martedì 24 dicembre 2019

Buon Natale


…poiché non vi era posto per loro nell’alloggio”.

A causa di una decisione amministrativa del potente di turno, un censimento, Gesù nasce in quella “stanza” che era adibita a magazzino (ma anche ricovero per animali) nella quale normalmente le donne di casa partorivano (paradossalmente, la luce di una nuova vita era il momento di massima impurità per la donna: meglio non contaminare tutta la casa, sai poi le abluzioni e le pratiche da fare per rimettere tutto a posto!). Ma si tratta, per l’appunto, di Gesù…  e qui Luca strizza l’occhio per dirci: guardate che tutta la storia sarà sotto questo segno.
E infatti, per festeggiare la nascita accorrono poi i pastori, gente maledetta, di quelli che noi oggi non esiteremmo a gettare in galera e poi buttare la chiave.
Con i criteri che caratterizzano oggi la nostra cultura, anche quella spacciata in quel  “social club” che è diventato il nostro mondo, come minimo noi avremmo ingaggiato un team di influencers per presentare la nascita, (possibilmente nel “cloud”), del nostro Gesù: un piccolo palestinese che raccoglie e organizza la protesta dei pastori (non quelli sardi… ma comunque sempre della categoria).
Notizia di un giorno (anche troppo, per i social,) e poi si passa ad altro.
Ma Luca descrive l’evento in funzione del dopo: ci vede lungo, Luca. Lui non ha lo sguardo piccolo e miope del potente che vede solamente il suo orticello.
La nascita posta nella “stanza dell’impurità” è la cifra per comprendere chi è e cosa farà quel neonato: darà un volto di carne al Volto che fino ad allora nessuno poteva vedere; permetterà di pronunciare il Nome che fino a quel momento nessuno osava pronunciare. Egli incarnerà la più fragorosa bestemmia su Dio: ci dirà che Dio osa contaminare la sua purezza con la nostra fanghiglia: diventa uno di noi.
Già, un Dio così mica te lo aspettavi, di’ la verità. Avresti preferito qualcuno più a tua immagine, qualcuno che risponda ai tuoi desideri, soprattutto quelli di potenza, di ricchezza, di splendore. Insomma, un “Dio” fatto a misura delle tue aspettative.
Ma insomma, quanto “pesa” un Dio di cui nemmeno Cesare Augusto si è accorto? Quanto conta un “Dio” che “non conta”, non ha “peso”, non ha le giuste entrature, non va a spasso con i potenti (vabbé, Erode s’è preso un po’ di strizza, ma, ragazzi, quanto “conta” Erode all’epoca, quanti “followers” ha? Suvvia… intendiamoci!).
Giusto per non tediare più del necessario, il mio augurio per questa Memoria del Natale, va nella direzione del caro Luca: se vuoi incontrarti faccia a faccia con Colui che disvela il Volto, non cercarlo dove si trovano quelli che pensano di contare, gli “importanti”, quelli che credono di avere il potere.
Dio, questa notte e tutte le altre notti, non è lì, non lo trovi in mezzo a loro. Non lo trovi neppure in quelle solenni e “belle celebrazioni” che, per un momento (possibilmente breve) ti spalmano una mano di buonismo, ti fanno sentire un po’ buonista anche te che poi alla tastiera ti sfoghi spaccando il presepio in testa a chi non fa parte dei tuoi.
Dio, il Dio che è Gesù, se lo vuoi trovare e salutare, devi cercarlo nelle “stanze impure” della storia. Quelle “stanze” dove vivono quelle e quelli che ogni giorno invadono la corsia della tua storia e che tu scansi con fastidio, quelle e quelli che volentieri aiuteresti a casa loro, purché lontani dai tuoi occhi; dove stanno quelli e quelle che ti rendi conto esistono solo quando vedi i parcheggi loro riservati e che non sempre rispetti; quelle e quelli di cui tu compri i corpi per sfogare i desideri di cui ti vergogni o per avere i pezzi di ricambio per continuare a vivere solo perché “tu puoi”; quelle e quelli che scappano da guerre che tu hai finanziato per poter sfoggiare “l’ultimo modello”; quelli e quelle che ogni sera accedono al dormitorio perché “non c’è posto per loro” nelle nostre case pure; quelle e quelli che, beh, cosa vuoi, se la sono cercata (chissà perché invece tu te la sei trovata?!).
Se vuoi davvero festeggiare il Natale di questo Dio, ecco, lo troverai lì, immerso nei rivi fangosi e maleodoranti della nostra storia. Solamente lì comprenderai cosa significa nascere in una mangiatoia e non vivere nella mangiatoia che genera disumanità.
Natale è cosa seria. Natale è per le “stanze impure” della storia.
Le luminarie… beh, che siano le nostre vite a illuminare di vita la storia quotidiana.
I panettoni… beh, che siano le nostre vite dei buoni pani fragranti che sfamano e ridonano vita.
Buon Natale, sorella, fratello. Buon Natale, Popolo della Senape. E, come sempre, con Lui e come Lui, Buona vita.

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