Buongiorno mondo!
"La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di
lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la
lasciò ed ella li serviva" (Mc 1,29-39).
Contemplo questa
bellissima icona dipinta dalle parole di Marco. Questa scena, così semplice ma
densa allo stesso tempo, invita a
superare il limite di quanto dipinto e a entrare nella sua dimensione
simbolica. Dipinta secoli fa, questa icona potente parla a noi oggi e parla di
noi. Quella suocera allettata e febbricitante è ciascuno di noi, è ogni nostra
comunità, è la Chiesa intera. Ogni qualvolta la comunità dei discepoli cede
alle sirene del potere, dell'avere e dell'apparire, la febbre che alimenta
questa unica bramosia dai tre volti si manifesta con il suo effetto più
debilitante: ci stende, ci adagia in un sepolcro dall'aspetto invitante, ma che
resta pur sempre un sepolcro, ossia uno spazio dove la morte regna sovrana,
facendoci scambiare il bene col male, la vita con la morte.
Occorre qualcuno,
allora, che parli al Maestro, all'unico medico capace di ridare vita, di
rimettere in piedi. Chi parlerà al Maestro? Basta ascoltare attentamente e tale
voce si distingue in mezzo alla cacofonia delle tante sirene che cercano di
allettare con i loro soavi canti. È il canto reso sgraziato dalla voce afona
dei poveri, il canto muto di chi non ha voce che ci consegna nelle mani del
Maestro affinché egli ci guarisca dalle inerzie, dalle paralisi in cui ci siamo
ficcati servendo quell'idolo dal triplice volto fatto di avere, potere e
apparire. Illusi di farci grandi con il nostro presunto potere, potenti con le
nostre ricchezze, seducenti per le nostre parole e immagini, ci ritroviamo
"stesi" e incapaci. Solo il Maestro può "farci rialzare",
solo lui può farci risorgere. La comunità dei credenti oggi ha bisogno di
essere guarita dalla febbre che la pone al servizio del potere per ritrovare il
potere del servizio. Non ci resta che continuare a camminare dietro al Maestro
per imparare a "servire" come e con Lui l'umanità. Da guaritori
feriti entriamo nella storia, camminando faticosamente ma tenacemente dietro al
Maestro. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
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