Buongiorno mondo!
"
"In quel tempo,
Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette
colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E
Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte
sette. (…) Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di
cuore, ciascuno al proprio fratello»" (Mt 18,21-35).
Pietro, rendendosi
conto che seguire questo Maestro non è
poi cosa così scontata, vuol vederci chiaro. È un po' come noi: davanti a una
proposta, che so, assicurativa che a prima vista sembra allettante e capace di entusiasmarci,
prima di firmare le "carte" ci ripigliamo e andiamo a cercare le
famigerate "righe piccole" (quelle che prima o poi ti fregano
sempre). Anche Pietro, che comincia appena a mandare giù il fatto che questo
Messia non è come se lo immaginava lui (o forse come lo desiderava) tocca un argomento
delicatissimo, per i suoi tempi come per i nostri: il perdono. A chi e quante
volte?
A chi? "Se mio
fratello"… Pietro ha già lasciato fuori una buona fetta di gente: per
esempio gli odiati Romani (e che è? So' fratelli questi? Ma neanche per sogno!
Sono invasori. E gli invasori mica li si perdona: per quelli c'è un altro
trattamento…). Comunque sia, resta il problema del "quante volte" a
chi considero "fratello", cioè uno della mia cerchia, della mia
comunità (magari agli altri si pensa dopo…vediamo). La risposta del Maestro è
radicale: "Sempre!" (questa è una delle volte in cui avrei voluto
esserci per vedere la faccia di Pietro…). Perché così? Perché senza misura
alcuna? Perché il perdono è uno stile di vita: non è un vestito che ti metti in
un momento e poi lo rimetti nell'armadio. Il perdono è lo stile del Padre, è il
suo modo di relazionarci con noi. Ogni istante assume le nostre fragilità e le
perdona perché questa è la sua essenza: non può fare né aire altrimenti.
Occorre dunque comprendere bene il senso dell'ultima espressione di Gesù perché
queste parole determinano, in ultima analisi, il senso del nostro essere
discepoli del Maestro stesso. Il perdono che il Padre ci offre non verrà mai a
mancare, ma ci è affidato perché attraverso noi raggiunga tutte quelle
situazioni e persone che col perdono devono essere risanate, guarite. È inutile
"sentirsi perdonati", accogliere il perdono su di noi se poi questo
resta in noi. Se lo tratteniamo lo rendiamo sterile, infruttuoso, oserei dire
anche inutile. Il perdono che ogni istante ci viene offerto è perché a partire
da questo "informiamo", diamo forma alle nostre relazioni personali,
come e con Lui.
Io che scrivo queste
parole mi rendo conto di quanto ancora sia lontano da uno stile di vita come
questo. Ma lo ripeto ogni giorno a me stesso: non vi è altra via per vivere da
figlio: assomigliare al Padre per costruire la fraternità di coloro che osano
ancora credere al perdono come unica via per diventare pienamente umani. Questo
è realizzare quella "somiglianza" originaria che deve essere
ricomposta con "l'immagine" che Lui vede ogni volta che ci guarda. In
questo modo anche ai nostri "Romani" attuali, a coloro che non
consideriamo fratelli, offriremo
l'abbraccio del perdono.
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita,
sempre e comunque.
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