Migliaia, anzi no, milioni e
milioni di anni fa una Voce si fece suono nell'universo nero e freddo: "Yehî ’ôr", "Sia
luce!". Un suono composto di aspirate e vocali, quasi un soffio, che prima
di spegnersi tremolante accende la luce, si fa luce.
Lezione numero uno: il Creatore sceglie di limitare la sua
"onnipotenza" con l'uso della parola, una Parola che illumina. E dove
vi è luce/parola trova posto la vita.
Duemila anni fa, la stessa Parola
prende carne in un uomo, Gesù di Nazareth, e la Storia si riaccende. La stessa
Parola, ora fatta carne, questa volta si muta in un gesto silenzioso: fango,
saliva e… di nuovo "Yehî ’ôr",
il cieco entra nella luce.
Lezione numero due: il Creatore ama talmente noi, sue creature che non sopporta le nostre sofferenze:
ci vuole integri, sani, felici.
Eppure qualcosa non quadra, sembra
esserci una nota stonata in questa sinfonia di creazione. Coloro che affermano
di conoscere a menadito il Creatore, coloro che si ritengono i suoi
rappresentanti ufficiali dichiarano che questo non è possibile: Lui ci vuole
felici sì, ma a patto che osserviamo le regole che loro ci trasmettono e che,
parola, provengono direttamente da Lui. Loro sanno, per loro è evidente e
chiaro che "quel tipo" sta trasmettendo un messaggio falso e
ingannatore. Tra il Creatore e quel falegname c'è un abisso. Non è
assolutamente vero quel che afferma: la cecità è il prezzo del tradimento della
Legge commesso da lui o da suoi, poco importa. Chi pecca non fa parte della cerchia,
della casta dei prediletti, dei beneamati, degli eletti del Creatore. Ne siamo
certi per il fatto che noi… vediamo chiaramente.
Lezione numero tre: la presunzione di vedere sempre e tutto con
chiarezza è sintomo sicuro di grave cecità.
Siamo partiti da milioni di anni
fa, siamo passati a duemila anni fa e ora arriviamo a noi.
Forse, ma dico forse, potremmo
essere anche noi tra quelli che credono di possedere un'ottima vista. Con
troppa facilità ci siamo adeguati alla visione del "se è così è perché Dio
lo vuole", quando va tutto bene. Ma adesso? In questo oggi in cui tutto
sembra sgretolarsi, funziona ancora
così? Siamo cresciuti convinti, certi di possedere l'unico modello di sviluppo
valido per tutti: chi sta "dietro", chi sta "indietro" deve
adeguarsi, deve prenderci a modello (a spese sue, certo, la fatica l'abbiamo
fatta anche noi prima… noi o chi per noi…). Siamo andati avanti credendoci
"padroni della luce", cioè "signore della vita" (nostra e
soprattutto altrui) ed ora ci troviamo a dover tendere le mani in avanti perché
ci rendiamo conto di essere ciechi che cadono sbattendo qua e là, senza più i
punti di riferimento sicuri di una volta.
Lezione numero quattro: non siamo "i creatori" ma umili
custodi della creazione, un dono che ci è affidato e di cui non siamo padroni.
Che fare? Bella domanda, direbbe
qualcuno. Quella Parola che si è fatta carne parla ancora, a volerla ascoltare.
Parla e ci dice: riconoscete di essere dei ciechi, fatevi guarire e imparate a
guardare il mondo, la storia e le persone con gli stessi occhi del Creatore.
Occhi che guardano in maniera
nuova, occhi che si prendono cura; sguardi che non passano sulla storia e sulle
persone con noncuranza o indifferenza, Occhi che non si posano famelicamente
sull'altro per trarne profitto, occhi che esprimono compassione e perdono.
Occhi che sussurrano, senza imporsi, un mite e dolce "Yehî ’ôr", sia luce nella tua vita sorella e
fratello. Occhi che dicono con dolcezza: "Fatti luce con me".
Lezione numero cinque: siamo sempre in tempo.
Don Luciano
mi piacerebbe che questo "riconoscete ecc."fosse il miracolo che oggi avviene nella Chiesa,e in tutti i cristiani.Graziedon Un abbraccio .
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