Buongiorno mondo!
Oggi il Maestro, compiendo un segno di guarigione, ci consegna queste parole:
“Che cosa è più facile, dire: Ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire: Alzati e
cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di
rimettere i peccati: io ti dico - esclamò rivolto al paralitico - alzati,
prendi il tuo lettuccio e và a casa tua” (Lc 5,17-26). Per Gesù la guarigione è
sempre totale. Egli non si limita alla “sola anima” ma si fa carico della
totalità dell’uomo per ridare a questi quella dignità che sfigura il suo volto
di figlio. Questo è il tempo della misericordia e in un tempo come questo non
poteva esserci data parola migliore. Infatti la misericordia che il PadreMadre
riversa sull’umanità non è solamente un sentimento, uno stato d’animo, un
limitarsi a dare una pacca sulle spalle e incoraggiare. La misericordia si
esplicita sempre in un’azione concreta volta a dare vita a chi vita non ha.
Significa togliere la persona da quello stato che gli impedisce di vivere e di
vivere in pienezza la vita. Per questo Gesù non si limita mai a “guarire” una
parte, ma sempre la totalità della persona. Gesù lotta contro tutte quelle
realtà che impediscono all’umanità di realizzare quel progetto della creazione
presente fin dagli inizi nel cuore del PadreMadre: umanizzare l’umanità a tal
punto da farle assumere la condizione divina. La comunità cristiana si
configura allora come questo spazio in cui la misericordia assume i tratti
della carità concreta e apre percorsi di umanizzazione. Certo se penso alla
“quantità di confessioni” del periodo che ci sta davanti, mi chiedo fino a che
punto questa dimensione troverà spazio nelle nostre vite e nelle vite delle
nostre comunità. Saremo più preoccupati di “lavare anime” o di guarire
integralmente le persone? Saremo capaci di “rimettere in piedi” o in nome della
dottrina terremo ancora “legati” fratelli e sorelle che anelano alla vita in
pienezza? “Prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua”: ecco il compito della
comunità! Guarire e ridare casa, accogliere e rimettere in piedi: questo è il
“potere” concesso, non altro. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
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