di sorta. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 29 luglio 2024

Buongiorno mondo!

Da Dio al Padre



Gv 11,19-27

In quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.

Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». (…)



A Gesù che arriva (in ritardo!) per la morte dell'amico Lazzaro, la sorella del defunto, Marta, rivolge le parole che abbiamo letto. È la reazione normale di qualsiasi persona educata e abituata ad un'immagine di Dio che tutto risolve, tutto concede, il classico "deux-ex-machina". Non sarebbe stata anche la nostra reazione? Quante volte, davanti alla durezza della vita, abbiamo sentito espressioni simili? "Perché Dio permette tutto questo?" "Se è davvero onnipotente, perché non interviene e impedisce che succedano certe cose?". Fino al classico: "Se io fossi al posto di Dio...." beh, allora auguri davvero a tutti noi! La religione propone con facilità questo tipo di immagine divina, e di conseguenza cresciamo con l'idea che se faccio così Dio mi vuol bene e mi benedice, se faccio cosò Dio si offende e allora sono guai. Andrebbe tutto bene se a un certo punto la vita non ci ponesse di fronte al dramma: ma come, sono sempre andato in Chiesa, ho rispettato tutte le leggi e i precetti, perché questa cosa proprio a me? Cosa ho fatto per meritarmi questo? Arrivano gli "amici di Giobbe" (i pii, quelli con la Tradizione in tasca e il Catechismo in mano pronti a calarlo sulla testa) che rincarano la dose: "Se ti è successo hai combinato sicuramente qualcosa e Dio ti ha punito". Quanta strada dobbiamo ancora percorrere per liberarci da queste immagini avvilenti di Dio che sono lontanissime dall'immagine del Padre (uso il temine evangelico di proposito, Abba) proposta da Gesù! È una conversione profonda quella cui ci chiama il Maestro: da Dio al Padre, con tutto quello che ne consegue. Il Padre che ci rivela Gesù non è l'Omnipotens che amiamo tanto perché rispecchia il nostro ideale di "uomo forte", "l'uomo della situazione": arriva Lui e tutto si aggiusta! (Perché sempre e solo maschio? Non si accorgono i sostenitori di tale linea che così pongono un limite invalicabile all'infinità di Dio? E che pensare di tante donne che sostengono fermamente questa idea... ? Il "Gott mit Uns" su certi cinturoni mi ha sempre fatto ribrezzo... ). Gesù ci insegna che l'unico modo per permettere al Padre di manifestare il suo amore è quello di assomigliare a Lui, perché così si aprono spazi alla sua azione, facendoci con Lui carico di tutte quelle sofferenze e durezze che ancora affliggono la nostra umanità. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 25 luglio 2024

Buongiorno mondo!

Sorelle e Fratelli del Servo



Mt 20,20-28


(…) I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere.Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti.




L'alternativa del Regno proposta da Gesù è netta e chiara: ai classici rapporti di forza (che da qualche parte si definisce "Nuova" ma è solamente del pattume conservato sotto olio... di ricino), Gesù sostituisce il servizio. Colei o colui che accetta la proposta del Regno pone davanti a sé il modello del Figlio che si fa servo fino al dono totale di sé. Non si è chiamati a dare qualcosa, ma ad offrire se stessi, chinandosi sui propri fratelli e sorelle ogni giorno per lavare loro i piedi. In altre parole, la comunità dei discepoli di Gesù è una sorta di "scuola del servizio" dove si apprende ogni giorno non a fare carriera, non a coltivare il proprio orticello di potere personale, ma a offrire se stessi perché sorelle e fratelli abbiano vita e vita in pienezza. Il servizio diviene così il criterio di autenticità delle nostre eucaristie, chiamate così a superare la tentazione del rito standardizzato e celebrato per abitudine o, peggio, per precetto, per entrare nella logica dei segni evangelici che parlano e plasmano il cuore di ciascuno. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 24 luglio 2024

Buongiorno mondo!

Alla scuola della Parola


Mt 13,1-9

(…) Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. (…)


Poco dopo questo testo Gesù ricorda che il "seme è la parola di Dio". Conosciamo tutti questa parabola (che invito a rileggere) e sappiamo come il Seminatore non si preoccupi minimamente di dove il seme cada: egli sparge e sparge in abbondanza, con un'abbondanza tale che qualcuno potrebbe gridare allo spreco (come sempre ci sono i vari "Giuda" della situazione: perché tutto questo spreco? Non si poteva vendere l'unguento e darne il ricavato ai poveri?... Conosciamo vero...?). È questo il punto che oggi mi ha impressionato: la Parola è data con abbondanza, anzi, con sovrabbondanza. È il segno di un Dio che continua a parlare ai suoi figli, che non resta muto, che si fa sentire, che fa cadere il seme della sua Parola anche là dove noi non oseremmo mai, là dove abbiamo già analizzato e saggiato "il terreno" e concluso che sarebbe uno spreco inutile. La Parola ci parla di abbondanza gratuita e noi invece intendiamo efficienza rigorosa. Le nostre comunità hanno bisogno di rimettere al centro questa Parola, di ripartire da qui, da questo seme che Dio lascia cadere con abbondanza in ogni dove e che, se accolto, è capace anche di trasformare il terreno e farlo fruttificare. Se mi è concessa l'immagine (che tanti parolai inorriditi rifiuteranno), al posto dei banchi nelle nostre chiese, bisognerebbe rimettere quei piccoli banchetti usati nelle scuole di tanto tempo fa, quelli con i calamai... ricordate? Ecco, in questo modo staremo alla scuola della Parola per ascoltare, apprendere e imparare a riscrivere ogni giorno il Vangelo intingendo la penna nel cuore di Dio, nell'inchiostro della sua gratuità senza limiti. 

A tutte e a tutti un abbraccio. Buona vita.

martedì 23 luglio 2024

Buongiorno mondo!

Il vino nuovo



Gv 15,1-8


"Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto (…)". 



Chiariti i ruoli (Gesù è la vite, il Padre il vignaiolo, e noi i tralci), questo testo infonde serenità. I tralci che "non portano frutto" vengono tolti. Da chi? Sempre e solamente dal Padre. Non da Gesù, non da  noi, non da altre istanze. È il Padre che si sobbarca questa incombenza. E quelli che portano frutto il Padre, attenzione, non "li pota" ma "li purifica". Non vedo per qual misterioso motivo qui si traduca con "potare" quel che subito dopo si traduce con purificare ("Voi siete già puri per la parola....). Sono proprio queste parole che mi danno serenità. Ci hanno sempre insegnato a "purificarci", a migliorare, a fare sforzi per cambiare, a perfezionarci, mentre Gesù non ha mai chiesto tutto questo. Infatti quali risultati abbiamo ottenuto? Nulla o quasi. Anzi, più tendiamo a perfezionarci più siamo scornati e frustrati dalla nostra incapacità. Abituati a impietosi esami di coscienza, abbiamo perso di vista il fine della nostra esistenza: portare frutto. Non ci è richiesto di migliorarci agli occhi di Dio. Ci pensa il Padre a purificarci, a togliere dalla nostra vita quelle imperfezioni, quelle impurità che ci impediscono di fare frutto. E non siamo noi a decidere quali sono, ma Lui. Chi ha detto che un mio difetto agli occhi Suoi non sia qualcosa di buono? È come nella parabola della zizzania e del grano: non sta a noi strappare, ma è il Padre che decide quando e ciò che è grano e ciò che è zizzania. 

E "portare frutto" cosa significa? Significa diffondere la linfa che riceviamo dalla vite, significa accogliere il dono del Pane per farci pane a nostra volta. E colui che non lo fa? E chi si limita ad accogliere il Pane e a tenerlo per sé? Gesù è chiaro: come il legno della vite, l'unico legno inutile, così chi non fa frutto finisce nel nulla. Se "sterilizzi" la forza dell'Eucaristia fermandola a te, sei un tralcio che intralcia, un "parassita" eucaristico che nulla ha da spartire con il Regno. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 22 luglio 2024

Buongiorno mondo!

Il cammino della fede



Gv 20,1-2.11-18


Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.




Oggi, festa di Maria di Magdala, la liturgia ci propone il racconto dell'apparizione di Gesù dopo la Risurrezione a Maria.  

È l'esperienza fondamentale per la fede di ogni credente: l'incontro con il Risorto si fa necessariamente annuncio di una buona notizia. Ancora una volta Gesù stravolge gli schemi abituali della cultura delle persone: sceglie di mostrarsi per primo a una donna. Il Maestro è sempre "oltre", è sempre al di là dei nostri schemi, ci obbliga a ripensarci sempre e a trovare sempre nuove modalità per annunciare la buona notizia. Modalità che sappiano suscitare stupore, che facciano sorgere interrogativi, che diano adito a dubbi capaci di tenerci svegli e di non farci mai accontentare di risposte preconfezionate. 

Maria ha riconosciuto Gesù il Crocifisso dopo che questi ha pronunciato il suo nome. La fede, pur se vissuta nell'ambito della comunità di coloro che si fidano del Maestro, ha sempre e comunque una dimensione personale, intima, profonda ma anche segnata dalla fatica del crescere quotidiano, dalla fatica di restare attoniti davanti a un sepolcro vuoto che pare, a volte, inghiottire le poche certezze che avevamo costruito con fatica. Il Maestro conosce il nostro nome intimo per farci "voltare" verso di lui e non restare centrati su noi stessi e le nostre certezze. La fede implica il fidarsi e l'affidarsi alle Sue certezze più che alle nostre. Solo allora ciascuno potrà dire il suo: "rabbunì". 

A tutte e a tutti un abbraccio. Buona vita.

venerdì 19 luglio 2024

Buongiorno mondo!

La via della libertà



Mt 12,1-8


(…) Se aveste compreso che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrifici, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato.



Il Maestro mostra la via che i profeti da tempo avevano indicato e che, con la nascita del giudaismo, il mondo legalistico dei farisei aveva smarrito. Si gioca qui, oggi, la nostra credibilità di credenti, di donne e uomini che non hanno paura della libertà che trova la sua sorgente nella misericordia e nell'amore. È una sfida grande perché si tratta, in fondo, di abbandonare la terra sicura della legge, del "sono a posto perché ho fatto tutto secondo le norme", per approdare in quel territorio quasi sconosciuto che è la terra della libertà. Come al solito qualcuno leggerà queste parole con il filtro del censore, del custode dell'ortodossia e griderà scandalizzato chiamando a raccolta le schiere contro il libertinismo creato da interpretazioni errate della Scrittura. Io mi limito a ribadire la proposta del Maestro che non vuole dietro di sé persone obbedienti verso una legge imposta dall'esterno ma persone che scelgono di assomigliare al Padre e fanno proprie, per questo, le scelte di Gesù. Gesù è stato molto libero (e provocante) nei confronti di un'osservanza della legge fine a se stessa e ha cercato di scardinare tale deviazione pericolosa. Oggi assistiamo a un ritorno in forze di tale posizione, quasi che la libertà del cristiano debba esistere solo in forza di un'obbedienza cieca alle istanze superiori. La libertà che viene dalla misericordia è quella che vuole il Maestro: il criterio di vita è quello della somiglianza e non quello dell'obbedienza. Gesù ha vissuto questo, checché se ne voglia dire o si voglia far dire ai testi del Nuovo Testamento. 

Insomma, o ci decidiamo a rimetterci in carreggiata dietro al Maestro, o continuiamo a recitare sulla scena del mondo la nostra particina di simil-credenti che si arrogano il diritto di giudicare e condannare. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 18 luglio 2024

Buongiorno mondo!

Gesù, il respiro di Dio



Mt 11,28-30


In quel tempo, Gesù disse:

«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.

Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».



Queste parole di Gesù con troppa facilità e leggerezza sono state sovente applicate alle varie situazioni personali di stanchezza, di depressione, di cose che non vanno come dovrebbero, di situazioni pesanti, ecc... Allora, ecco le parole degli "amici di Giobbe" sempre presenti per "confortare" (han fatto più danni i tre amici di Giobbe che non le disgrazie che gli erano capitate, già..., le persone "pie"... se li conosci li eviti): vai da Gesù, e lascia fare a Lui. 

Ma questo non è il discorso di Gesù. Qui il Maestro parla a tutte e tutti coloro che vivevano stanchi e oppressi per via del carico di una legge insostenibile, impossibile da osservare: dottrine, imposizioni, prescrizioni, obblighi, divieti... persone che sono costrette a subire l'umiliazione di sentirsi sempre in debito con Dio. A queste e questi Gesù dice: "Venite a me e io vi darò ristoro". Il verbo usato indica il rifiatare, il prendere fiato. Ecco, a tutte e tutti costoro Gesù è come se dicesse: "Io sarò il vostro respiro, sarò per voi aria nuova e fresca". È come se dicesse: "Accogliete me e sarete in grado di nuovo di respirare a pieni polmoni. Perché il mio giogo non è quello della Legge ma delle Beatitudini, è per la felicità, non per la pena". 

Imparare da Lui che è "mite e umile di cuore" si comprende solo alla luce delle Beatitudini. L'invito non è tanto a rivestirsi di quella falsa umiltà che spesso fa esclamare: "Sono umile e me ne vanto!". L'invito è a lavorare per la piena felicità dell'uomo, ponendosi, come Gesù, a livello di coloro che nella storia sono oppressi e umiliati. Quindi l'umiltà non è una virtù che conquistiamo da noi stessi, ma una qualità di vita che ci viene ogni volta che facciamo nostre le scelte del Maestro orientando la nostra vita al servizio degli altri, soprattutto gli umiliati della storia. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 17 luglio 2024

Buongiorno mondo!

Il Dio delle Beatitudini



Mt 11,25-27


In quel tempo, Gesù disse:

«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.

Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».



Mentre i pochi autentici cristiani cattolici-apostolici-romani rimasti in circolazione si scagliano contro papa Francesco per il suo uso smodato di misericordia, noi, esclusi dal novero di costoro perché siamo "confusi", apostati ed eretici, accogliamo con gioia la parola del Maestro che Francesco sa così ben far brillare in mezzo a noi. "Queste cose" sono le Beatitudini, la nuova proposta del Regno di Dio che si manifesta in Gesù e in tutte e tutti coloro che nella vita accettano di farsi piccoli e porsi dalla parte dei piccoli della storia, quelli che agli occhi dei più non contano nulla, quelli che sono in fuga da guerre e orrori vari, quelli che nessuno vorrebbe accanto a casa, quelli che "si potrebbe evitare di far vedere certe immagini". Francesco ci ha ricordato spesso, con parole diverse, che non è la religione a salvarci e unire l'umanità, ma l'esperienza della fede e della fede in Gesù risorto e liberatore. Non abbiamo bisogno di sedicenti "sapienti e intelligenti" che sembrano saperne una più del papa, non abbiamo bisogno di "guardiani della religione" che si ergono a giudici. Non abbiamo bisogno nemmeno di coloro che si accodano per far sentire i loro lamentosi cori di "profeti di sventura", pronti a inginocchiarsi per chiedere perdono alla Maestà divina, ma incapaci di inginocchiarsi davanti al dolore e alla sofferenza di una sorella o un fratello. Non abbiamo nemmeno bisogno di "sacerdoti sdegnati" che fanno dell'Eucaristia un rito a lode e gloria della loro sete di potere mascherata da una falsa pietà che si avvolge su se stessa e non degna di uno sguardo il ferito al bordo della strada. Abbiamo il Maestro che ci offre le Beatitudini: questo ci basta e ci spinge a farci compagni di viaggio come popolo della senape nella costruzione del Regno. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 16 luglio 2024

Buongiorno mondo!

Riappropriarci del pensare



Mt 11,20-24


In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! (…).



Oggi la pagina evangelica ci mostra il Maestro che esterna la sua amarezza nei confronti di tutte quelle "città" che non hanno saputo accogliere la proposta del Vangelo. Si parla di "città" e non di villaggi perché la città è il luogo dove è presente la sinagoga, il luogo della religione istituzionale, il luogo che avrebbe dovuto aprire spazi alla presenza e all'azione liberatrice di Dio ma che, di fatto, ha impedito tutto ciò. 

Con queste parole Gesù chiude, in un certo modo, con l'ufficialità della religione e apre a tutti lo spazio della fede. 
Forse qualche "ahimé" tra quelli pronunciati da Gesù potrebbero arrivare anche dalle nostre parti ogni volta che impediamo l'azione liberatrice e risanatrice di Dio perché "non fa parte dei nostri schemi". Ci siamo talmente convinti che Dio debba essere come noi lo pensiamo che anche se Lui si manifestasse direttamente saremmo capaci di dirgli: "Per favore, torna a cambiarti e presentati a noi come si deve!". Come i contemporanei di Gesù chiediamo a Dio di adattarsi ai nostri schemi. Francesco, il nostro papa, ci sta chiedendo di non aver paura del cambiamento, bensì di esercitare sempre l’arte del discernimento. Discernimento che chiede di esercitare, a sua volta, l’arte del pensare. O preferiamo delegare ad altri anche questo? 

Come sempre, a noi la scelta. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 15 luglio 2024

Buongiorno mondo!

Narratori di Dio



Mt 10,34-11,1


(…) “Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato” (…)


Con queste parole il Maestro chiarisce che da ora in avanti il messaggio passa attraverso la fragilità della carne dell'umanità. Quale messaggio? Il fatto che Dio è amore e vuole offrire a tutti e a ciascuno la possibilità di entrare in questo fiume d'amore e di vita fino a diventare come Lui. 

Il suo volto passa attraverso il volto di Gesù e quindi dal volto di tutti coloro che scelgono di seguire la strada delle Beatitudini come lo stile di vita di Dio stesso. Non ci viene chiesto altro se non di essere trasparenza della presenza di un Dio che ama tanto l'umanità da farsi uno con lei perché essa possa farsi una con Lui. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 12 luglio 2024

Buongiorno mondo!

Il Vangelo si propone, non si impone



Mt 10,16-23


In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:

«Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. (…)



Prudenza e semplicità, ecco cosa chiede Gesù ai suoi. È vero che annuncia loro persecuzione, ma siamo chiari: Gesù chiede di essere disposti a donare la vita, questo sì, ma non di cercare la morte "ad majorem Dei gloriam", a tutti i costi. I discepoli, e in questo ci differenziamo da altri, non sono dei kamikaze. Siamo donne e uomini che propongono, senza imporre, la via del Vangelo, con quella prudenza e trasparenza che hanno caratterizzato la vita del Maestro (Gesù stesso non si è fatto facilmente catturare, malgrado le occasioni non siano mancate ai suoi nemici, e a volte ci sono arrivati davvero vicino). 

Viviamo immersi in una cultura dove pare che la verità sia la prerogativa di chi grida di più, di chi si impone, di chi si fa sentire. A volte mi chiedo quale sia la differenza tra un muezzin che urla dal minareto e alcuni modi di proclamare le verità del vangelo. Prudenza e semplicità o trasparenza: come dire, in fondo la testimonianza della vita sulle orme del Maestro parla più di molte parole urlate al vento. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita

giovedì 11 luglio 2024

Buongiorno mondo!

Non padroni ma signori



Mt 19,27-29


In quel tempo, Pietro, disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?».

E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».




A Pietro che chiede cosa riceverà in cambio della scelta di seguire il Maestro (sempre molto disinteressati i primi compagni di Gesù....) egli risponde con le parole che abbiamo appena letto. Il Signore non si lascia battere da nessuno in generosità. Basta lasciare il poco che siamo e abbiamo nelle sue mani, che subito l'abbondanza della sua misericordia copre le nostre manchevolezze. A coloro che mettono a servizio dell'umanità la propria capacità di amare, questa non verrà mai meno, anzi, più ami, e più il Padre potenzia e aumenta questa tua capacità. Con Dio non si gioca mai in perdita. Solo le persone con il "braccino corto", cioè con il cuore piccolo faticano a comprendere, accettare e vivere questa logica. Mentre chi vive in maniera disinteressata per il Regno non deve temere di restare "a secco": Dio non lascia indietro nessuno. Vivere tutto questo ci fa assaporare nella sua totalità uno dei doni più belli che vivificano la nostra esistenza: la libertà. Ciò che agli occhi dei più sembra solo una perdita, per noi è una grande ricchezza: con Dio non diventiamo mai padroni, ma ci sentiamo sempre signori. Il padrone infatti è colui che ha e trattiene per se. Il signore è colui che dà  e generosamente condivide. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 10 luglio 2024

Buongiorno mondo!

Da servi a figli



Mt 10,1-7


(…) Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino.



Matteo, a causa della sensibilità dei suoi lettori/ascoltatori (cristiani di origini giudaiche) evita di nominare Dio. Per questo, nel suo Vangelo, parla di "regno dei cieli", intendendo con tale espressione "regno di Dio". Questo ci aiuta a evitare, nella comprensione del messaggio di Gesù, quei voli pindarici che fanno arrivare al paradiso. Quando Gesù parla di Regno di Dio intende una realtà che inizia qui, sulla terra, e non vuole proporre un messaggio che rischierebbe (e di fatto spesso lo è diventato) di diventare alienante: "Fratello, tranquillo. Se soffri di qua è perché godrai di là!". Niente di tutto ciò. Per una migliore comprensione dell'espressione, si potrebbe rendere la traduzione in questo modo: "strada facendo, annunciate che Dio stesso si prende cura del suo popolo, vuole occuparsi del suo popolo". 

Gesù sta parlando a un popolo che ha vissuto il meglio ma soprattutto il peggio dell'esperienza della monarchia, quindi questo era l'unico modo per farsi capire. Allora, cosa significa, nella proposta di Gesù, che Dio regna? Gesù annuncia che d'ora in avanti Dio non “parla” più al suo popolo mediante la comunicazione di leggi e comandi, ma comunicando il suo amore totale e gratuito a tutti indistintamente, senza esclusione alcuna. Il credente quindi non è colui che obbedisce a delle leggi emanate da un Dio che vuole dei servi, ma il credente è colui che assomiglia al Padre praticando un amore simile al Suo. Ecco il significato dell'espressione: "il regno dei cieli è vicino". In Gesù, il Padre offre a tutti l'accesso al suo amore perché cercando di assomigliare a Lui tra gli uomini nascano relazioni di tipo fraterno e comunità di credenti in cui il criterio della fede è determinato non tanto dall'adesione razionale a dogmi o verità, ma dalla cura e dall'attenzione riservate all'altro, come espressione dell'adesione all'Altro. Ricordiamoci: non saremo giudicati per ciò in cui abbiamo creduto, ma per come abbiamo vissuto. Nella proposta di Gesù Il criterio dell'obbedienza servile cede il passo al criterio della somiglianza filiale. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 9 luglio 2024

Buongiorno mondo!

Narratori del Regno  



Mt 9,32-38


(…) Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno (…)




Il vangelo del regno: è un'espressione per annunciare la presenza del Padre, del Dio-con-noi in mezzo a noi. Dio ha scelto di dimorare con noi non più imponendo leggi e precetti, ma comunicandoci il suo amore, la sua voglia di amarci. E Gesù, il Figlio, Colui che assomiglia al Padre, Colui che ci narra l’abbraccio amante e vitale di Dio, con i suoi atteggiamenti, le sue parole, i suoi comportamenti ce lo fa capire. È ora di abbandonare quella mentalità legalista che nasconde il volto di Dio seppellendolo sotto una valanga di leggi, leggiucole e leggine. Dio non è un codice di comportamento, ma amore e vita offerta a ciascuno perché ognuno trovi la sua piena felicità. Questo è il progetto del Padre, l'idea fissa che aveva fin dall'inizio. 

A noi accoglierlo e lasciarci amare per far crescere la nostra umanità fino a farla divenire divina, perché Lui non è geloso di questo, tutt'altro! 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 8 luglio 2024

Buongiorno mondo!

Uscire dal merito, entrare nella gratuità




Mt 9,18,26


(…) Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata. (…)




Queste sono le parole che Gesù rivolge alla donna guarita dalle continue perdite di sangue. Una donna che ha vissuto per dodici lunghi anni in stato di impurità cultuale, alla quale era negato l'accesso a Dio nel Tempio e il contatto con le altre persone: emarginata, esclusa a causa della sua condizione. Le ha provate tutte, anche fuori dall'ambito della Legge: ha perso tutto e non ha ottenuto nulla. Le resta un'ultima prova: trasgredire la Legge toccando Gesù e rischiando la sua vita per questo. Quella che agli occhi dei più era una terribile trasgressione della Legge, per Gesù diventa un'espressione di fede: una fede che risana e ridà vita! 

In questo modo Gesù spazza via un concetto che, purtroppo, ammorba e rovina ancora oggi la nostra relazione con Dio: il merito (che ha la stessa radice di meretricio). Dio non offre il suo amore in base al merito delle persone. I meriti, infatti, non sono per tutti: quella donna, a causa della sua condizione, non poteva vantarne alcuno, anzi, era esclusa dal raggio d'azione di Dio. Essa non poteva partecipare al culto, alla preghiera, alle varie attività religiose a causa della sua condizione invalidante. Questa tentazione è ancora ben radicata e presente nel nostro oggi quando ci arroghiamo il diritto di affermare che chi trasgredisce la Legge è fuori dall'amore di Dio, non se lo "merita". Gesù spazza via tutto questo e afferma che l'amore del Padre è un dono gratuito possibile per tutti perché Dio non guarda ai meriti ma ai bisogni. E quelli ne abbiamo tutti! Basta solo il coraggio di infrangere la Legge per arrivare a toccare Gesù. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.