Buongiorno
mondo! Al funzionario del re che chiede aiuto per il figlio malato, Gesù
risponde con queste parole: "...Se non vedete segni e prodigi, voi non
credete..." (Gv 4,43-54). Credo che queste parole siano di un'attualità
sconcertante e definiscano bene la realtà religiosa (o pseudoreligiosa) in cui
tanti si dibattono. Non ci interessa capire cosa il segno indichi, ma vogliamo
a tutti i costi un segno, un prodigio che ci permetta di dire: "Io
c'ero!". I segni che Gesù opera non sono fatti per sbalordire, per
convincere, per crearsi degli adepti. Sono segni che indicano l'obiettivo della
sua esistenza: rivelarci il volto del Padre e proporci di assomigliare a Lui
nel praticare un amore simile al suo. Per questo in un altro passo Gesù stesso
dice che se entriamo in tale percorso di fede faremo "... dei segni anche
più grandi di quelli" che ha fatto Lui. In fondo, la proposta è uscire
dalle sabbie mobili del prodigioso a tutti i costi ed entrare nella dimensione
dove più che fare segni, diventiamo segni noi stessi. Segni che indirizzano
umilmente, con le nostre fragilità, al volto di un Padre che svela giorno dopo
giorno il suo sogno: fare di tutti e di ciascuno dei figli e del mondo una casa
dove respirare a pieni polmoni aria ricca di vita, di amore, di perdono. Un
abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
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