Buongiorno
mondo! Oggi la pagina evangelica ci racconta della volta in cui Gesù guarì 10
lebbrosi e uno solo tornò a ringraziarlo: "Era un samaritano" (Lc
17,11-19). Così come nella parabola del "buon samaritano", anche qui
il Maestro ci lascia di stucco. Non sono i pii giudei, gli osservanti, quelli
che fanno parte del popolo eletto a essere messi in luce, ma gli odiati ed
eretici samaritani che assurgono a modello non per aver fatto chissà che, ma
per aver compreso il messaggio del Regno. A noi spesso capita la stessa
cosa: se qualcuno passa per strade diverse, se apre percorsi nuovi, se traccia
vie alternative, subito ad arricciare il naso, a consultare il diritto
canonico, le rubriche del messale, il catechismo per verificare che tutto sia
nella norma, altrimenti "quello è un samaritano, non è dei nostri".
Faccio sempre più fatica a considerare le parrocchie come l'unico luogo
possibile per vivere e testimoniare il Vangelo: per carità, non sto dicendo che
occorre chiudere tutto e ripartire daccapo (magari! aggiungo sottovoce, ma so
che questo non è materialmente possibile). Ma credere e creare spazi di piccole
comunità che non si pongono in alternativa, ma si mettono a servizio per essere
segno? Penso alle comunità di base che ho conosciuto nel mio servizio in Congo,
a quelle dell'America Latina. Quanti "samaritani" potrebbero sentirsi
accolti nella casa del Padre? Quanti "esclusi" potrebbero riavere
quella speranza che oggi nelle nostre comunità spesso latita o, se c'è, è
sempre sottomessa all'osservanza della legge? Questi sono pensieri in
libertà... ma ogni tanto è bello sognare. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona
vita.
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